domenica 16 maggio 2010

Un'altra Chiesa è possibile


Mentre Benedetto XVI ha aproffittato dei bagni di folla portoghesi per tornare ad attaccare le coppie omosessuali., la Chiesa Episcopale statunitense - branca della Chiesa Anglicana - ha ordinato a Los Angeles due donne Vescovo, di cui una, Mary Glasspool (in foto), apertamente lesbica.
già nel 2003 l'ordinazione di un vescovo dichiaratemnte gay aveva provocato polemiche e tensioni nella comunita episcopale provocando lo scisma della componente più conservatrice che è concentrata principalmente in Africa.
L'ordinazione di oggi dimostra ancora una volta che una chiesa cristiana diversa è possibile!
Anche a Roma, del resto, ne abbiamo avuto una significativa dimostrazione pratica, quando, proprio la Chiesa Episcopale di St. Paul Within the Wall, in via Nazionale, ha ospitato il Rainbow Choir in occasione del Pride dell'anno scorso, mentre per ben due anni di seguito la Chiesa Anglicana di All Saints in via del Babuino ha accolto con grande calore i concerti del Rainbow Choir, per l'iniziati "Raimbow Music against AIDS" in occasione delle Giornate Mondiali contro l'AIDS del 1° Dicembre.

venerdì 16 aprile 2010

Il Venerdì, grazie di cuore

Il Venerdì. Non mi riferisco a quello che ogni settimana da 20 anni ci regala la festa LGBT più famosa della Capitale, ma al settimanale di Approfondimento di Repubblica.
Oggi ci ha reglato la sopresa di una copertina interamente dedicata ai tanti gay e lesbiche vittime delle legislazioni penali di ben 78 paesi del Mondo.
Le evocative foto di ragazzie uomini che celano i priopri volti per paura sono accompagnate dal titolo "COLPEVOLI, nel cuore di tenebra del mondo dove l'amore gay è reato".
Sono parte di una mostra sul tema (Les condamné) inaugurata a Parigi dal giornalista e fotografo Francese Philippe Castetetbon, sono emozionanti autorittatti di tanti omosessuali che, fidandosi tra paure e voglia di raccontarsi del loro interlcutore le hanno inviate accompagnate di una breve frase che descrive e racconta la propria condizione di invisibili, perseguitati dalle leggi, dal conformismo sociale e dal terrore di essere se stessi.
Proprio partendo da questo spunto gli articoli approfondiscono la realtà difficile di questi perseguitati, spesso dimenticati o ignorati, puniti con le pene più varia che spaziano dalle ammende, alla prigione, ai lavori forzati, fino alla pena capitale in ben 7 paesi (Iran, Yemen, Arabia Saudita, Mauritania, Nigeria, Sudan, Somalia).
Duro l'atto d'accusa, non solo per la sostanziale indifferenza della maggior parte dei paesi occidentali e delle loro opinioni pubbliche ma persino di una comunità gay spesso disattenta che in alcuni casi, quando si trova a contatto con persone emigrate in Europa per sfuggire alla cappa sociale e alla persucuzione locale o familiare si ritrovano discriminati in queanto stranieri.
Ma sul banco d'accusa per queste persecuzioni finiscono anche e soprattutto gli integralisti religiosi, siano essi cattolici/cristiani eo musulmani. E come possiamo a tal proposito dimenticare l'attegiamento del Vaticano rispetto alla richiesta di depenalizzazione universale dell'omosessualità avanzata all'ONU dal Francia e UE?
Per la maggior parte di attivisti e persoen impegnate sul fronte dei diritti non è certo una scoperta, ma per una più ampia opinione pubblica più ampia come quella che può far riferimento a Il Venerdì è sicuramente un messaggio forte e innovativo per il quale sincerametne voglio ringraziarli.

Obama: Sanità gaya

Così mentre nell'Italia dell dopo sentenza della Corte Costituzionale, al di là di ogni raffinata analisi ermeneuticasulel otivazioni, siamo di fatto ancora al palo di 0 diritti conquistati nel concreto, in America, Obama procede deciso nel suo programma di piena cittadianza per tutti, anche per omosessuali e trans.
Il primo passo era stato il rifiuto della consolidata dottrina del "don't ask, don't tell" praticata nelle forze armate americane, poi aveva stupito il Mondo con un gesto pratico e simbolico di enorme portata: chiamare alla Casa Bianca come consulente economica una brillante analista Trans.

