sabato 19 aprile 2008

Violenza omofoba, chi tace acconsente (EPolis)

Il raid vandalico al Circolo Mario Mieli, associazione che da 25 anni fa dell’impegno sociale e politico e della lotta per i diritti la ragione stessa della sua esistenza, è il terribile segnale di un clima di omofobia e violenza che è andato crescendo negli ultimi anni, spesso troppo tollerato e poco condannato.
Questo gesto costituisce un salto di qualità rispetto al passato, perché non si tratta di un’esplosione estemporanea di violenza, pur deprecabile, ma di un’azione premeditata, organizzata, di gruppo e indirizzata a un luogo di aggregazione visibile e punto di riferimento centrale per la comunità GLBT romana e italiana.
Un atto intimidatorio che spaventa, ma ci induce ad accrescere il nostro impegno, dimostrandone ancor più l’impellente necessità.
Da sempre ritengo che le aggressioni a sfondo omofobo non siano casuali e non siano solo il frutto di gesti sconsiderati di pochi giovani isolati e ignoranti. Trovano terreno fertile in una società paurosa e bloccata, incapace di guardare con fiducia al futuro. L’intolleranza, l’odio, l’avversione per la diversità e il pluralismo, il razzismo e, in particolare, l’omofobia che armano i violenti hanno dei precisi mandanti, rintracciabili in alcuni esponenti politici, religiosi o della cultura, che l’alimentano con le loro affermazioni discriminanti. Chi invece fa finta di non vedere e non si sdegna ma preferisce girare il capo dall’altro lato perché pensa che questo non lo riguardi si fa complice di uno strisciante imbarbarimento.
Andrea Maccarrone
(Articolo uscito su E Polis di oggi)

venerdì 18 aprile 2008

Assaltato il Circolo Mario Mieli

Come comunicato ieri dal Circolo e come ormai noto a molti tra voi anche dalla stampa, ieri si è verificato un episodio incredibile di vandalismo omofobo proprio nella sede stessa del Circolo Mario Mieli, l'associazione di cui sono volontario da 10 anni, quasi una seconda famiglia a casa per me e per molti altri volontari, soci, attivisti e un punto di rifermento indiscusso per la comunità glbt romana e italiana da 25 anni.
Come per il l'episodio del Coming out, si tratta di un fatto in sé stesso gravissimo perché non espressione soltanto di un esplosione isolata di stupidità o omofobia, ma di un gesto meditato e scientemente rivolto a un luogo simbolo e a una associazione molto radicata nel tessuto sociale e politico della città.
Un raid organizzato, premeditato, di gruppo... più che un gesto dimostrativo, un vero atto intimidatorio e testimone di un clima culturale deteriorato.
Per tutti noi che tra quelle mura trascorriamo ore della nostro impegno e della nostra vota c'è sicuramente la paura e, nonostante percepissimo il clima, persino la sconcertante sorpresa di doverci percepire bersaglio, ma c'è ancora più forte la volontà di andare avanti per la nostra strada, con coraggio, con orgoglio, con più energia, con più impegno. Evidentemente tutte cose che hanno attirato su di noi questo odio violento, e che, a contrario ci deve spingere a proseguire.
Nessuno ci potrà intimidire, anzi proprio questi gesti ci spingono a ritenere il nostro impegno più necessario.
Non ho fin'ora evocato né il clima elettorale, né il fascismo, per scelta.
Quanto al primo, non so se sia strettamente connesso: forse qualche gruppo estremista voleva festeggiare a modo suo la vittoria della destra e la sparizione della sinistra dal Parlamento, forse voleva colpire la nostra linea di difficile coerenza in un difficile momento, forse... Sicuramente, però aggressione e risultato del voto hanno le stesse radici culturali, sono figli di un clima di odio e paura, e dall'incapacità i leggere i segnali di pericolo per la nostra democrazia, di un'omofobia che da lunedì è generalizzata a a tutti i partiti dell'arco parlamentare, poco importa se venata dalla volontà di distruzione o "semplicemente" dal desiderio di mantenere un regime di differenza e discriminazione sui diritti. Perché ad alimentare la prima è anche la seconda. Sarà da qui che dovremo ricominciare con forza il nostro lavoro, dalla strada, dalla cultura sociale, dalla convivenza, dal dialogo con tutta la società e dalla costruzione di reti di solidarietà.
Quanto alla connotazione fascista in senso stretto di quel gruppaccio di giovani non mi sbilancio, ma una cosa è certa, fascista è l'idea, il metodo, il gesto. Troppo facile ricordare le squadracce fasciste del primo dopoguerra.
Ai candidati a Sindaco di Roma, Rutelli - ieri è anche passato dall'associazione per controllare do persona ed esprimere vicinanza, e naturalmente lo ringrazio - e Alemanno, che hanno espresso la loro condanna dell'episodio, chiedo coerenza. Devono essere loro i primi a lavorare per combattere la discriminazione e l'omofobia, con l'azione coerente e non soltanto a belle parole. Bisogna che i politici si rendano conto che la lotta all'omofobia non si fa soltanto con leggi appropriate (che pure sono necessarie), con condanne in momenti come questi e o nei giorni di commemorazione (che pure sono di fondamentale importanza), ma con coerenza nelle dichiarazioni e nelle azioni politiche: come si può pretendere di essere percepiti come coerenti se si perpetua coi fatti la discriminazione legislativa? come, se non si criticano con altrettanto forza le dichiarazioni omofobe ci certi uomini di chiesa e di certi politici, che vengono lasciati ai loro posti di vertice nelle istituzioni e spesso premiati nonostante tutto?
Qualcuno potrebbe pensare di risolvere il problema piazzando qualche bella telecamera per la video sorveglianza o qualche guardia armata di fronte alla sede dell'associazione: NO. Quante telecamere e guardie armate servirebbero per proteggerci tutti da un odio crescente? Il lavoro da fare è più lungo e importante, va fatto nella società, ciascuno di noi nel proprio ambito, attraverso i media, ma soprattutto in famiglia, con gli amici, sul lavoro, nelle scuole- Impegnarci anche con piccoli gesti a migliorare.
Ringrazio tutti per i messaggi di solidarietà fatti pervenire: in particolare Massimo Converso, presidente dell'Opera Nomadi (anche lui sa bene cosa vogliano dire discriminazione e odio violento), L'UAAR, Le Farfalle Rosse di Siena. Tra gli esponenti politici cito Massimiliano Smeriglio, segretario romano di Rifondazione Comunista, che, nonostante si stato appena non rieletto in Parlamento, è stato tra primi a venire fisicamente in associazione per esprimerci la sua solidarietà e il suo impegno. Questa è quella che chiamo coerenza e vera vicinanza, al di là dei ruoli, lontano dalle campagne elettorali.
Per concludere, e ricollegandomi a quanto avevo scritto dopo l'incendio al Coming Out e in alcune riflessioni successive, voglio dire che stiamo registrando un'involuzione culturale e nel grado di maturità sociale e politica. Ciò non riguarda solo l'omofobia, o la xenofobia, ma riguarda tutti noi, la nostra democrazia. A una conferenza assieme agli amici Rom (sugli stermini nazisti dimenticati) mi trovai a dire noi "omosessuali, Rom, disabili, siamo come i canarini delle miniere di carbone, quando c'è il mortale gas grisù siamo i primi a essere colpiti e segnalarlo, ma il riscio è mortale per tutti". Ecco questo è quello che penso, quindi chiunque ha a cuore la pacifica convivenza e la democrazia si deve allarmare per il moltiplicarsi di questi segnali. Nessuno potrà dire io non c'ero, io non me ne ero accorto, io non sapevo...

