venerdì 29 febbraio 2008

Prime sirene rutelliane

Alla fine, dopo tanti annunci mancati, trattative, scambi di lettere e di dichiarazioni , qualche giorno fa l'accordo tra cosidetto Partito Democratico e Sinistra Arcobaleno sulla candidatura a Roma di Francesco Rutelli è stato raggiunto.
Si è trattato di un esito per molti versi scontato sin dal principio, sul quale nessuna persona di buon senso poteva farsi ormai delle illusioni che non fossero a dir poco velleitarie. E tuttavia non inferiore e la delusione nell'apprendere l'annuncio ufficiale: il candidato più a sinistra alla poltrona di sindaco di Roma, se confermato anche il ritiro di Franco Grillini, sarà Rutelli appunto.
Il dubbio semmai era su quale sarebbe stato l'equilibio programmatico finale sul tema dei diritti civili che, essendo stato l'unico pubblicamente e rumerosamente sollevato anche dal movimento glbt, era il vero elemento di divisione sul quale si confrontavano i diversi esponenti.
Come nello stile dei sedicenti democratici attuali, che amano procedere per missive e aut aut, Rutelli ha respinto definitivamente l'ipotesi di un Registro delle unini civili confermando con queste parole l'esito del voto in Consiglio dello scorso dicembre: ''Sono le leggi dello Stato che disciplinano il regime delle unioni diverse dal matrimonio, e Roma vi si attiene''.
Rilanciando in termini più vaghi le parole di inclusione e non discriminazione nell'erogazione dei servizi, Rutelli ha però tirato fuori una controproposta annunciando l'istituzione ''di un centro internazionale della cultura omosessuale'' con l'obiettivo di ''riconoscere e valorizzare ogni minoranza presente sul territorio''.
La proposta a me sembra miserella, anche perché, se per far cultura il sotegno pubblico è spesso utile e sempre benvenuto, non credo sia indispensabile e fondativo come dimostrano le decine di iniziative culturali di ogni genere, di cui assieme a tanti volontari del Circolo Mario Mieli mi occupo anche io, senza alcun sostegno pubblico diretto.
Alla luce di questo mi sorprendono le dichiarazione pubbliche di Imma Battaglia, presidente di DiGayProject, che in un comunicato di ieri sostiene l'idea di Rutelli: "Le proposte per la comunità omosessuale romana della coalizione di Centro-Sinistra guidata dal candidato sindaco Francesco Rutelli, e appoggiata dalla Sinistra l'Arcobaleno, ci convincono e pongono le basi per un nuovo dialogo.
La proposta dell'istituzione di un Centro Internazionale della Cultura Omosessuale, in cui vengono erogati servizi a 360° nei confronti di tutti i cittadini indipendentemente dal proprio orientamento sessuale e identità di genere, risponde alla richiesta di una politica fondata sul fare e non ideologica. Crediamo sia necessario continuare con maggiore forza".
Stupisce ancora di più che a fare simili dichiarazioni sia la stessa Imma Battaglia che nel 2000 ha già avuto modo a che fare direttamente con l'allora Sindaco Rutelli per la questione del World Pride, stupisce che si confonda la qestione di un centro culturale con quella dei diritti civili e della laicità che non hanno nulla a che vedere tra di loro.
Ben venga un festival, un centro culturale, un museo delle cere, una sala da thè, ben vengano spazi e iniziative culturali, ma cosa hanno a che fare tutte queste cose con il confronto pubblico con le isituzioni e con i diritti civili?
Avrebbero barattato le donne italiane la concessione di un cendtro internazionale della donna con il diritto di voto (ottenuto in Ialia oltanto nel non lontano 1946), con la legge 194 o il nuovo diritto di famiglia?
Meno sorprendenti, visti alcuni precedenti, le dichiarazioni di Arcigay Roma, che accoglie positivamente l'idea affermando che "la proposta di istituire un Centro Internazionale della Cultura Omosessuale fatta da Francesco Rutelli, candidato sindaco del Partito Democratico e della Sinistra Arcobaleno, è un primo segnale verso le persone lesbiche, gay e trans" Subito dopo però ribadiscono l'importanza anche del resto della loro piattaforma presentata ai candidati sindaco nei giorni scorsi, rilanciando "la creazione e l'implementazione di servizi e di tutele: la promozione di politiche volte a sostenere gay perseguitati o condannati a morte in altri paesi; sostegno economico e accesso alle graduatorie degli alloggi popolari alle coppie di fatto; azioni formative nelle scuole e nella pubblica amministrazione contro l'omofobia; lotta all'emarginazione e al disagio provocate dal pregiudizio tramite opportuni servizi strutturati sul territorio".
Tutte cose assai ecomiabili, e centro dell'azione amministrativa di una città grande o piccola che sia, in parte già avviate anche dalla scorsa amministrazione Veltroni, che pure non mi sono mai risparmiato di criticare aspramente. Il salto che manca è nel pieno riconoscimento di un ruolo propulsore che potrebbe avere la Capitale e la forza di investire l'azione politica e sociale di cambiamento attraverso battaglie e campagne che caratterizzino visibilmente l'azione istituzonale.
La domanda cruciale rimane comunque questa: in un candidato contano di pù le dichiarazioni e le proposte programmatiche o la sua storia in termini di rispetto degli impegni assunti? Rispetto alle questioni che ci riguardano risulta essere un candidato Rutelli, affidabile e credibile? Possono alcuni labili impegni su un centro culturale rimuovere la storia di rutelli sindaco con la vicenda del 2000 e tutto il suo percorso politco degli ultimi 8 anni?
Non è nostro compito indicare o sceglierci i candidati in base alle nostre esclusive preferenze e aspettative, ma nostro compito è restre vigili e non lasciarci imporre scelte che non ci piacciono.
I partiti hanno scelto il loro candidato, ne prendiamo atto, tutti noi sceglieremo se votarlo o meno... io NON LO VOTERO'.

giovedì 28 febbraio 2008

Salvi rilancia referendum sulle unioni civili a Roma: FERMATI

Cesare Salvi, Senatore della Sinistra Democratica, adesso confluita in Sinistra Arcobaleno rilancia l'idea già emera nelle scorse settimane di un referendum sulle Unioni Civili a Roma, in risposta all'esclusione del tema dal programma di Rutelli.
Sarebbe stato meglio puntare i piedi per farlo inserire, rifiutandosi in caso contrario di sostenere un candidato che rimane comunque indgeribile alla comunità glbt romana e a tutti i laici.

Una risposta, quella del referendum che era stata già criticata ufficialemnte da DìGayProject e dal Circolo Mario Mieli, perché oltre a non essere risolutiva rischia di rivelarsi un boomerang controproducente, riportando indietro la battaglia dei diritti come già avvenuto con il referendum abrogativo sulla legge 40 (fecondazione assistita).

Da tenere in conto anche il vaolre meramente consultivo del referendum propositivo comunale che non sarebbe comunque risolutivo della questione quindi.

Capisco che in questi mesi di campagna elettorale si faccia a gara a gara nell'ottenere visibilità su certi temi, ma trovo decisamente fuori luogo continuare in una direzione già criticata dalle associazioni interessate. Salvi Fermati! O se proprio vuoi fare qualcosa di buono candida Rossana Praitano a sindaco di Roma al posto del pupone Rutelli!

Paola Concia candidata nel Pd. Sono più incazzato di ieri!

In risposta a un articolo apparso sul corriere di oggi che titolava "Pd, «strappo» con i gay Nessun nome in lista", Veltroni smentisce e rilancia. Il segretario del cosidetto PD ha assicurato inoltre che il suo partito difenderà i diritti degli omosessuali, presentando la candidatura di Paola Concia (in foto con Fabrizio Marrazzo), «una delle persone più importanti nella battaglia a favore dei diritti delle persone omosessuali».
Che iperbole per una donna che non è mai stata parte del movimento ma solo rappresentante interna dei DS, dove a dire il vero se anche ha combattuto non si può dire che abbia riscosso grandi successi.
Forse più che l'impegno in favore dei diritti il leader maximo dei sedicenti democratici ha premiato la pervicacia nel divendere le posizioni del partito verso la comunità omosessuale.
Si realizza così l'obiettivo della fedelissima portavoce dei gaydem, che, per ottenerlo, si è legata da insolita amicizia con l'altra Paola (Binetti) e non ha esitato a difendere sempre il suo partito dalle pretese massimaliste del movimento e delle associazioni, festeggiando come si trattasse di grandi conquiste ogni mezza parola smozzicata strappata a Veltroni o ai vari documenti valoriali e programmatici prodotti nelle scorse settimane.

Del resto, nonostante gli sforzi profusi, né Concia né i suoi amici gaydem sono riusciti ad spiegare in modo credibile perché votare il cosidetto PD, non rispondendo alle questioni sollevate da Sciltian e da ElfoBruno.
Dal canto suo Paola Concia esprime soddisfazione (e poteva essere diversamente?) "Ringrazio il Partito Democratico e il Segretario Walter Veltroni per aver dimostrato sensibilita' sul tema dei diritti civili. Questa e' una battaglia che deve unire e non dividere, e che ha bisogno del contributo di tanti. Mi auguro che dopo questo primo gesto ce ne siano altri sia da parte del Pd che da parte di altre forze politiche per portare altri rappresentanti omosessuali in Parlamento e negli enti locali".
Che bella questa sensibilità espressa finora soltanto nella sua candidatura e in nient'altro. Dopo queste parole ho un'altra buona ragione per NON votare il cosidetto PD; grazie Concia per averci aiutato a chiarire le nostre scelte.
Mi fa piacere ripresentare una piccola rassegna di quel che ho scritto negli scorsi mesi su Concia e gaydem, tanto per dire che non ci eravamo fatti illusioni e che ancor meno dovremmo farcene noi adesso sulla reale portata di questa candidatura.


Ricorodiamo anche quale è sia concezione veltroniana di difesa dei diritti omosessuali... un po' di memoria non fa mai male

Sono Gay e sono Incazzato


Anche io sono gay e sono incazzato!
Adesso che lo sappiamo dobbiamo metabolizzare la rabbia e indirizzarla politicamente con una strategia costruttiva che ci faccia fare concreti e reali passi avanti.

mercoledì 27 febbraio 2008

Sondaggio elettorale tra i gay: il sito gay.it bisticcia con la matematica!