Adesso tocca alla sanità e, senza tanti clamori né annunci, il Presidente ha fermamente imposto al dipartimento della Sanità di proibire ogni discriminazione nei confronti degli omosessuali negli ospedali che ricevono sovvenzioni federali.

Da oggi, quindi, tutti gli ospedali dovranno consentire ai pazienti di indicare liberamente anche una persone dello stesso sesso come proprio partner con diritto di visita e di prendere decisioni vitali sulla sua salute in caso di impedimento.

Inammissibili e non fondati

E dopo tanta attesa, compreso il rinvio della discussione dalla scorso 23 marzo, la Corte Costituzionale si è pronunciata proprio il 14 Aprile (mio compleanno), sulla questione del matrimonio omosessuale.

Come noto, la domanda era stata sollevata dai tribunali di Venezia e Trento (a cui si erano rivolte delle coppie omosessuali insoddisfatte del rifiuto opposto dalle rispettive amministrazioni comunali alla pubblicazione nuziali) per dichiarare l'illegittimità delle norme, per altro non così esplicite e univoche come si potrebbe credere, che impediscono il matrimonio tra persone dello stesso sesso, in nome degli articoli 2 (diritti inviolabili dell'uomo anche nelle formazioni sociali), 3 (uguaglianza dei cittadini), 29 (diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio) e 117,primo comma (ordinamento comunitario e obblighi internazionali) della Costituzione.
La decisione nuda e cruda è stata di giudicare inammissibili (artt. 2 e 117) e non fondate (artt. 3 e 29) le richieste. Respingendo di fatto il ricorso.
Il primo sentimento che emerge è di grande tristezza e amarezza per l'ennesima occasione buttata. La speranza di qualche milione di italiani di vedersi riconosciuti una "possibilità" e la pari dignità e uguaglianza degli altri cittadini nelle proprie scelte affettive e familiari.
Con poco più di coraggio, che in altre occasioni la Corte ha pur dimostrato, innovando a più riprese i nostri codici e le leggi contrarie proprio ai basilari principi costituzionali (articolo 2 e 3), molte delle quale ereditate dalla monarchia e dal fascismo, oggi l'Italia si sarebbe trovata di colpo riaccolta nel consesso dell'Europa più avanzata, in barba ai nostri bigotti legislatori, e dimostrando la straordinaria vitalità e modernità del nostro sistema di diritto e di garanzie che trova l'architrave proprio nella Costituzione.
E invece ci troviamo costretti a rilanciare una battaglia e allo stesso tempo ad arginare una disillusione sempre più forte che spinge molte e molti di noi a riconoscersi sempre meno in questo Paese che a tutti i livelli ci vorrebbe invisibili e privi di diritti che altrove sono ormai scontati.