martedì 15 aprile 2008

Le ragioni di una sconfitta

Forse è presto, ma non è ma troppo presto, per avviare un'analisi della sconfitta della Sinistra a queste elezioni.
Si uniscono sicuramente fattori politici profondi di lungo periodo, contingenze elettorali, errori, miopie, sistema elettorale.
Una cosa è però incontrovertibile la sconfitta della Sinistra è stata pesante, pesantissima (ha perso oltre 2/3 dei propri voti in 2 anni), omogenea su tutto il territorio, anche nelle regioni di maggior radicamento, di proporzioni così vaste da non essere prevedibile.
1) La Sinistra L'Arcobaleno non ha saputo aggiornarsi e modernizzare la sua offerta politica, adeguandola ai tempi. Non sono mancati i tentativi, come l'apertura più netta sui diritti civili, la ridefinizione di un ambientalismo meno ideologico e più articolato, l'avvicinamento ai sentimenti dei movimenti del pacifismo, ma questi sono stati solo avviati da poco, e non sempre con completa coerenza, senza tentennamenti. La doppia conseguenza è stata smarrire un elettorato identitario e tradizionalista senza conquistare del tutto un nuovo elettorato meno ideologico e più pragmatico ma inequivocabilmente di sinistra.
Anche la proposta economica è parsa più di conservazione, sebbene a tutela di alcune fasce deboli della popolazione, che di prospettiva. Troppo legata a una visione novecentesca dei rapporti di produzione e di organizzazione del lavoro.
2) Ancora più dopo questo voto appare sempre più chiaro che l'elettorato italiano è sempre meno ideologico e sempre più conservatore, quasi indifferente ai temi dei diritti, dell'eguaglianza e della laicità, così come indifferente ai temi di politica estera, del funzionamento generale e del sistema e della giustizia. Gran parte di questo, nel sud è ancora clientelare.
3) A guidare il voto sono questioni economiche banali e contingenti (e un periodo di sfiducia, crisi economica e inflazione è comprensibile), con particolare rilievo agli aspetti fiscali e dei bonus vari - si parla di borsellino della spesa, insomma, non di grandi questioni di sviluppo economico.
Allo stesso tempo e per le stesse ragioni di sfiducia e incertezza contano gli egoismi localistici, la diffidenza per il diverso e gli stranieri (visti come nemici), i temi della sicurezza, dell'identità tradizionale, spesso legata al fattore religioso cattolico, e della dimensione familiare.
A tutte queste inquietudini la Sinistra non ha saputo contrapporre ricette, offrire alternative credibili, nuove e affascinanti alle proposte unificate e unificanti dell'arco parlamentare che va dalla Destra al PD. Un insieme di proposte un po' datate (dalla scala mobile in giù), lontane ormai dall'esperienza quotidiana e che non sono state capite né apprezzate dall'elettorato.
4) La Sinistra paga la mancata scelta tra la dimensione di "governo" e quella di "opposizione". Perdendo di nettezza su entrambi i fronti. Da un lato, infatti, ha marcato la sua partecipazione al governo con toni spesso critici, insofferenti (giustificati dal fatto che neppure i patti programmatici sulle questioni che più interessavano la sinistra venivano rispettati, mentre i nodi controversi come le politiche sociali e guerra tornavano sempre al pettine), dall'altro invece è stato l'alleato più fedele del governo Prodi, cedendo sempre alle ragioni della coalizione e votando anche i provvedimenti più invisi e indigeribili per il suo "popolo" di riferimento. Risultato? Mentre questa sinistra non viene percepita come una forza riformista e di governo, ma quasi come una forza antisistema e un un antidoto critico, ma di fato paralizzante del quadro politico, principale responsabile dell'insuccesso e della lentezza dell'azione del Governo Prodi, riesce anche a scontentare il suo elettorato identitario di riferimento che non ha visto i suoi valori e le sue aspettative (e le dichiarazioni bellicose dei leader in piazza) tradotte in azioni concrete e coerenti sul piano del voto parlamentare e e di governo.
Insomma la Sinistra L'Arcobaleno paga questa incertezza e indefinitezza tra dimensione del movimento, inteso anche come cavalcare gli umori e le insofferenze del popolo della sinistra, e il riformismo di governo. E su questa fragilità e debolezza ha puntato tutto con grande fiuto la campagna del PD che ha escluso dalla coalizione la Sinistra ricordando ad ogni occasione che quella era la vera causa del'instabilità, della eccessiva frammentazione delle posizioni, dell'immobilismo, degli insuccessi, e della caduta del Governo.
5) L'unione dei partiti di Sinistra composta da Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi e Sinistra Democratica è stata una soluzione dell'ultima ora, accettata ab torto colo e a stento dai Comunisti Italiani (che volevano mantenere la falce e martello) e con incertezza dai Verdi, ancora poco coesa nelle dirigenze e poco conosciuta e riconoscibile dagli elettori.
Anche in questo caso si sono scontentati i tradizionalisti e li affezionati alle singole famiglie politiche (in parte confluiti verso le sinistre critiche, in parte verso l'astensione, in parte verso altre forze) senza convincere nuovi molti nuovi elettori. Non solo per i limiti programmatici ma soprattuto per le scelte di candidature, ovunque vecchie, pedissequa riproduzione delle vecchie leadership con nessun coraggioso tentativo di rinnovamento.
6) La legge elettorale è un sistema criminale di una doppia tagliola di premio di maggioranza e soglia di ammissione. Questa legge da un lato spinge al "voto utile" cioè a concentrare il voto tra le forze e le coalizioni con reali probabilità di competere per ottenere il corposo premio di maggioranza, e la possibilità di governare, dall'altro pone una soglia di sbarramento per i partiti non coalizzati al 4% in questo modo i partiti piccoli e medi non coalizzati (o le piccole coalizioni con soglia di sbarramento al 10%), svuotati di consensi per la pressione al voto utile vengono spinti sotto la soglia di sbarramento e di fatto espulsi dal Parlamento. Con la conseguenza che milioni di elettori sono "costretti" a votare col naso turato per il meno peggio, mentre coloro che, nonostante questa pressione hanno dato priorità a una scelta alternativa si trovano addirittura senza rappresentanza parlamentare. Tutto un mondo, una storia e poi la rappresentanza di importanti istanze di attenzione al mondo del lavoro, all'ambiente, ai diritti, alla pace, all'immigrazione che sono parte della storia e del presente del nostro Paese che non hanno più neanche diritto di tribuna nelle aule parlamentari. E poi un panorama di associazioni e di società civile che si trova senza lo spazio e i referenti politici che solo la sinistra garantiva loro.
Molti voti di sinistra che non sono voluti confluire sul PD sono stati raccolti dall'Italia dei Valori (che raddoppia i consensi) che puntando di fatto solo sul tema della giustizia, ha funto da camera di compensazione e di espansione della coalizione col PD.
