venerdì 15 febbraio 2008

Contro Casini ad Anno Zero

Ieri ho avuto la possibilità di partecipare ad AnnoZero (dal link si può vedere integralmente la puntata... andando anche direttamente al finale di cui parliamo a 2h 04' 12"), la trasmissione di Michele Santoro su RaiDue, per dire alcune cose sui diritti civili in contrapposizione con Pierferdinando Casini, come noto leader dell’UDC ed ex Presidente della Camera.
L’intervento, purtroppo è stato slittato in fine di trasmissione, quando non è stato più possibile sviluppare un vero dibattito e un confronto più approfondito sulle questioni sollevate. Il lancio da Beatrice Borromeo mi è stato dato sulla questione delle radici cristiane e sulla laicità, chiedendomi di parlare dei Dico abbandonati nell’ormai finita legislatura. Ho avuto modo di chiarire, mi auguro, che a noi i Dico non piacevano e continuano a non piacere e che vogliamo perfetta uguaglianza e quindi matrimonio civile, per dare a tutti la possibilità di scegliere e di decidere della propria ita e del proprio futuro, ho avuto modo di dire che l’articolo 29 della costituzione non parla di uomo e donna, come molti politici ci vogliono far credere, ma di famiglia e di coniugi e ho anche accennato al fatto che le differenze tra Veltroni e Berlusconi sulle questioni in argomento sono talmente sfumate da risultare impercettibili.
Molte cose però non c’è stato tempo e modo di dirle con altrettanta nettezza, per via dei tempi televisivi e del tipo di discorsi avviati. Alcune di queste si ricollegano a quanto Casini aveva appena detto parlando di laicità e radici Cristiane dell’Europa e dell’Italia. Non sono partito da qui per evitare di impelagarmi su una controversia filosofica che avrebbe annoiato e allontanato più che avvicinare alle questioni concrete delle persone. Ma con calma qui qualcosa va pur detta.
1) Che la laicità nel nostro paese sia così scontata da non meritare di parlarne, come ha lisciamente sostenuto Casini suona alle mie orecchie così paradossale da farmi quasi ridere: è laico un paese in cui le gerarchie vaticane intervengono quotidianamente ( ascoltatissime da media e classe politica in generale) sulle questioni legislative, politiche e pesino sugli equilibri partitici del nostro Paese? Una Chiesa che, come dimostrano le recenti inchieste di Repubblica incassa dallo Stato ogni anno oltre 5 miliardi di euro in varie forme? È laico un paese in cui l’istruzione della religione cattolica nelle scuole pubbliche è la “prima offerta” (ad essere buoni) proposta agli studenti sin dalle medie e i relativi professori sono selezionati su placet dei vescovi? Un paese in cui sempre a scuola e in tutti gli uffici pubblici, dai tribunali alle aule parlamentari vedono crocifissi affissi alle pareti? In cui la Cei fa campagna elettorale per i referendum senza che nessuno si scandalizzi? Un paese in cui all'inaugurazione dell'anno giudiziario il Presidente della Repubblica non siede accanto al Ministro della Giustizia ma a un Cardinale? In cui L’Avvenire, senza conoscere i contenuti delle proposte attacca dei progetti studiati contro il bullismo solo perché li fa un’associazione omosessuale (chiaramente nelle scuole ci possono stare solo loro)? In cui per finanziare le scuole private, molte cattoliche, si considera la norma costituzionale come carta da water? Bho… a Casini l’ardua sentenza
2) Sulla questione delle radici italiane ed europee, la cosa mi sembra ancor più di lana caprina e temo che dietro a questa ossessione ci siano in ballo interessi non confessati e la voglia di rendere inattaccabili certe posizioni e certi provilegi.
Se il problema fosse una questione di identità quale motivo ci sarebbe di scriverlo su una carta costituzionale rigida? Le identità dei popoli sono in continua, pur lenta evoluzione, frutto di moltissimi incroci. La cultura giudaico-cristiana può essere un elemento, ma cosa dire della cultura giuridica romana e della forza unificante che ebbe l’impero romano appunto nel mondo occidentale e mediterraneo? Della filosofia e dei principi democratici greci? Dell’importanza della cultura araba-musulmana, della sua matematica del suo ruolo di costruzione dell’identità europea (senza contare che arabi e turchi musulmani sono stati per secoli in Spagna, Sicilia e Penisola Balcanica fin quasi alle porte di Vienna e Budpest), che dire del fiorire del Rinascimento, dell’importanza dell’Illuminismo nella cultura civile e politica europea (tolleranza, divisione dei poteri, sovranità popolare)? Ma tutte queste “radici”, e altre ancora, vanno nominate esplicitamente su una costituzione? O forse possono tradursi in principi che la informano (divisione dei poteri, democrazia, diritti umani e civili, uguaglianza di fronte alla legge, libertà religiosa…?