Ci risiamo... in piena campagna elettorale fioriscono sondaggi e commenti politici.
Tra gli altri non poteva mancare quello propinato gay.it ai propri elettori. di cui oggi leggevo gli esiti sul sito di gaynews. Incuriosito da quelle che mi sembrano delle imprecisioni risalgo alla fonte che non visitavo da quando avevo lanciato il boicottaggio.
Bisogna innanzitutto precisare, cosa che il buon Daniele Nardini, direttore comunicazione di gay.it non fa, che questo sondaggio NON ha alcun valore statistico in quanto non è stato sotoposto a un capione statistico ma a un inidentificato pubblico di visitatori di un sito internet, non in grado di rappresentare la popolazione glbt in generale.
Tra l'altro in home page, collegato in basso all'articolo sul sondaggio, si vede il titolo di un articolo, decisamente fuorviante (di cui avevo letto qualche giorno fa la caustica critica), che sostiene che il PD sarebbe favorevole al riconoscimento di coppie gay e reati omofobici, cosa non corrisponde al vero ma che avrebbe potuto per lo meno condizionare le preferenze espresse nel sondaggio del medesimo sito
Anche fatta questa premessa lasciano per lo meno perplessi l'interpretazione dei numeri per cui è meglio passare alla lettura integrale del pezzo...
"Il Partito Democratico ottiene il 50% delle preferenze di gay e lesbiche. È quanto emerge da un sondaggio realizzato da Gay.it al quale hanno partecipato circa 10.000 lettori.
La Sinistra Arcobaleno, invece, raccoglie il 15% dei voti fra i nostri lettori. Buono anche il risultato ottenuto dai Socialisti di Enrico Boselli che ottengono il 5% delle preferenze. Ben altra cosa rispetto al dato nazionale che li vede al momento a 1%. Merito, sicuramente, delle posizioni sostenute da questo partito che, sui temi gay, procede senza esitazioni.
Il Popolo della Libertà di
Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini raccoglie il voto di un gay su tre. Il dato rimane sostanzialmente immutato rispetto alle intenzioni espresse dai lettori alla precedente tornata elettorale nonostante Berlusconi, durante il periodo in cui ha governato Romano Prodi, sia cresciuto a livello nazionale di 10/15 punti percentuali rispetto al centrosinistra.
I "piccoli" del centro cattolico si spartiscono uno scarso 3%: Casini è al 2%, Rosa Bianca ottiene lo 0,3%, Udeur lo 0,5%. Meno di quanto riesce a conquistare La Destra di Storace alla quale va comunque il 4% delle simpatie. Si deve accontentare del 1,6% il PCL di Ferrando".
Se facciamo due conti con le percentuali raccontateci dal volenteroso Nardini arriveremmo intorno al 110%, e capisco che quando si commentano i sondaggi qualche arrotondamento ci può stare, ma questo è un po' troppo e allora cerchiamo dei lumi nella tabella con le preferenze espresse che accompagna l'articolo... Scopriamo, intanto, che il PD viene considerato insieme all'Italia dei Valori e raccoglie il 48,46%, ma il dato più macroscopico e che PDL+ Lega Nord+ MpA ottengono in realtà il 23,65% delle indicazioni di voto... come queste si siano traformate in "un gay su tre", pari quindi a un 33,33% è un mistero che solo un buon alchimista o Gesù Cristo, che come sappiamo moltiplicava pani e pesci, potrebbero spiegare. Ma la chicca deve ancora arrivare nel commento finale dell'articolo che vi ho conservato:

"Non sorprende vedere come, nonostante la Sinistra Arcobaleno sia più determinata del PD a portare avanti le istanze dal mondo gay, Bertinotti raccolga solo un terzo delle preferenze espresse. La comunità lgbt ha ancora fiducia nel partito di Veltroni nonostante sui temi a lei cari - DiCo, Cus,
omofobia e stalking - abbia ricevuto delusioni cocenti dal precedente governo. Gay e lesbiche hanno capito che lo scontro tra laici e cattolici è una questione che non può essere portata all'estremo. Per questo Veltroni ha una grande responsabilità nei confronti della comunità lgbt che, a quanto sembra, è intenzionata a rinnovare la fiducia alla sua parte politica".
Soprassediamo sulla convinzione che i gay abbiano capito che lo scontro tra laici e cattolici non può essere portato all'estremo. Questa estremizzazione in Italia non esiste e se esistesse non sarebbe condotta e rappresentata dalla Sinistra Arcobaleno, purtroppo, come ha dimostrato, per esempio, il voto per garantire l'esenzione dell'ICI ai beni ecclesiastici.
Ad ogni modo scopriamo che il 15,46% delle preferenze destinate date alla Sinistra (prima le unche arrotondate al ribasso come 15%) divengano adesso in conclusione "un terzo". Nel corso dell'articolo hanno fatto a tempo anche loro a moltiplicarsi, con straordinari risultati!
Consiglio a Daniele Nardini: se vuole continuare a commentare sondaggi ripassi le tabelline e le frazioni... eviterebbe inutili brutte figure e commenti velenosi come quello rilasciato da federicotm "complimenti al compilatore 23,65 = un gay su tre. Due braccia ingiustamente strappate all'agricoltura".

martedì 26 febbraio 2008

Piccola chicca: Binetti, Concia e Melandri insieme

A corredo fotografico di un ariticolo uscito sul Corriere della Sera di ieri, a proposito della mega festa autocelebrativa del PD su Roma (con inclusi incontri familiari degne della miglior Carrà e collegamenti con noti calciatori pubblicitari), ecco che scorgo una chicca succosissima.
Una piccola foto in basso ritrae insieme e sorridenti Paola Binetti, Paola Concia e Giovanna Melandri.
Didascalia: "Binetti, Concia e Melandri. In platea insieme la senatrice cattolica e la donna che difende i diritti di gay e lesbiche".
Che dire le auguro di trascorrere molti altri momenti felici insieme, il più lontano possibile dall'Italia e dal nostro Parlamento... magari, come scrive la Karl du Pignée sull'ultimo numero di AUT, quale possibile finale dell'epopea di PaolaBi e PaolaCi, in Australia.
La Concia troverà sicuramente più pecore pronte a seguirla!

lunedì 25 febbraio 2008

A Speciale TG1 Casini: adozioni gay aberrazione

A speciale TG1 Bertinotti e Casini duellano anche sulle unioni omosessuali.
Naturalmente Bertinotti difende l'idea di tutelare e valorizzare le diversità, o meglio dice lui "le differenze". Lo fa in modo convinto e deciso, ancora un po' confuso, nel senso che si capisce che pensa a un modello di unioni civili ma non lo riempie di molti contenuti e non lo rafforza di un pilastro indispensabile che è la coerenza della porspettiva e l'uguaglianza tra i cittadini. Fa davvero piacere, però, che sembra appassionarsi sinceramente all'agomento e tenta di replicare e di incalzare Casini non tagliando corto come era accaduto altre volte.
Casini ribadisce e articola anche meglio quanto già aveva detto ad Anno Zero: sì a diritti individuali basati su singole concessioni in alcuni settori (eredità, ontratti d'affitto etc) e su contratti privatistici, no a qualsiasi riconoscimento della coppia in quanto tale persino in forme superblande come i DICO. Per lui la famiglia è e rimane quella di uomo e donna e lo Stato deve continuare a imporre questo unico modello a tutti. Poi ribadisce ancora una volta per lui il fatto che due uomini possano adottare un bambino per realizzare il loro desiderio di paternità è inconcepibile, lo considera "un'aberrazione". La stessa parola già ripetutami per ben due volte in faccia poco più di una settimana fa. Casini ha anche criticato ritenendola contraria al bene del bambino l'apertura del Consiglio d'Europa alle adozioni dei single, cominciando a concretizzare i timori espressi anche da qualcuno qui riguardo la ratifica italiana della convenzione.
Qualcuno gli farà notare che anche questa è omofobia? ripeto potrà pure non piacergli la cosa ma si parla comunque di due persone non di due marziani. Anche nell'esprimere disaccordo verso una propettiva si può essere civili! E del resto quanti orfani sono cresciuti nei secoli in conventi di sole suore o soli frati? era anche quella cosa aberrante per il cattolico Casini?

domenica 24 febbraio 2008

Sarkozy - Berlusconi. 1 a 1

Ogni tanto capita di imbattersi in quelle piccole notizie che ti cambiano in meglio una giornata.
Il Presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha infatti reso finalmente pieno onore al premio intitolato a Silvio Belusconi (assegnato al peggior Capo di Stato e Governo) di cui è stato insignito eguagliando il maestro nostrano: in visita al salone dell'Agricoltura di Parigi, si trovava tra la folla stringendo mani a destra e manca. Inaspettatamente un passante gli ha detto "Oh no, non mi toccare", Sarkò, sorridente ma stizzito, lo ha invitato ad allontanarsi, ma alla risposta dell'uomo ha perso il controllo e lo apostrofato: "Vai via allora, povero coglione". In bocca a un Capo di Stato che si rivolge a un cittadino non c'è male, complimenti per il francese, è il caso di dire.

Ricordate quando fu Berlusconi, più a freddo, a dare dei coglioni agli elettori della parte avversa? Forse Sarkozy si è fatto dare qualche ripetizione dalla neomoglie italiana Carla Bruni.
Proprio adesso che entriamo nell'ennesima campagna elettorale, con la concreta possibilità che ci ritochi il Berlusca, fa sorridere e consola il fatto che in fondo tutto il Mondo è paese... sembra costantemente adeguarsi verso il basso!


Politici e Coppie

Ieri mattina, dopo la serata al Coming (e poi per fortuna a cena - o meglio post cena - da amici) h pensato bene di andare anche all'iniziativa Un politico Per Due, organizzata dalla LINFA, Lega Italiana Nuove Famiglie*.
Che stomaco! direte, non mi era bastata la memorabile kermesse di qualche ora prima al Colosseo? Ma che attivista sarei altrimenti? a me le cose piace viverle, sentirle vederle coi miei occhi. E ogni tanto ve le racconto pure se riesco.