Proprio adesso però NON DOBBIAMO ARRENDERCI perché una cosa è risultata chiara da tutta l'operazione che ha portato fino alla Corte Costituzionale. Che le istituzioni non possono ignorarci, che troveremo sempre dei modi di inchiodarle alle loro responsabilità e quando ci cacciano dalla porta noi rispunteremo dalla finestra e se anche la finestra fosse chiusa proveremo dal solaio, dalla cantina, scoperchieremo il tetto delle ipocrisie e delle bugie e speriamo di non dover abbattere l'edificio!
Naturalmente sulla sentenza infausta, e prima ancora di leggerne le motivazioni (che a loro poco importano) si sono subito fiondati come avvoltoi i soliti noti. La pessima Roccella, già tra i promotori del Family Day nel 2007 e oggi sottosegretario alla Salute (scranno da cui fa ostruzionismo in tutti i modi alla legge 194 sulla interruzione di gravidanza, tra le altre cose), si scatena in acrobazie (il)logiche degne di miglior causa: "La Corte Costituzionale ha respinto i ricorsi sui matrimoni omosessuali dichiarando infondato il richiamo agli articoli 3 e 29: la famiglia non può che essere, secondo i giudici, una 'società naturale' composta da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio". Come già siamo abituati a sentire per lo stesso articolo 29, nel quale si leggono uomo e donna che il costituzionalista non ha mai scritto, l'azione di mistificazione viene estesa adesso anche a semplici annunci di sentenza.
È importante precisare infatti che la Corte NON ha mai dichiarato illegittimi i matrimoni omosessuali, ma che sulla materia può (e forse sarebbe dovrebbe) decidere il legislatore. E se può si evince chiaramente che non solo il matrimonio tra persone dello stesso sesso non è vietato ma è PIENAMENTE CONSENTITO anzi un provvedimento di riconoscimento dei diritti delle coppie, sotto forma matrimoniale o altra appare, dalla lettura delle motivazioni AUSPICABILE e in qualche modo persino DOVEROSO, di fronte ai cambiamenti intervenuti nella realtà sociale e culturale del Paese e di fronte a un quadro internazionale in progressiva evoluzione che ugualmente spinge in questa direzione.
Checché ne dica la talebana Roccella che prova anche a mettere paletti al legislatore e a farci credere di non essere una fan dei diritti costituzionali …
C'è poco da dire sul ministro della famiglia (al singolare per carità) Giovanardi, che canta prematuramente vittoria con parole fotocopia della collega di governo.
Alla fiera delle frasi fatte decide di non mancare il suo inutile apporto anche Isabella Bartolini, ignota esponente della direzione Popolo delle Libertà (quali) che rispolvera questo adagio "Nel nostro Paese ognuno può vivere come meglio ritiene basta che stia all'interno delle leggi. Non si possono però trasformare i desideri in diritti illegittimi". E poi, con la coda di paglia tipica del suo partito aggiunge: "Mi auguro che dopo questo giusto pronunciamento della Corte Costituzionale non di debba assistere allo sgradevole show da parte di qualcuno che ci verrà a raccontare che nel nostro Paese c'e' la dittatura. Sarebbe veramente stucchevole oltre che profondamente falso".
L'hanno informata che in Italia l'unico a criticare la Corte (e non soltanto le sue sentenze) , parlando proprio di "dittatura dei giudici di sinistra", è il suo capo e datore di lavoro? Ma ormai siamo abituati, se si tratta di immunità e privilegi di uno sono il PDL si mobilita, quando in discussione sono i diritti civili di milioni si specula!

Tornando alle motivazioni della sentenza, pubblicate ieri a tempo di record, possiamo provare ad azzardare pochissime considerazioni, evitando di cadere in un eccesso di negatività, per cogliere alcuni spunti interessanti e tutttal'tro che scontati, possibili appigli per azioni prossime sul tema.
Le aperture maggiori della Consulta giungono motivando l'inammissibilità della richiesta relativamente all'articolo 2 (la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale)
della Costituzione.
Coerentemente con questo dettato i Supremi giudici riconoscono che "per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione è da annoverare anche l'unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri". Subito però la Corte esclude"che l'aspirazione a tale riconoscimento – che necessariamente postula una disciplina di carattere generale, finalizzata a regolare diritti e doveri dei componenti della coppia – possa essere realizzata soltanto attraverso una equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio"
perché "spetta al Parlamento, nell'esercizio della sua piena discrezionalità, individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni suddette, restando riservata alla Corte costituzionale la possibilità d'intervenire a tutela di specifiche situazioni" (grassetti nostri).

In tutta chiarezza, secondo le stesse parole della Consulta al Parlamento spetta stabilire il COME tutelare le COPPIE OMOSESSUALI e non certo il SE tutelarle, tanto che la stessa Corte si dichiara sin d'ora competente a intervenire e deliberare di fronte a concrete fattispecie discriminatorie (e i ricorsi potrebbero essere tanti, ad esempio su pensione di reversibilità, diritto di lavoro, sanità, separazione delle coppie, etc.)

La questione sollevata con riferimento ai parametri individuati negli artt. 3 e 29 Cost. (argomentata in maniera secondo me eccellete dai tribunali ricorrenti e dai legali delle coppie coinvolte) è stata ritenuta NON fondata.

La Corte decide di "prendere le mosse, per ragioni diordine logico", proprio dall'articolo 29 che "stabilisce, nel primo comma, che «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio», e nel secondo comma aggiunge che «Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare»".