7) In questo quadro le scelte sbagliate sui candidati, dal sapore vecchio e privo di rinnovamento, con gli stessi leader logori degli ultimi anni, con un Pecoraro Scanio che ha umiliato gli ecologisti ed è stato indebolito dalla crisi dei rifiuti campana.
Lo stesso Bertinotti, rispetto a soli due anni fa, ha perso molto del suo smalto di innovazione, ingabbiato come è stato dal suo ruolo istituzionale che ne ha fatto uno dei notai del fallimento e dell'impopolarità del governo Prodi. Le scelte condizionate, poi, da strani equilibri interni tra i vari partitini fondatori, non hanno tenuto in nessun conto il radicamento territoriale dei candidati e, per parlare di due casi che conosco ha visto Vladimir Luxuria candidata al secondo posto in Sicilia occidentale e Titti de Simone in Basilicata, regioni con cui, il voto di opinione, di sinistra e glbt è verosimilmente basso e meno organizzato che nei centri di Roma e Milano o nelle regioni di tradizionale radicamento della sinistra.
8) La campagna elettorale è stata opaca e poco aggressiva soprattutto nei confronti di quel Veltroni, che dopo averli defenestrati dalla coalizione, esclusi anche dai momenti celebrativi collettivi dell'amministrazione romana e accusati dei mali della divisione, della responsabilità delle mancanze del Governo Prodi e della sua caduta, ha fatto una campagna mirata a cannibalizzare i loro voti con la retorica del voto utile e dell'antiberlusconismo.
La Sinistra Arcobaleno ha piagnucolato fino all'ultimo per cercare un'alleanza, facendosi mettere alla porta e, non accettando la corsa solitaria, ha dato sempre l'impressione di puntare a un'alleanza col PD, evitando quindi di affondare il coltello nella piaga delle loro incoerenze e di caratterizzare meglio le distinzioni e i valori aggiunti, ha tenuto un profilo incoerente sul piano nazionale e locale accettando coalizioni in grandi città, tra cui Roma, dove a un candidato laico alternativo ha preferito il diktat di un clericale come Rutelli, con la conseguenza di una campagna schizofrenica in cui fino alle ultime ore della campagna elettorale Bertinotti ha ribadito l'invito a votare Rutelli.
Inoltre, Bertinotti non ha sfruttato le possibilità offerte da una campagna dalle mani slegate e non orientata al governo, non facendo proposte innovative, coraggiose e dirompenti capaci di ricatalizzare su di sé attenzioni e voti. Le parole d'ordine sono state sostanzialmente riproposizioni di vecchie cose e sempre assai moderate (un esempio parlare di unioni civili e non di matrimonio gay). Questo è ancor più grave in quanto, paradossalmente la sua campagna è stata caratterizzata da toni e contenuti più "responsabili" di quella dei due più quotati avversari che si sono confrontati a suon di fuochi d'artificio di sgravi fiscali, aiuti alle famiglie, abolizioni dell'ICI, stipendi minimi, aiuti per i figli etc... Toni pacati e contenuti moderati, insomma, che in un quadro bipartitizzato che lo vedeva fuori dal "grande gioco" e negletto dai media, non potevano premiare.
Come vedete non mi sono messo, finora, a fare dei facili j'accuse verso qualcuno in particolare e verso il leader del PD Veltroni, che però è uno dei principali responsabili esterni di questo risultato. La sua esultanza di fronte agli indebolimenti delle sinistre in Europa (PCF in Francia Isquierda Unida in Spagna, ad esempio), l'arroganza della sua vampira campagna elettorale che non è riuscita a strappare nemmeno un voto al centro e a destra ma ha fagocitato il voto di sinistra e laico in un progetto politico che non è né di sinistra né laico. Il suo obiettivo dichiarato era quello di essere l'unica opposizione al centro destra e per far questo, essendo i voti complessivi, e le forze complessive, quelli, non poteva che mirare ad attrarre tutto il voto alla sua sinistra, senza poterne però interpretare né rappresentare le istanze.
Veltroni non ha vinto le elezioni, ma ha ottenuto un suo primo obiettivo, cancellare la fastidiosa rappresentanza alla sua sinistra. Un'operazione sul lungo periodo non solo miope, ma addirittura tragica perché quelle forze cresceranno fuori dal Parlamento e non potranno stare a lungo senza rappresentanza mentre sul fronte centrale tante e troppe sono le formazioni accalcate a contendesi i favori di elettori "moderati".
Queste solo alcune cause, tra le principali, che mi vengono in mente e vogliono fornire u primo contributo per lavorare a ricostruire in Italia una Sinistra grande e capace ancora di offrire speranze e voce a un vasto corpo elettorale. Ricostruire la sinistra è un compito che spetta a tutti e che giova a tutti perché la scomparsa dal Parlamento non equivale a una scomparsa nel Paese, né in forma organizzata, nelle tante amministrazioni locali, né tanto meno come istanze sociali e politiche diffuse. Quelle istanze, quelle idee, quei sogni devono ritrovare una voce, e nessuno può pensarle di cancellarle dalla notte alla mattina con un tratto di penna.
E il Partito Socialista? Anche la sparizione del partito più antico d'Italia (1892), un vero pezzo di storia, è un passaggio gravido di conseguenze. Il nostro Paese rimane l'unico grande in Europa in cui le istanze del riformismo non sono incarnate da un grande Partito Socialista.
Si tratta purtroppo del triste epilogo di una vicenda che ha le sue radici nel Craxismo si è avviata con tangentopoli e poi protratta tragicamente per oltre un quindicennio a causa di una classe politica che non ha saputo o potuto ricostruire le ragioni di una forza socialista di massa, riformista, affascinante, limitandosi a difendere dei giardinetti familisti di potere, dispersi a seconda dei casi a destra e sinistra e privi di un vero profilo politico e di un progetto autonomo e riconoscibile.
L'ultimo grave errore in ordine di tempo la condanna prematura del progetto della Rosa Nel Pugno che con maggiore lungimiranza poteva crescere e rafforzarsi. Invece noi tutti, tutti i veri riformisti e laici ci troviamo oggi a pagare le scelte grette e l'incapacità di una classe dirigente che ripresentava alle elezioni di oggi un De Michelis, già ministro degli esteri oltre 20 anni fa! Per non paralare della ancora aperta ferita di tangentopoli con lo sguardo sempre rivolto in modo critico alla giustizia che allora colpi il malcostume politico diffuso, colpendo mortlamente proprio l'allora PSI.
Può apparire questo un partito capace di guardare al futuro, di affascinare i giovani, di crescere e dare voce a bisogni di riformismo coraggioso, pragmatico e laico? Evidentemente no.
Ma alla fine non tutto il male vien per nuocere, queste batoste senza precedenti, consentiranno di ricominciare da zero alleggerendosi delle zavorre del passato, recuperando solo il meglio di lunghe e importanti tradizioni e reincarnandole in volti e programmi nuovi capaci di riconnettersi con la società civile e con i bisogni di oggi.
P.S. Condivido in quasi tutto analisi, commenti, suggerimenti e timori di e Anelli di Fumo e Elfo Bruno. (che oltretutto le scrivono con una concisone chiarezaxa e pulizia linguistica encomiabili)