Per andare al sodo, l'iniziativa consisteva nel fare "adottare" una coppia di fatto - etero, gay o lesbica - da un parlamentare che consegnando un certificato si impegna ad operare nella prossima legislatura per rimuovere ogni discriminazione.
Naturalmente non vi faccio il racconto-cronistoria della mattinata di sabato, che risulta noioso oltre che inutile e mi limito a dirvi alcune cose che mi hanno colpito.
- I parlamentari erano più numerosi di quel che mi aspettavo: La delegazione più folta quella di Rifondazione capitanata da un Fausto Bertinotti visibilmente influenzato e udibilmente svociato, con Vladimir Luxuria, Titti De Simone, Gennaro Migliore; per i Socialisti c'era Francesco Boselli, Roberto Villetti e Franco Grillini, nelle vesti di candidato a sindaco di Roma; Cesare Salvi per Sinistra Democratica; Peacoraro Scanio e Stefano Bonelli (assente Gianpaolo Silvestri) per i Verdi; c'era anche una bionda e longilinea "rappresentante di Walter Veltroni" - forse dell'Esecutivo nazionale del PD - di cui non ricordo il nome, e due parlamentari della Sinistra di cui parimenti non ricordo.
- Mi colpisce l'assenza di qualsiasi parlamentare radicale (eppure la presenza di Rita Bernardini era stata annunciata). Forse per l'imbarazzo per il recente accordo col PD? Ugualmente, nonostante l'invito mancavano rappresentanti di altre forze politiche del Centrodestra.
- Al di là dei brevi discorsi di rito dei rappresentanti politici, che a volte si distinguono, tuttavia, per una inusuale spontaneità, un trasporto anche umano e una certa ironia, a mio parere tre sono stati i momenti più interessanti:
1) L'intervento della "rappresentante di Veltroni", che ha detto di impegnarsi a nome suo ma anche di tutto il PD nella difesa dei diritti delle coppie, come scritto nel programma. CONTESTATA (inizialmente proprio da me). Al di là dell'impegno suo personale, che non voglio mettere in discussione, non si può ancora accettare un'ulteriore opera di mistificazione, visto che nel programma si parla ancora una volta di diritti e doveri delle persone che convivone, che non è la stessa cosa di coppia. Oltretutto l'idea che lei fosse in rappresentanza di Veltroni è ridicola e umiliante per l'impegno delle in politica. Mentre dai Gruppi del PD, attualmente i più grandi in Parlamento, non ci sono stati altri esponenti né noti, né meno noti che hanno sentito di venire e partecipare, a loro nome e non come portaparola. Anche questi sono segnali di adesione a una causa. Patetica l'opera di difesa del presentatore.
2) Cesare Salvi consegna il suo impegno scritto ad Agata Ruscica e compagna. La nota esponente del movimento siciliano con un gesto repentino e sorprendente lo straccia in modo plateale sotto gli occhi di un mortificato e basito Salvi. Poi insiste per tenerlo così e spiega: "abbiamo 60 anni e e stiamo assieme da 25, per noi questi impegni hanno poco valore, e il mio gesto non è in polemica con il senatore, i parlamentari qui presenti e gli organizzatori ma è un gesto simbolico di protesta perché noi vogliamo sì i diritti, ma vogliamo l'uguaglianza piena, vogliamo poterci sposare come tutti gli altri in questo Paese, avere cittadinanza, non solo diritti alle coppie e alle nuove famiglie, MATRIMONIO". Salvi riprende fiato e colorito le abbraccia e sorride.
Ci voleva davvero qualcuno che avesse il coraggio di uscire da uno schema e da un cerimoniale un po' forzato per ribadire che gli omosessuali oggi subiscono una "doppia discriminazione" perché, al contrario delle coppie di fatto eterosessuali, la loro non è una scelta, né una condizione sperabilmente temporanea; è un obbligo, una costrizione, dovuto alla negazione di diritti nel nostro Paese.
3)Infine, proprio in conclusione vengono a ricevere il loro impegno scritto una coppia di uomini che vivono a Venezia. Uno dei due è un professore di scuola superiore nella città lagunare e spiega "Io ho conosciuto il mio compagno cinese in Giappone dove ero a causa della mia carriera diplomatica, per poter vivere questa storia d'amore ho lasciato quella professione e sono rientrato in Italia, ma voglio sottolineare le ulteriori difficoltà che hanno quelle coppie in cui uno dei due è extracomunitario. In questo periodo il mio compagno è in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno, pratica che prende quasi un anno, e per tutto questo tempo non può lasciare l'Italia nemmeno per un Paese europeo, perché l'unica cosa che ti danno è la ricevuta postale di un versamento (evidentemente inutile all'estero)". Aggiungo che secondo le attuali normative europee, recepite anche in Italia, un cittadino comunitario che vuole stabilirsi in Italia può ottenere per il o la compagna di fatto (anche dello stesso sesso) un permesso di soggiorno per ragioni familiari... Ciò non è consentito a un Italiano in Italia con compagno dello stesso sesso extracomunitario, ancora una volta doppia discriminazione.
D'altro canto per evitare qualsiasi dubbio l'uscente Ministro dell'Interno Giuliano Amato ha diramato una circolare a tutti i comuni e uffici anagrafici italiani una circolare in cui si stabilisce di non registrare e trascrivere matrimoni o unioni omosessuali contratti all'estero.
Una circolare che sancisce per iscritto una discriminazione rispetto alla normativa generale prevista nel caso e ci fa addirittura arretrare rispetto al passato (meno male che era un governo di centrosinistra!).
Per tornare alla manifestazione, devo dire che una delle cose che davvero mi ha colpito e mi farà ricordare la mattinata, era il trasporto e l'emozione sincera delle coppie, trasmessa anche ai politici.

*L'associazione, nata qualche anno fa, è erede della LIFF (Lega Italiana Famiglie di Fatto) fondata nel 1997 come una costola di Arcigay, rivolgendosi però al panorama più ampio di nuove famiglie anche eterosessuali; è presieduta da Alessandro Zan - presidente anche dell'Arcigay di Padova e del Veneto - che organizza da alcuni anni le manifestazioni romane del Kiss2PACS, Diritti Ora e simili, ed è succeduto nel ruolo ad Aurelio Mancuso.

sabato 23 febbraio 2008

Cabaret al Coming Out

Ieri, a ben 5 giorni di distanza dal fuoco che ha colpito il Coming Out e tutta la comunità GLBT romana, si sarebbe dovuto tenere il Sit in contro l'omofobia indetto da Arcigay Roma per le 22:00.
Perché uso il condizionale? è forse stato annullato l'evento?
No, l'appentumento c'è stato, ma certo non si poteva definire un sit-in, forse piuttosto una kermesse. Io, sfidando l'influenza, che mi aveva tenuto a letto con la febbre a 39, sono andato soprattutto per la commozione che mi aveva dato passare di lì il martedì mattina, un Coming vuoto e appena colpito dall'attentato incendiario, e per il desiderio di sentire la forza della reazione a questo gesto vigliacco.
Appena arrivato devo però immediatamente ricredermi sul tipo di manifestazione. Non un sit-in, commosso, rabbioso, coraggioso, ma un minifestival, non so come altrimenti definirlo.
Su un lato della strada era stato allestito un palchetto, con tanto di professionale service audio, tutto circondato da bandiere dell'Arcigay. La musica "gaya" era sparata a tutto volume nella strada e solerti volontari di Argigay erano indaffarati ad "impalare" decine e decine di bandiere dell'associazione.
Nel frattempo una discreta folla veniva raccogliendosi, con i rappresentanti delle varie altre associazioni aderenti (naturalmente anche il Circolo Mario Mieli), alcuni esponenti politici e del movimento, semplici sostenitori o attivisti.
A me coglieva uno strano senso di estraneità con quanto accadeva e vedevo. Mi sono ritrovato, con piacere, assieme a diversi volontari del Circolo e con altri attivisti e amici, mi sono potuto intrattenere in brevi conversazioni con amici e conoscenti, che magari non vedo spesso, rieincontrare qualcuno, cercare di capire che aria tira nella pancia della comunità. Ma se non fosse stato per le bandiere, la presenza di qualche giornalista, di qualche carabiniere, di qualche politico e di una decina di militanti dell'UAAR - che solitamente non frequentano il posto - non sarebbe stato possibile distinguere la manifestazione da una normale serata estiva al Colosseo. Per quanto mi riguarda non riuscivo a trattenermi dal commentare con chi incontravo:"ma noi froci senza musica non possiamo organizzare proprio niente, eh?".

Finalmente, con buoni venti minuti di ritardo, il palco si anima con la presenza di Fabrizio Marrazzo (Arcigay Roma) e Francesca Grosso (Arcilesbica). I loro interventi non meritano menzione se non per l'insistenza sul significato della GAY STREET che metterebbe Roma al pari di New York, Londra, Parigi e San Francisco; enfasi che rende giustizia al titolo voluto da Marrazzo per la manifestazione "No all'omofobia sì alla GayStreet". La rabbia per l'accaduto scivola sempre più in secondo piano e quasi cominciamo a rimpiangere la musica che ha lasciato posto alle parole. Intanto NON ci accorgiamo dell'assenza, del pur annunciato nei comunicati, Cecchi Paone (poco male), destinto forse a dare quell'immancabile tocco galmour in più.
L'unico momento da salvare, a mio parere, è l'intevento di Flavia, una della proprietarie del Coming, che spiega a tutti l'accaduto e la sensazione provata di paura e rabbia.

