A quanto già appena detto si viene ad aggiungere una vera e propria
bulimia comunicativa di Imma Battaglia, che in una settimana ha rilasciato almeno tre interviste a tutto campo(Babilonia, Ergo
Sum Magazine, Panorama) sui temi della nostra attualità e di strategia complessiva del movimento.
In queste interviste possiamo rileggere in altra forma la stessa storia di Merlo e del vittimismo
gayo, ma troviamo qui anche
notevoli novità e una serie di imprecisioni, falsità e mistificazioni da fare rabbrividire.Per non dire del
modello comunicativo tutto centrato sull’Io (EGO) e su alcuni scivoloni concettuali senza precedenti.
L’intervista a
Bibilonia comincia da
Vladimir, di cui Battaglia dice: “
lui è una persona di spettacolo, se vogliamo anche volgare e popolare, non certo raffinata: il suo posto all’Isola è perfetto”. Tradotto: una persona volgare in un posto volgare… e questo per appoggiarla.
Subito dopo, però, sulla sua
candidatura al Parlamento, giudicata “
inappropriata perché non ha fatto l’operaio, non è stato in fabbrica, si è prostituito. Cosa c’entra con quell’ideologia”. Troppo volgare per il Parlamento? Forse la Battaglia non si è accorta che anche per Rifondazione Comunista è arrivato il 2000, forse non ha letto Gramsci e la sua idea di Partito come
Moderno Principe, forse non sa che neppure
Engels e
Marx e
Lenin erano operai (anzi il primo era addirittura imprenditore);
che poi Imma si sia opposta alla candidatura per ragioni di purezza ideologica comunista fa ridere persino i polli.
E, infatti, alla domanda successiva sui movimenti omosessuali si affretta a chiarire che “
bisogna smetterla di urlare” – pensate alle sue urla dal palco del
Pride 2007? – “
e mantenere posizioni antagoniste. Io sono anche per l’incoerenza quando questa mi aiuta al confronto. Sono completamene contraria alle ideologie”. Ma davvero? E quanto hai appena detto? A va be’ , ma ci ha anche messo in guardia sull’incoerenza, quindi possiamo salvare capre e cavoli!
Dalle sue parole
vaticinanti apprendiamo poi che nel 2000 “
il mondo e la società erano pronti; non lo è stato invece il nostro modo vittimista, pietistico, scheccante, implorante. Tutto questo ha sortito l’effetto negativo”. Interessante quando si fa un po’ di autocritica, anche perché del movimento degli ultimi 10-15 anni lei decisamente ne sa qualcosa, essendo passata senza soluzione di continuità dalla presidenza del Circolo Mario Mieli a quella del
DiGayProject, associazione che ha fondato “attorno a sé”.Che il movimento abbia fatto degli errori è, secondo me, evidente - altrimenti avremmo dei diritti come in quasi tutti i paesi europei - comprese
le divisioni e i divismi di cui parla nella stessa intervista (ma che con la sua scelta di uscire da Mario Mieli fondando un’associazione molto centrate sulla sua persona ha senza dubbio contribuito pesantemente ad accentuare, almeno a Roma). Che però si usi l’aggettivo
scheccante per stigmatizzare certi toni pietistici non lo digerisco proprio, perché assume il linguaggio discriminatorio della società per cui la colpa è essere “effeminato”, “checca”, etc.
Oltretutto, un'analisi seria dei limiti e degli errori del movimento andrebbe forse sviluppata in altri modi piuttosto che tramite un'intervista così generica, ma questo attiene alla sua libera valutazione.
Sorvoliamo
la questione dei parlamentari e dei rappresentati glbt nelle istituzioni che andrebbe ripensata, e passiamo alle indicazioni che
Imma concede magnanimamente ad
Arcigay: non ci sono dubbi “
Forzare a destra”; e perché? Semplice, perché a Roma, con Alemanno, ci è stato concesso di fare
Pride e
Village.
Tutto come prima insomma (non che prima la situazione fosse d'idillio); contrariamente a chi si aspettava le camice nere e l’olio di ricino per le strade. E va bene accontentarsi, ma qual è il passaggio logico?