"La norma, che ha dato luogo ad un vivace confronto dottrinale tuttora aperto, pone il matrimonio a fondamento della famiglia legittima, definita "società naturale" (con tale espressione, come si desume dai lavori preparatori dell'Assemblea costituente, si volle sottolineare che la famiglia contemplata dalla norma aveva dei diritti originari e preesistenti allo Stato, che questo doveva riconoscere)".

Speriamo che adesso Casini, Buttiglione, Volontè, Roccella, Pezzotta, Storace, Rutelli, Binetti, ma anche D'Alema, Bersani e company la smettano di sbandierare il termine, tutto giuridico di "naturale" in senso pseudo naturalistico di "uomo e donna / Adamo ed Eva animali da riproduzione, ovvero come un richiamo a un presunto "diritto naturale" immodificabile perché fissato ora e sempre da Dio o chi per lui…

A contraddirli le stesse parole della Consulta immediatamente ribadiscono che "è vero che i concetti di famiglia e di matrimonio non si possono ritenere "cristallizzati" con riferimento all'epoca in cui la Costituzione entrò in vigore, perché sono dotati della duttilità propria dei princìpi costituzionali e, quindi, vanno interpretati tenendo conto non soltanto delle trasformazioni dell'ordinamento, ma anche dell'evoluzione della società e dei costumi".
Dopo l'indoratura della pillola arriva però la mazzata: "Detta interpretazione, però, non può spingersi fino al punto d'incidere sul nucleo della norma, modificandola in modo tale da includere in essa fenomeni e problematiche non considerati in alcun modo quando fu emanata".
"Infatti, come risulta dai citati lavori preparatori, la questione delle unioni omosessuali rimase del tutto estranea al dibattito svoltosi in sede di Assemblea, benché la condizione omosessuale non fosse certo sconosciuta. I costituenti, elaborando l'art. 29 Cost., discussero di un istituto che aveva una precisa conformazione ed un'articolata disciplina nell'ordinamento civile. Pertanto, in assenza di diversi riferimenti, è inevitabile concludere che essi tennero presente la nozione di matrimonio definita dal codice civile entrato in vigore nel 1942, che, come sopra si è visto, stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso. In tal senso orienta anche il secondo comma della disposizione che, affermando il principio dell'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, ebbe riguardo proprio alla posizione della donna cui intendeva attribuire pari dignità e diritti nel rapporto coniugale.
Questo significato del precetto costituzionale non può essere superato per via ermeneutica, perché non si tratterebbe di una semplice rilettura del sistema o di abbandonare una mera prassi interpretativa, bensì di procedere ad un'interpretazione creativa. Si deve ribadire, dunque, che la norma non prese in considerazione le unioni omosessuali, bensì intese riferirsi al matrimonio nel significato tradizionale di detto istituto".

Insomma secondo i giudici costituzionali non c'è ombra di dubbio su a "quale" matrimonio intendessero riferirsi i costituenti. A quello eterosessuale disciplinato dal codice civile del 1942. Tanto più che, pur conoscendo la "condizione omosessuale" non presero la questione delle coppie omosessuali minimamente in considerazione. Qui sta secondo me una piccola crepa argomentativa, perché se quanto sopra detto rispetto alle intenzioni dei costituenti è certamente vero è pur vero che a quel tempo la condizione omosessuale non era per nulla associata a rivendicazioni di diritti, né individuali né tantomeno di coppia o coniugali, ma semmai considerata alla stregua di una devianza sessuale da nascondere e che nessuno avrebbe mai rivendicato pubblicamente. Non esisteva proprio il fenomeno delle coppie omosessuali in cerca di riconoscimenti e diritti e forse neanche delle coppie omosessuali tout court. Queste sono emerse soltanto diversi decenni
dopo, assumendo una crescente rilevanza numerica e rivendicativa soltanto 15 o 20 anni fa.
Nell'arricchire le argomentazioni a sostegno della sua tesi la Corte fa riferimento anche alla finalità procreativa dell'unione matrimoniale ritenendo "Non casuale (…) che la Carta costituzionale, dopo aver trattato del matrimonio, abbia ritenuto necessario occuparsi della tutela dei figli (art. 30), assicurando parità di trattamento anche a quelli nati fuori dal matrimonio, sia pur compatibilmente con i membri della famiglia legittima. La giusta e doverosa tutela, garantita ai figli naturali, nulla toglie al rilievo costituzionale attribuito alla famiglia legittima ed alla (potenziale) finalità procreativa del matrimonio che vale a differenziarlo dall'unione omosessuale".

