giovedì 27 novembre 2008

Fiaccolata contro la Transfobia

Con piacere pubblico l'appello giuntomi dall'Associazione Certi Diritti e aderisco a questa iniziativa che reputo molto importante.
Mi unisco al loro appello all'adesione e alla partecipazione.

INIZIATIVA CONTRO LA TRANSFOBIA A ROMA
Dopo l'ennesimo omicidio di una persona transessuale, avvenuto a Roma, il 25
novembre, abbiamo promosso una fiaccolata contro il pregiudizio,
l'ignoranza e la drammatica condizione di molte persone transessuali e
della violenza di cui sono vittime.
Venerdì 28 novembre, alle ore 17.30,
faremo una fiaccolata sulla scalinata del Campidoglio.
Invitiamo ciascuno a
partecipare, aderire e diffondere la notizia. Hanno già aderito all'iniziativa
alcune associaizoni, parlamentari, personalità politiche e della società civile.
Per adesione e preannunci di partecipazione scriveteci:presidenza@libellula2001.it

Con preghiera di divulgare a tutti i Vostri contatti ed a quanti possano
essere interessati.
A presto. Un caro saluto,
Sergio Rovasio

TESTO DIFFUSO SUGLI OBIETTIVI DELLA FIACCOLATA:

STOP alla violenza contro le persone transessuali
STOP alla discriminazione
STOP all'ignoranza dei Media

Essere transessuali oggi in Italia vuol dire essere oggetto di derisione, di persecuzione, di
discriminazione e persino di omicidio! Le istituzioni ci puniscono e ignorano i
nostri problemi. Nessuna risorsa in aiuto delle persone transessuali in campo
giuridico, sanitario, sociale. Solo multe alle trans MtF perché si presume che
siano prostitute.

I media ci descrivono come malati pericolosi. Gli articoli di
cronaca si riferiscono sempre alla persona transessuale ignorandone l'identità
di genere, solo per alimentare pregiudizi morbosi ed infondati. La gente ci
odia, fino ad ammazzarci. Si moltiplicano sempre più drammaticamente le
aggressioni violente: l'Italia è seconda nel mondo per i crimini contro le
persone transessuali.
Una società sana, civile, umana deve dire basta
all'ipocrisia, alla disinformazione, all'odio.

Il 28 novembre alle 17,30 fiaccolata davanti alla scalinata del Campidoglio. Per dire basta a questa vergogna.
Invitiamo le Associazioni ad aderire ed a dare ampia diffusione.

Organizzano:
Associazione Libellula Roma e Napoli
Coordinamento Sylvia Rivera
CGIL Nuovi Diritti
Associazione Radicale Certi Diritti
Associazione Streghe da Bruciare

LA PREVENZIONE, IL RISCHIO, LA VITA CON L’HIV, oggi alla Sapienza di Roma

In occasione della XXI Giornata Mondiale della Lotta all'AIDS il Circolo Mario Mieli ha organizzato e partecipa a diverse iniziative di comunicazione, sensibilizzazione e prevenzione.

“L’Aids è un problema di tutti: noi ce ne occupiamo”. Questo è lo slogan
che campeggiava all’ingresso delle prime feste di Muccassassina. E così èstato.
A 25 anni dalla sua fondazione, il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
ancora oggi si occupa di Aids e lo fa attraverso una serie di servizi e di
attività che rappresentano il fiore all’occhiello di tutta la comunità lgbt: tra
tutti il servizio di assistenza domiciliare ai malati di Aids, il gruppo di
auto-aiuto per persone sieropositive, i vari progetti di prevenzione e
comunicazione su Hiv e Malattie Sessualmente Trasmissibili.
In occasione delle XXI Giornata Mondiale della Lotta all’Aids il Circolo di
Cultura Omosessuale Mario Mieli, in collaborazione con la Lila Lazio, lancia il
nuovo progetto di prevenzione espressamente dedicato alla popolazione
omosessuale. Il progetto, dal titolo“Piacere? Sicuro!!” è un divertente
opuscolo a fumetti che focalizza alcune situazioni tipo e spiega come evitare
comportamenti a rischio.
Queste che seguono le iniziative pubbliche organizzate dal Circolo
di Cultura Omosessuale Mario Mieli, in collaborazione con Ospedale
San Giovanni, Lila Lazio, Gruppo di auto aiuto IRCSS Spallanzani, Sieropositivo.it
e Roma Rainbow Choir, in occasione della Giornata Mondiale della Lotta all’Aids e
per sottolineare l’importanza della prevenzione edella solidarietà e per
riaffermare la dignità delle persone sieropositive:

La prima Iniziativa si svolge proprio oggi alla facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza di Roma e coniuga un momento di dibattito con relazioni sulla prevenzione e un reading sulle esperienze raccolte nel gruppo di auto-aiuto per persone sieropositive dell'Ospedale Spallanzani.
Credo che sia un modo concreto e diretto per riportare il discorso della prevenzione, e quello della solidarietà e del contatto diretto con l'esperienza del vissuto delle persone sieropositive in un luogo come l'università.

Giornata Mondiale contro l’AIDS

In occasione della Giornata Mondiale della lotta all’Aids e dei 25 anni di vita del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, la nostra Associazione organizza due iniziative per sottolineare l’importanza della prevenzione e della solidarietà e per riaffermare la dignità delle persone sieropositive.

