giovedì 5 luglio 2007

Gay Dem, la foglia di fico

Sento il bisogno di chiarire un po' più a freddo alcune questioni sollevate ieri nella mia lunga e incendiaria missiva Concia e Benedino.
Innanzitutto non trovo scorretto o sbagliato cercare di portare e rappresentare le istanze del movimento Glbt, come altre istanze civili o sociali all'interno dei partiti. Anzi un collegamento tra le realtà vitali ddella società e la politica e i partiti è indispensabile per recuperar il ruolo di cerniera e di mediazione della classe politica verso la società evitando il rischio che divenga autoreferenziale (una delle malattie della politica italiana in generale degli ultimi anni purtroppo).
Il lavoro e l'impegno di chi, quindi, con questo scopo si impegna in una formazione politica è fondamentale, importante e degno di tutto il rispetto possibile.
Ci sono due modi per interpretarlo tuttavia:
1) Cercare di sensibilizzare il partito in cui ci si trova a lavorare o con cui si collabora su delle questione che ci stanno a cuore e di cui vogliamo farci portatori.
2) Fare da foglia di fico o da specchietto delle allodole verso una comunità per creare consenso attorno a un parito o a una scelta politica. In questo secondo caso il ruolo di collegamento tra partiti e società civile non funziona più nella direzione che prima indicavo ma all'inverso: La politica detta le sue priorità, le sue parole d'ordine e la sua agenda e gli intermediari si fanno carico di farla accettare alla società civile e di creare il consenso spendendo la loro credibilità personale e il loro ruolo all'interno di una comunità. In pratica si mette prima il partito e poi il movimento.
Troppo spesso questo secondo ruolo è stato svolto negli ultimi anni proprio da Gayleft e anche da Arcigay, con i risultati che conosciamo. I DS sono stati capaci di sostenere compattamente il PACS solo finché sono rimasti all'opposizione, usandolo come bandiera, per abbandonarlo subito dopo, al governo. La dimostrazione dell'impatto nullo nella sensibilizzazione della dirigenza DS sui diritti glbt ci è dato dall'atteggiamento ambiguo e distante tenuto da Fassino in occasione dell'ultimo Pride, delle scelte di Veltroni etc.
Questa ambiguità è stata, per così dire, svelata dal Pride da un lato e dal percorso verso il PD dall'altro, quando per giungere all'unità con la Magherita laicità e diritti glbt sono stati abbandonati con una rapidità impressionante.
Naturalmente questa è un'analisi generalissima che non investe le scelte di singoli attenti esponenti nazionali o locali (molti dei quali hanno però scelto la strada della coerenza abbandonando anche su queste tematiche la nave dei DS per fondare nuove case politiche.
Con l'appello lanciato prima da Vanni Piccolo (già protagonista di spiacevoli episodi nel 2000 quando si fece promotore assieme a Rutelli e alle gerarchie vaticane del rinvio di un anno del World Pride) e poi da Concia e Benedino, i GayDem si candidano proprio al ruolo di foglia di fico e di specchietto delle allodole. Ruolo di cui dopo la recente svolta pro matrimonio di Arcigay, non sentiamo proprio il bisogno.
Stare nel PD come gay è legittimo e può essere utile ma a patto che si sappiano prendere posizioni chiare e che si conti davvero nelle scelte.
Se di fronte alle parole di Veltroni sui diritti delle persone nelle coppie, parole già vecchie e inadeguate, si grida alla svolta e si fanno i salti di gioia, siamo di fronte a una bassa operazione di consenso e di captatio benevolentiae.
Un'operazione che può essere utile al PD, utile a Piccolo, a Concia e Benedino, ma che viene pagata dalla comunità e dal movimento GLBT, sempre che non la si denunci da subito con chiarezza!
Il mio augurio a Paola Concia e ad Andrea Benedino è di riuscire a trovare il coraggio per ricollegarsi al movimento e per mettere serimente in mora le ambiguità e le incertezze del partito che hanno scelto come casa. Se lo faranno con forza e coerenza avranno il mio appoggio (esterno) e daranno credibilità alle loro azioni politiche. Altrimenti faranno come il lupo che grida alla luna sperando di spaventarla.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissimo Andrea, ho letto quello che scrivi circa il nascituro PD, o meglio, circa il nascituro cordinamento di Gaydem; beh non posso non condividere con te alcune perplessità e tuttavia non condivido affatto l'"incendiaria" negatività con cui guardi a questo esperimento.
Tu gridi allo scandalo, ma io mi chiedo, e ti chiedo: a quale scandalo ti riferisci? Forse alla mancata promessa sui PACS?...Beh questo potrebbe essere un motivo sufficiente per indignarsi. Ci hanno tradito, non hanno mantenuto le promesse fatteci in campagna elettorale.
Ahimè per noi, e per chiunque abbia buonsenso, la tanto attesa “stravittoria” della sinistra non c’è stata; a quelle famigerate elezioni governative, la coalizione di Prodi ha vinto con un così risicato margine da far sì che capitani di ventura – assetati di potere- possano ventilare “uscite dal governo” qualora non favorevoli a una qualche decisone.
Minacciano di far cadere il governo, forti della consapevolezza che anche il loro infido appoggio è indispensabile per la sopravvivenza del governo Prodi.
Perché ricordo tutto questo? Non perché da eccitato masochista ne godo, ma perché ritengo i toni dell’invettiva siano troppo comodi: troppo comodo accusare un partito o una consulta di essere la causa della morte delle nostre richieste.
In soldoni non penso sia da addebitare ai morituri DS la colpa dell’affossamento dei PACS, ma alla mancata piena vittoria che avrebbe consentito alla classe politica governante di considerare le nostre richieste una priorità, e non “un progetto per il quale non valga la pena di far cadere il governo”.
Dal tono con cui ti scagli contro alcuni esponenti dei DS, omosessuali, fai intendere che tutte le aspettative del mondo LGBT fossero riversate su di loro, e quindi, palesemente inadempienti di tali aspettative, questi li si debba mandare alla gogna.
Non é così! Responsabili dell’affossamento delle nostre richieste sono stati tutti i partiti della sinistra, non soltanto i DS, non soltanto Gayleft.
Perché mai a sinistra, quella che qualcuno definisce radicale, non si é mai sentito un Diliberto o Rizzo o Pecoraro Scanio dire: “o si fanno i PACS, oppure noi lasciamo il governo”?
Te lo dico io: perché della questione omosessuale se ne fottono tutti.
Sarebbe fare del giustizialismo prendersela con quei politici, che tu hai ricordato, soltanto perché il partito a cui appartenevano non è stato capace di esprimere quel coraggio che è mancato a tutti i partiti della sinistra. Perché questa invettiva contro gayleft e la sua dirigenza? Mica Concia, Benedino e Piccolo rappresentano gli unici referenti politici delle persone LGBT. Ricordati che ci sono stati dirigenti di partiti che in clima elettorale andavano in giro per le discoteche gay della Versilia spacciandosi per i “nuovi Zapatero”, e che poi al momento di difendere quella merdina dei DICO non si sono nemmeno sentiti.
Insomma questa invettiva contro Gaydem non mi pare abbia motivo d’esistere. L’invettiva, se necessario, va fatta contro i politici che contano davvero, e non solo contro quelli gay (e di un solo partito politico). Altrimenti che facciamo? Arriviamo a richiedere le dimissioni di tutti i politici gay perché rei di non aver fatto abbastanza per i nostri diritti?.
la battaglia per i diritti delle persone LGBT dovrebbe essere una battaglia di tutti i politici di sinistra