Su questo punto ci sarebbe molto da redire intanto perché questa osservazioni non supera i rilievi mossi dagli stessi tribunali di Venezia e Trento circa le coppie eterosessuali che per motivi di età o di salute risultino incapaci di procreare e rispetto al caso di matrimonio, giustamente consentito, per i/le transessuali con persone (e solo con loro) del medesimo sesso di nascita, nella evidente impossibilità alla procreazione "naturale". Senza considerare appunto che l'evoluzione della tecnica e della medicina, unitamente all'accresciuta consapevolezza delle persone omosessuali, consentono oggi superare dei limiti nel 1948 tutt'affatto impensabili, come dimostrano il crescente fenomeno, in Italia come nel resto d'Europa, delle famiglie omogenitoriali.

Giunti a questo punto la Consulta si sente in grado di liquidare in poche parole la questione dell'uguaglianza posta dall'articolo 3: "In questo quadro, con riferimento all'art. 3 Cost., la censurata normativa del codice civile che, per quanto sopra detto, contempla esclusivamente il matrimonio tra uomo e donna, non può considerarsi illegittima sul piano costituzionale. Ciò sia perché essa trova fondamento nel citato art. 29 Cost., sia perché la normativa medesima non dà luogo ad una irragionevole discriminazione, in quanto le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio".
Secondo i giudici, insomma l'impossibilità per le coppie omosessuali di sposarsi non dà luogo a una violazione del principio di uguaglianza perché l'articolo 29 fa riferimento" inequivocabilmente" a un matrimonio tra uomo e donna fissando quindi una sorta di "legittima eccezione", e poco importa se per stabilire questa inequivocabilità l'interpretazione fa riferimento proprio alle norme del codice civile che si vorrebbero abrogare (il classico cane che si morde la coda insomma). Ma c'è di più: quando i giudici affermano che le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio, esprimono una sorta di tautologia, in quanto non sono omogenee ora e proprio per questo aspirano a esserlo potenzialmente. Non sono omogenee nella stessa misura in cui non lo sono le unioni eterosessuali NON sposate che però possono, oggi, decidere se e quando dare la veste giuridica del matrimonio al loro rapporto. Cosa, invece ancora ingiustamente impedita alle coppie omosessuali.

In conclusione al momento la Corte ha ritento che NON sussiste un diritto costituzionale al matrimonio per le coppie omosessuali , ma allo stesso tempo NON ESISTE certo un divieto a tale riconoscimento. ANZI il concetto di MATIMONIO è sottoposto a un'evoluzione sociale culturale che incide anche sulle norme giuridiche che lo regolano, come è evidente dalle soluzioni trovate da diversi paesi europei dalla cultura giuridica "affine" alla nostra.
Esiste invece un preciso diritto delle coppie omosessuali a vedere riconosciuta e tutelata la loro condizione. Diritto che chiama in causa la discrezionalità del legislatore sui modi di garantirlo (con il matrimonio e/o altri mezzi) ma non più sulla opportunità o meno di farlo.

Da qui, da subito possiamo ripartire. Anche sottolineando una cosa. Alla sentenza del 14 si è giunti per l'azione di qualche decina di coppie coraggiose e determinate in giro per l'Italia (che dobbiamo tutti ringraziare) e dalla volontà e impegno di due associazioni "giovani" ma intraprendenti: Rete Lenford e Certi Diritti.