Giovedì 27 novembre 2008 – ore 15.30
Presso il Centro Congressi della Facoltà di Scienze della Comunicazione Università di Roma “la Sapienza”Via Salaria n. 113
Con il Patrocinio di:Regione Lazio - Assessorato alla Cultura, Spettacolo e Sport
Provincia di Roma - Assessorato alle Politiche Sociali e per la Famiglia
Comune di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali
Grazie a:Lila Lazio
Sieropositivo.it

LA PREVENZIONE, IL RISCHIO, LA VITA CON L’HIV
Dibattito con:
Dr. Francesco Montella, Responsabile del Servizio di Immunologia Clinica del San Giovanni Addolorata,
Dr.ssa Amalia Bove, Psicologa del Circolo “Mario Mieli”da anni impegnata in progetti di prevenzione e nella conduzione di gruppi di auto-aiutoIntervento a cura della Lila Lazio

Reading “CARO AMICO TI SCRIVO… Narrandomi” Testimonianze, esperienze, emozioni dei partecipanti al Gruppo di auto-aiuto per persone sieropositive presso l’IRCSS Spallanzani
Adattamento testi a cura di Luciano Parisi
Regia: Olga Galvarelli
Con: Antonio Anglicano - Maurizio Palladino - Michetta Farinelli - Diana Collepiccolo – Alessandra Fallucchi
Musiche: Marco Savatteri
Introducono: Andrea Pini, docente e saggista (ex Presidente del Circolo “Mario Mieli”)
Dr. Tommaso Speranza, Facilitatore del Gruppo auto-aiuto IRCSS Spallanzani

Si ringraziano i volontari di SIEROPOSITIVO.IT
Per ulteriori informazioni: tel. 06.541385; info@mariomieli.org

mercoledì 26 novembre 2008

Per un giudice della Florida è incostituzionale proibire le adozioni gay

MIAMI - Destinata a far discutere la sentenza di un giudice della
Florida secondo il quale è incostituzionale vietare l'adozione ai
gay
. Cindy Lederman ha autorizzato Martin Gill, 47
anni, e il suo compagno ad adottare due fratellini, di 8 e 4 anni, che hanno in
affido dal dicembre del 2004.
La Florida è l'unico stato americano dove sono vietate le adozioni sia
per le coppie omosessuali che per i single. Secondo il giudice non vi sono prove
che dimostrano, come ha sostenuto il pubblico ministero, che vi sia una
"nuvola scura sopra le case degli omosessuali e dei loro figli". (Agr)


Come noto le adozioni gay sono consentite nella gran parte degli Stati Uniti da molti anni. Questa sentenza conferma l'orientamento decisamente progressista e della giustizia americana che sempre più dimostra di non guardare in faccia a nessuno quando si tratta di difendere i principi costituzionali di uguaglianza contro i pregiudizi.
Da noi quando si parla di adozioni gay ci si sente dei marziani, ma è importante essere sempre meno timidi su questo tema, perché a mi sembra incontestabile che i gay possono essere buoni (o cattivi) genitori esattamente come gli etero e tutti quegli improvvisati difensori dei diritti dell'infanzia non hanno alcuna seria argomentazione scientifica per sostenere il contrario!

lunedì 24 novembre 2008

Uccisa UNA transessuale a Roma

Ancora una transessuale trovata uccisa a Roma. Una di quelle morti che non desta grande scandalo, grande rabbia, grande commozioe. Una morte che scorre nella quasi totale indifferenza delle brevi cronache di una città sempre più piena di odio per i diversi.
La notizia è stata poi rilanciata anche da Repubblica Roma.
Segue il Comunicato del Circolo Mario Mieli. UNA è grande e sottolineato come risposta a quei media che ancora si ostinano a parlare delle trans m to f al mascile usando poi come sinonimi "l'uomo", "il viado" etc... Su questo tenore erano le primissime agenzia di stampa del mattino. E siccome il rispetto nasce anche dall'utilizzo di un linguaggio corretto, ci è sembrato utile ebfatizzarlo.

Uccisa UNA transessuale

Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli esprime dolore e preoccupazione per l’ennesimo omicidio di una transessuale a Roma.
Il ripetersi di violenze e intimidazioni ai danni delle transessuali, in particolare quelle che lavorando sulla strada sono più esposte, segna una vera e propria scia di sangue in una città che si dimostra sempre più ostile verso le diversità. Sono purtroppo ancora vive le terribili immagini delle ronde e degli inseguimenti feroci che proprio a Roma hanno colpito le transessuali, braccate da poliziotti e dai comitati di quartiere come fossero animali.
La politica di criminalizzazione della prostituzione inaugurata dal Governo Berlusconi e dall’amministrazione capitolina aumentano ulteriormente i rischi, spingendo il fenomeno sempre più nell’oscurità e nella marginalità e rendendo le richieste e gli interventi di aiuto e di supporto sempre più difficili e tardivi.
Proprio oggi parte il “Servizio Lili, un servizio di assistenza medico-legale per le persone transessuali disponibile tutti i lunedì dalle 15.00 alle 18.00 presso il Circolo Mario Mieli (via Efeso 2/a, Roma). Il servizio offre anche una linea di ascolto e aiuto 24 su 24 al numero 327.53.39.062.

Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
Andrea Maccarrone - 3497355715

mercoledì 19 novembre 2008

SEI GAY? NIENTE STANZA!

(Adnkronos) Sei gay? Niente case in affitto. Succede a Roma.

A denunciarlo è un servizio di Francesco Palese dell'emittente televisiva Retesole che si è dichiarato omosessuale alla ricerca di un alloggio nella capitale, ricevendo
nella stragrande maggioranza dei casi dei netti rifiuti. Il servizio andrà in
onda domani alle 20.35 all'interno della trasmisione ''L'Altra Inchiesta'', ed
è disponibile sul web all'indirizzo www.retesole.it/laltrainchiesta.htm.

