lunedì 15 ottobre 2007

Il pifferaio magico

Sono già passati alcuni giorni dal 14 ottobre che tutti ormai attendevano come momento determinante per il futuro del PD e anche del sistema politico italiano. I risultati hanno a loro modo sorpreso, ma non per la persona del segretario scelto ma per i numeri che le votazioni hanno espresso: oltre tre milioni di votanti per eleggere il primo segretario del Partito Democratico, quasi il 76% di consensi per il superfavorito Walter Veltroni. Sono numeri che, per certi versi, parlano da soli; più da partito unico e da plebiscito che da stanca democrazia contemporanea.
Giustamente ci si può ritenere soddisfatti della voglia di partecipazione di mobilitazione degli italiani, che, nonostante la tanto discussa disaffezione dai partiti e dalla politica, decidono di uscire di casa e provare a dare ancora una volta un loro segnale di speranza e di cambiamento.
Ma cosa c'è oltre questi numeri? è tutto oro quel che luccica?
Proviamo a fare una mini-analisi.
1) Innanzitutto attorno a questo "evento" nel senso anche comunicativo del termine si è concentrata l'attenzione mediatica da mesi ormai, con servizi quotidiani, dibattiti, spiegamento di energie e di riflessioni (da sinistra a destra, favorevoli o contrari). Una sovraesposizione aumentata dalla grande popolarità del candidato favorito, sindaco di Roma, Veltroni, che da molti è visto come una sorta di salvatore della patria e ha mobilitato attorno a sé anche una pletora di personaggi noti, cantanti, scrittori, sportivi, intellettuali, oltre a una coalizione di sponsor politici che va dalla Margherita alla sinistra DS passando dai TeoDem della Binetti e Bobba ai Gayleft.
Tutta questa attenzione ha dato l'impressione ai cittadini che si trattasse di un momento storico in cui coi loro voti potevano (o dovevano) davvero contribuire a costruire una realtà nuova e a scegliere che direzione farle prendere. Si è solleticata in fondo quella vanità degli italiani e quella voglia di stare sulla scena che spinse milioni a stare giorni in coda per sfiorare il feretro di Giovanni Paolo secondo o allunga le liste dei provini per trasmissioni come il Grande Fratello, Amici, e simili.
La realtà è abbastanza diversa (forse opposta) e per molte ragioni, a cominciare dagli avversari di Veltroni, che pur rispettabili, non erano certo all'altezza di una competizione reale e di metterne in luce le contraddizioni, passando per le liste bloccate, con nomi quindi scelti prima, e dall'assemblea costituente nazionale di 2400 delegati eletti che dire pletorica è riduttivo. Un'assemblea che probabilmente conterà assai poco se non per fare da cornice degna e da applausometro all'incoronazione del nuovo leader. Oltretutto è apparso evidente fin dal principio, soprattutto nel caso delle liste per Veltroni, che i rapporti di forza erano completamente a favore del leader unto dalla provvidenza, che come una calamita ha attratto tutti a sé, concedendo o negando i suoi favori, mentre i candidabili si accapigliavano per accaparrarsi una posizione dignitosa in lista. Un processo che lungi dal partire dal basso sembra irradiare dall'alto attingendo al patrimonio "salvifico" di popolarità che si è conquistato il sindaco di Roma.
2) Questo enorme numero di delegati (non oso immaginare dove e come si riuniranno, come avverrà il confronto, etc), ai quali si aggiungono per altro quelli delle assemblee regionali è per altro un'ulteriore concausa della grande partecipazione al voto. Se 2400 sono gli eletti, molti di più sono sicuramente i candidati, forse quantificabili in cifre non distanti dai 25.000. Candidati alla prima prova, rappresentanti degli studenti, politici di professione, ministri, esponenti delle istituzioni, o note personalità dello spettacolo e del giornalismo, dell'associazionismo etc, che si sono lanciati in una vera e propria campagna elettorale, con tanto di manifestini e santini elettorali recapiti in tutte le nostre mail o cassette della posta.
Ma anche a pensare che ciascuno di essi portava dieci amici o familiari a votare arriviamo senza sforzo a due milioni e mezzo.
3) I candidati hanno condotto la loro campagna sull'onda del favore mediatico. Abilmente estromessi i possibili avversari scomodi (Pannella, Di Pietro), facilmente marginalizzati gli outsider, privi di mezzi e di esperienza politica. Tutti hanno condotto la loro campagna senza confrontarsi veramente coi problemi e chiudendosi alle sollecitazioni che venivano direttamente dalla società civile. Una campagna orientata sui sondaggi, e sui soliti temi tanto cari alla classe politica, quali il numero dei ministri, le future coalizioni di governo, i rapporti con l'opposizione, la legge elettorale. Le altre tematiche (a partire dalle richieste del movimento glbt) trattate in modo vago e distratto, marginalizzate, escluse dal confronto. Le voci negative o critiche sono state ridotte al silenzio di qualche blog o di ridicoli trafiletti, mentre la grancassa di regime inneggiava a Veltroni e alla sua corte.
Un modo di procedere che ha "addormentato" il confronto sui contenuti e sulle idee (che in un nascente partito dal confuso profilo identitario sarebbe stato forse centrale) e catalizzato l'attenzione sulle persone e le personalità. Questo, unito al metodo plebiscitario di investitura del leader, scelto dall'establishment e acclamato a furor di popolo, ci fanno vedere tutta l'operazione più come un riuscito esperimento di marketing elettorale che come una vera prova di democrazia. Un metodo che, in assenza di idee guida, sembra caratterizzare il nuovo partito come chiaramente di destra (più che di centro) fondato su una leadership personalizzata e forte pronta a stuzzicare lo stomaco della gente senza coinvolgerne cuori e menti. Del resto, caso più unico che raro, gli elettori sono stati chiamati proprio a incoronare il leader di un partito che ancora deve nascere, che non ha programma , che non si capisce dove ci voglia portare.