Ma quel che seriamente è mancato alla fine è stata una vera e compiuta possibilità di replica alla risposta di Casini, che ha giustamente iniziato il discorso dicendosi in disaccordo con me (e non ci aspettavamo altro).
Intanto apprendo che dopo la mia pedissequa lettura dell’articolo 29 della costituzione non ha sortito effetto sul muro di gomma Casini che se l’è fatta scivolare addosso come niente fosse continuando a credere che ci sia scritto uomo e donna e che quel dettato costituzionale vada rispettato (questa aderenza alla costituzione non è necessaria sul finanziamento alle scuole private evidentemente). Una tale mistificazioen sul testo costituzioanel da parte di un ex Presidente della Camera è davvero insopportabile, un attegiamento da 1984 di Orwell in cui a furia di ripetere una falsità la si fa passar per vera!
In secondo luogo Casini si dice d’accordo a sostenere la tutela personale delle persone, e a concedere diritti individuali a chi fa parte delle coppie (come i dico del PD?), ma va rilevato che queste accorate parole non si sono mai tradotte in fatti parlamentari concreti essendo stata l’opposizione dell’UDC a qualsiasi riconoscimento dei diritti e persino all’approvazione di una legge antiomofobia nettissima anche nell’ultima legislatura (anzi dal suo partito si sono levati cori greci di complimenti alla Binetti che sul tema stava facendo cadere il Governo Prodi). E del resto, come gli ho fatto notare, una cosa è la solidarietà a parole altra e dare conseguenze politiche a quel che si dice. L’UDC è in giunte che sostengono campioni di omofobia come Prosperini e Gentilini, ma anche nel suo partito non mancano i Volontè, i Buttiglione…


Non soddisfatto Casini attacca con l’usurata solfa delle adozioni, perché quando non c’è molta carne da mettere al fuoco si comincia a buttare negli occhi il fumo dei “poveri bambini che non possono scegliere”. Il rispettoso Casini definisce la possibilità che due omosessuali possano adottare come avviene in altri paesi europei, ”un aberrazione”. Ma come? E il rispetto?
Una cosa sarebbe stata, infatti dirsi in disaccordo, magari motivando in qualche modo la cosa, altro definire aberrante sia la legislazione di Paesi nostri partner e che tutti consideriamo assolutamente civili e soprattutto la scelta d’amore di una coppia e di una famiglia. Potrebbe essere una cosa sbagliata? Io non lo credo, e ci sono numerosi studi e ricerche a mio sostegno, ma sicuramente quei genitori non sono due mostri da definire aberranti (il messaggio omofobo che passa,. subdolamente è ancora una volta quello) … E se qualcuno definisse aberrante per ragioni morali la sua scelta di divorziare e risposarsi, la riterrebbe una legittima posizione etica o lo considererebbe perlomeno offensivo del suo percorso umano il cattolico Casini? E io che per eccesso di "rispetto" mi sono persino astenuto dal far notare l’incoerenza che passa tra un politico che si dice portatore di certi valori cattolici in forma integrale e che li vuole anche imporre al complesso della società e poi invece fa altre scelte sul suo privato. Evidentemente noi non meritiamo ugual rispetto da parte sua. Purtroppo la paura di deviare il discorso in una cagnara senza avere il tempo di argomentare seriamente mi hanno costretto a non affrontarlo a muso duro su questo tema che suscita spesso reazioni emozionali più che razionali. Infatti è chiaro il suo utilizzo in forma assolutamente strumentale a non toccarre davvero il cuore del problema mirando a suscitare piuttosto irrazionali paure (e questo però ho provato a dirlo).


Ancora, Casini riafferma la sua visione della famiglia come formata da un uomo e una donna (e del resto se lo disse persino D'Alema qualche mese fa cosa possiamo aspettarci?). Legittimo, rispettabile, infatti ha agito di conseguenza e nessuno lo contesta.