Il giornalista ha risposto ad una serie di annunci e ha contattato telefonicamente
gli inserzionisti che, una volta appreso dell'orientamento sessuale
dell'aspirante inquilino, emerso dal fatto di dover affittare una camera
matrimoniale ''con il proprio fidanzato'', hanno reagito con un secco ''no'',
giustificandolo con i piu' disparati motivi. Nel video-denuncia si va dalla
signora che ''ha paura di essere criticata dal condominio'' a chi dichiara di
non ''voler nessun via vai strano dentro casa'' a chi ''non sa cosa puo' pensare
la gente'' a chi esclama invocando la Madonna , a chi semplicementre butta giù
il telefono.

Secondo Fausto Marzi Marchesi, editore di Retesole, ''il fatto è
sintomo di una preoccupante ipocrisia diffusa un po' ovunque e che
principalmente nasce da una pesante intolleranza e dalla paura dei cambiamenti.
Ancora piu' grave, che tutto ciò accada in un paese di una ricchezza culturale
e di una bellezza unica, nella citta' che era culla della civiltà moderna e
dove ancora oggi si respira il genio e l'amore di tempi passati, quando non si
sente lo smog''. Solo alcuni mesi fa lo stesso Palese aveva documentato, sempre
nella capitale, il rifiuto da parte di sette agenzie immobiliari su dieci di
offrire un immobile in affitto a un ragazzo perché disabile.


In rappresentanza del Circolo Mario Mieli ero ospite della trasmissione e posso solo aggiungere che la sequenza delle chiamate coi rifiuti ricevuti era agghiacciante per un verso ma anche ridicola per altro. Nel senso che sentire il cambiamento di tono, l'imbarazzo, le scuse stiracchiate, le chiamate butatte giù senza aggiungere altro suonava triste ma in qualche modo stonato. Tanto che le stesse persone difficilmente ammettevano di avere loro stesse problemi ma facevano appello al vicinato, al condominio, al proprietario, ai coinquilini.
Nonostante abbia a che fare con queste cose ogni giorno, devo ammettere che non immaginavo potesse essere un fenomeno così ampio e così pesante.
Per come vanno le cose nella realtà risulta ben presente il terrore di un ragazzo nel dirlo, e come spesso la discriminazione avvenga con altre scuse senza che sia mai verbalizzata.

Segue il comunicato stampa del Circolo Mario Mieli.

COMUNICATO STAMPA

SEI GAY? NIENTE STANZA!

L’inchiesta di Retesole che andrà in onda domani alle 20.45 mostra in modo immediatamente comprensibile a tutti cosa può significare la discriminazione omofoba nella vita quotidiana di tanti ragazzi e ragazze omosessuali che sono costretti a vivere con disagio, paura e nascondimento.
L’espediente delle telefonate di risposta ad annunci di camere in affitto in cui il giornalista si dichiara gay riesce a fare emergere con una forza disturbante il substrato di pregiudizio largamente diffuso.

Il disagio e il pregiudizio emerso spontaneo da quelle telefonate sono lo specchio fedele di una società che non ha ancora fatto del tutto i conti con l’accettazione reale delle diversità e che, anche quando si illude di essere aperta e tollerante, se posta di fronte all’evidenza, dimostra invece diffidenza e chiusura.

Nel corso della trasmissione, a cui eravamo presti come Circolo Mario Mieli, è emersa con chiarezza l’importanza di un impegno culturale complesso che coinvolga tanti attori, a cominciare dai media e dalla scuola, in uno sforzo educativo congiunto. Sicuramente sono stati fatti tanti passi in avanti e siamo lontani dagli anni in cui di certe cose non si poteva neppure parlare, ma molto resta ancora da fare. È utile ricordare, che, contrariamente ad altre minoranze o gruppi discriminati gli omosessuali, soprattutto adolescenti, si trovano a subire enormi pressioni sociali e psicologiche in solitudine, spesso senza poter contare su un contesto familiare o amicale di supporto con cui condividerle.

La legge antiomofobia, in discussione alla Camera sarebbe uno strumento senza dubbio utile non solo alla tutela legale ma anche come contributo alla crescita civile del Paese.

La risposta migliore che possiamo offrire da parte nostra è la massima visibilità, l’unica arma che abbiamo per scardinare con la realtà dei nostri vissuti, i pregiudizi e anche l’unica difesa efficace contro le subdole discriminazioni che non hanno il coraggio di rivelarsi per tali, l’unica risposta contro i ricatti, le vessazioni, i bullismi, le violenze e anche contro la paura e il timore di doversi sempre nascondere che ci priva della semplice libertà di esprimere serenamente i nostri sentimenti.

Ringraziamo Retesole e L’Altra inchiesta di Francesco Palese per aver contribuito con coraggio a squarciare un velo di silenzio e ipocrisia che ancora avvolge spesso questa tematica.

Andrea Maccarrone
Direttivo Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli

venerdì 14 novembre 2008

UDC: Per Binetti e Villa due pesi e due misure!