Veltroni insomma come il pifferaio magico delle favole che ha ipnotizzato critica, stampa e popolo e adesso conduce tutti al suono delle sue note verso il fiume... Le premesse non sono positive, ma spero non ci si debba svegliare bruscamente!

Una cosa sembra chiara il movimento glbt, ha quasi per intero capito che il gioco di Veltroni non li include e non li considera, e in molti non limitano la loro critica a questo ma a considerazioni più generali, che sono messe a nudo proprio dalla sua indifferenza/irritazione verso le richieste di diritti e libertà civili.

Note Positive e considerazioni pragmatiche (non voglio essere preso per quello che fa la lagna e vede tutto nero e non fa nulla per confrontarsi con le cose come stanno):
a) Innanzitutto mi è piaciuta la possibilità per sedicenni e immigrati di candidarsi e votare.
b)
Poi la presenza di donne e di frammenti società civile che hanno avuto la possibilità di partecipare e di dare (o credere di dare) il loro contributo, e forse potranno anche provare a lasciare il loro segno in quell'affollata assemblea costituente.
c) La grande partecipazione indica un desiderio di contribuire allo sviluppo e al cambiamento del paese, una speranza e una energia che magari è stata anche male indirizzata ma che è presente e potrà essere una ricchezza per tutti.

A sinistra, tutti noi dovremo comunque confrontarci con questo Partito Democratico che sembra nato solo come operazione di potere e di apparato. Il confronto con questo interlocutore è virtualmente inevitabile e allora dovremo rimboccarci le maniche (e turarci il naso) per evitare che sia troppo male, per metterlo di fronte alle sue contraddizioni e spingerlo a delle scelte meno populiste e pericolose. Non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia e fare finta di nulla e invece confrontarci con le questioni che questo nuovo soggetto politico solleva.
Tante cittadine e cittadini di buona volontà e in buona fede e anche tanti intelligenti e bravi esponenti politici stanno ancora in quel partito e non vanno isolati ma semmai aiutati a cambiarlo dall'interno e a renderlo più vicino alle nostre aspettative.
La sinistra e i partiti di sinistra e socialisti devono fare un delicato lavoro di autoanalisi che li porti a smettere di farsi del male da soli, a riconsiderare e aggiornare uno stantio apparato ideologico novecentesco per abbracciare un patrimonio ideale e un pragmatismo da XXI secolo, distante da riflessi pavloviani.
Per quel che ci riguarda vuol dire anche considerare parimenti importanti e fondamentali diritti sociali e civili, affrontare in modo intelligente e innovativo le questioni ambientali, riguardanti il mondo del lavoro, lo stato sociale, l'economia, i trasporti, la giustizia, la scuola.
Vuol dire puntare sulle idee, la cultura, un patrimonio identitario aggiornato e non solo sulla facciata, vuol dire un profondo lavoro di innovazione. Speriamo bene...

mercoledì 3 ottobre 2007

Il montatore rumeno, laureato!