Waterloo, Caporetto: Più buio che a mezzanotte non può fare!

Come Waterloo per Napoleone, la fine di un'ultima speranza, come una Caporetto.
Inutile negare la sconfitta di tutta la Sinistra, del Centro Sinistra; partiti cancellati, speranze deluse, l'Italia saldamente nelle mani di Berlusconi e la Sicilia nelle mani del mio concittadino Raffaele Lombardo che straccia al primo turno la generosa Anna Finocchiaro, quindi in una pessima linea di continuità con amministrazioni di centro destra che la stanno di anno in anno saccheggiando distruggendone il tessuto sociale, economico e la dignità.
Il Parlamento italiano, la politica italiana, escono rivoluzionati dal voto. Quello che tanti auspicavano da anni, ciò una decisa semplificazione del panorama partitico del Parlamento è piombato come un terremoto in parte atteso, in parte sopra ogni aspettativa. Esito di scelte politiche, legge elettorale, errori di comunicazione.
Il vero risultato inaspettato è stata la completa e imprevedibile debacle della Sinistra L'Arcobaleno che riduce di due terzi i voti rispetto a soli due anni fa e per effetto del quorum del 4%, non raggiunto, scompare dal Parlamento, sia dalla Camera e del Senato. Bertinotti ha già annunciato il ritiro, una leadership verrà spazzata via , in quanto la Sinistra passa dal oltre 100 parlamentari a 0 in due giorni, una parte proverà a ricostruire una sinistra dalle macerie, una parte si riavvicinerà al PD.
Resta il fatto che nell'attuale panorama parlamentare italiano non si trova più alcuna forza inequivocabilmente di sinistra e tutto un mondo non ha più alcun punto di riferimento. Una storia fatta di lotte, di presenza ininterrotta nelle istituzioni, di rapoporto con il terriotorio , di ambientalismo diventa extraparlamentare. Al di là di ogni faziosità o partigianeria questo è un fatto innegabile e largamente negativo per tutto il Paese (come ha riconosciuto persino Fini).
Anche il PS, come largamente previsto però, non entra in Parlamento e di conseguenza, giustamente Boselli si dimette. Quindi, oltre a perdere la Sinistra si perde ogni traccia di forza laica organizzata e il Parlamento eletto oggi è il più clericale dai tempi dell'unita d'Italia ad oggi (inclusi i parlamenti "eletti" nel ventennio fascista). Inoltre, da oggi l'Italia, unico tra i grandi paesi d'Europa non ha un partito socialista in Parlamento che si riconosca interamente del PSE.
Onore a Bertinotti e Boselli che non solo riconoscono la cocente sconfitta ma ne traggono le conseguenze come avverebbe altrove ma raramente avviene alle nostre latitudini. Con le loro dichiarazioni puntuali e il loro stile composto vista la situazione danno una lezione di etica politica a tutti noi e dovrebbero essere imitati anche da altri leader di quelle forze, per facilitare un rinnovamento necessario alla rinascita.
Chiaramente, nessuno di noi, nessuno, si rassegnerà a questa dimensione politica e da oggi stesso si farà autocritica e ricominceremo a lavorare nel nostro piccolo, anche semplicemente nelle nostre famiglie nel cerchio delle amicizie, a ricostruire un'alternativa laica e di sinistra che sia innanzitutto culturalmente praticabile.
Il PD rimane per il momento quello che abbiamo criticato, spostatosi com'è verso destra con forti venature clericali, non ha vinto, ha perso male anche in molte regioni dove poteva sperare e non avrà nessun pungolo parlamentare alla sua sinistra come speravo. Ha mantenuto la posizione attraendo il voto utile, o disperso da sinistra, senza alcun vero sfondamento nell'elettorato di centro che sperava di sedurre.
Veltroni ha sbagliato campagna, non è riuscito a sedurre e ha miscondotto l'attenzione di tutti su tanti temi di infima contrapposizione personale che non l'hanno premiato. HA riconsegnato il governo a una solidissima maggioranza di centro destra ancora una volta tristemente condotta da un Berlusconi che pure sembrava arrancare, ma ha ottenuto i risultati di partito che si prefiggeva: 1) consolidare la neonata formazione accreditandola come la sola opposizione possibile; 2) cancellare la Sinistra Arcobaleno e il Partito Socialista, reo di non essersi resi a mani alzate alle sue condizioni.
A destra la Lega si rafforza considerevolmente: localismi egoisti, provincialismi miopi, xenofobia, omofobia, sono più forti e dopo la delusione del Governo Prodi non potremo più nemmeno sperare in nessun progresso sul fronte dei diritti e in nessuna legge contro l'omofobia. La gemella diversa del Sud, quell'MPA di Raffaele Lombardo ottiene ben 9 deputati.
Altre considerazioni sono che nella lunga maratona dei commenti, per tutto il pomeriggio e la serata abbiamo sentito i commenti di tanti leader ed esponenti di primo piano di ogni parte, uomini al 95%, pochissime donne (pochissime saranno ancora una volta le elette temiamo al di là delle belle parole). Anche nel parterre delle dichiarazioni di Veltroni -sfondo verde e logo del PD in bella vista - è una parata di "maschi" tra cui riconosco solo due donne (Anna Finocchiaro e Rosy Bindi).
Certo proprio quando la notte si fa più nera si può tornare a sperare nell'alba (in siciliano si dice "chiù scuru i menzannotti non po' fari"). Dobbiamo riprendere a sperare e lavorare a ricostruire prospettive politiche che possano dare anche a noi il diritto all'esistenza e alla parola. per far questo abbiamo bisogno di impegno di coraggio, di testardaggine e di capacità di analisi: dovremo cercare di capire le ragioni profonde di questi risultati, del perché gli italiani sembrano votare bendati, dimentichi persino della storia più recente, privi di visoni prospettiche.
Del perché i siciliani continuano imperterriti a ridare fiducia a un centro destra sciacallo che condanna la Sicilia e i suoi abitanti all'arretratezza e ad un clientelismo da terzo mondo, mentre, contrariamente a quanto sperava Montanelli, le dosi di "vaccino Berlusconi" sembrano non essere mai sufficienti.
Del perché da noi i concetti di eguaglianza e laicità sembrano non avere alcun appeal politico ed elettorale mentre partiti confessionali e fortemente identitari ci avvicinano più alle dinamiche elettorali dei paesi islamici (dove i partiti legati a una visione identitaria dell'islam sono in costante crescita) che al resto del Mondo Occidentale.
Anche il movimento glbt deve essere parte di questo percorso, assieme a tutte le forze del riformismo e delle sinistra, uniti, e deve farlo presto perché in questo sistema rischia di trovarsi a lungo senza interlocutori istituzionali veri. Deve farlo prima di implodere per le sue contraddizioni storiche mai risolte, per nuove e vecchie litigiosità e prima di sparire per emigrazione verso la Spagna...

lunedì 14 aprile 2008

Schwarzenegger favorevole ai matrimoni gay

Di fronte alla depressiva situazione italiana per i diritti che sembrerebbe confermata dai risultati elettorali (destinati a regalarci uno dei parlamenti più omofobi e conservatori di sempre) non ci resta che guardare a cosa accade lontano, Oltreoceano.
In particolare, parlando ad un assemblea di gay repubblicani ha detto che si opporrà a qualsiasi iniziativa che miri a stabilire un bando costituzionale al matrimonio omosessuale.
Queste affermazioni risultano tanto più sorprendenti in quanto Schwarzenegger aveva fino ad ora opposto il suo veto a iniziative legislative che introducessero il matrimonio omosessuale in California, da sempre uno degli stati più progressisti d'America (tradizionalmente democratico) e con una grandissima e molto organizzata comunità glbt.

L'ora triste dei risultati.

Non avevo molte speranze, ma le prime notizie sui risultati sembrano più tristi di quel che potevamo aspettarci. Vincerebbe ancora una volta Berlusconi ma Veltroni non perde, ma rafforza la sua posizione drenando voti a sinistra.
Con questi risultati sicuramente si ha una semplificazione ma con un Parlamento che muove decisamente verso destra e che risulterà essere sensibilmente meno laico del precedente.
Per vivere in un Paese normale, per vedere una sinistra riformista laica e allo stesso tempo di governo e per avere dei diritti saremo davvero costretti ad EMIGRARE?
Vediamo se un miracolo ci regala risultati un po' migliori e qualche mese in più da vivere in Italia per lavorare a un futuro migliore...

Qualora da masochisti decidessimmo di restare appare chiaro che bisognerà rimboccarsi le maniche per cercare di ricostruire una politica coraggiosa e dignitosa che sia capace di appassionare e di affermare i diritti i principi fondamentali della laicità e della partecipazione e anche una vera nuova concezione dell'economia, dello sviluppo e del benessere, che sappia tener conto delle risorse, della giustiza sociale, dell'ambiente in cui viviamo. La politica di oggi, di questi parziali risultati non mi rappresenta.
Non voglio banalizzare ma di fronte a un sitema dell'informazione un po' bloccato l'unico modo per rivoltrare gli equilibri politici sarà contruire qualcosa di nuovo e grande, lavorando sul porta a porta e sulle relazioni umane.

domenica 13 aprile 2008

Bush autorizzò le torture. Dimettiti

In un'intervista ad ABC News (articolo di Repubblica), George Bush ammette di aver approvato le tecniche di tortura praticate dalle forza armate americane sui detenuti e sospetti terroristi.
"Cominciammo studiare cosa fare per proteggere il popolo americano. Sapevo che il Consiglio di Sicurezza si era incontrato su questo argomento e avevo approvato", ha dichiarato il Presidente USA.
Su Repubblica on line leggiamo che 'Secondo la Abc i vertici dell'amministrazione discussero e approvarono nei dettagli metodi come il "waterboarding" e altre tecniche, come gli schiaffi e la privazione del sonno, in una serie di riunioni presiedute dall'allora Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Condoleeza Rice'.
Oltre alla Rice parteciparono alle riunioni alla Casa Bianca il vice-presidente Dick Cheney, il segretario di stato Colin Powell, il capo del Pentagono Donald Rumsfeld, il ministro della Giustizia John Ashcroft e il capo della Cia George Tenet, ma non tutti si dissero d'accordo e dissensi furono sollevati da Powell e da Ashcroft, che pure era considerato un falco.
La domanda è può il Presidente di quella che vuole essere una delle più grandi democrazie del mondo e un modello virtuoso da seguire ammettere di avere autorizzato torture e violazioni dei diritti umani senza annunciare in contemporanea le sue dimissioni?
Per salvare la faccia della democrazia americana, Bush dimettiti!

Ho votato. Code ai seggi.