Qualche giorno fa commentavo le dichiarazioni di Cesa e Pezzotta relative al Caso Binetti, scoppiato nel PD. I due noti leader dell'UDC tra le altre cose affermavano «... non possiamo non evidenziare che quando una parlamentare possa essere messa sotto accusa e sottoposta a giudizio del suo partito solo per avere espresso il suo parere su una norma della Chiesa cattolica, rappresenti un evento preoccupante». Aggiungendo poi: «Abbiamo sempre difeso la libertà di espressione e contrastato ogni atteggiamento di discriminazione nei confronti di qualsiasi persona. Ci preoccupa però la possibilità che si possano creare nel nostro Paese situazioni e condizioni che possano inibire la libertà di espressione e che, surrettiziamente, si possa introdurre il reato di opinione».
La posizione espressa appare chiara: un rappresentante politico NON può essere espulso, cacciato o accusato dal suo partito se esprime una posizione personale su una questione di principio attinente ai valori stessi di appartenenza a quel partito, quand'anche fosse radicalmente difforme dalla linea ufficiale del partito stesso. Emerge poi una posizione di "decisa" difesa della libertà di espressione e di contrasto a qualsiasi atteggiamento di discriminazione.
Parlando con Stefano Bolognini, ai margini di una registrazione televisiva, mi è stato fatto invece notare quanto diverso sia stato l'atteggiamento dell'UDC nei confronti del suo consigliere nazionale, Alberto Villa. L'esponente dell'UDC Ligure, ai margini della polemica sorta intorno al Gay Pride di Genova, aveva fatto coming out pubblico in un'intervista al Secolo XIX del 10 settembre scorso, esprimendo dubbi rispetto alla posizione dell'UDC in materia di Pride, coppie omosessuali e adozioni e ritenendo compatibile il suo essere omosessuale, cattolico ed esponente di un partito come l'UDC appunto.
In quel caso la replica del Commissario regionale, Rosario Monteleone non si è fatta attendere neppure 24 ore (altro che Veltroni che finché può evita di prendere posizioni, per poi barcamenarsi tra distinguo e balletti di "ma anche"): «Voglio smentire categoricamente che quella espressa da Alberto Villa sia la posizione dell'Udc locale o di quello nazionale. Dev'essere chiaro che il nostro iscritto ha parlato a titolo esclusivamente personale» ha dichiarato al Secolo XIX. «Villa sa molto bene - dice Monteleone - quale sia la linea dell'Udc nei confronti della famiglia, dei Dico, delle adozioni per gli omosessuali. Quindi, ribadisco, ha parlato a titolo esclusivamente personale, ciò che ha detto non corrisponde in maniera assoluta con quanto il partito dice da sempre e con i valori che difende».
Monteleone fa seguire alle dichiarazioni stampa un intervento TV su Primo Canale in cui ha screditato politicamente Villa, dicendo che «è un semplice iscritto e non conta nulla». Cosa falsa in quanto Villa era al tempo membro del consiglio nazionale dell'UDC, era anche stato a capo dello staff politico dell'assessore regionale Adolfo nella giunta di centrodestra e aveva coordinato diverse campagne elettorali liguri.
L'epilogo della vicenda matura a poco più di un mese dopo, il 22 ottobre scorso, quando un amareggiato Alberto Villa rassegna le dimissioni dal consiglio nazionale dell'UDC e dal partito, spiegando in una lettera a Casini, Buttiglione e Cesa di essere stato "estromesso e emarginato" a seguito delle sue dichiarazioni.
Si tratterebbe, in pratica, di una sorta di mobbing politico.
Ecco la sua ricostruzione dei fatti: «Ho visto reazioni veramente stravaganti anche nel mio partito. Come se a Genova dovessero arrivare orde di pazze seminude con le piume, ho sentito parlare di oscenità e di carnevalate. E ho deciso di intervenire. Che io sia omosessuale ritengo che lo sapessero tutti, ma fino ad allora era un fatto mio. Ho fatto outing per chiedere un dibattito nel partito. Invece ho ricevuto un attacco inaudito dal segretario regionale Monteleone che ha perfino dichiarato di non sapere bene chi fossi: io gli ho organizzato la campagna elettorale».
Vana anche l'attesa e a speranza di un intervento conciliante dalla segreteria nazionale «Invece, intorno a me si è fatto il vuoto. Sono diventato invisibile. Ci sono dei silenzi molto rumorosi. Mi hanno messo nella condizione di andarmene e allora va bene, me ne vado. Però voglio dire che io sono cattolico, credo nella famiglia, ma penso anche che si possa quanto meno discutere del riconoscimento dei diritti delle coppie — non dico delle famiglie — omosessuali o delle coppie di fatto eterosessuali. Così come avevo chiesto di discutere sul problema dell'adozione da parte dei gay, non dico che sia la cosa giusta da fare ma solo che se ne può parlare. Invece no, nell'Udc non se ne può parlare». Villa non crede di essere stato discriminato ma afferma: «Mi hanno avvolto nel silenzio. Quello che mi è successo è la dimostrazione di quanto fa paura il Gay Pride. E di quanto fa paura spiacere alla Curia».
Ancora una volta è il commissario Monteleone a replicare duro: «È vero, abbiamo preso le distanze da Alberto Villa, non perché sia gay, ma perché ha fatto dichiarazioni a titolo personale sulla famiglia, sulle coppie di fatto, sulle adozioni di bambini da parte di coppie gay che non sono in linea con l'opinione dell'Udc.
Non abbiamo nulla contro i gay, non siamo loro nemici, ma siamo per la famiglia tradizionale, quella composta da uomo e donna, quella indicata dalla Costituzione. Mai, per quel che ci riguarda, le coppie gay potranno adottare dei figli. Capiamo perciò il suo disagio a restare in questo partito».

Ora, va certamente innanzitutto precisato che mentre le affermazioni della deputata pseudodemocratica Paola Binetti sono fondamentalmente ingiurie nei confronti degli omosessuali, che vengono accostati alla pedofilia in modo surrettizio, le posizioni di Villa erano di tenore ben più politico, non insultavano o offendevano nessuno, ma puntavano ad aprire un dibattito interno al suo partito su alcune questioni di indubbia rilevanza sociale.

A questa richiesta l'UDC ha risposto con una chiusura dogmatica e pregiudiziale, con un silenzio e con un atteggiamento di delegittimazione politica che è ben peggiore di un "processo di partito", perché subdolo, e sotterraneo, senza la neanche una minima possibilità di contraddittorio e di confronto sui contenuti. Perché su quei contenuti non è neppure ammissibile il confronto! (Del resto sempre in quella puntata di Anno Zero con me Casini definì "un'abberazione" la legge spagnola che consentiva alle coppie gay di adottare).
Cesa e Pezzotta (ma potremmo citare Volontè e altri) che per il caso Binetti hanno deciso di superare i confini del proprio partito per tendere una mano di "solidarietà" alla deputata sotto accusa in nome del contrasto alle discriminazioni e della difesa della libertà di opinione, non hanno ritenuto di esprimere neppure un pensiero su un caso così grave interno al loro partito. Neppure due righe di dispiacere o di ringraziamento per un uomo che per tanti anni aveva offerto il suo impegno all'UDC e che adesso era costretto a lasciare nel silenzio.