Poi ci dobbiamo rassegnare all'elenco infinito di sigle e singoli che hanno aderito alla manifestazione. Dopo l'intervento, anch'esso non memorabile ma almeno conciso, di Aurelio Mancuso, anche quei pochi esponenti del movimento non Arcigay chiamati sul palco nell'illusione di dover parlare (mentre in noi si affacciava la paura di una maratona di discorsi stile pride) hanno abbandonato il palco e lasciato modo al solerte Fabrizio Marrazo di passare al tributo ai rappresentanti politici che hanno aderito, riservando a ciascuno un riferimento personale all'impegno, una menzione al ruolo o alla carica ricoperti, un riconoscimento dei risultati (pochi) ottenuti.
Da segnalare i calorosi riferimenti ad Anna Paola Concia (già "protagonista" del mio blog) e L'assessore Rodano "che hanno reso possibile l'incontro delle Associazioni sportive gay a Roma nei prossimi giorni", a Gian Paolo Silvestri, che avendo ottenuto al Senato il risultato del diritto di asilo per i gay che provengono da paesi che li perseguitano - cosa prevista anche da regolamento UE per la verità - "è stato uno dei pochi a portare a casa un risultato concreto e dimostra, quindi, come avere rappresentanti eletti gay sia utile e necessario per avanzare i nostri diritti, è grazie a loro se oggi abbiamo tutti questi risultati".
Poi l'iperbole su Nicola Zingaretti (oggi candidato alla presidenza della Provincia di Roma), che - pur non avendo fatto molto di concreto per la comunità glbt negli anni, non essendo neanche intervenuto, quale neoeletto segratario regionale, a sostenere il voto positivo del PD capitolino sul Registro delle Coppie di fatto (o a stigmatizzare il voto contrario) - è, secondo Marrazzo, "un punto di riferimento molto aperto e disponibile all'ascolto , di cui vi garantisco personalmente l'affidabilità e di cui possiamo fidarci per tutte le nostre richieste" (e il trasporto nel dirlo è tale che quasi gli si ingrabugliano le frasi e le parole).
Proprio quando mi stavo rassegnado ad assistere alla solita sfilata di parole e persone, a un inutile presenzialismo; insomma a una marchetta di sapore pre-elettorale più che a una manifestazione contro l'omofobia, ecco il colpo di scena!
Al nome di Fausto Bertinotti, scatta dal pubblico una Helena Velena, inviperita contro il presidente della Camera (Per chi non conoscesse il personaggio Helena è una TransGender, conosciuta pe il suo stile di forte impatto, frustino, pelle e borchie, una teoriche italiane del gender e del punk, carattere irrascibile e infiammabile, retorica sincopata e rabbiosa, piuttosto anarco-individualista, che aveva contestato la scelta di Rifondazione di candidare Vladimir Luxuria in Parlamento), che a muso duro interrompe e contesta Marrazzo, incontenibile (lei), basito e interdetto lui; soprattutto, dà la stura a degli altri ragazzi, tutti con bandiere Arcigay, che urlano "NON VOTO, NON VOTO, NON VOTO".
Un Marrazzo, visibilmente imbarazzato, balbettante e infastidito, terreo, prosegue rapidamente alla conclusione della lista ("dimencando" non a caso Rutelli) e poi prova, intartagliandosi, a cavalcare e ricondurre all'ovile il dissenso registrato: "Il governo ci ha delusi: devono salire i politici che fanno delle cose che chiediamo se non le fanno non devono salire, ecco" mi sembra il senso dell'intervento... ma ormai tra la folla nessuno lo ascolta più o si commenta l'accaduto o non si riesce a trattenere il riso, e Marrazzo lascia il palco alla musica, irrigidito e senza fare nessun altro riferimento all'attacco al Coming, per il quale in finale saremmo dovuti essere lì (non certo, con tutto il dovuto rispetto, per ascoltare le sue indicazioni di voto).
Intanto una prima risposta l'ha ricevuta proprio Zingaretti, che poco prima avevo sentito ostentare sicurezza di fronte a un'esponente del movimento, che gli segnalava come il clima generale a Roma tra gay e lesbiche, soprattutto con la candidatura Rutelli, era deluso e per l'astenzione. Il candidato alla Provincia, forse fiducioso nel sostegno del Marrazzo, scuoteva marpione la testa, gli occhi a fessura: "non credo"...
Chissà se è andato a letto con la stessa sicurezza.
Nel complesso, direi, un'ulteriore occasione perduta; un modo di manifestare che contribuisce a farci perdere complessivamente di credibilità politica e sociale e che deve indicarci una linea di frattura per il futuro.
Anche come associazione occorerà riflettere: il Circolo Mario Mieli non poteva non aderire per segnalare l'accaduto e per solidarietà alle porprietarie del Coming, ma in futuro, di fronte a piattaforme non chiare e a iniziative discutibili, credo che si debba nettamente marcare la distanza.
Ero perplesso dapprinvicio sul significato di un sit in di risposta a un fatto così grave a ben 5 giorni dall'evento. Col senno di poi appare chiaro che quei giorni servivano a ordinare e montare un palco, raccogliere adesioni e consensi, costruire la scaletta di un minishow, incontrare Rutelli, etc...
Tutte cose più che leggittime, ma che con l'attentato incendiario e con l'omofobia c'entran poco o nulla (e non è il caso di strumentalizzare anche la lotta all'omoobia con il clima che già si respira).
Come, a ben vedere, non c'entra nulla neanche l'ostinazione a voler chiamare un tratto di strada "Gay Street", cosa che, contrariamente a quel che si dice, non esiste nel resto del Mondo. Parigi ha il Marais, Madrid ha Chueca, San Fransisco Castro e così via... tutti questi quartieri sono nati spontaneamente, senza autorizzazioni municipali e senza sindaci o amministrazioni locali da ringraziare o sostenere, e nessuno li chiama diversamente da come si sono sempre chiamati: coi loro nomi.
Anche la via San Giovanni in Laterano, il Coming e, pian piano, gli altri bar ed esercizi intorno, sono stati "scelti" dalla comunità glbt romana senza che nessuno li abbia autorizzati o ci debba mettere necessariamente una targa sopra.

Rutelli: No alle Unioni Civili

La risposta di Rutelli, a mezzo stampa, ai "dubbi" sul suo programma nei nostri confronti, alle pressioni in proposito della Sinistra Arcobaleno e alla lettera della sua "amica" Cristiana, non si è fatta attendere; ed è stata meno ambigua di quel che temevamo.

Il Registro delle coppie di fatto a Roma non s'ha da fare!
"Le unioni civili non saranno nel programma. Questa proposta non ci sarà per il semplice motivo che è una proposta che le stesse forze della Sinistra Arcobaleno sanno bene che bisogna proporle su basi nuove". Così dichiara il candidato Rutelli, anche se il motivo dell'esclusione sembra tanto evidente solo a lui.

E dire che solo ieri una delegazione di Arcigay Roma, capitanata dall'iperattivo Fabrizio Marrazzo, aveva incontrato il candidato sindaco presentandogli le sue richieste tra cui quella "valutare la proposta di inserire nel programma l'approvazione delle Unioni civili".

Solo per dovere di cronaca e correttezza storica vorrei ricordare che lo stesso Marrazzo, quando tutte le altre associazioni romane (tranne Arcigay) avevano avviato la raccolta firme per la promozione di un registro a Roma aveva dichiarato a Repubblica che questa era un'iniziativa inutile perché lui aveva già proposto in Regione Lazio una legge generale sulla questione che sarebbe stata approvata a breve e rendeva il Registro a Roma superato e inutile.
A quasi un anno di distanza, senza che si sappia più nulla della fantomatica legge regionale, ha forse cambiato idea e ha deciso di farsi portavoce unico di questa richiesta verso il "credibile candidato laico" Rutelli.

Ma non poteva mancare nell'elenco la "pedonalizzazione della «Gay Street», che si trova nel quartiere San Giovanni, per farla diventare un punto di incontro tra le persone, la tutela e l'accesso ai servizi comunali anche per le coppie di fatto, eterosessuali e gay, l'incremento dei servizi che tengano conto dei bisogni delle persone lesbiche, gay e trans; la lotta all'omofobia e alla transfobia nella pubblica amministrazione e nelle scuole; il riconoscimento degli spazi di aggregazione, di socialità e di visibilità".

Al termine dell'incontro Fabrizio Marrazzo sembrava esprimere soddisfazione: "Rutelli ci ha detto di essere disponibile a valutare forme di regolamentazioni che eliminino ogni discriminazione verso gay, lesbiche e trans. Possiamo lavorare e valutare con lui queste forme alternative, indipendentemente da nome e forma giuridica". Quindi gli è apparso credibile manifestare la speranza "che queste istanze saranno esplicitate in modo chiaro e preciso nel programma".
Speranza subito soddisfatta dal solerte Rutelli: NO. Come si suol dire più più esplicito, chiaro e preciso di così si muore!

giovedì 21 febbraio 2008

Concia-Benedino: errare è e umano, perseverare...

Solo qualche giorno fa veniva pubblicata da parte di 27 omosessuali aderenti al pd una sorta di lettera aperta pubblicata su L'Unità intitolata: "Perché una lesbica o un gay dovrebbe votare il Pd alle prossime elezioni politiche?". Fermo restando che non si capisce se si rivolgono più al loro partito o ai potenziali elettori omosessuali, vi rimando alla splendida analisi del testo che ne fa Sciltian sul suo blog: non emerge nessuna buona ragione perché li si debba votare!
Nei giorni scorsi, poi, è uscito finalmente il programma e i 12 punti forti su cui punta Veltroni. Naturalmente nulla che ci riguardi nei 12 punti, mentre il programma ripropone, nella parte relativa alle questioni eticamente sensibili, la stessa formula del vecchio programma dell'Unione. Esattamente quella che aveva fatto gridare allo scandalo tutte le associzioni glbt italiane perché, con quel riferimento ai diritti individuali delle persone conviventi negava il riconoscimento della coppia e costituiva un sostanzioale passo indietro rispetto alla proposta del PACS che era stata in precedenza sostenuta da tutto il gruppo parlamentare dei DS.
Lo stesso Presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso, non ha potuto evitare dal criticare nuovamente e con decisione questa impostazione in un comunicato asciutto e diretto "Nulla di nuovo sul fronte veltroniano".
Del resto durante la trasmissione Anno Zero a cui ho partecipato, persino Casini (UDC) si è detto favorevole al riconoscimento di alcuni diritti individuali per i conviventi. Il che è tutto dire!!
Ma tutto ciò non basta per smuovere dalle loro posizioni i solerti portavoce nazionali del tavolo gay e lesbiche del PD, Anna Paola Concia e Andrea Benedino, che sembrano, invece, pienamente soddisfatti del risultato ottenuto (evidentemente neanche questo era scontato) e dichiarano:''La conferma dell'impegno per il riconoscimento dei diritti delle persone conviventi anche omosessuali nel programma del Partito democratico, approvato con il consenso di tutti, rappresenta un fatto di grande importanza e un motivo in piu' di speranza per quei milioni di cittadini italiani che da troppi anni attendono invano una legge che riconosca i diritti che discendono dai loro legami affettivi''.
La sorpresa arriva nel seguito in cui sottolineano il valore vincolante di questo programma anche per i Teodem, cosa evidentemente non sufficientemente chiara: ''È bene che tutti coloro i quali si candideranno nelle liste del Partito democratico, teodem compresi, abbiano ben chiaro come questa volta, piu' ancora che in passato, il programma sara' vincolante per tutti".
Nonostante questo sconfortante stato di cose e pur di fronte alle tante delusioni subite dagli omosessuali e alla loro "comprensibile diffidenza", i cari Concia e Benedino esprimono "fiducia che Walter Veltroni saprà trovare in questa campagna elettorale parole e gesti convincenti, tali da saper riconquistare la loro fiducia''.
Se non si stesse a parlare di diritti saremmo alla comica finale. Parole? Gesti? stanno parlando dello stesso Veltroni, che da sindaco ha imposto la bocciatura dei Registri delle Unoni Civili a Roma, dopo aver ricevuto l'imprimatur dal segretario di stato vaticano Bertone? Il tutto senza volersi assumere nemmeno la responsabilità di essere in aula Giulio Cesare per le votazioni e senza aver neppure sentito le asociazioni promotrici della porposta di iniziativa popolare?
Certo che come spirito democatico non c'è male per il leader del Partito Democratico!
Provo ammirazione per la dedizione masochista di Concia, Benedino e alcuni altri gay e lesbiche che perseverano nel restare dentro un PD dalle forti venature omofobe, nella speranza di cambiarlo dall'interno e nella convinzione che lì maturi il futuro dei nostri diritti.
Quel che mi sembra inaccettabile è voler convincere gli altri del gran bene che ci vuole il PD e della grande portata innovativa di un programma miserrimo e umiliante che sulla questione dei diritti civili lo pone alla destra dei partiti di destra di tutta Europa.
Una cosa non gli è chiara (a Concia e Benedino) NON CI VOGLIAMO FAR PRENDERE IN GIRO.
Quando la smetterete di raccontarci fregnacce sull'apertura del PD nei nostri confronti anche il vostro rlavoro risulterà più credibile e meno strumentale.
Se e quando otterrette dei risultati veri (lasciateli valutare dal movimento) penso che tutti noi saremo ben felici di rivedere le nostre posizioni.