Parlando di nuove leadership del movimento la nostra Cassandra ci informa che “
necessitiamo di persone più libere, fresche, giovani”. Una sorpresa, se consideriamo che lasciò il Circolo Mario Mieli per l’impossibilità statutaria di essere riconfermata ancora alla presidenza e ha, quindi, fondato un’associazione che la vede ininterrottamente a presidente dalla sua nascita ad oggi.
Senza dubbio Imma Battaglia è una delle leader di movimento, che ricopre una massima carica istituzionale da più tempo con continuità. Più di
Aurelio Mancuso, presidente di
Arcigay da solo un paio d’anni, di
Franco Grillini e
Sergio Lo Giudice, che lo hanno preceduto e mantengono solo una carica onorifica, di
Dall’Orto che fa della sua penna e del suo acume la sua autorevolezza, di
Rossana Praitano Presidente del Circolo Mario Mieli. Allora, immaginiamo, che, se non giovane e fresca,
sicuramente si ritiene la più libera o, forse, queste indicazioni non valgono per sé stessa e per la sua associazione!
Ma quello che mi sembra un autentico delirio arriva quando si parla di
Pride. In primo luogo la vediamo rispolverare la sua decantata
laurea in matematica per avvisarci che i numeri dichiarati dagli organizzatori dei
Pride di Bologna e Roma sono falsi, che per questa ragione falliamo la nostra visibilità di piazza e bisogna, quindi, “
pensare seriamente come devono essere fatti i Gay Pride”. In che senso? La risposta secca è che
il Pride “Non può essere il Mario Mieli con quell’ideologia antagonista che ha e neppure Facciamo Breccia”. Naturalmente perché il Mieli abbia un’ideologia antagonista non ce lo spiega (questa dell’ideologia sembra un vero grimaldello logico buono per tutte le occasioni del Battaglia pensiero), è lei a garantircelo.
Anche se poi una cosa la vorrei proprio chiedere a
Imma:
perché se il Pride dell’anno scorso era così ideologico e antagonista da spingerti a non aderire e a non manifestare, ti sei ugualmente presentata in Piazza della Repubblica a farti intervistare dai giornali e dalle TV per dire che il Pride era antagonista e non ti rappresentava e che c’era poca gente? Se non sei d’accordo va benissimo, ma a quel punto stai coerentemente a casuccia e non rompere le uova nel paniere a chi crede in quella cosa e si impegna per la sua riuscita, no?
E poi la visione unitaria implicherebbe la ricerca in modo costruttivo di una piattaforme comune, accettando anche che le proprie posizioni non vengano accolte dalla maggioranza. Se ogni volta che le nostre posizioni non vengono accolte (e capita spesso all'interno di un movimento plurale) sbattiamo la porta, addio unità e addio dialogo. A meno per movimento unito non pretendi che ci si riduca AD
UNUM cioè a te,
IMMA BATTAGLIA.
Comunque sia, ecco il nuovo passaggio del ragionamento.
Siccome il Pride va ripensato “
Io ho deciso, con Di’Gay Project, di provare un percorso diverso. La prima iniziativa che lanciamo da queste pagine è questa sorta di atto che chiameremo “Atto d’Amore”. Il nostro avvocato ha preparato un contratto che renderemo disponibile gratuitamente online. Le persone potranno accedere a questo contratto che contempla anche regole. Sarà accompagnato da una serie di azioni, compreso il testamento, in maniera assolutamente certo così da tutelare le persone anche in caso di controversie legali”.
Se fossi Di Pietro direi “che c’azzecca?” parlavamo di
Pride no? Che vuoi dire? “
Stiamoci a casa facciamoci i nostri bei contrattini privati diligentemente preparati dai legali di DGP e pensiamo alle nostre faccende private, alla nostra eredità a stabilire cosa si potrà dire di noi quando saremo morti?” Ecco l’uovo di Colombo! E noi che pensavamo di voler lottare per dei diritti, poveri stupidi
ci ha pensato Mamma Natale Imma coi suoi “Atti D’Amore”, e vissero tutti felici e contenti!
Credete di avere toccato il fondo? Non ancora, abbiate pazienza!
Appassionatosi a queste iniziative, l’intervistatore di Babilonia,
Mario Cirrito, chiede se il
DGP abbia
progetti contro il bullismo e la discriminazione. “
Sul bullismo abbiamo questa iniziativa che è la tesi di laurea Maria Baiocchi che sta diventando sempre più importante nelle università. Il testo che editiamo Homo Sapiens vorremmo renderlo sempre più fruibile ad un pubblico non necessariamente accademico”.