Al di là delle parole di Villa che ci sia stato un atteggiamento discriminatorio a me sembra evidente dall'andamento e dall'esito della vicenda. E allo stesso tempo non posso che giudicare coerentemente integralista la posizione dell'UDC che ha deciso di rinsaldare la sua immagine compatta di partito cattolico ortodosso. In questo quadro hanno legittimamente ritenuto che le aperture politiche e i dubbi sollevati dal consigliere Villa non fossero compatibili con la linea di partito e si sono comportati di conseguenza.

Il punto è: perché allora pretendere di ergersi a difensori della libertà di opinione per una questione che investe le dichiarazioni della Binetti e il suo rapporto con un ALTRO partito?

mercoledì 12 novembre 2008

Roma: Fermate dei bus ai secchioni dell'immondizia

Ecco qui la Fermata del 63 e del 92 di via Montebuono. La vicinanza con un supermercato ha reso consigliabile e opportuna la collocazione di numerosi secchioni dell'immondizia in fila ma non si capisce perché la fermata sia stata collocata proprio lì (o viceversa perché i secchioni siano stati collocati proprio lì). In questa foto si vede benissimo dove è costretto a fermarsi l'autista!

Tante sono le stranezze che girando a piedi e coi mezzi pubblici a Roma si possono notare. Una delle cose più scandalose e incivili è la collocazione di alcune fermate dei bus che più che ai passeggeri sembrerebbero orientate ai topi romani.
Non so come altrimenti definire le fermate degli autobus collocate deliberatamente dietro i secchioni dell'immondizia (o viceversa i secchioni dell'immondizia collocati davanti ad alcune fermate di autobus).
Secondo il Codice della strada, in corrispondenza delle fermate dei bus (credo per 18 m) non sarebbe possibile il parcheggio delle automobili (e anche questa è norma largamente negletta sia dagli autisti che dai vigili che non la sanzionano quasi mai) per una semplice ragione pratica: facilitare l'avvicinarsi del mezzo pubblico al marciapiede e rendere agevole e naturale la salita e la discesa dei passeggeri (anche i più anziani o disabili).
Ora se queste operazioni sono di già rese difficili, e talvolta persino ardue dal parcheggio selvaggio della Capitale, non credevamo che anche i secchioni dell'immondizia - o sarebbe meglio dire chi li mette lì - potessero dare il loro contributo di inciviltà. Con l'aggravante che la loro presenza rende addirittura sgradevole l'attesa degli autobus e disturba ancor più la visibilità dei passeggeri e dell'autista con il rischio concreto di mancate fermate.



In questa foto potete "ammirare" l'attesa degli speranzosi utenti dei mezzi pubblici in via Montebuono: in mezzo alla strada! (con tutti i pericoli che questo comporta). Provate a Immaginare le difficoltà di eventuale passeggero costretto su una sedia a rotelle ovvero con una valigia o un grosso pacco...

Qui siamo invece su viale Tirreno, all'altezza del civico 71. Causa lavori di rifacimento della facciata la fermata e stata temporaneamente spostata in avanti. Per non togliere spazio ai diritti di parcheggio degli automobilisti, però, si è pensato bene di "nasconderla" dietro i numerosi cassoni verdi dell'immondizia...





Ecco qui lo spettacolo che ci riservano dietro (e il noto senso civico degli abitanti della Capitale non aiuta). Non certo il posto più piacevole per aspettare l'autobus e le già sottolineate difficoltà nell'avvicinamento del bus e nell'accesso e deflusso dal mezzo.
ATAC, Comune di Roma, AMA, si può fare qualcosa?

martedì 11 novembre 2008

Carfagna: la donna che visse due volte





Questo post è ispirato a uno skech visto domenica scorsa a CrozzaItalia (protagonisti Maurizio Crozza e Claudia Gerini)
Carfagna 1: La soubrette, donna calendario, valletta...
Carfagna 2: La Minnistro, mentre, assorta, si interroga sulla funzione di una penna biro.



N.B. Carfagna 2 dice "Provo ribrezzo per le donne che vendono il loro corpo..." Ora ci spieghiamo il perché dell'occhio spiritato... è stata 'fulminata' sulla via di Palazzo Chigi!

lunedì 10 novembre 2008

Famiglia Cristiana difende l'Omofobia

La polemica sulle vergognose parole su omosessualità e pedofilia di una vergognosa Paola Binetti non sono sfuggite al settimanale cattolico "Famiglia Cristiana", che scende in difesa della sedicente deputata democratica e attacca la proposta di legge antiomofobia.
Il settimanale lancia un invito al PD affinché prenda le distanze dal partito radicale e, in particolare, dalla proposta di legge anti-omofobia presentata dalla radicale Anna Paola Concia (che prima di essersi iscritta la partito radicale qualche giorno fa è stata per anni nei DS ed è nel PD sin dalle origini) e, nell'editoriale di apertura del prossimo numero, difende le posizioni della 'teodem' Paola Binetti, minacciata di espulsione per le sue posizioni sull'omosessualità.
"La Binetti ha espresso il suo pensiero su un documento della Chiesa, che vieta l'ingresso in seminario a chi ha 'radicate tendenze omosessuali' - scrive il settimanale - senza peraltro chiedere al segretario del Pd di applicare la stessa regola per gli aspiranti dirigenti del partito, come vorrebbe far credere il potente gruppo di pressione degli omosessuali italiani".
"Se la proposta Concia venisse approvata - spiega Famiglia Cristiana - chiunque criticasse i matrimoni gay, le adozioni gay o considerasse 'disordinati' gli atti omosessuali potrebbe essere denunciato al tribunale".
(leggi tutta la notizia)

Anche Famiglia Cristiana approfitta quindi per unirsi alle voci interne ed esterne al PD contro la legge antiomofobia in discussione alla Camera. a quanto pare a questi integralisti religiosi non va proprio giù l'idea di non poter continuare a insultare milioni di persone omosessuali. E per sostenere la loro idea non si curano di distorcere la verità e anche il semplice buon senso.