Alle 11:00 di stamattina ho assolto al mio diritto-dovere di buon cittadino italiano votando diligentemente, nonostante debba confessare un certo sconforto per il panorama politico del nostro Paese.
Non vi dirò chi ho votato, anche perché ho dato abbastanza indicazioni sulle mie intenzioni nei giorni scorsi e adesso è giusto che la parola passi alle urne. Vi dico solo, però, che difficilmente chi voto io, a tutti i livelli (dal Municipio al Senato), sarà eletto o avrà rappresentanza. Questo forse dovrà far riflettere me e non solo perché attiene alla qualità della nostra democrazia e al rischio che tanti cittadini non si sentano più rappresentati da questo sistema e vengano espulsi dal confronto delle idee e dal dibattito civile nelle istituzioni.
Ai seggi, nel quartiere popolare di Roma in cui vivo, c'era molta gente e anche discrete code. Penso che il gran numero di schede abbia inevitabilmente rallentato le operazioni di voto aumentando i tempi di attesa, e questo potrebbe avere avuto qualche impatto anche sui dati dell'affluenza registrati alle 12:00 leggermente più bassi che due anni fa.
Potrebbe anche aversi, alla fine, un leggero abbassamento della partecipazione, ma a mio modo di vedere, i cittadini italiani risponderanno ancora in gran massa alla chiamata delle urne, dimostrando di volersi fidare e di provare a sperare.
Secondo me non sono del tutto improbabili anche delle sorprese, come un avvicinamento dell'ultim'ora tra PD e PDL, favorito dalle ultime tragicomiche sparate di Berlusconi su un simbolo nazional popolare come Totti e dal dato effettivo che mentre il leader del PDL è sembrato politicamente invecchiato e stanco, ancorato a dei modelli di campagna elettorale e ad una proposta politica logori. Che vinca o che perda spero che queste siano le ultime elezioni che lo vedono tra i candidati perché l'Italia ha bisogno di lasciarsi alle spalle al più presto il suo fantasma per ricominciare a costruire un futuro.
Veltroni, grazie anche al suo populismo immaginifico, mi sembra sia riuscito in qualche modo a dare forma plastica a un desiderio di rinnovamento e di speranza, cercando di proporsi come il meglio di quello che il Centrosinistra ha fatto negli anni di Governo, senza il peggio delle divisioni e della litigiosità immobilizzanti delle ampie coalizioni. E poco importa (per lui e per la maggior parte dei cittadini e degli osservatori meno attenti e avveduti) se per far questo a buttato a mare la sinistra e si sia tenuto solo un centro in crociera verso destra.
Non ho bisogno di ripetere che a me il suo progetto non piace, trovandolo sostanzialmente di destra in molti dei contenuti e nella forma. Ma ciò non vuol dire che l'illusionista Veltroni non possa affascinare, convincere e persino entusiasmare grandi masse, con risultati finali persino pericolosi.
Io sono orgoglioso di aver tentato sempre di dire la mia con il massimo della chiarezza e della decisione, provando a dare un contributo in questa fase così difficile; e sono anche orgoglioso di avere espresso il mio voto con sofferenza, ma con libertà, sapendo che non sempre l'importante è vincere, ma partecipare sì.
Sulla discussa vicenda delle schede e dei possibili errori credo si sia trattata della solita farsa all'italiana: i simboli dei partiti sulle schede sono talmente grandi da essere artificioso riempirli, figurasi strabordare. Si è trattato di un basso trucco comunicativo per far parlare di più delle due coalizioni maggiori, principali coinvolte nel caso e per distrarre l'attenzione, giusti negli ultimi giorni della campagna elettorale da questioni serie alla banale tecnica di voto. Come se gli italiani avessero ancora bisogno di tornare alle elementari per imparare a fare stanghette e crocette.
N.P. (Nota personale): al seggio la scrutatrice, mentre mi consegnava le schede per votare (dopo che erano stati verificati i miei dati anagrafico-elettorali) mi ha chiesto perplessa "ma li hai 25 anni?" (per votare al Senato)... Ecco, questo sì che risolleva il morale e rendere piacevole andare a votare, pur con così buie prospettive!

sabato 12 aprile 2008

Dove sono?

Probabilmente non ve ne può fregare di meno ma in un giorno di "silenzio elettorale" mi dedico anche io al giochino politico del "dove sono" che ha spopolato nelle scorse settimane in molti blog.
Io ve ne metto qui due... ma non è detto che i risultati rispecchieranno sempre e ovunque il mio voto!




Elezioni 2008. Io sono qui. E tu dove sei?

venerdì 11 aprile 2008

Le LISTE NERE del PD

A seguire è un elenco di alcuni noti esponenti del PD candidati a Camera e Senato circoscrizione per circoscrizione, con le relative posizioni di lista: teodem, che si sono distinti per dichiarazioni omofobe o a mio personale giudizio criticabili. Il mio elenco non ha pretesa di completezza, vi sono, infatti inclusi solo coloro di cui sono a conoscenza e neanche molti degli ex Popolari e ex Margherita che meriterebbero sicuramente menzione. Se altri volessero contribuire ad integrarla possono dare il loro contributo. Ugualmente se qualcuno dei candidati inseriti o chiunque avesse informazioni più accurate volesse chiedere chiarimenti o rettificare sono disponibilissimo.
Voglio chiarire, a scanso di equivoci, che quello che esprimo è un giudizio strettamente politico su questi candidati: alcuni saranno linkati a post critici già scritti nei loro confronti in passato, altri potrebbero avere una breve spiegazione tra parentesi.
Nell'elenco sono inseriti anche i tre candidati GAY DEM che segnalerò in rosso, la cui posizione lascio a voi valutare. Il mio giudizio sul loro ruolo nel PD è sostanzialmente critico, soprattutto per quanto riguarda Paola Concia e Ivan Scalfarotto, tuttavia rispetto la loro scelta di provare a difendere alcuni principi all'interno del PD (non sposandola per nulla).
Il giudizio critico non si estende indistintamente a tutte le liste del PD e a tutti i candidati che non sono nel mio elenco (evidentemente, altrimenti non avrebbe avuto senso farlo), alcuni dei quali conosco, anche personalmente, e/o stimo (una di loro è addirittura una mia carissima amica), pur non condividendo appieno la loro attuale collocazione politica, che li vede inevitabilmente a condividere le liste con questi altri con cui spero abbiano sempre meno a che spartire.
Il mio invito è a marcare ancora di più un NON voto alle liste del PD dove siano presenti questi candidati omofobi o teodem, in modo da far pesare in negativo la loro presenza in lista.
Questo invito è rivolto in particolare alle coscienze democratiche e laiche degli aderenti e simpatizzanti del Partito Democratico che vorrebbero che il loro partito possa essere (e diventare) davvero una forza laica e riformista che guarda all'Europa e non all'Iran come modello di società.
Estratto delle liste del PD per la Camera dei Deputati:
PIEMONTE I
1 FASSINO PIERO (si è espresso contro le adozioni omosessuali)
12 BENEDINO ANDREA (gaydem)

PIEMONTE II
1 BOBBA LUIGI (TeoDem)

LOMBARDIA I
2 VELTRONI WALTER (per leggere le mie critiche sul blog avete solo l'imbarazzo della scelta)
15 SCALFAROTTO IVAN (gaydem)
LOMBARDIA II
3 BINETTI PAOLA (avete bisogno di spiegazioni?)

VENETO I
1 CALEARO CIMAN MASSIMO (industriale di destra, ex Forza Italia)

VENETO II
1 BINDI ROSARIA DETTA ROSY (contro famiglia e adozioni omosessuali)

EMILIA ROMAGNA
2 FRANCESCHINI DARIO (recentissime dichiarazioni contro famiglia omosessuale)
TOSCANA
1 FRANCESCHINI DARIO
3 BINDI ROSARIA detta ROSY

LAZIO I
1 MADIA MARIA ANNA (novella Binetti)
2 VELTRONI WALTER
13 COSCIA MARIA (si è opposta alla partecipazione di rappresentati omosessuali ai viaggi dell memoria al comune di Roma, dove era assessore alle politiche scolastiche ed educative)
18 ADINOLFI MARIO (durante le primarie si è espresso contro il riconoscimento dei diritti omosex)
LAZIO II
2 FIORONI GIUSEPPE (cattolico ministro del'istruzione uscente, aderì e andò al Family day)

CAMPANIA I
1 D'ALEMA MASSIMO (si è espresso contro il matrimonio omosessuale)

CAMPANIA II
2 VELTRONI WALTER

PUGLIA
1 D’ALEMA MASSIMO
10 CONCIA ANNA PAOLA

SICILIA I
1 FIORONI GIUSEPPE
4 D’ANTONI SERGIO ANTONIO

SICILIA II
2 VELTRONI WALTER
Estratto delle liste del PD al Senato della Repubblica:
LOMBARDIA
4 BAIO EMANUELA (Teodem)

VENETO
1 MORANDO ANTONIO ENRICO (principale estensore del programma del PD)
2 GARAVAGLIA MARIA PIA (ex vicesindaco di Roma, ultra cattolica)
TOSCANA
3 SERRA ACHILLE (ex prefetto di Roma, ex Forza Italia)
UMBRIA
1 RUTELLI FRANCESCO (longa mano di Ruini, ha portato i TeoDem in parlamento...)
MARCHE
1 TONINI GIORGIO (ultra cattolico consigliere molto ascoltato da Veltroni)
LAZIO
3 DEL VECCHIO MAURO (generale omofobo e maschilista)
6 GARAVAGLIA MARIA PIA
8 MILANA RICCARDO (segretario romano PD ha avuto ruolo negativo nella vicenda del Registro delle Unioni Civili a Roma)
CAMPANIA
1 FOLLINI GIUSEPPE detto MARCO (ex UDC e la cosa non depone molto bene...)
SICILIA
4 SERAFINI ANNA MARIA (moglie di Piero Fassino, molto vicina ai cattolici integralisti)
10 CUSUMANO STEFANO (ex Udeur - e per i diritti non depone molto bene - inquisito per mafia)

S-Concia (Benedino e Scalfarotto) ci riprovano. Tutta propaganda vuota!