Ma perché vuole imporre la sua visione a tutti? Perché mentre lui può scegliere come regolare la sua vita io non posso farlo e devo rassegnarmi a far scegliere lui e quelli come lui (quasi tutti i politici, genuflessi, italiani) al posto mio e nostro?

Da qui credo che passi lo Stato Etico! Nel momento io con la mia scelta non danneggio né ostacolo la sua e quella di altri perché uno Stato che vuole definirsi laico, liberale, democratico, deve arrogarsi il diritto di entrare nelle mie scelte privatissime e nella mia organizzazione familiare anziché limitarsi a prenderne atto e a garantirle e tutelarle in regime di uguaglianza e parità con chi fa altre scelte? A questo non è dato avere risposta per ora, perché né Casini né altri argomentano veramente, limitandosi a fornirci dei veri e propri postulati di fede.

Amen

9 commenti:

Unknown ha detto...

Ti ho visto in tv!
Devo farti i miei più sinceri complimenti!!! :)

Alberto!

Anonimo ha detto...

Sono in sostanziale disaccordo con quanto tu riporti. In primo luogo, non ho capito cosa intendi quando dici "noi", perchè se intendi quelli della tua associazione non ho niente da eccepire, se intendi "noi gay" ho tutto da eccepire, è vero che in generale il tema della rappresentanza gay in Italia non ha nessuna soluzione ragionevole, ma questo dovrebbe comunque suggerire di evitare di parlare, nel caso, anche per gli altri.
Nello specifico, sono poi in disaccordo con il tuo disaccordo sui Dico. Perchè sarebbe stata una legge compromissoria e per alcuni tratti grottesca (la faccenda delle raccomandate) ma sarebbe stato un enorme passo in avanti rispetto all'ottenimento di diritti concreti che oggi viceversa non ci sono. Io non penso che oggi si possa fare una battaglia sui matrimoni gay e sperare di vincerla, per cui credo che uno debba scegliere se vuole fare una battaglia ideale oppure una battaglia politica, e quella politica richiede di trovare un compromesso, per sua stessa definizione. Sapendo che quel compromesso, posto in essere nella società, porta poi ad una evoluzione delle sensibilità anche della parte più retriva, e diventa in prospettiva la base per una estensione dei diritti. Ma dire che uno vuole tutto e subito è un modo per avere, in termini politici, niente.

Andrea Maccarrone ha detto...

Grazie Alberto per i tuoi complimenti :)

Andrea Maccarrone ha detto...

Caro Paolo, ti ringrazio per il tuo interessante commento.

Quanto alla rappresentanza evidentemente il mio “noi” si riferisce innanzitutto alla mia associazione e anche a buona parte del mondo associativo organizzato che nell’ultimo anno ha definito come suoi obiettivi prioritari il raggiungimento di pari diritti e quindi della piena uguaglianza (ricordi lo slogan del Pride romano Parità, Dignità, Laicità).

Sono assolutamente consapevole di non rappresentare tutti i gay, le lesbiche e le trans, e neanche ne ho la pretesa. Del resto il contesto della trasmissione e del mio blog rende evidente che io esprimevo le mie posizioni, quasi in forma di testimonianza, e non quella di tutta una comunità.
So bene che il mondo omosessuale è complesso, vario e trasversale: molti gay non sono interessati a nessun diritto e si accontentano pienamente della situazione attuale con i locali e i diritti di base, altri sono indifferenti e non interessati all’impegno, altri sarebbero soddisfatti, vista la condizione, di pochi risultati concreti, alcuni non vogliono sposarsi e omologarsi ai modelli familiari esistenti. Anche nel mondo associativo non esiste l’unanimità, ci sta l'associazione GayLib (gay di centrodestra) mentre alcune realtà antagoniste rifiutano alla radice il modello di famiglia borghese rappresentato dal matrimonio e lo contestano mirando piuttosto ad abbatterlo che ad uniformarvisi.

La mia impressione è che la richiesta di messaggio chiari, non equivoci, di vera uguaglianza sia però in forte crescita e che questa realtà vada rappresentata e non censurata, o peggio autocensurata. In questo senso credo di rappresentare un sentimento diffuso e ampio e sicuramente una non piccola comunità di gay, lesbiche e transessuali che non ha senso nascondere.