Prove tecniche di grande coalizione

Un articolo riportato sul Corriere della Sera on line annuncia l’accordo tra PD e PDL, in Commissione di Vigilanza, sull’applicazione sull’accesso ai programmi giornalistici e ai TG della RAI nella prima parte della campagna elettorale, fino al 10 marzo. Gli emendamenti identici presentati dai due maggiori partiti smentiscono la proposta del relatore radicale Beltrandi, che fissava una parità di accesso per parlare di una più generica parità di trattamento.

In pratica PD e PDL potranno avere più spazio in termini di tempi rispetto alle forze minori.
Il nuovo clima di “dialogo” tra Berlusconi e Veltroni comincia, insomma, a dare i suoi frutti realizzando un degli obiettivi storici del Cavaliere: indebolire la par condicio che non gli consente di dispiegare pienamente la sua potenza mediatica sulle televisioni. Queste sono tutto sommato ancora piccole cose (si tratta di regolamenti applicativi che devono comunque rispettare una legge) ma la direzione di marcia appare evidente.


Intanto ieri sera il maggiordomo dei potenti, Vespa, ha precorso i tempi, ospitando in una puntata di Porta a Porta dedicata al ricordo di Modugno, Francesco Rutelli, candidato sindaco di Roma, che non è stato chiamato a parlare di politica, ma a far salotto.
Il risvolto interessante? La rievocazione dell'impegno di Modugno in politica coi radicali, in una fase della sua vita: sapete chi accompagnava il canatante in alcune foto relative a quell'esperienza? ma un giovanissimo Rutelli radicale.
Ovviamente le foto erano in bianco e nero. Ne è passato di tempo!

mercoledì 20 febbraio 2008

Il Piombo senza il ‘68

Mi rendo conto che il titolo è un po’ duro e forse un po’ criptico e va spiegato, quindi cercherò di esporre una mia sensazione piuttosto brutta nel modo più conciso e chiaro che posso.

Molti di voi hanno sentito o letto dell’incendio doloso al locale Coming Out di Roma, un piccolo bar con vista sul Colosseo che ormai da anni anima le serate e anche i pomeriggi di tantissime ragazze e ragazzi omosessuali e dei loro amici divenendo punto di ritrovo e di incontro visibile e allegro della comunità GLBT della Capitale. Sicuramente un gran brutto segnale di intolleranza verso la diversità e la convivenza (pur in assenza di una rivendicazione come ricorda giustamente Fabio), che in tanti abbiamo subito denunciato anche in assenza di adeguati spazi di informazione.

Ma questo non è il primo né l’unico segnale che va in questa direzione. Le stesse proprietarie del Coming hanno segnalato altre minacce e intimidazioni, e nei mesi e negli anni scorsi gli episodi di aggressione o bullismo nei confronti di gay, lesbiche o presunti tali si sono moltiplicati a Roma e in tutta Italia, tanto che già alla vigilia della scorsa estate ero stato chiamato a scrivere due articoli - uno su Queer e l’altro su Liberazione - proprio sulla crescente omofobia che colpisce il nostro Paesee indacndone alcune possibili concause. Non possiamo dimenticarci di citare anche noti esponenti politici e religiosi, che in tutta tranquillità esprimono concetti di un razzismo e di una pericolosità agghiaccianti, o talvolta più subdolamente sottili nella loro carica di odio discriminante e, forse per questo, anche più pericolosi.

Ma naturalmente questo tipo di segnali non sono univoci nel colpire soltanto omosessuali e trans:
ricordiamo l’omicidio di Renato Biagetti a Focene, altre bruttissime e sempre più frequenti aggressioni dal sapore squadrista, come, sempre a Roma, l’assalto a un concerto a Villa Ada, o a centri sociali etc. Tra l’altro proprio nei pressi di via Salaria c’è un circolo di Forza Nuova, davanti al quale mi capita frequentemente di passare sull’autobus e noto spesso decine di giovani dalle teste rasate e i giubbotti di pelle nera dall’aria decisamente poco rassicurante, che tranquillamente e indisturbati svolgono e progettano le loro “attività”. E che io sappia non non è certo l'unico.

Proprio lo stesso giorno dei fatti del Coming, leggo sul giornale di un assalto che ricorda, almeno dalle prime descrizioni di cronaca, la tecnica dell’agguato premeditato sotto casa. Un ragazzino di soli 17 anni dell’Aristofane è stato aggredito da due giovani più grandi di lui, a volto coperto e muniti di tirapugni.
La coincidenza mi ha davvero colpito e mi ha fatto pensare: "eccoci tornati al tanto evocato clima di violenza degli anni di piombo", degli scontri tra bande divise su base ideologica che vengono tanto spesso evocati, a sproposito, per ricordare e condannare il ’68, evocandone soltanto questi epigoni violenti (negli anni ’70 e ’80) dimenticando tutto quello che hanno significato quegli anni per i giovani di allora, per il pacifismo, come primo esempio di un vero movimento globale di massa (anche il riferimento di Sciltian al fare del brutto segnale del Coming la nostra Stonewall richiama quegli anni - il 1969 newyorkese per l'esattezza-rilanciandoli in chiave positiva però, come voglia di riscatto).

Ma a ben vedere la similitudine si ferma qui, o meglio non arriva neanche qui, perché oggi non ci sta più la contrapposizione ideologica dei giovani ma sono rimasti solo dei gruppi violenti pronti a prestarsi a presunte ideologie, di solito di destra, fornendo il loro braccio ingenuo e violento a ben più pericolosi personaggi (che spesso ne traggono vantaggi economici).
Il mondo non è più diviso in blocchi contrapposti e le ideologie sembrano sparite dagli orizzonti della maggior parte dei giovani e anche delle vecchie generazioni (comprese quelle del '68 che oggi, al potere, dimostrano ben poca fantasia!); anche gli ideali sembrano spesso morti e sepolti assieme alle ideologie e non si registrano ampli confronti sociali, rivolte studentesche, confronti con la polizia, forti reazioni morali contro le ingiustizie sociali o la guerra, forte slancio di cambiamento al basso. Anche quando ci sono manifestazioni o mobilitazioni, per quanto nemericamente oceaniche, rimangono episodi isolati soprattutto culturalmente, marginalizzati e ghettizzati e presto dimenticati (noi gay ne abbiamo fatto le spese col Pride del 16 giugno a Roma, archiviato dai media e dal confronto politico prestissimo). I diritti dei lavoratori, acquisiti con fatica negli anni Settanta, vengono pian piano erosi con il loro stesso consenso, e senza suscitare i grandi scandali o le forte reazioni che potremmo attenderci, sul fronte dei diritti civili e individuali si registrano arretramenti culturali e attacchi concentrici e sempre più decisi, come nel caso della legge 194, sull’aborto, la legge 40 sulla fecondazione assistita, le norme sull’immigrazione con i CPT, il diritto di famiglia.

Insomma ci sembra di arrivare a una situazione anche psicologica di paura e di tensione senza che ci siano nemmeno state le premesse di “liberazione” e cambiamento, senza quella ventata di aria nuova, di carica di rinnovamento i di sovvertimento degli ordini socio-culturali preesistenti.

A subirne le conseguenze, al momento, sono quelle frange più esposte e isolate, come la comunità GLBT - come noto divisa e ancora molto sommersa - più facili per le loro caratteristiche da individuare e colpite senza suscitare una reazione compatta e diffusa da parte della società civile.
Nella stessa condizione di fragilità si trovano gli immigrati, in particolari rumeni e i clandestini, che possono essere facilmente additati anche da politici con pochi scrupoli come i responsabili dell’insicurezza e dei mali italiani, comprendo così molte colpe che essi stessi hanno nella cattiva amministrazione. Poi, naturalmente, i giovani dei centri sociali, che per i loro modelli di socializzazione e attivismo politico sono sempre più allontanati dal resto della società che è cambiata e non riescono a dialogare più con ampi settori giovanili da cui sono e si sentono estraniati, se si fa eccesione per certi aspetti edonistici a volte enfatizzati.
Tutti gli altri non possono chiamarsi fuori, però. Il pesante clima di insoddisfazione, di disaffezione per certi linguaggi politici, un certo disincanto disimpegnato, una mancanza di reazioni di fronte ad esempi di esempi di corruzione e malcostume politico, di incoerenza e incapacità di connettersi coi bisogni e le aspettative più diffuse o di dettare nuove aspirazioni e speranze per il futuro rischiano di essere infatti un bruttissimo terreno di coltura per non oso immaginare che!
E gli esponenti politici? Come vediamo sono pronti a stracciarsi le vesti quando qualcuno, di fronte alla loro distanza e incapacità ad affrontare i problemi concreti, invoca il non voto, stigmatizzando il qualunquismo e "l'antipolitica". A parte il fatto che io contesto che la poltica si faccia soltanto nelle urne (anche se il momento elettorale nella fisiologia delle nostre democrazie è un momento centrale e supremo), non è forse proprio il loro continuo parlarsi addosso ad allontanre i cittadini? Spesso proprio quelli che per il loro desiderio di impegno fattivo non trovano veri sbocchi nel nostro sistema. queste reazioni io le dinirei non antipolitica (perché a ben vedere derivano da uno sguardo preoccupato e interessato alla realtà polotica), ma "antipolitici" cioè di opposizioni alla maggior parte dei politici italiani.
Certo la soluzione ai nostri problemi non può essere l'Aventino e l'autoeslusione (se non percepito come eccezione alla regola. avrebbe avuto senso votare per il listone unico del fascismo se non quello di esprimere adesione e di rafforzare un regime?), ne si può gioire di perdita di fiducia nelle istituzioni democratiche, perché questo va a costituire un ulteriore tassello di quel buio quadro che tratteggio.
Certo se la nostra scelta si dovesse ridurre o riassmere al Venditore di Tappeti Berlusconi e al Pifferaio Magico Veltroni non basteranno le mollette per il naso per condurci alle urne!
Contro la "battuta" di Fiorello sulle schede elettorali e i rifiuti di Napoli è più efficace la condanna verbale da parte di uno screditato mondo politico o un deciso tentativo di prendere in mano la situazione? o atti di coerenza, come l'ammissione delle proprie responsabilità di governanti e la presa d'atto delle conseguenze inevitabili?