Probabilmente il sentimento masochista ha ormai preso possesso di alcuni personaggi politici glbt "gaydem" (Concia, Bendino, Scalfarotto) spingendoli a continuare a farci e a frasi del male con documenti co-firmati con tutti Teodem possibili.
Sul sito Paola Concia leggiamo l'ultimo parto di questo sforzo dialogico.
Si parla di sintesi, incontro, , abbattimento di barricate... e poi questa perla di sintesi politica: "Il nostro programma sui diritti civili e sulle questioni che riguardano la vita delle persone parla chiaro e tutti siamo impegnati ad attuarlo".
Se non si trattasse di cose serie saremmo alla comica finale. sono consapevoli i vari firmatari delle rispettive posizioni e interpretazioni delle parole sul programma? Soltanto ieri miss Binetti ci diceva cosa sono per lei i diritti civili e individuali inclusi nel programma, ''Certo, tutti noi abbiamo gli stessi diritti e bisogni di mangiare, di avere una casa e di aver accesso ad un servizio sanitario che funziona. Questo non vogliamo negare a nessuno a prescindere dell'identità sessuale''. Avevamo davvero di questo impegno congiunto per avere l'assistenza sanitaria?
Interessante la selezione dei firmatari, poi, in cui i candidati "gai" si fanno accompagnare da qualche esponente più laico della vecchia area DS e da tutti gli omofobi, clericali e integralisti Teodem, vecchi e nuovi. Come si fa a firmare un documento assieme a chi ti ritiene contro natura, non degno di avere una famiglia e di amare, con una psiche anormale e disordinata, a chi pensa che tu non sia adatto a svolgere certe attività solo per il tuo orientamento sessuale (e non si vergogna neppure a dirlo)?
Questi sono "i misteri democratici" che nessuno dei volenterosi gaydem ci vuole spiegare. Questo bel percorso di avvicinamento delle posizioni, infatti, li ha visti sempre procedere in ginocchio sui ceci e a mani alzate verso le posizioni integraliste cattoliche, abbandonando via via qualsiasi concreta rivendicazione, sia pure solo simbolica. E in tutti questi mesi di lavoro assieme e di condivisione non ho visto nessuna evoluzione né nelle dichiarazioni e prese di posizione di certi esponenti cattolici, né nel tanto sbandierato programma del PD che continua a dire meno di quanto stava scritto nel programma di Prodi e non si è ottenuto per l'opposizione inestinguibile di una buona parte del PD (non certo delle componenti di sinistra e laiche che il PD ha scaricato).
Ecco in effetti quando si decide per una RESA INCONDIZIONATA le barricate non ci sono più.
Nel frattempo però queste ridicole 10 righe sono state sbandierate da Veltroni (sul videoforum di Repubblica) come "un grande documento sui diritti firmato da Binetti e Concia, importante esponete del movimento gay, da Bobba e Benedino, altro esponente..."
Ecco il vero scopo quindi, non l'incontro: pura e semplice PROPAGANDA sulla nostra pelle (Se questi si vogliono parlare lo facciano dopo le elezioni e quando si sono davvero messi d'accordo ci dicano cosa hanno deciso che ci possiamo meritare, non un minuto prima, però che dei loro abboccamenti non ci importa molto)
La lista dei firmatari ce la teniamo stretta come prezioso vademecum per sapere sempre CHI NON VOTARE, A qualcosa, questi documenti vuoti di contenuti e pieni di retorica, servono dopo tutto!
Noi democratici abbiamo intrapreso con convinzione un cammino di sintesi alta tra culture diverse. Ciascuno di noi è nel partito democratico con il proprio bagaglio di valori, che con il dialogo e l’ascolto reciproco riusciamo ad integrare. C’è molta più sapienza nell’incontrarsi che nello scontrarsi. Noi abbiamo scelto di costruire una strada diversa per affrontare i problemi del paese: non più da barricate contrapposte, che come dimostra la storia recente di questo paese non producono alcun vantaggio nella vita reale, ma consapevoli che solo la disponibilità al dialogo con chi è portatore di valori diversi possa portare risultati. Nessuno di noi abbandona la sua storia e le sue idee: il partito democratico ha un progetto più ampio di società. Una società inclusiva che permetta a tutti di realizzare i propri progetti di vita sentendosi cittadini nel rispetto reciproco. Il nostro programma sui diritti civili e sulle questioni che riguardano la vita delle persone parla chiaro e tutti siamo impegnati ad attuarlo. Il PD non strumentalizza questi temi,che diventeranno atti concreti anche attraverso una coerente iniziativa ed un confronto parlamentare più ampio ed elevato possibile: è questa la sfida che attende tutti i democratici italiani.Noi questa sfida la vogliamo vincere. Perché un’Italia migliore si può fare.”

Emanuela Baio Dossi, Andrea Benedino, Rosy Bindi, Paola Binetti, Luigi Bobba, Enzo Carra, Mauro Ceruti, Anna Paola Concia, Gianni Cuperlo, Mauro Del Vecchio, Giuseppe Fioroni, Francesco Saverio Garofani, Paolo Gentiloni, Marianna Madia, Giovanna Melandri, Barbara Pollastrini, Giulio Santagata, Ivan Scalfarotto, Livia Turco.

Laici del PD, se volete un PD LAICO fatelo perdere

Molti laici e riformisti sinceri, tra cui anche alcuni esponenti omosessuali, hanno deciso di contribuire al progetto del partito democratico entrandovi e cercando di influenzarne dall’interno le posizioni e le proposte, in particolare sulle questioni dei diritti civili e della laicità a noi più care. Questa è la scelta, ad esempio, di Cristiana Alicata.

Questo tentativo, che comprendo e rispetto, pur non condividendolo, ha avuto sin ora scarsi risultati per motivi strutturali legati alla composizione del partito stesso. Il voler far convivere all’interno della stessa compagine posizioni molto distanti, infatti, obbliga il PD a non poter scegliere e a tentare in ogni modo di nascondere o eludere queste questioni dietro formule riduttive e vaghe, allontanandole dal dibattito pubblico, facendole apparire come ininfluenti o poco centrali.

La questione è, però, che la componente cattolico-integralista, incarnata da Binetti e TeoDem, non è una componente accidentale o temporanea, ma è una parte costitutiva e centrale del progetto fin da quando lo stesso ex leader della Margherita Rutelli ha deciso di rafforzarla. La Binetti, come gli altri cattolici integralisti, vengono candidati e ricandidati perché sono funzionali a convogliare un certo tipo di elettorato che la dirigenza vuole conquistare e mantenere al partito e servono da garanzia vivente alla Chiesa e alla gerarchia vaticana. Permanendo queste condizioni, sono del tutto vane le speranza di indurre questi esponenti a cambiare posizioni, perché, politicamente, sono stati chiamati per dire, fare e rappresentare proprio quello che dicono, fanno e rappresentano. Perché altrimenti Rutelli avrebbe chiamato al senato la rappresentante scienza e vita? E perché nonostante le intemperanze, le polemiche, gli strali, i voti di sfiducia fatti o minacciati, i continui distinguo, questi sono stati puntualmente ricandidati e sempre difesi?