Del resto in Italia per molti anni è parso che l’unico rappresentante politico-istituzionale del movimento fosse l’onorevole Grillini, esponente sicuramente di primo piano e che per molti versi ammiro. Però anche lui non rappresentava certo tutta la varietà del mondo omosessuale e associativo. Il fatto che egli sostenesse il PACS e negasse che gli omosessuali volessero il matrimonio e le adozioni era forse tranquillizzante per la massa, ma in buona misura falso. Non credo che qualcuno di noi, soprattutto se per impegno abbiamo ruoli di maggiore visibilità o riconoscibilità possa assumersi la responsabilità di tarpare i sogni e le richieste di tutti gli altri. cosa direi domani ai miei amici e amiche che già hanno o stanno per avere figli all'interno delle loro coppie? che non è strategico parlare dei loro problemi? che sarebbe meglio non esistessero per non imbarazzarci? La realtà, anche sociale, evolve sotto i nostri occhi e sta a noi decidere se leggerla e seguirla o piuttosto guardare solo alla politica del palazzo, ai suoi tempi, alle sue esigenze e ai suoi veli. forse quest'ultima non è la missione di un'associzione autonoma e libera.

In qualche modo la richiesta di piena uguaglianza e del matrimonio non esclude che si passi attraverso tappe intermedie per arrivarvi, ma se io la escludo a priori allora taglio fuori tutti coloro che invece guardano con speranza e quegli obiettivi, e giustifico le parole di D’Alema che qualche settimana fa sosteneva, citando Grillini, che gli omosessuali non vogliono il matrimonio.

Nessuno vuole imporre il matrimonio a tutti ma vorrei che ciascuno in Italia potesse scegliere liberamente come regolare la sua vita, i suoi affetti, la sua organizzazione familiare e sociale in base alle sue scelte, ai suoi sogni e ai suoi desideri e in condizione di piena uguaglianza con tutti i cittadini. A ben guardare io non vedo nessuna radicalità in questa proposta ma una lineare coerenza e credo che la società sia più pronta di quel che crediamo e della nostra pavida classe politica.

Quanto ai contenuti ritengo che in gioco sia davvero la nostra Dignità, e la dignità non è un bene contrattabile o divisibile. Cosa avrebbero detto le suffragette dei primi ‘900 se fosse stato loro proposto un voto di peso pari a 1/3 o 1/5 di quello degli uomini? Credo che lo avrebbero considerato quasi più offensivo di un diniego.

Ugualmente noi siamo pronti ad accogliere positivamente sostanziali passi in avanti sul piano del riconoscimento e della qualità della vita di tutti noi, ma non al prezzo dell’umiliazione e della dignità e non al prezzo di non ribadire comunque che il nostro obiettivo non può che essere la piena uguaglianza con tutti. Noi vogliamo poter andare sereni e orgogliosi dei nostri amori e di noi stessi e non doverci sempre scusare accettando l’imposizione di chi ritiene che i nostri affetti non abbiano pari dignità e pari diritto ad essere riconosciuti come famiglie.

I Dico erano una soluzione umiliante per questo motivo, creavano un istituto ghetto con procedure che tu stesso stigmatizzi che aumentavano il senso di estraneità e di vergogna. Era una proposta di legge molto ideologica (pensa a utte quelle procedure che dovevavno sottilineare che si trattava di diritti individuali e non di coppia al sol fine di accontentare i cattolici integralisti, che comunque non erano soddisfatti alla fine) e molto lontana dai problemi concreti delle persone tanto che è stata pensata da un giurista senza neanche un’indagine seria sulle richieste della società e sui problemi da risolvere e affrontare.