Non mi piace spararla grossa, non mi piace fare la Cassandra o il profeta di sventure, le mie non sono analisi articolate ma piuttosto un’insieme di sensazioni, di percezioni, di preoccupazioneun po' confuse forse, che però volevo condividere.
Preciso anche che non voglio offendere chi quegli anni li ha vissuti o li conosce più a fondo e, magari giustamente, mi dirà che il mio paragone è azzardato, campato in aria frutto di farneticazioni, ignoranza, impressioni errate. Ammetto sin d'ora tutte le mie colpe e ribadisco più che un'analisi storica si è trattato di formalizzare una sensazione.

Quando martedì mattina sono andato al Coming a vedere cosa era successo e a dare una semplice gesto di vicinanza e di solidarietà alle ragazze, mi si sono strozzate le parole in gola ed è affiorata una lacrima, nonostante loro fossero state eccezionali rimettendo a posto la maggior parte delle cose e celando la vetrina rotta.
Quella lacrima conteneva queste riflessioni.

Consiglio d’Europa: sì alle adozioni per i single

La nuova Convenzione sull’adozione che dovrebbe essere approvata a maggio dal Consiglio D’Europa (organismo che raccoglie 47 paesi) fisserà le nuove regole cui i singoli stati membri dovranno attenersi nel fissare le procedure di adozione.
Tra le principali novità l’esplicita apertura alle adozioni da parte di coppie omosessuali, che rimarrebbe comunque discrezionale e la previsione, obbligatoria invece, della possibilità di adottare da parte dei single. Se queste anticipazioni troveranno conferma nel testo definitivo, sarà obbligo adeguarvisi per tutti i paesi che ratificheranno la nuova Convenzione (la precedente risalente al 1967 era ormai superata dall’evoluzione sociale degli ultimi 40 anni).
Quella dell’adozione per i single sarebbe un rilevante passo in avanti per l’Italia, rimasta indietro su questo fronte, perché allargherebbe finalmente l’accezione di famiglia e consentirebbe a tanti bambini di trovare l’affetto di almeno un genitore (mamma o papà) desideroso di accoglierli.
L’accento che la Convenzione pone sulla tutela del migliore interesse del minore, accompagnata appunto dalle aperture alle adozioni da parte di coppie omosessuali e all’obbligo di prevedere quelle per i single dimostra da sé che i dubbi in proposito, strumentalmente sventolati dai politici italiani, sono ampiamente superati a livello europeo, tanto da non venire presi in seria considerazione!
Clicca qui per leggere l'intevista alla vice segretario generale del Consiglio d'Europa, Maud de Boer-Buquicchio.

Con Rutelli la Sinistra si suicida

Ho già avuto modo di esporre soltanto qualche giorno fa le ragioni della mia opposizione alla candidatura di Rutelli a Sindaco di Roma, sottolineando in particolare quelle relative al suo rapporto con la comunità Gay-Lesbica e Trans.
Tra quelle, non ho forse ricordato il primo inequivocabile segnale di un progressivo spostamento sul fronte dell’integralismo religioso che è stato il suo atteggiamento verso il World Pride del 2000, in cui l’allora Sindaco di Roma decise di piegarsi alle logiche provenienti dal Vaticano che volevano Roma città santa e intangibile per tutto l’anno giubilare: una sorta di lunga parentesi democratica durante la quale i “debosciati, degenerati, blasfemi, contro natura, moralmente corrotti… omosessuali" non avrebbero potuto calcare le strade dell’Urbe neppure a livello del Raccordo.
Seguendo questa assurda logica il Rutelli sindaco si oppose strenuamente alla manifestazione e anche a tutte le attività culturali previste a corollario, ritirò i fondi già stanziati a sostegno, propose rinvii, improbabili eventi stanziali a Tor di Valle.
Persino il Governo, guidato al tempo da un altro noto personaggio dell’attuale PD, Giuliano Amato, si sentì chiamato in causa cercando di capire gli spazi di manovra per impedire che tale "atto sacrilego", nientemeno che una manifestazione per i diritti nella Capitale del Paese (ma anche del cattolicesimo) avesse luogo, per concludere che “purtroppo c’è la Costituzione” (proprio quella di cui oggi si festeggiano i 60 anni)… e quindi una manifestazione democratica non è soggetta ad autorizzazioni governative e può essere rinviata o deviata solo per motivi di ordine pubblico. Cosa che evidentemente non è possibile invocare per tutto un anno e per tutta una città.
Ma ci siamo fatti prendere dal ricordo, e la storia è importante ricordarla ma io vorrei dire dell’altro.
Richiamate, infatti, le ragioni per cui Rutelli è candidato davvero impossibile a votarsi dalla comunità GLBT capitolina (che è comunque una parte significativa della città) e anche dai laici, e dai riformisti autentici, visto ciò che Il suo percorso politico, mai rinnegato, lo ha portato a rappresentare, resta da dire che la scelta di sostenerlo è incomprensibile forse persino sucida per la stessa Sinistra. Accetando questa candidatura, infatti, si mette una seria ipoteca sulla sua reale capacità di intercettare un'insofferenza diffusa e un voglia di riscatto e di rinnovamento e, soprattutto, di rappresentare a tutto tondo le richieste di lacità e di diritti civili in modo credibile e limpido.
Sicuramente nella scelta hanno influito questioni pratiche di realismo politico, il desiderio, legittimo, di non disperdere completamente l’esperienza di 14 anni di governo comune del centro sinistra a Roma, che ha indubbiamente prodotto anche notevoli risultati positivi e rilanciato l’immagine della città nel mondo.
Una collaborazione collaudata che ha saputo spesso coniugare anche istanze teoricamente distanti, quali l'attenzione al sociale e al mondo del terzo settore e la crescita economica e turistica della città, lo slancio progettuale sui trasporti pubblici, la riqualificazione di alcune periferie e l'attenzione ai luoghi storici e all’immenso patrimonio archeologico di Roma. Tutto questo non si può cancellare, ed è utile ricordarlo.
Emergono, poi considerazioni meno ideali ma non per questo meno importanti sugli equilibri, la ricerca di una garanzia di sopravvivenza su un territorio in cui si è molto costruito in termini di reti sociali e politiche, come con le presidenze di Municipi distribuite ai diversi alleati, la possibilità di contribuire ai massimi livelli alla definizione delle scelte politiche e programmatiche e alla vita amministrativa nel suo complesso, etc.
Tuttavia non è possibile non cogliere il deciso cambiamento di clima politico a livello nazionale e anche locale e il cambiamento delle priorità. Una situazione in cui è importante prendere delle scelte di coerenza e basate su forte convinzione e adesione etica, civile e politica e non solo sull’opportunismo.
Innanzitutto assieme agli aspetti positivi dell’amministrazione Veltroni, che è stata capace di aggregare così tanti consensi, non è possibile per la Sinistra autentica non accostare gli aspetti critici o negativi per riequilibrare l’assetto amministrativo e programmatico, soprattutto guardando al futuro.
Due solo questioni mi preme per ora rilevare: sull’urbanistica si è dato il via a percorsi di rapidissima urbanizzazione e cementificazione, per esempio nel IV Municipio in cui vivo, non accompagnata, al momento, da sufficienti reti d’infrastrutture e servizi, per cui sono nate quasi nuove città nella città, enormi centri commerciali, nuovi poli di urbanizzazione, sempre più distanti dal centro e che pongono enormi dubbi per la pressione sul territorio e per l'insufficienza dei trasporti pubblici. Un’urbanizzazione abbastanza selvaggia (milioni di metri cubi) che, per altro, non ha lenito il problema abitativo, giacché i prezzi delle case e degli affitti sono continuati a salire ininterrottamente negli ultimi anni.
Un altro elemento critico è stato per esempio la gestione dei rifiuti, tanto di attualità a Napoli. Anche a Roma, infatti, i problemi sembrano essersi accumulati negli anni e il servizio di raccolta differenziata rimane del tutto insufficiente e assai inferiore alla media delle città del Nord Italia.
Ma ancora non siamo al cuore del problema Rutelli-Sinistra e ci arriviamo subito. Per garantirsi il sostegno di questa coalizione, oggi Rutelli fa aperture sul programma anche riguardo ai diritti civili che potrebbero interessarci tanto. Si potrebbe parlare ad esempio di quei Registri delle Unioni Civili che solo due mesi fa il consiglio comunale di Roma ha bocciato con il voto compatto e unanime per il No di tutto il PD? Francamente è poco credibile che il Partito Democratico che compattamente ci spiegava che quella era una proposta massimalista e ideologica, e si rifiutava persino di mettere un inequivoco riferimento alle coppie in un misero ODG, oggi cambi idea guidato dallo stesso Rutelli che ha portato la Binetti al Senato e che ha osteggiato in ogni modo il percoso dei Dico nel Governo di cui è ancora parte.
A me sorge spontanea una domanda in proposito: vorrà Rutelli mantenere le premesse di apertura ai diritti civili che negò da giovane outsider appena uscito dall'esperienza radicale e nei verdi?
Ma le questioni controverse possono essere anche altre: la gestione della sicurezza e del rapporto con la comunità di immigrati (Domenici docet a Firenze), la visione urbanistica, la prostituzione (ricordate il fallimento delle telecamere volute da Veltroni sulla Salaria?), il miglioramento dei servizi laici per la città (maggiori e migliori spazi per i matrimoni civili, e per i commiati laici, cremazione etc.), il problema abitativo, i servizi sociali ...
È vero che amministrare una città non è la stessa cosa che governare un paese; è vero che se il PD avesse accettato un'alleanza, la Sinistra sarebbe andata unita anche sul piano nazionale (e quindi ad essere incoerente è forse il Pd, che sceglie di volta in volta in volta a seconda delle convenienze o delle convinzioni, e non la Sinistra che perseguiva ovunque linee unitarie). Tuttavia le scelte amministrative hanno comunque un significato politico, tanto più in una città capitale come Roma e, quindi, le alleanze variabili sul piano nazionale e locale, che si stanno tracciando, aprono notevoli dubbi: sia sul piano della coerenza dell’offerta politica - e quindi della possibilità per un elettorato sempre più disorientato di capire chi votare e perché - sia sul piano dei rapporti tra gli alleati.
Inoltre, si conferma sempre più un piano di rapporti sfasato in cui la Sinistra sembra incapace di proporre una sua visione alternativa e considerata credibile a tutto tondo e si accontenta di fungere da ancella di un PD arrogante e sempre più in grado di imporre diktat, uomini e linee politiche, decidendo se, dove e come allearsi.
In questo quadro la Sinistra si condanna a una lenta inesorabile agonia e a una sempre maggiore marginalità e irrilevanza.
Forse le esperienze di Bologna di Firenze, di altri centri, dovrebbero dire qualcosa. La mia previsione in una contesa a Roma, in cui l’UDC va con un suo candidato, è che Rutelli, prometta tanto ora, sapendo bene che non manterrà poi. Ha già pronta l’accusa di massimalismo e ideologismo per gli alleati di sinistra utili al momento del voto ma facilmente rimpiazzabili al centro in caso di “insanabili” divergenze programmatiche…
Un vero suicidio programmato e ad orologeria!