Del resto, il profilo politico, l’orizzonte ideale, i valori di riferimento, gli obiettivi strategici del PD sono talmente indefiniti da vedere al tuo interno candidati giovani industriali rampanti e precari di belle speranze, operai sopravvissuti a tragici incidenti sul lavoro e generali omofobi, politici di lungo corso ed ex prefetti. Non che diverse esperienze non possano convivere nello stesso partito, anzi, ma la logica verticistica, corporativa e molto pubblicitaria con cui sono state condotte queste scelte fa pensare a un’operazione d’immagine più che sostanziale e di contenuti.

Del resto lo spostamento a destra si allarga dalle questioni strettamente etiche a scelte di politica economica e a questioni generali, dove il leader Veltroni sembra aver mutuato dalla destra stile, linguaggi e contenuti.
Di fronte a questo quadro, e a una dirigenza che si è finora dimostrata assai poco permeabile alle contaminazioni sul fronte del riformismo laico e dei diritti civili (tanto che nella componente DS si sono registrati addirittura notevoli arretramenti) e così sensibile, invece, alle dinamiche di potere, agli equilibri interni di partito e alle sollecitazioni provenienti da Oltretevere, l’argomento dei laici del PD che sostengono il cuore e la base del partito non sono permeati dall’integralismo e che quindi la vera anima del partito finirà col prevalere, risulta fragile e mal posta.
Perché, infatti, questa base e questo cuore hanno accettato così silenziosamente le scelte del capo Veltroni in termini di candidature e non si sono scandalizzate con la forza e l’energia necessarie di fronte a certe affermazioni omofobe e illibertarie?
Perché si sono allineati alla linea ufficiale di basso profilo e copertura persino alcuni esponenti omosessuali che pure potevano giocare un diverso ruolo propositivo (come Lo Giudice, Scalfarotti o S-Concia)? Mentre un laico doc come Odifreddi ha deciso di mollare?
Questa posizione supina non promette bene per il futuro, perché mentre loro tacciono la componente integralista fa sentire ben forte la sua voce posizionando di fatto il profilo pubblico di tutto il partito.
Questo si è visto chiaramente, ad esempio al momento del voto sul Registro delle Unioni Civili a Roma, dove la componente laica si è piegata ai diktat di Veltroni e Bertone, allineata sulle posizioni catto-conservatrici-integraliste e ha votato no compatto, senza nessuna eccezione o dissenzo laico: avrebbe fatto lo stesso la componente teodem? Avrebbe rinunciato al distinguo? Queste sono domande a cui i laici del PD devono darsi onestamente delle risposte per scegliere il loro posizionamento futuro senza essere sempre succubi, politicamente e culturalmente.
La ragione è elettorale e banalissima: Mentre i TeoDem e la Binetti garantiscono un apporto di voti su un terreno di confine al centro e quindi in diretta contrapposizione con le forze di centro e di destra, voti quindi tatticamente fondamentali, i laici si trovano (tristemente) marginalizzati verso sinistra nel territorio di Sinsistra Arcobaleno e Socialisti. Due partiti che il PD vuole ridimensionare al massimo e, possibilmente, estromettere dal Parlamento. Su questo fronte è possibile sempre sbandierare la bandiera del voto utile e lo spauracchio della vittoria di Berlusconi e della destra, ottenendo quindi una massa di voti catalizzati dalla forzata bi-partizzazione, dalla paura e dall’ipotesi del male minore più che della scelta consapevole. Può essere un modo subdolo ma efficace per conquistare voti non identitari di quei partiti senza alcun confronto sui loro contenuti ma soltanto sfruttando le possibilità offerte dalla legge elettorale e dalla rendita di posizione di essere un grande partito in grado di competere con Berlusconi.
In questa operazione si sfrutta la scatola vuota delle tradizioni di provenienza (DS, Margherita) snaturate nei programmi e nella proposta politica, per puntare sull’inerzia della potenza dell’organizzazione, dei contatti e dei legami storici.

Ma se i contenuti del partito divengono conservatori e integralisti perché laici e progressisti dovrebbero continuare a votarlo solo sulla base di un’appartenenza storica alle famiglie originarie? O nella convinzione che soltanto in un grande partito, lavorando a cambiare le logiche e le posizioni di quel partito certi tematiche possono avere la forza necessaria?
Si dimentica che la forza di un partito la fanno il sostegno e i voti degli elettori. Che non si possono mai dare per scontati. L’arroganza del “io sono l’unico che può governare e può contrastare la destra perché abbastanza grande quindi anche se non sei d’accordo con me votami” è al nucleo antidemocratica. Cosa pensate accadrebbe se tutti i laici veri e riformisti si rivoltassero a questa posizione e votassero PS? Che quello che oggi appare un partitino insignificante del 2% passerebbe al 10, al 15% e se quegli stessi laici si iscrivessero compattamente a quel piccolo partito? Lo conquisterebbero contaminandone e rivoltandone la dirigenza e facendone un partito laico e riformista che desiderano. Molto più difficile farlo con una formazione già di per sé grande e nata su un patto di ferro tra due partiti e due dirigenze. Come l’esempio delle enormi assemblee costituenti elette ha dimostrato: quanto i singoli partecipanti hanno davvero contato? Chi ha deciso? I soliti due o tre, innegabilmente.

Se il Pd riuscirà ad ottenere “gratis” questi voti laici senza dover concedere quasi nulla sul piano dei programmi e dei contenuti, e questo grazie a quel voto ideologico senza ideologia, di cui parlava un mio amico Sciltian, e nonostante la presenza di illiberali, clericali, integralisti e omofobi, perché dovrebbe mai cambiare linea politica mettendo a rischio gli utilissimi voti cattolici per soddisfare le richieste laiche di chi comunque non avrebbe (on vorrebbe avere) altra scelta (soprattutto con Partito Socialista e Sinistra Arcobaleno sempre più indeboliti e marginalizzati)?

Non c’è nessuna ragione logica. Quindi se i laici del PD sosterranno e procacceranno voti al partito non faranno che rafforzarlo nella sua propensione clericale integralista, tanto più che quei voti non possono scegliere i candidati e non possono essere contati separatamente rispetto a quelli catto-integralisti, ma porteranno al Parlamento tutta la pattuglia conservatrice che ha voluto Veltroni, e anche di più.
I laici del PD che davvero vogliono lavorare a fare del PD una forza moderna riformista e laica, devono questa volta FARLO PERDERE, e impegnarsi al massimo per la sua sconfitta, dirottando più voti possibili sui partiti laici tipo PS e SA.
Solo assistendo a questa emorragia di preferenze laiche, misurabili nella crescita di quei partiti (tanto maggiore tanto meglio), il PD sarà costretto davvero a preoccuparsi della questione laica e cominciare a fare delle concessioni, a promuovere dei cambiamenti per riconquistare almeno una parte di quell’elettorato.
Una sconfitta sul fronte laico, oggi, servirebbe a dare centralità politica e peso al voto laico domani, che diventerà quindi un nuovo oggetto di attenzioni e di corteggiamento elettorale. Fondamentale è non dare al PD il voto dei laici (anche di quelli che credono nel futuro del PD) perché la dirigenza capisca che anche per avere il voto dei laici (come per il voto dei cattolici) bisogna spendersi, offrire contenuti, garanzie, ed evitare personaggi integralisti. Tanto più che un voto cattolico laico, riformista e di sinistra esiste è sempre più smarrito e deluso, non riconoscendosi assolutamente in certe posizioni ideologiche di stampo medioevale, e va ricuperato.
Quando i laici del PD avranno dimostrato che il loro peso elettorale deve essere conquistato ed è maggiore di quello della Bientti, allora la battaglia per un PD più laico e meno omofobo si potrà vincere.
Lo stesso discorso fatto per il voto laico (in parte sovrapponibile) è esattamente riproducibile per il voto glbt. La posizione condiscendente, obbediente ed allineata di S-Concia e Scalfarotto, non aiuta la causa glbt nel paese e nemmeno nel partito perché costoro si prestano a fare da specchietto delle allodole per un voto gayo ch sarà sempre più deluso e con sempre meno alternative, per cui non sarà visto come utile la sua conquista e il suo favore, se lo si dà per scontato. Se non ci sarà una doccia fredda che spazzerà anche questi personaggi, la questione omosessuale non potrà acquistare alcuna centralità, come quella laica e le posizioni corrispondenti saranno sempre più cacciate all’esterno del partito democratico e forse anche dell’arena politica.