Quest'azione nel suo complesso non è stata sostenuta con enorme entusiasmo dalla gran parte del movimento glbt, Non ha visto mobilitazione di massa né tra gay e lesbiche e neppure nella società civile più attenta alla questione (senza il cui appoggio difficilmente otterremo mai risultati tangibili). Anche per noi, insomma, un'occasione perduta di dibattito, sensibilizzazione e unità di intenti su un punto che sicuramente non è l'unico e per molti neppure il più importante della nostra agenda, ma che potrebbe essere sicuramente un obiettivo unificante e simbolicamente decisivo.

martedì 13 aprile 2010

bertone e pedofilia

Decisamente SPUDORATE le affermazioni del cardinale tarcisio bertone che, in una conferenza stampa a Santiago del Cile, si avventura in una singolare e ridicola autodifesa del celibato dei sacerdoti e della chiesa cattolica, investita dalle critiche planetarie per i centinaia di casi di pedofilia che la coinvolgono, e che le gerarchie cattoliche hanno per decenni coperto e occultato.

"Numerosi psichiatri e psicologi hanno dimostrato che non esiste relazione tra celibato e pedofilia, ma molti altri - e mi è stato confermato anche recentemente - hanno dimostrato che esiste un legame tra omosessualità e pedofilia. Questa è la verità e là sta il problema".

A parte il fatto che "ipse dixit" non si capisce quali siano gli eminenti studi a cui si riferisce il sepolcro imbiancato bertone,visto che sembra smentito dai fatti e dalle statistiche, appare assurdo il maldestro tentativo di smarcarsi dalle critiche riversando la "croce" su altri che non c'entrano nulla con gli scandali e gli orrori emersi in queste settimane a carico di molti uomini di chiesa. Tutto il contrario dell'evangelico "chi è senza peccato scagli la prima pietra" e contro il semplice buon senso di chi volendo realmente affrontare un problema che lo riguarda direttamente dovrebbe concentrarsi sugli errori commessi e sulle possibili soluzioni invece di andare a caccia di fantasiosi capri espiatori.

Più che dar lezioni certi dubbi personaggi dovrebbero andarealle scuole serali di umiltà .

La verità inconfutabile, dimostrata da decenni di costante operato delle gerarchie cattoliche a tutti i livelli è che questa chiesa medioevale e ridicola non tiene in nessun conto né le vittime dei preti e vescovi pedofili (dimenticate e zittite finché possibile) né i tanti credenti sinceri che sono scandalizzati da questo comportamento, puntando piuttosto alla pura e semplice autotutela di casta. Una chiesa che anziché fare autocritica si trincera dietro affermazioni come: "la pedofilia non c'è solo tra il clero, cercate anche fuori" (tipo un bambino beccato con le mani nella marmellata che per scusante dice che l'hanno rubata anche altri!!), oppure se la prende coi media che sollevano e documentano i tanti casi che si volevano occultare (anziché ringhraziarli per l'aiuto a fare luce e chiarezza), o ancora, come fa il disemerito vescovo di Grosseto, rispolvera il mai del tutto ripudiato antisemitismo con i fantasmi di lobby giudaiche, naturalmente sapientemente condito con le sempreverdi e ormai logore sparate contro gli omosessuali (una costane della storia la persecuzione cattolica di ebrei e omosessuali, che è giunta agli abissi degli orrori nazisti del novecento, senza insegnare a questi ipocriti alcuna lezione).

Del resto vi sembra la risposta serena di qualcuno che non ha nulla da nascondere e da temere dalla verità dei fatti l'opposizione dell'immunità diplomatica opposta da benedetto XVI di fronte ai tribunali americani che volevano processarlo proprio per aver favorito l'impunità di preti pedofili?
Forse non è dimostrato il legame tra pedofilia e celibato e ma con l'ipocrisia e l'arroganza della gerarchia cattolica?

Questa chiesa vergognosa, dispensatrice di disinformazione, odio, menzogna, crimini contro l'infanzia, dovrebbe essere spazzata via dalla storia. Il sovvertimento dello stesso messaggio cristiano per il solo fine di auto perpetuare potere ricchezza e privilegi non è più tollerabile dagli stessi fedeli e non è compatibile con la libertà di informazione e pensiero delle democrazie contemporanee.

Non a caso trova ancora protezione nella nostra Italia da quasi regime, dove chi ha il coraggio di dire semplici verità, o semplici pensieri fuori dal coro (Aldo Busi), viene allontanato dalla tv pubblica come eretico e appestato, tra i cori scandalizzati delle nostre oche ammaestrate che urlano ala lesa maestà!
N.B. L'uso delle iniziali minuscole non è casuale o frutto di svista