martedì 19 febbraio 2008

Grillini "scende in campo" a Roma

Di fronte al fatto compiuto di una candidatura di Rutelli ormai ufficializzata a nome di tutta la coalizione di centrosinsitra, a Roma c'è chi ha avuto il coraggio di dire che non ci sta, mettendosi in gioco in una partita certo difficilissima, ma sicuramente appassionante.
Franco Grillini, per tanti anni parlamenttare DS, oggi nel gruppo dei Socialisti, già autore del progetto di legge sul PACS, bolognese doc, è il politico gay certo più noto eidentificabile e ha deciso di spendere la sua credibilità e la sua visibilità in questo confronto dal sapore culturale prima ancora che politico.
Le sue parole di lancio sono affidate all'agenzia di stampa DIRE:"Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare" sostiene, "un terzo candidato ci dovra' pur essere. E io sono il candidato laico, la risposta laica alle candidature di Ferrara e Rutelli: così, darò a tutti lapossibilità di votare e non astenersi alle prossime elezioni per il primo cittadino della Capitale". Il suo primo punto programmatico? "wireless in tutta la citta'. Internet gratuito per tutti".
Sinceramente avrei preferito Rossana Praitano, presidente del Circolo Mario Mieli, per il suo legame più forte con Roma, rispetto al bolognese Grillini, per il suo impegno da tantissimi anni in una delle più importanti associazioni di volontariato e politiche della Capitale, con i rapporti istituzionali sul territorio che ne derivano, per la maggiore carica innovativa e simbolica, perché meno assimilata e assimilabile ad un certo ceto politico, anche nei metodi e nei contenuti (la mia iniziativa a sostegno di questa candidatura è arrivata forse troppo tradi, troppo timidamente, forse non godeva delle reali condizioni politiche perché maturasse...).
Tuttavia va dato onore al merito di Franco Grillini di aver colto per primo, con estrema prontezza un malessere laico vero che cresceva a Roma e quello di aver impegnato in questa scommessa anche la sua nuova casa politica: il Partito Socialista.
L'AGI infatti riporta le dichiarazioni in proposito di Rapisardo Antinucci, deputato romano del Partito socialista: "Come per il Parlamento anche per Roma i socialisti non mancheranno all'appuntamento ellettoralepresentando il loro simbolo e la loro lista. Nello scontro per il sindaco della capitale, così come si sta profilando penso che sarebbe giusto dare ai i romani la possibilità di poter votare per un candidato che sia veramente in grado di rappresentare i valori del socialismo riformista, laico e libertario che altrimenti non troverebbero voce. Per questo, tra Rutelli e Ferrara, noi socialisti ci vedremmo bene come candidato a Sindaco, Franco Grillini".
Un partito piccolo, che forse proprio perché messo alle strette dalle attuali penalizzanti logiche elettorali, che lo vedrebbero quasi certamente condannato a una più o meno lenta agonia, ha trovato il coraggio per una mossa fuori dagli schemi, per uno scatto di orgoglio che è insieme un segnale, un messaggio di vitalità e la dimostrazione che fare politica in modo diverso e coraggioso è ancora possibile.
Meglio sarebbe stata una posizione di ascolto, la ricerca di un candidato, anche non interno al partito, ma più legato a Roma, proprio per rendere la mossa più vera e credibile, ma non si può chiedere troppo! Ci tocca accontentarci.
In questo caso c'è da dire che il PS è stato tuttavia in grado di dare un segnale e una piccola lezione di stile anche a tutta quella Sinistra e ai Radicali che Veltroni snobba a livello nazionale e che poi non riesce ad esprimere coraggio e autonomia sul piano locale accettando di fatto il diktat di una candidatura quella di Rutelli, di stampo chiaramente conservatore e invisa a buona parte delle loro basi.
Staremo a vedere se la candidatura di Grillini e dei Socialisti sarà solo un bluff o se rimarrà in campo davvero.

lunedì 18 febbraio 2008

La Notte dei Cristalli. Coming Out in fiamme a Roma

Quello che è successo stanotte a Roma, l'incendio doloso del Coming Out, il bar nei pressi del Colosseo che da tanti anni è diventato un vero punto di riferimento per i gay le lesbiche e i trans di Roma è veramente allucinante. Ci manda con la memoria a tragedie che non vorremmo più rivivere.
Si potrebbe dire: "tanto tuonò che piovve".
Dopo un escalation di episodi di violenza fisica, verbale, mediatica. Dopo i manifesti offensivi, le frasi inneggianti a garrotamenti e olocausto, le invettive, dopo i bullismi e le aggrssioni nelle scuole, i suicidi per disperazione e altre pagine da film dell'orrore, siamo giunti a delle gravissime azioni organzzate di intimidazione e di aggressione. Un'azione che non può che essere premeditata, che non può che non si rivolge certamente al piccolo bar ma a quello che in in questi anni è venuto a significare per tutti noi che viviamo a Roma (e non solo) e che in quel luogo, sui marciapiedi difronte alle storiche rovine, per quell'acciottolato abbiamo passato serate, abbiamo incontrato amici, vissuto con semplicità, visibilità, naturaleza uno dei luoghi più belli di quella che vogliamo ancora chiamare la "nostra città", e del mondo, facendone un polo di vita e di incontro, un simbolo di convivenza e di apertura.
Evidentemente questa convivenza, questa serenità, questa semplice visibilità non vanno bene a chi vorrebbe ricaccairci nei sottoscala nell'oscurità e nel silenzio.
La reazione è (dovrebbe essere) scontata, una rivolta civile ferma che non può farci tacere le responsabilità.
Troppo a lungo si sono ignorati i segnali di allarme, troppo spesso ci si è limitati ad apporre targhe ad memoriam (nel migliore dei casi) delle vittime anziche cercare di affrontare alla radice i problemi.
Solo una settimana fa alla scoperta di una farneticante lista di professori ebrei si sono levati gli scudi dello scandalo e le istituzoni si sono giustamente mosse con solerzia alla ricerca delle responsabilità.
Il Vice-sindaco di Treviso Gentilini che invocava i lager per gli omosessuali, Prosperini che ne desiderrava il garrotamento, la senatrice Binetti e molti suoi simili che li definiscono malati o contro natura sono tutti sulle loro poltrone così come i Volontè, i Buttiglione, i Giovanardi, I Tremaglia... che parlano di lobby omosessuale con una sfacciata non chalance.
Evidentemente queste azioni da Notte dei Cristalli e da pogrom dimostrano che tali Cattivi Maestri hanno trovato Ottimi Allievi.
Questa è una vera giornata di lutto per noi e anche un pessimo segnale per Roma e per l'Italia.

domenica 17 febbraio 2008

Rutelli sindaco? No grazie!

Probabilmente in queste ore sta maturando la scelta definitiva di Francesco Rutelli in merito alla sua candidatura a sindaco di Roma da parte del PD e della sinistra capitoline.
Una scelta che suscita enormi perplessità e una decisa contrarietà della comunità glbt, come ha ben chiarito in una sua lettera aperta sul Liberazione di qualche giorno fa Rossana Praitano, presidente del Circolo Mario Mieli.
Queste stesse ragioni la rendono del resto indigeribile anche per la cultura laica e autenticamente riformista e di sinistra (persino all'interno dello stesso PD) come testimonia la petizione, che pur essendo on line da una settimana, senza grandi lanci mediatici ha già raccolto diverse centinaia di adesioni.
In entrambi i testi si sottolinea molto bene come Rutelli non possa certo esprimere il desiderio di rinnovamento e di cambiamento, e soprattutto come il suo progressivo slittamento a destra verso un un conservatorismo cattolico integralista lo renda un candidato troppo ideologico per suscitare emozioni e aggregare tutto l’ampia galassia della sinistra e del riformismo di una città grande e multiforme come Roma.

Io vorrei aggiungere qualcosa in più a queste analisi.
Per quel che mi riguarda Rutelli candidato sindaco di tutto il centro sinistra non avrebbe il mio voto, e penso non avrebbe quello di moltissimi omosessuali e trans e laici e riformisti autentici delusi abbandonati da questa scelta improvvida.
A sostegno della candidatura non potrà essere sventolato il ricatto “allora preferisci Storace? O Ferrara? per il semplice fatto che non penso che in questa fase possa valere la logica del meno peggio tanto più che se cedessimo a questo tipo di ricatto condanneremmo per molti anni a venire alla ASSOLUTA IRRILIVANZA le istanze laiche, radicali e riformiste, antagoniste, civili, e in particolare il PESO POLITICO DELLA COMUNITÀ GLBT organizzata e associativa. Come scriveva anche Rossana sarebbe la scelta peggiore anche per la sinistra che si troverebbe definitivamente schiacciata dal peso del PD.
Dimostreremmo di non avere credibili alternative politiche e di essere come quei cani che abbaiano e non mordono mai o come quei lupi che ululano alla luna costantemente inascoltati. Non possiamo più permetterci di lamentarci per poi subire nei fatti i diktat e le logiche di una politica che nella sua totalità non ci consideri.
Questo vale soprattutto per la Sinistra L’Arcobaleno, i Radicali e i Socialisti, che devono a questo punto dimostrare nelle scelte concrete e non solo a parole se e quanto sono disposti ad ascoltarci, quanto sono coerenti e fattive le loro aperture e le loro posizioni, o se non prevalgano sempre e comunque logiche di potere e spartitorie.

Aggiungo per chiarezza che una politica di questo tipo su base locale non potrebbe che avere conseguenze sul voto nazionale: IO NON VOTERÒ (e inviterò a non votare) QUEI PARTITI CHE A ROMA SOSTENESSERO LA CANDIDATURA DI RUTELLI, SIA A ROMA CHE AL PARLAMENTO.
A chi decide potrà non interessare ma io lo metto in chiaro da subito perché poi non si possa dire non avevo capito.