La profezia della Senatrice Binetti secondo cui l’Italia non avrà mai una legge sulle coppie di fatto si sta realizzando con la complicità dei laici e degli omosessuali del PD, che non marcano le loro posizioni, ma, in nome dell’unità del partito, dell’obbedienza ai leader, si piegano a questa situazione.
In questo senso voglio anche ribadire la vera necessità dell'esistenza di forze laiche e di sinistra alla sinistra del PD (per il bene della stessa anima laica e riformista di quello stesso partito), la sopravvivenza e il rafforzamento di PS e SA, possono aiutare a garantire un rafforzamento della componente laica del PD, stimolata e consolidata anche all’interno del partito per la funzione di concorrenza da esercitare proprio verso altre liste più caratterizzate sulle questioni laiche e riformiste. Senza lo stimolo (e la paura) di una concorrenza laica sarà molto facile per il Pd adagiarsi sempre più sulle posizioni integraliste e clericali, spostandosi verso destra.

Ora sta a voi decidere cosa fare. Ma se volete davvero un Partito Democratico che sia laico e non omofobo (ll contrario di oggi insomma) il vostro impegno è cercare di far perdere il PD in queste elezioni per dargli una lezione sulla nostra e vostra forza e determinatezza. In questo concordo, ancora una volta con la lucida analisi di Sciltian (che vi invito a leggere, se non lo avetse già fatto) e con la convinzione che una sconfitta del PD ogi sia un bene per il PD e per l'Italia.
Per un partito non c’è lezione più chiara immediata che quella del voto e quello che alcuni sperano di fare con un certosino lavoro di convincimento lungo uno o due decenni, potrebbe essere ottenuto in due soli giorni, il 13 e 14 aprile.
Laici del PD fate del vostro partito un partito laico. Oggi, non domani!

giovedì 10 aprile 2008

Le ultime di Binetti vengono dalla Svezia

Proprio non sa resistere e allora gli ultimi chiarimenti sul Binetti pensiero ci vengono niente meno che dalla Svezia. Anche i giornalisti svedesi avranno teso una trappola all'ingenua senatrice sedicente democratica?
Sia come sia la cara Paola stavolta supera se stessa arrivando a chiarire a tutti noi cosa intende per diritti individuali: "tutti noi abbiamo gli stessi diritti e bisogni di mangiare, di avere una casa e di aver accesso ad un servizio sanitario che funziona. Questo non vogliamo negare a nessuno a prescindere dell'identità sessuale''.
Come dire che potevamo avere il dubbio che gli omosessuali dovessero essere lasciati senza mangiare, senza casa e senza assistenza ospedaliera? Siamo davvero rassicurati da queste affermazioni, avevamo davvero bisogno in Italia di un cosiddetto partito democratico che ci confermasse il diritto ad alimentarci. Siamo soddisfatti dei notevoli passi avanti che possiamo registrare e, del resto, il caritatevole spirito religioso della senatrice teodem non avrebbe tollerato che morissimo lentamente di inedia, freddo e malattie.
Forse chiederà di riottenere per noi la rapida e folkloristica morte sul rogo che ci si riservava la Chiesa dei secoli passati! Grazie, senatrice, grazie!

L'ultima volta avevamo suggerito a Binetti il voto del silenzio: ma la carne è debole anche per lei. Adesso cerchiamo di stuzzicare il suo gusto per il viaggio: Binetti, vada in Svezia, non rilasci loro solo interviste, magari impara qualcosa sui diritti civili! Però abbiamo l'impressione che un corso accelerato non basti; la prego si fermi 10 o 15 anni!
Nel frattempo noi cerchiamo di fare in modo che la sua profezia non si avveri: NON VOTIAMOLA, NON VOTIAMO PD.

Ecco la nota di agenzia:
''Una legge sulle coppie di fatto e il testamento biologico non avverrà mai in Italia''. Lo afferma la senatrice Paola Binetti, capofila della pattuglia teodem nel Pd, al quotidiano di Stoccolma Dagens Nyheter, che ha inviato una sintesi dell' intervista.
"Mi riservo già adesso di votare contro queste proposte'', annuncia la senatrice nel caso in cui dovessero esser ripresentati dei disegni di legge su questi due temi. ''Questi sono punti su cui noi cattolici dobbiamo combattere'', dice Paola Binetti che spiega al giornalista svedese Peter Loewe di aver sottoscritto quel punto del programma democratico in cui e' scritto: ''Il governo del Pd promuove il riconoscimento giuridico dei diritti, prerogative e facoltà delle persone stabilmente conviventi, indipendentemente dal loro orientamento sessuale'', interpretandolo soltanto come riconoscimento di diritti individuali. Alla domanda se si può parlare di diritti individuali legati ad un'altra persona, Binetti, infatti, risponde: ''Certo, tutti noi abbiamo gli stessi diritti e bisogni di mangiare, di avere una casa e di aver accesso ad un servizio sanitario che funziona. Questo non vogliamo negare a nessuno a prescindere dell'identità sessuale''.(ANSA)

S-Concia

Paola Concia, esponente del PD, in una nota stampa sulle elezioni al comune di Roma, invita tutte le persone lesbiche, gay e trans a votare Francesco Rutelli.
La scelta di questa cinvinta indicazione di voto, a poche ore dall'apertura delle urne e in un momento in cui la comunità GLBT romana e nazionale è straordinariamente impegnata e mobilitata a sostenere nella Capitale la candidatura laica di Franco Grillini, mi lascia basito.
Ancora una volta Paola Concia sceglie legittimamente di seguire le logiche interne e di partito, che risultano, però, del tutto estranee alle richieste e agli interessi del movimento glbt.
La candidata del PD non è nuova in questi tentativi di spaccare il movimento, facendo sempre prevalere gli interessi del suo partito all'affermazione dei diritti che dice di voler promuovere, come ha dimostrato il suo ruolo negativo, di fatto allineato a quello di Binetti e Cardinal Bertone, nella vicenda del Registro delle Unioni Civili a Roma.
L'invito che rivolge a gay lesbiche e trans è irricevibile, perché irricevibile è, per noi, la candidatura di Rutelli, e vuote le sue promesse di lotta all'omofobia.
Come può contrastare l'omofobia un personaggio politico che più di una volta se ne è fatto portatore in prima persona? che ha portato in Parlamento baluardi di omofobia integralista e clericale come Binetti, Bobba e simili? Che ha ritirato il patrocinio al World Pride del 2000, definendolo una “manifestazione contro”?
Fa sorridere poi la definizione di Concia, probabilmente auto-attribuita, di "storica leader del movimento per i diritti degli omosessuali". Ma ci si faccia il piacere!
Ancor più dopo queste parole Concia rappresenta solo se stessa.
Invito tutti i gay, i bisessuali, le lesbiche, i trans a NON votare PD nemmeno in Puglia, dove Concia è candidata. Tanto più che proprio da quel partito sono venute, negli scorsi giorni, le reiterate dichiarazioni omofobe e integraliste di Binetti, Generale Del Vecchio e Marianna Madia.
Non facciamoci prendere in giro!

Ecco le sue dichiarazioni:

CONCIA: INVITO COMUNITA' GLBT A VOTARE RUTELLI
(DIRE) Roma, 10 apr. - "Da lesbica e cittadina romana io voterò
e invito tutte le persone lesbiche, gay e trans a votare per
Francesco Rutelli. Il centrosinistra romano è sempre stato un
laboratorio politico a livello nazionale e sono convinta che
un'affermazione positiva fin dal primo turno sia l'unico modo che
abbiamo per proseguire le riforme degli ulimi anni". E' quanto
afferma Anna Paola Concia, storica leader del movimento per i
diritti delle persone omosessuali.
"Nel programma di Rutelli si parla in maniera esplicita di
tutela dei bisogni e di accesso a tutti i servizi comunali per le
coppie di fatto- spiega Concia- di lotta all'omofobia e al
mobbing, di nuovi servizi, di formazione, informazione e
dell'istituzione di un Centro internazionale di cultura
omosessuale. Si tratta di un programma moderno, avanzato e
innovativo da sostenere perche' venga realizzato in tutte le sue
parti con il contributo della comunita' gay".