Anche dal punto di vista tattico non concordo con te quando dici che dobbiamo limitare le nostre richieste per non correre il rischio di non ottenere nulla. Quasi un decennio di battaglia sul PACS (in Francia è stato approvato nel 1999), in un clima che sembrava persino più favorevole di quello attuale, ci ha portato a risultati pari a 0, l’accusa di voler creare un matrimonio di serie b e di voler quindi abbattere la famiglia tradizionale si è rivelata forse più caustica di quel che si pensava a livello mediatico e di quello che sarebbe stata la richiesta di una pura e semplice equiparazione. Inoltre ritengo che anche se si vuole raggiungere i risultati attraverso compromessi ritenuti necessari e inevitabili sia una strategia decisamente più fruttuosa alzare al massimo l’assicella in modo che nel percorso di avvicinamento si possano comunque raggiungere risultati più elevati e soddisfacenti. Se noi stessi abbassiamo l’assicella alla fine dimostriamo scarsa considerazione di noi stessi e dei nostri obiettivi e ci facciamo soverchiare con proposte sempre più misere e umilianti (anche queste non concesse alla fine). I risultati sono quelli di ritenere il mondo associativo e la comunità gay irrilevante anche dal punto di vista politico pronto a svendersi per qualche poltrona di testimonianza o per un piatto di lenticchie, ovvero assicurato al centro sinistra per il sol fatto che non ci insulta, pur essendosi rivelato quasi sempre incapace di reali e fattive conquiste. Dopo aver tentato senza risultati la politica dei piccoli passi e del basso profilo forse dovremmo anche tentare altre vie, non credi?

Ritengo che dovremmo avere ben chiaro il senso della nostra dignità, il desiderio di essere finalmente considerati cittadini a pari titolo e di non doverci scusare o vergognare di quel che siamo e di chi amiamo. Ritengo di potermi assumere più facilmente la responsabilità di fare richieste chiare e vere, in sintonia con quello che penso, coi miei obiettivi veri, e con quelli di molti (nel più ci sta anche il meno) piuttosto che autocensurarmi e soprattutto censurare obiettivi, sentimenti, sogni richieste altrui. Solo con un senso pieno della nostra dignità possiamo aspettarci che anche gli altri ci rispettino e comprendano a fondo il senso anche umano delle nostre richieste. Se noi stessi fossimo i primi ad aver vergogna di noi stessi e dei nostri sogni come possiamo aspettarci che altri abbiano maggiore considerazione?
Partendo da una piena consapevolezza di quel che vogliamo è anche possibile accettare dei compromessi ragionevoli rispetto al momento storico, politico e sociale, e continuare a battersi per quegli obiettivi ulteriori. Ma non possiamo mai accettare che altri ci cuciano addosso un triangolo rosa virtuale di vergogna e un limite ai nostri desideri.

Dopo averti esposto anche i motivi politici della mia battaglia politica, termino con il dire che davvero non c'è nulla di più politico di una vera battaglia per l'uguaglianza dei diritti. Credo che questa sia una battaglia capace di muovere le coscienze e l'impegno anche dei non omosessuali, piuttosto che quella per otteneer il subentro in un contratto di affitto.
Parlare di diritti civili, umani, delle nostre vite, di sogni aspirazioni e problemi.

Anonimo ha detto...

Ho visto ora la trasmissione, certo che sei stato veramente molto paziente con Casini, che costantemente ti dava del tu. Io gli avrei risposto che il tu lui può darlo a Totò Cuffaro, che ognuno si sceglie gli amici e i parenti che vuole, ma io non sono paziente.

Matteo ha detto...

Ciao Andrea!
se sapevo che andavi in trasmissione l'avrei vista!!! mi sarebbe piaciuto molto!!! Comunque bravo e grazie perchè sei uno dei pochi che lotta e spero continuerai a lottare per i nostri diritti!!!
Ciao e a presto!

Anonimo ha detto...

Avevo scritto un altro commento che evidentemente è andato perso per problemi di comunicazione, lo riscrivo perchè apprezzo molto che tu mi abbia risposto così analiticamente su un tema su cui hai molto riflettuto e molto vissuto, di questo anzi ti ringrazio.

Sono d'accordo con te su una cosa, che chiedere "poco" può portare ad avere niente, quindi è meglio che l'asticella sia alta. Solo che penso che usare la parola "matrimonio" ingeneri delle reazioni da parte di una folta schiera di benpensanti che ci porta ad un blocco senza uscita. Penso che dipenda dal fatto che in Italia tanti, tantissimi matrimoni sono di facciata, bianchi, contenitori di qualsiasi brutta cosa, per cui la dimensione sacrale che questa parola ha assunto è l'unico alibi rispetto alla triste verità, e quindi chiedere matrimoni gay sia mettere molte persone di fronte alla verità. Se è così, per me è meglio parlare di parità di diritti, anche ammettendo l'assurdità di due istituti sostanzialmente uguali ma chiamati con due nomi diversi, battendo anche e molto su temi come la reversibilità della pensione, che era completamente ignorata dai Dico, visto che non si capisce perchè noi gay dovremmo pagare le pensioni altrui senza reciprocità.