Quale soluzione propongo? Io sarei molto contento di una candidatura vera e innovativa da parte della Sinistra, dei Radicali e dei Socialisti, sostenuta magari dalla società civile e dal mondo dell’associazionismo laico, femminista, glbt.
Io penso alla stessa Rossana Praitano, presidente del Circolo Mario Mieli, donna, lesbica, già portavoce del Pride che ha portato un milione di persone a piazza San Giovanni lo scorso giugno; una figura politicamente nuova, ma ricca di esperienza, dirompente, capace di aggregare e di dire parole coraggiose e chiare, con i toni toni del dialogo; capace di ascolto, attenta alle sfumature, non priva di senso delle istituzioni e delle circostanze, padrona di un grande senso pratico e del coraggio necessario (doti che ha dimostrato nel delicato ruolo di presidente del circolo MArio Mieli per ben 6 anni).
Sarebbe molto più di una candidatura di bandiera, perché grazie a quelle qualità potrebbe essere davvero in grado di cambiare le carte in gioco e di rivoluzionare la partita un po’ come ha fatto Vendola in Puglia o la Borsellino in Sicilia.
Forse dopo Delanoe, sindaco gay di Parigi è ora per Roma di rilanciare con un sindaco donna e lesbica.
Chiarisco che questa idea non viene da Rossana ma è un piccolo sogno che coltivo io da qualche mese e che non dipende certo dalla mia o dalla sua volontà ma, credo, dalla capacità della Sinistra e degli altri partiti coinvolti di avere coraggio e di voler e saper rischiare. Una volta tanto!

venerdì 15 febbraio 2008

Contro Casini ad Anno Zero

Ieri ho avuto la possibilità di partecipare ad AnnoZero (dal link si può vedere integralmente la puntata... andando anche direttamente al finale di cui parliamo a 2h 04' 12"), la trasmissione di Michele Santoro su RaiDue, per dire alcune cose sui diritti civili in contrapposizione con Pierferdinando Casini, come noto leader dell’UDC ed ex Presidente della Camera.
L’intervento, purtroppo è stato slittato in fine di trasmissione, quando non è stato più possibile sviluppare un vero dibattito e un confronto più approfondito sulle questioni sollevate. Il lancio da Beatrice Borromeo mi è stato dato sulla questione delle radici cristiane e sulla laicità, chiedendomi di parlare dei Dico abbandonati nell’ormai finita legislatura. Ho avuto modo di chiarire, mi auguro, che a noi i Dico non piacevano e continuano a non piacere e che vogliamo perfetta uguaglianza e quindi matrimonio civile, per dare a tutti la possibilità di scegliere e di decidere della propria ita e del proprio futuro, ho avuto modo di dire che l’articolo 29 della costituzione non parla di uomo e donna, come molti politici ci vogliono far credere, ma di famiglia e di coniugi e ho anche accennato al fatto che le differenze tra Veltroni e Berlusconi sulle questioni in argomento sono talmente sfumate da risultare impercettibili.
Molte cose però non c’è stato tempo e modo di dirle con altrettanta nettezza, per via dei tempi televisivi e del tipo di discorsi avviati. Alcune di queste si ricollegano a quanto Casini aveva appena detto parlando di laicità e radici Cristiane dell’Europa e dell’Italia. Non sono partito da qui per evitare di impelagarmi su una controversia filosofica che avrebbe annoiato e allontanato più che avvicinare alle questioni concrete delle persone. Ma con calma qui qualcosa va pur detta.
1) Che la laicità nel nostro paese sia così scontata da non meritare di parlarne, come ha lisciamente sostenuto Casini suona alle mie orecchie così paradossale da farmi quasi ridere: è laico un paese in cui le gerarchie vaticane intervengono quotidianamente ( ascoltatissime da media e classe politica in generale) sulle questioni legislative, politiche e pesino sugli equilibri partitici del nostro Paese? Una Chiesa che, come dimostrano le recenti inchieste di Repubblica incassa dallo Stato ogni anno oltre 5 miliardi di euro in varie forme? È laico un paese in cui l’istruzione della religione cattolica nelle scuole pubbliche è la “prima offerta” (ad essere buoni) proposta agli studenti sin dalle medie e i relativi professori sono selezionati su placet dei vescovi? Un paese in cui sempre a scuola e in tutti gli uffici pubblici, dai tribunali alle aule parlamentari vedono crocifissi affissi alle pareti? In cui la Cei fa campagna elettorale per i referendum senza che nessuno si scandalizzi? Un paese in cui all'inaugurazione dell'anno giudiziario il Presidente della Repubblica non siede accanto al Ministro della Giustizia ma a un Cardinale? In cui L’Avvenire, senza conoscere i contenuti delle proposte attacca dei progetti studiati contro il bullismo solo perché li fa un’associazione omosessuale (chiaramente nelle scuole ci possono stare solo loro)? In cui per finanziare le scuole private, molte cattoliche, si considera la norma costituzionale come carta da water? Bho… a Casini l’ardua sentenza
2) Sulla questione delle radici italiane ed europee, la cosa mi sembra ancor più di lana caprina e temo che dietro a questa ossessione ci siano in ballo interessi non confessati e la voglia di rendere inattaccabili certe posizioni e certi provilegi.
Se il problema fosse una questione di identità quale motivo ci sarebbe di scriverlo su una carta costituzionale rigida? Le identità dei popoli sono in continua, pur lenta evoluzione, frutto di moltissimi incroci. La cultura giudaico-cristiana può essere un elemento, ma cosa dire della cultura giuridica romana e della forza unificante che ebbe l’impero romano appunto nel mondo occidentale e mediterraneo? Della filosofia e dei principi democratici greci? Dell’importanza della cultura araba-musulmana, della sua matematica del suo ruolo di costruzione dell’identità europea (senza contare che arabi e turchi musulmani sono stati per secoli in Spagna, Sicilia e Penisola Balcanica fin quasi alle porte di Vienna e Budpest), che dire del fiorire del Rinascimento, dell’importanza dell’Illuminismo nella cultura civile e politica europea (tolleranza, divisione dei poteri, sovranità popolare)? Ma tutte queste “radici”, e altre ancora, vanno nominate esplicitamente su una costituzione? O forse possono tradursi in principi che la informano (divisione dei poteri, democrazia, diritti umani e civili, uguaglianza di fronte alla legge, libertà religiosa…?


Ma quel che seriamente è mancato alla fine è stata una vera e compiuta possibilità di replica alla risposta di Casini, che ha giustamente iniziato il discorso dicendosi in disaccordo con me (e non ci aspettavamo altro).
Intanto apprendo che dopo la mia pedissequa lettura dell’articolo 29 della costituzione non ha sortito effetto sul muro di gomma Casini che se l’è fatta scivolare addosso come niente fosse continuando a credere che ci sia scritto uomo e donna e che quel dettato costituzionale vada rispettato (questa aderenza alla costituzione non è necessaria sul finanziamento alle scuole private evidentemente). Una tale mistificazioen sul testo costituzioanel da parte di un ex Presidente della Camera è davvero insopportabile, un attegiamento da 1984 di Orwell in cui a furia di ripetere una falsità la si fa passar per vera!
In secondo luogo Casini si dice d’accordo a sostenere la tutela personale delle persone, e a concedere diritti individuali a chi fa parte delle coppie (come i dico del PD?), ma va rilevato che queste accorate parole non si sono mai tradotte in fatti parlamentari concreti essendo stata l’opposizione dell’UDC a qualsiasi riconoscimento dei diritti e persino all’approvazione di una legge antiomofobia nettissima anche nell’ultima legislatura (anzi dal suo partito si sono levati cori greci di complimenti alla Binetti che sul tema stava facendo cadere il Governo Prodi). E del resto, come gli ho fatto notare, una cosa è la solidarietà a parole altra e dare conseguenze politiche a quel che si dice. L’UDC è in giunte che sostengono campioni di omofobia come Prosperini e Gentilini, ma anche nel suo partito non mancano i Volontè, i Buttiglione…


Non soddisfatto Casini attacca con l’usurata solfa delle adozioni, perché quando non c’è molta carne da mettere al fuoco si comincia a buttare negli occhi il fumo dei “poveri bambini che non possono scegliere”. Il rispettoso Casini definisce la possibilità che due omosessuali possano adottare come avviene in altri paesi europei, ”un aberrazione”. Ma come? E il rispetto?
Una cosa sarebbe stata, infatti dirsi in disaccordo, magari motivando in qualche modo la cosa, altro definire aberrante sia la legislazione di Paesi nostri partner e che tutti consideriamo assolutamente civili e soprattutto la scelta d’amore di una coppia e di una famiglia. Potrebbe essere una cosa sbagliata? Io non lo credo, e ci sono numerosi studi e ricerche a mio sostegno, ma sicuramente quei genitori non sono due mostri da definire aberranti (il messaggio omofobo che passa,. subdolamente è ancora una volta quello) … E se qualcuno definisse aberrante per ragioni morali la sua scelta di divorziare e risposarsi, la riterrebbe una legittima posizione etica o lo considererebbe perlomeno offensivo del suo percorso umano il cattolico Casini? E io che per eccesso di "rispetto" mi sono persino astenuto dal far notare l’incoerenza che passa tra un politico che si dice portatore di certi valori cattolici in forma integrale e che li vuole anche imporre al complesso della società e poi invece fa altre scelte sul suo privato. Evidentemente noi non meritiamo ugual rispetto da parte sua. Purtroppo la paura di deviare il discorso in una cagnara senza avere il tempo di argomentare seriamente mi hanno costretto a non affrontarlo a muso duro su questo tema che suscita spesso reazioni emozionali più che razionali. Infatti è chiaro il suo utilizzo in forma assolutamente strumentale a non toccarre davvero il cuore del problema mirando a suscitare piuttosto irrazionali paure (e questo però ho provato a dirlo).


Ancora, Casini riafferma la sua visione della famiglia come formata da un uomo e una donna (e del resto se lo disse persino D'Alema qualche mese fa cosa possiamo aspettarci?). Legittimo, rispettabile, infatti ha agito di conseguenza e nessuno lo contesta.

Ma perché vuole imporre la sua visione a tutti? Perché mentre lui può scegliere come regolare la sua vita io non posso farlo e devo rassegnarmi a far scegliere lui e quelli come lui (quasi tutti i politici, genuflessi, italiani) al posto mio e nostro?

Da qui credo che passi lo Stato Etico! Nel momento io con la mia scelta non danneggio né ostacolo la sua e quella di altri perché uno Stato che vuole definirsi laico, liberale, democratico, deve arrogarsi il diritto di entrare nelle mie scelte privatissime e nella mia organizzazione familiare anziché limitarsi a prenderne atto e a garantirle e tutelarle in regime di uguaglianza e parità con chi fa altre scelte? A questo non è dato avere risposta per ora, perché né Casini né altri argomentano veramente, limitandosi a fornirci dei veri e propri postulati di fede.

Amen