In questi giorni si fa un gran parlare di immigrazione, associandola spesso alla criminalità e in particolare all'aumento di quei reati, come rapine che sembrano spaventare molto l'opinione pubblica soprattutto nelle grandi città e nel Nord Italia.
In particolare a colpire l'immaginario è la comunità rumena, raddoppiata in poco tempo dall'ingresso della Romania nell'Unione Europea.

Per quel poco che ne capisco questo dibattito sulla sicurezza mi sembra molto artefatto e montato a uso e consumo della destra e, secondo i più maligni anche dell'altare del nuovo Partito Democratico a caccia di consensi per il suo prossimo battesimo del fuoco. Ciò non vuol dire che i problemi, reali E percepiti non vado affrontati con assoluta decisione con spirito di realismo ma nel modo mediatico di affrontare la questione c'è un evidente rischio di generalizzazioni e di approcci ideologici che finiscono piuttosto con l'allontanarsi dalla realtà delle questioni e di aggravare i problemi piuttosto che risolverli.

Una cosa, intendo dirla chiaramente: tutte le generalizzazioni del tipo straniero = criminale o anche clandestino = criminale sono da respingere in quanto false e pericolose.

Sentire ieri Fini pontificare senza argini a Porta a Porta di "zingari che non si vogliono integrare" come se per restare in Italia dovrebbero comunque spogliarsi della loro cultura e delle loro tradizioni, ci riporta orrende eco del passato. Evidentemente i vari lavacri nelle acque di Fiuggi e le visite a Yad Vashem (memoriale dell'olocausto a Gerusalemme) non sono serviti a rimuovere del tutto certi automatismi e certe incrostazioni ideologiche. O forse il clima di irrazionali paure, di sconforto e di integralismo religioso sta rimuovendo la patina che si era dato di destra moderna ed europea.
Del resto con che coraggio posso dare addosso al povero Fini, che è pur sempre leader di un partito chiaramente di destra, quando a dare fuoco alle polveri del populismo e delle fobie sulla sicurezza ci pensano da alcuni mesi i sindaci DS-PD che sembrano lanciati in una vera e propria crociata anti-lavavetri, trovando sicura sponda in un personaggio tristemente noto a tutti noi come l'attuale ministro dell'interno Giuliano Amato - ex dottor Sottile.
In questo clima pesante, in cui sembra che si stia cercando un capro espiatorio sul quale riversare lo smarrimento, la delusione e la rabbia di tanti italiani (e a farne le spese in alcuni comuni sono stati anche certi luoghi di incontro gay entrati nel mirino di un un moralismo dilagante), non vorremmo che a pagare, siano come al solito i più deboli, i tanti immigrati che sono qui in Italia per lavorare e contribuire con il loro impegno a migliorare la loro condizione umana e anche la nostra.
Oggi a montarmi la libreria Ikea sono venuti due montatori rumeni, bravi, rapidi, gentilissimi. Curioso e chiacchierone uno dei due è quasi laureato in economia (una sola materia), e spera anche di ritornare a casa per completare presto gli studi e ritrovare la famiglia. Una storia semplice, fatta anche di una scelta di lavoro difficile e coraggiosa che di certo non merita semplificazioni e soprattutto di essere vittima di una campagna mediatica che e politica che sempre più rischia di diventare una campagna di odio.

martedì 2 ottobre 2007

Veltroni, che CUS...