In questo senso, la battaglia sulle adozioni è innanzitutto la battaglia per le adozioni dei single, perchè questo significa portare ad una estensione del concetto di famiglia che è l'obiettivo di fondo che poi perseguiamo.

Andrea Maccarrone ha detto...

La questione del matrimonio sì o no è molto dibattutta evidentemente. Capisco i tuoi timori, ma sinceramente penso che chiamre le cose col loro nome è il modo più lineare e sensato per fare la battaglia. Si evoca un istituto conosicuto, senza ombre e lati oscuri e non si chiede a nessuno di rinunicare al proprio modello di famiglia ma di allargarlo in senso inclusivo. Nessuna persona di buon senso può pensare che se da oggi due uomini potessere sposarsi questo costiuirebbe un detrimento alla famglia di un uomo e una don na che vogliano sposarsi o indurrbe loro a cercarsi compegni dello stesso sesso è davvero ridicolo e in tutti i dibattiti pubblici che mi sono capitati sull'argimento (nelle scuole, ad incontri vari) il senso diffuso e di accoglienza e non di rifiuto, anche da parte dei cattolici. Se io anche chiedessi un'istituto equivalente ma chiamto diversamente sarebbe gioco facile per gli oppositori rilanciare a mo' di spaventapasseri "matrimonio di serie b" e simili (come hanno fatto persno per i dico che non c'entravano nulla davvero), buttandoci comunque nella stessa padella da cui volevi fuggire.
E allora è forse meglio essere chiari sin dall'inizio e affrontare la nostra battaglia, anche culturale e anche linguistica a viso aperto. Almeno io di questa opinione. Lo stesso casini ha dovuto ribadire che per lui il matrimoni è tra uomo e donna (senza spiegare perché debba essere lo stesso anche per me) ma non ha potuto riprendere con la storia del matrimonio di serie b (umiliante) e per spiegare la sua posizione è passato alla storia delle adozioni (per spaventare... e e la si usa comunque come avrai visto anche se si parla di dico o leggi antiomofobia). anche in queto campo è inutile quindi fuggire ma portare con serietà e compostezzai nostri pensieri (anche diversi e vari) e le nostre argomentazioni razionali (spesso conrapposti ad assunti dogmatici)

Quanto alle adozioni, appunto, sicuramente concordo con le adozioni per i single e al suo potenziale di apertura e cambiamento.
Ma penso anche all'adozione del figlio del compagno o della compagana in una coppia omo, in quei casi un bambino vive già in una coppia omogenitoriale (abominio per casini) ma con meno tutele degli altri bambini. Il furore ideologico e integralista di qualcuno non cambia la sua condizione (che studi concordi dimostrano non essere in alcun modo negativa, per altro) ma lo colpiscono e lo discriminano togliendogli tutele. Sui due numeri di AUt (la rivista gratuita del circolo mario mieli) di gennaio e febbraio proprio io assieme a Egizia mondini abbiamo curato uno speaciale sulle nuove famglie intervistando coppie di donne e uomini, e single che hanno bambini e ti posso assicurare che confrontarsi con queste esperienze di vita vera ti fa davvero capire quanto lontane siano certe posizioni politiche dall'evoluzione sociale e dai problemi concreti che ci si trova a vivere nella quotidianità. Almeno noi delle associazioni non dovremmo lasciarli indietro, non trovi?

Se ti fai un po' di giri anche per alcuni blog linkati da me (famiglie fantasma, Anelli di fumo, Elfobruno, ad esempio) vedi come questo desiderio di vera compelta parità e di cittadinanza piena sia diffuso e animato da vissuti personali anche appasionati.

Spero ci si possa parlare anche di presenza qualche volta, anche se non so dove vivi :)

A presto e grazie per gli stimoli che mi offri.

Anonimo ha detto...

Certo Andrea, mi farebbe molto piacere, solo che non conosco il tuo indirizzo di e-mail, puoi mandarmelo a questo mio: l-u-c-7-6-aa@yahoo.it togliendo tutti i trattini.