In primo luogo quello che si tenta di fare con questa proposta di legge è l'estensione della protezione GIÀ prevista dalla Legge Mancino del 1993 per le violenze e le ingiurie motivate da odio su base razziale e religiosa anche alle violenze e ingiurie per orientamento sessuale (quindi a rigore anche per gli eterosessuali) e identità di genere (transessualismo). Non si tratta di introdurre nuove fattispecie di reato d'opinione come qualcuno vorrebbe far credere ma semmai di introdurre una protezione specifica per soggetti evidentemente vittime (e la cronaca ce lo mostra sempre più spesso) di violenze e aggressioni. chi lo fa mistifica sapendo di farlo.
In secondo luogo tra l'essere contrario alla legge sul matrimonio gay e il dire che gli omosessuali sono pedofili passa la stessa differenza che c'è tra il dirsi contrari al Concordato tra Stato e chiesa o all'insegnamento della Religione Cattolica (cose che mi sembrerebbero più che opportune) e il dire che i sacerdoti sono tutti pedofili o ladri o che l'essere preti, o cattolici, o redattori di Famiglia Cristiana predispone al crimine o è un a condotta morale disordinata! Se lo dicessi (e qualche spunto dalla cronaca potrei anche averlo) Famiglia Cristiana riterrebbe che sto esercitando la mia libertà di opinione o che sto ingiuriando e offendendo i sacerdoti cattolici, i loro redattori e i fedeli?

Quanto al potente gruppo di pressione degli omosessuali (lobby) mi farebbe piacere se fosse davvero così potente, ma pare che la Binetti sia ancora al suo posto e in Italia, contrariamente al resto dei Paesi occidentali non si è fatto nulla per gli omosessuali, quindi mi sa che il gruppo di pressione più potente e mistificatorio sia proprio quello cattolico. Oltretutto quello si cui sarebbe accusata (voler far credere che la Binetti non vuole dirigenti di partito omosessuali) è ridicolmente falso e assolutamente insostenibile.
Devo dire che le argomentazioni di Goebbles Famiglia Cristiana le sa utilizzare con stupefacente maestria.
FAMIGLIA CRISTIANA BUGIARDI! (e questa non è la mia libera opinione ma un fatto!)
FAMIGLIA CRISTIANA VERGOGNA!

(Naturalmente ho inviato il testo sopra al direttore e a tutti gli indirizzi redazionali di Famiglia Cristiana)

Una piccola postilla. Ai cattolici che intendono esprimere liberamente il loro pensiero su omosessualità raccomando particolare accortezza e "sensibilità" in considerazione del fatto che tantissimi omosessuali sono stati perseguitati nei secoli dalla chiesa cattolica, torturati e bruciati sui roghi in nome della pretesa di imporre una morale unica e una sessuofobia castrante.

La nostra sui DiDoRe

Dopo alcuni giorni di luci della ribalta, il Progetto di Legge su "Diritti e Doveri di Reciprocità" per le coppie conviventi, targata Brunetta e Rotondi, è tornato nell'ombra.
Dopo l'uscita del testo però abbiamo pensato bene di dire brevemente la nostra, intendendo con ciò la posizione del Circolo Mario Mieli, attraverso un editoriale su Aut. Un modo per proporre poche riflessioni e spunti di confronto lontani dalla foga e dall'a pressione della cronaca e dei riflettori.
Per premessa voglio brevemente precisare due cose.
  • Io sono e sono sempre stato di sinistra, ciò non vuol dire che abbia un atteggiamento prevenuto e pregiudizialmente negativo verso tutto ciò che viene da un Governo di destra o centro destra. Quindi se una buona proposta sulle coppie omosessuali, con approccio laico e non integralista e nel rispetto della dignità di tutti, fosse davvero lanciata sarei certamente contento e la sosterrei, magari cercando di offrire dei contributi di riflessione o migliorativi. Parimenti se una legge sulle coppie (come qualsiasi altra normativa) inadeguata e contraria alla dignità provenisse (come è stato per i DiCo) da un Governo di centro sinistra o di sinistra la contrasterei o cercheri di premere per migliorarla significativamente. Questo è quello che considero un approccio laico.
  • Credo che l'obiettivo finale del Movimento GLBT debba essere la piena uguaglianza dei diritti, col il pieno e paritario accesso a tutti gli istituti previsti per le coppie eterosessuali e, anche, una legislazione moderna per tutte le coppie e le unioni non "matrimoniali" (naturalmente solo per limitarci a questa tematica). Questa linea non esclude a priori un approccio realista dei piccoli passi, ma deve essere sempre chiaro l'obiettivo finale, quindi, anche i piccoli passi non devono mirare solo ad alleviare alcuni problemi pratici, ma andare concretamene in quella direzione e non ferire la dignità di persone e coppie coinvolte. In particolare sembra scontato ribadire che la piattaforma rivendicativa deve rimanere la medesima chiunque sia al governo perché è davvero poco sforzo chiedere a ciascuno solo ciò che questo è già disposto a concedere (che ci vada davvero bene o meno).
EDITORIALE