Benissimo, ho sempre ritenuto questa una splendida idea per stimolare la ricerca sulle tematiche relative all’omosessualità e premiare giovani ricercatori coraggiosi. Il dubbio, però, mi attanaglia.
Sa Battaglia cosa sia il bullismo? Cosa c’entra un premio di tesi di laurea con i ragazzini picchiati e
bullizzati alle medie e alle superiori o persino all’università? Che pignoli che siamo; poco importa,
aveva voglia di dirci che fa questo e ce l’ha detto, un po’ come quando Berlusconi, rispondendo a Vespa sulla giustizia, dice che abbasserà le tasse e farà il ponte sullo Stretto.
Voglio terminare questo breve excursus sull’intervista a Babilonia riportando una domanda, e relativa risposta, di cui potrei anche infischiarmene, riguardano
l’organizzazione sociale di DGP, e che invece voglio eleggere a test della credibilità di quanto sostenuto da
Imma qui e altrove. Domanda:
Quanta gente gira intorno alla tua associazione?“
Oltre a coloro che si occupano dell’organizzazione una sessantina di persone che vanno e vengono. Noi non tesseriamo, essendo io contraria a tessere e partiti, figurati se ripropongo la stessa cosa in Di’Gay Project. Cerco di aggregare le persone attorno a dei progetti”. Bene e che posso avere da ridire in proposito? Nulla… Se fosse vero. Basta infatti
seguire il link per arrivare alla pagina del sito di DGP in cui è proposto il tesseramento.
Imma, ma pensi davvero che abbiamo tutti l’anello al naso? Da laureata in matematica dovresti sapere che in tempi di comunicazione telematica è davvero troppo semplice verificare le informazioni. E che senso ha propinarci una
bugia tanto banale e inutile?
Più rapida può essere la lettura dell’Intervista di
Vlaeria Gandus a
Imma Battaglia per
Panorama. Questa più che un’intervista sembra una sorta di
apologia. Quanto è brava, bella, laureata in matematica, donna in carriera di successo nell’impresa americana, profetica, aperta, lungimirante, sportiva,
antidogmatica, promotrice del
World Pride e del Gay
Village, ricca, di successo, con una compagna bellissima attrice e un salotto coloratissimo. Leggiamo però tra le altre cose che “
E sempre lei a presiedere il Circolo Mario Mieli, storico punto di riferimento del movimento omosessuale romano, dotandolo fra l’altro (prima di dimettersi per insanabili contrasti con l’establishment gay) di un’eccentrica appendice: la celebre discoteca Mucca assassina dove si esibiva un certo Vladimir Luxuria”. Quanta grazia!
Lasciamo perdere la storia dell’establishment gay, visto che andrebbe più prosaicamente tradotto in
un contrasto nel direttivo dell'associazione (composto di 5 persone incluso il Presidente), che, dopo le sue
dimissioni,
si è concluso con un bagno di democrazia in cui l’assemblea dei soci, a maggioranza, stabilì che non poteva ricandidarsi a leader dell’associazione (lo statuto prevedeva la ineleggibilità per oltre due mandati consecutivi). Ma passiamo alla matematica: quest’anno
Muccassassina ha appena inaugurato la sua 18esima stagione, ergo anche senza la prestigiosa laurea in matematica di
Imma riusciamo a fare due conti e capire che lei non era Presidente nel 1990 quando la serata ha mosso i suoi primi fortunati passi. Del resto anche il
World Pride è stato promosso e sostenuto dall’associazione nel suo complesso, quindi non solo da lei, ma dai volontari e soci e naturalmente finanziato in gran parte grazie alla festa di
Muccassassina: appare quindi scorretto attribuirsi il merito in termini individualistici. Peccati veniali di superbia forse…
Sempre nell’articolo apprendiamo che “
la parte più politicizzata del movimento” che adesso la ostacola nel suo trasversalismo acrobatico a destra (eppure io barricate non ne ho viste) è “
la stessa che aveva espulso la Presidente di Arcilesbica Francesca Grossi per aver chiesto, insieme con altre associazioni, un incontro con il neosindaco Gianni Alemanno”.