«L'ipotesi elaborata in Commissione Giustizia al Senato, che si chiama CUS, e cioè contratto delle unioni solidali, è una scelta che consente di riconoscere che esistono, seppur in maniera differente dalla famiglia tradizionale prevista dalla Costituzione».
È quanto ha dichiarato il sindaco di Roma Walter Veltroni, ospite della trasmissione Le invasioni barbariche, a proposito del riconoscimento delle unioni civili, aggiungendo che si tratta di diritti ragionevoli anche «per le coppie omosessuali» (ansa).
Dopo le dichiarazioni del suo comitato elettorale che avevano immediatamente provocato l'aspra e decisa reazione del Circolo Mario Mieli e fatto tanto indignare moltissimi nel movimento glbt e tra le coscienze democratiche del nostro Paese, da molte parti si era detto che quelle non rispecchiavano il pensiero del primo cittadino di Roma ed erano da considerarsi semmai uno scivolone di qualche suo inesperto collaboratore. Si diceva che il candidato al PD si era molto arrabbiato per questa polemica e sarebbe presto intervenuto per chiarire in maniera più completa e autentica la sua posizione sulle questioni sollevate dal movimento e in particolare dal comunicato del Mario Mieli che chiedeva risposte chiare ai candidati. (Iniziativa per altro lanciata in maniera ancora più ampia ed estesa, con l'idea di coinvolgere direttamente parte della base del movimento che anima centinaia di blog in tutta Italia, dall'aggregatore GayToday e che proprio in queste ore vede concludersi la prima fase "istruttoria" per procede con l'invio di domande chiare e circostanziate ai candidati del PD e, credo, a tutto il mondo politico italiano, essendo sicuramente questioni attuali e aperte con cui tutti devono necessariamente confrontarsi).
In realtà sono seguite diverse settimane di silenzio imbarazzato, nessuna smentita ufficiale per quelle dichiarazioni, che provenendo dal'ufficio di Veltroni sono da considerarsi quindi pienamente condivise dal Sindaco di Roma tanto da attirare finalmente anche l'attenzione dei media più attenti come il tg di la7, che ieri ha dedicato alla questione un servizio o TeleRoma 56 che stasera ha ospitato Rossana Praitano (presidente del Circolo Mario Mieli).
Stamane finalmente ecco queste dichiarazioni che di certo non ci soddisfano più delle precedenti e ci lasciano sempre più perplessi sulle reali intenzioni e sulla buona fede di mister Veltroni.
Diritti ragionevoli? famiglia tradizionale prevista dalla Costituzione?

Prendiamo atto che Il Partito Democratico si avvia ad attestarsi su questi punti al livello della destra europea, cioè a dire anni luce dalle richieste del movimento glbt e soprattutto dalla realtà dei fatti. Nelle sue superficiali e rapide dichiarazioni manca qualsiasi reale comprensione del fenomeno, qualsiasi "visione" prospettica, non si affronta la questione centrale dell'uguaglianza e della dignità di tutti i cittadini e tutte le cittadine di questo Paese e si scambia il problema con una banale disputa sindacale in cui si può trattare se la pensione arriva dopo 9 o 12 anni e in quale sede va stipulato l'accordo tra le parti.
Forse non risulta chiaro a Veltroni, peraltro in buona compagnia sia nel Partito Democratico che in tutta la classe politica italiana in generale, che non si tratta di conciliare due interessi contrastanti, ma di prendere posizione su una questione di principio, di eguaglianza e di pari diritti. Anche perché francamente non si capisce quali siano gli interessi in conflitto, dal momento in cui di fronte a chiare richieste di civiltà mosse dal movimento glbt e non solo si contrappone una posizione di netta opposizione e contrarietà da parte delle gerarchie cattoliche e religiose e dei bigotti moralisti di ogni risma. Una opposizione che non vine argomentata in nessun modo razionale e che fa appello soltanto a ideologia, teologia e anche a mistificazioni vere e proprie. Una opposizione che mira a confermare una discriminazione presente in Italia e, persino a rinforzarla diffondendo un messaggio violentemente omofobico.
Io propongo sempre un paragone con il movimento delle suffragette femministe: cosa avrebbero pensato se invece che concedere loro il voto in condizioni di parità con gli uomini le donne si fossero viste arrivare la proposta: "va bene potete anche votare ma il vostro voto va pesato un quarto di quello degli uomini, oppure ma voi eleggerete una rappresentate al parlamento con funzione consultiva"? Credo che si sarebbero sentite ancora più umiliate e insultate che di fronte a un rifiuto netto. Sarebbe stato come "pesare" la loro rilevanza politica un quarto o un quinto o un millesimo di quello degli uomini, sarebbero state proposte oltraggiose e inaccettabili.

Penso che il movimento italiano sia giunto a questa stessa maturità. Non vogliamo più contentini e false concessioni. Non vogliamo concessioni, vogliamo diritti, che è ben diverso! e fondamentalmente vogliamo che sia riconosciuta la nostra piena cittadinanza e la nostra uguaglianza... Tutto il resto viene giù logicamente e a cascata.