Nicolas Gentile.
Siracusa

Andrea Maccarrone ha detto...

Caro Nicolas,
grazie per il lungo e argomentato intervento che in buona parte condivido.
Certamente sono consapevole che le cause profonde del non ottenimento di risultati legislativi di rilievo sul fronte dei diritti non dipende soltanto dallo scarso coraggio dei Ds, e men che meno di Gayleft, che al loro interno hanno svolto da anni un lavoro non facile di sensibilizzazione di base e dirigenza ottendo anche qualche successo.
Le cause e le responsabilità sono molteplici e diffuse, affondano in un sistema politico e partitico ingessato e gerontocratico, incapace di rinnovarsi e privo di slanci; in un sistema istituzionale bizantino che rende difficile prendere delle decisioni e aumenta il potere ricattatorio di pochi; in un Vaticano potente e invadente; in una opinione pubblica distratta e accomodante, in un sitema dei media inadeguato e spesso servile; in un movimento glbt spesso timido, troppo diviso e litigioso, a volte incapace di esprimere un'agenda autonoma ma dipendente dal sistema dei partiti (e qui si concentra la mia critica a Gayleft e a una certa Arcigay).

Detto questo io naturlmente rispetto l'esperienza gayleft e il progetto gaydem e ritengo che anche quest'ultimo possa essere utile al movimento e alla battaglia per i diritti se, come dicevo, si fa davvero portatore delle nostre istanze nel partito, contaminandolo, condizionandolo, spingendolo a prendere delle posizioni più coraggiose.

Se invece si fa strumento di consenso di politiche timide o vuote verso la comunità allora fa sicuramente il gioco del Partito, meno il bene dei gay e delle lesbiche e trans italiani.
La mia non vuole essere un'invettiva fine a se stessa ma un monito.

Diliberto, Pecoraro e quanti altri hanno le loro colpe e le loro ipocrisie verso il movimento, ma nessuno si alza a dire "Santi Subito". Se di fronte alle 2 parole 2 di Veltroni, che ripropongono quale programma del PD le 7 righe dei ridicoli Dico si grida alla svolta positiva e si inneggia questo innovatore leader come fosse il salvatore della patria, non credo che Concia e Benedino stiano facendo un buon lavoro, se da dentro il Partito, come Gayleft o Gaydem avessero detto, "da Veltroni vogliamo di più, che cosa sono questi diritti delle persone nella Coppia? Il movimento vuole il matrimonio, vuole l'uguaglianza e vogliamo che anche il nostro partito lavori per proporre questi obiettivi, la mia sarebbe stata un lettere di "viva i gaydem". Ma queste operazioni da velini del potere non mi piacciono e trovo giusto segnalarle. Poi ognuno fa le sue scelte e tira le sue conseguenza da dichiarazioni e comportamenti concreti.

Infine proprio su Veltroni voglio ribadire una cosa. Se il Governo Prodi dispone di un'esigua e troppo variegata maggioranza in Parlamento, lo stesso non si può dire in Campidoglio per Veltroni, che per 6 anni ha governato con maggiornaze stabili e ampie dimostrando di riuscire a imprimere il suo stile e le sue priorità alla politica della città: ebbene, in queste condizioni del tutto favorevoli non è riuscito a proprorre alcuna politica seria verso la comunità glbt. Ha bloccato le proposte, pur simboliche, di registro delle coppie di fatto, e non ha speso un grammo della sua credibilità, autorevolezza e ascendente per sostenre a livello locale o nazionale miglioramenti sul fronte dei diritti, discriminando anzi i gay in occasione delle commemorazioni dell'olocausto. Perché nel più complesso quadro nazionale dovrebbe fare diversamente?
A fare diversamente dobbiamo spingerlo noi, da dentro il PD e da fuori, con la forza e la coerenza delle nostre idee, senza fare sconti e dare assegni in bianco.