DiDoRe, Diritti e Doveri di Reciprocità: dopo tanto parlare la proposta di legge
dei Ministri Brunetta e Rotondi sulle coppie di fatto approda in Parlamento,
e finalmente è possibile cercare di capire sul concreto del testo di che si
parla (e di cosa non si parla).
Per noi si tratta di un testo ideologico, inutile e dannoso.
1. Ideologico, perché nell'ossessione di voler ribadire la primazia della famiglia
eterosessuale fondata sul matrimonio, non guarda ai problemi reali delle persone
e sancisce in una norma la discriminazione che vorremmo eliminata
, tanto
più forte per le coppie omosessuali che non possono neppure scegliere se sposarsi
o convivere e si trovano quindi costrette in una condizione di minorità. Infatti,
prima ancora di parlare delle coppie conviventi, all'articolo 1, la proposta ci
offre la solita solfa sull'unicità della famiglia fondata sul matrimonio, per evitare
che qualcuno si dovesse risentire. Brunetta ce lo spiegava anche nelle interviste
TV: si tratta di stabilire delle regole per le coppie di fatto, realtà che non si può
più ignorare, ma che sono delle “unioni deboli”, quindi non meritevoli di nessun
esborso di spesa sociale
. Su questo la proposta mantiene le promesse: niente
pensioni di reversibilità, assegni familiari, congedi o avvicinamento per i lavoratori.
Meno coerente è invece il titolo perché i diritti e doveri, contrariamente a
quanto si dice, non sono solo reciproci ma coinvolgono inevitabilmente i terzi
.
Le previsioni principali riguardano, infatti, il diritto di visita in ospedale e di scelta
sulle cure e la donazione di organi, la successione nel contratto di affitto e sul diritto a rimanere nella casa della convivenza nel caso dopo la morte venga ereditata
da altri familiari. Tutti diritti da far valere verso terzi, siano essi, locatari, eredi
o personale sanitario. La novità (unico vero diritto di reciprocità) è il diritto agli
alimenti
. Tutto ciò scatterebbe dopo 3 anni di convivenza di una coppia etero o
omosessuale non legata da altri vincoli di parentela. Non sono previsti registri o
atti pubblici onde evitare qualsiasi possibile accostamento al matrimonio
.
2. Inutile, perché i diritti di cui si parla sono in larga misura già patrimonio delle
coppie di fatto
grazie agli orientamenti evolutivi della giurisprudenza. Un tentativo,
quindi, di mettere un po' di ordine, ma con scarse conseguenze pratiche
e nessun tipo di riconoscimento delle coppie in quanto tali.
3. Dannoso, perché il basarsi sul semplice elemento temporale, non sempre facile
da provare, senza espressione di volontà delle persone, per far valere i diritti
verso i terzi e nei rapporti reciproci, accresce le possibilità di contenziosi e contrasti
giudiziari
, subordinando, inoltre, l'ottenimento di alcuni diritti, quali il subentro
nel contratto di affitto o la visita in ospedale a vincoli temporali nuovi e illogici
.
Perché il compagno o la compagna non dovrebbero poter visitare in ospedale
la persona con cui convivono da 2 anni o da 6 mesi? E in una situazione come
questa immaginate un contenzioso con uno zelante funzionario sanitario, in cui si
dovesse provare che la convivenza è di 3 anni e non di 2 anni e 11 mesi?
Brunetta e Rotondi hanno mostrato coraggio e buona volontà nell'affrontare
un tema così spinoso e controverso, non solo nel Centro Destra ma persino nel
Partito Democratico, e meritano rispetto per il tentativo portato avanti tra gli
strali di numerosi colleghi di schieramento. Sappiamo anche come sia difficile
affrontare questo tema in Parlamento. Ma per avere dei risultati veri bisogna
mettere da parte le ideologie e guardare alle vite, ai problemi reali e alla dignità
delle persone e delle coppie.


Andrea Maccarrone
Direttivo Circolo Mario Mieli

Tosi, sceriffo perdonato e dimezzato

Il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, è stato protagonista di un singolare ma indicativo episodio.
La sua Audi A6, parcheggiata in sosta vietata in centro a Milano tra via Verri e via Montenapoleone, finestrini oscurati, paletta del Ministero dell'Interno sul parabrezza: un'auto sospetta che desta allarme in una zona controllatissima della città per i rischi rapine e terrorismo, che attira subito un gran numero di agenti della polizia sia in divisa che in borghese.
A questo punto Flavio Tosi, noto sindaco sceriffo, si avvicina fresco e si scusa: «Mi dispiace è stata solo una leggerezza». Lui fa alcune telefonate sull'asse Milano-Verona-Roma e scioglie la tensione di fronte a decine di cittadini un po' perplessi.
Un vigile aveva già scritto la multa, ma dopo gli accertamenti Tosi è stato «perdonato».

Siamo certi che Il sindaco di Verona era nel fine settimana a Milano per motivi di servizio (!!) ma questo non giustifica il non rispetto delle regole del codice della strada che valgono per tutti gli altri cittadini. Anzi forse un amministratore, soprattutto se si è sempre distinto per il suo impegno su legalità e sicurezza, dovrebbe dare ancor più l'esempio.
Ancora più grave il trattamento di favore con il perdono da parte dei vigili. Perdono che anche qualora fosse stato offerto, Tosi avrebbe dovuto decisamente rifiutare in nome del rispetto delle leggi di cui è fiero paladino.
Un'ultima domanda quanto è costato di fatto questo allarme ai "contribuenti"? (la domanda suona molto americana). L'intervento della polizia, gli accertamenti e le chiamate (dal cellulare che Tosi usa come sindaco di Verona?) non possono essere state a costo 0.

In attesa di una risposta una certezza l'abbiamo: Tosi è stato perdonato ma la sua immagine di integerrimo sceriffo e di difensore della legalità ne esce appannata e dimezzata.