Da quando in qua qualcuno espelle la presidente di Arcilesbica (Roma) dal movimento? Piuttosto
Imma avrebbe potuto e dovuto spiegare all’ingenua giornalista che
il direttivo di Arcilesbica Roma ha espulso al sua Presidente per avere preso una decisione così importante al di fuori delle procedure democratiche della loro associazione. Capisco che a una Battaglia abituata a fare la Presidente padrone del suo Di’
GayProject un concetto come procedure democratiche di assunzione di una decisione possa risultare indigesto e di difficile comprensione, ma non si può neanche mistificare parlando in modo generico di “
parte più politicizzata del movimento” (simile "
all'establishment gay" di prima). Anche perché,
che il movimento gay faccia politica e intervenga sulla scena politica è naturale e sarebbe forse assurdo il contrario… e allora se si parla di movimento politicizzato gradiremmo capire in che senso! Nel senso che
ha posizioni e idee politiche diverse dalle sue?Sulla polemica Merlo di cui la giornalista le ricorda i contorni.
Imma ribadisce che non esistono discriminazioni ma che
DGP esiste per aiutare i giovani a crescere senza soffrire (e per cosa se non esiste discriminazione?)
Per fortuna che irrompe sulla scena la sua compagna “
giovane e bellissima attrice” a chiarirci (e chiarirle) le idee,
Imma dice: “
Noi, per esempio, vorremmo regolarizzare la nostra posizione e la mia compagna non ne può più di essere costretta dal clima machista e maschilista imperante in tv a nascondere la sua omosessualità. Il primo è un problema legale, il secondo culturale, ma a tutti e due c’è un rimedio: basta smetterla di lamentarsi e agire”.
Wow, ma non aveva detto prima che non c’è discriminazione? E non avevamo tutti appreso a memoria dai suoi legali la lezione dell’ Atto d’Amore per mettere a posto i nostri problemi di coppia su un piano legale?
Imma, orsù,
segui i tuoi consigli e smettila di piagnucolare sul machismo in televisione e l’impossibilità di regolarizzare il tuo rapporto d’amore, dì alla tua bellissima compagna di fare
coming out sul lavoro, poi andate a firmare il vostro Atto d’Amore e tutto va a posto! Perché poi non dai il buon esempio di contrasto al divismo delle leadership omosessuali e ti
acquieti un po’?
Certo, se persino la tua splendida compagna non si sente abbastanza forte per vincere il clima di
machismo nel suo ambiente lavorativo come fai a dire che non esiste discriminazione pensando anche a chi non ha neppure fatto il tuo stesso percorso di
auto-affermazione?
In finale come pensi di fare politica per tutti guardando solo al tuo ombelico, al mondo immaginario e al tuo percorso autocelebrativo a cui manca solo l’assunzione in cielo in gloria?
Una sola cosa mi sembra chiara in tutta questa vicenda:
questa rinnovata visibilità mediatica di Imma Battaglia è assolutamente coerente e funzionale al nuovo clima politico in cui ogni cosa può essere detta e sdoganata senza destare scandalo e sorpresa, senza bisogno di ulteriore conferma della presunta autorevolezza autoreferenziale di chi parla, in cui
la stampa rinuncia al suo ruolo di mediazione e di verifica delle informazioni e, per fare notizia e politica, si inseguono le ipertrofie dell’Ego di certi personaggi piuttosto che le idee.
A leggere queste interviste
sembra di sentire Berlusconi che ci racconta di quando era operaio, di come si è fatto da solo, di come sia incompreso, dei suoi nemici ideologizzati, delle sue capacità taumaturgiche e profetiche, di come chi si oppone a lui non abbia ragione di esistere politica e legittimità democratica. Ci sembra di sentire Maria Antonietta che invita il popolo senza pane a magiare brioche!
Per concludere con un concetto politico che poi sta alla base, credo, di questa
telenovela.
Dialogo a destra, al centro a sinistra, confronto con tutti e con i rappresentanti delle istituzioni, ma soprattutto, voglio dire con la società, l’opinione pubblica, i cittadini: bene.
Ma
dialogo vuol dire avere posizioni chiare e richieste da rappresentare a tutti coerentemente e in modo univoco, non dire a ciascuno ciò che vuole sentirsi dire. Questo non è dialogo, è piaggeria!