(guardate anche l'articolo su Repubblica)

domenica 9 novembre 2008

Cossiga, Ministro della Paura

L'età che avanza gioca brutti scherzi, anche a Francesco Cossiga, che nonostante le polemiche suscitate dalle sue dichiarazioni su come gestire le manifestazioni degli studenti attraverso degli infiltrati che generino violenze e tensioni a comando, torna ancora, in una lettera aperta, sull'argomento e si scatena in considerazioni cinico-criminali pesantissime.
Se non stessimo parlando di un ex Presidente della Repubblica, ancora senatore a vita, ministro dell'intero e influente esponente politico proprio negli anni di piombo, potremmo appellarci alla semplice demenza senile. Qui, anche a voler togliere alle farneticazioni cossighiane valore programmatico per il futuro prossimo (e mi auguro che né il ministro dell'Interno né il capo della polizia vogliano minimamente prenderle in considerazione), ci troviamo quanto meno a un'inquietante ricostruzione a posteriori della sua politica proprio negli anni di piombo.
A voler pensare che il Cossiga ministro si sia mosso sulla falsa riga di quanto oggi consiglia c'è materiale per storici, e tribunali.
A questo punto tra infiltrati e gestione, induzione della paura, è da ritenersi che l'azione di Governo in quegli anni non fu neutra e neutrale (e per molti non sarebbe una sorpresa!), ma avrebbe generato e alimentato la paura e la tensione e soffiato sul fuoco della violenza per giustificare e rendere socialmente accettabili interventi repressivi delle polizia e politiche antilibertarie di restrizione delle libertà civili.
Di più, sarebbe stato di fatto come minimo spettatore interessato quando non corresponsabile o addirittura attore e istigatore, attraverso degli infiltrati, di violenze e distruzioni e delle vittime che ne fossero derivate. Un vero capovolgimento di quello che ci aspetterebbe da uno Stato democratico e di diritto.

Tornando all'attualità, Cossiga afferma senza mezzi termini che "Un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti". Naturale quindi la critica alla gestione delle tensioni che hanno toccato le manifestazioni studentesche di questi ultimi giorni in cui la polizia avrebbe commesso "un grave errore strategico" nel reagire con "cariche d'alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante". La tattica suggerita dal ex presidente è piuttosto di disporre "che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino", lasciando il campo alle violenze e alle devastazioni: "l'ideale -afferma - sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita". Certo immaginare qualche arma da fuoco nelle mani degli studenti che manifestano per la scuola è per lo meno avventuroso... A meno di non collegarsi anche alle dichiarazioni precedenti sugli infiltrati sobillatori e violenti!
L'obiettivo di questa politica è chiaro e dichiarato: "La gente deve odiare i manifestanti". Una situazione che farebbe crescere fra la gente "la paura dei manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft, o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, li sorregge". Anzi ancora meglio se ci fossero danneggiamenti alla sede dell'arcivescovo di Milano o a qualche sede della Caritas o di Pax Christi (si sa, la condanna papale sarebbe di grande aiuto per benedire accrescere il consenso sulla mano forte della polizia). Ma quando passare all'azione? "Io aspetterei ancora un po' - continua Cossiga - e solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di Bella ciao, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti". (articolo su Repubblica)
Prima ancora di ogni altro commento mi viene da pensare che Machiavelli a confronto sembrerebbe un'educanda. Un politico che si dice cattolico, difensore dell'embrione, della famiglia tradizionale uomo-donna, della vita e compagnia bella, ha, in verità, una concezione della vita e del suo valore di un cinismo vomitevole, per cui pur di perseguire il suo disegno di paura e repressione ci starebbero bene vittime, magari vecchi, bambini o donne, e anche un morto tra le forze dell'ordine, quelle stesse, che nella sua mente criminale dovrebbero poi reprimere pesantemente i manifestanti spinti, immagino, anche dalla rabbia e dalla voglia cieca di vendetta! Per Cossiga, ex ministro dell'interno, anche la vita dei "suoi uomini" non ha valore e può essere messa volentieri sul piatto della bilancia di un disegno reazionario. Del resto chi sono praticamente i poliziotti? Lo diceva anche Pasolini... poveri meridionali che non trovano altri lavori più gratificanti sicuri e remunerativi, anch'essi vittime "sacrificabili" di un sistema. Una vera guerra tra poveri in cui a uscirne rafforzato sia chi detiene il potere contro ogni possibile cambiamento e contro ogni minimo dissenso.

Una domanda sorge spontanea. Ma in questo caso il ruolo delle forze della polizie sarebbe garantire l'ordine pubblico, la libertà di manifestare, la sicurezza di manifestanti e di tutti gli altri, o piuttosto quello di reprimere violentemente il dissenso al governo facendo anche in modo che questo avvenga con un consenso generale e ignorante frutto della paura?
Nel secondo caso stiamo parlando di un regime parafascista e di polizia non di una democrazia e noi tutti dovremmo arrossire ad avere avuto Cossiga come Presidente della Repubblica.
Al confronto le battute di Berlusconi sull'abbronzatura di Obama sono solo tragicomiche barzellette da avanspettacolo.

sabato 8 novembre 2008

I Vescovi spagnoli guardano al referendum Californiano


Secondo l' arcivescovo di Madirid e presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, Cardinal Antonio maría Rouco Varela (quel bruttone in foto), "sarebbe stato opportuno" tenere un referendum sulle unioni omosessuali come quello della California anche in Spagna. Secondo il cardinale queste unioni "non giocano alcun ruolo e vanno contro tutte le civilizzazioni, non solo quella cristiana, ma anche tutte le altre civilizzazioni" (La Vangardia).

Per fortuna la reazione decisa delle associazioni Gay-Lesbiche non si è fatta attendere: La Federación Estatal de Lesbianas, Gays, Transexuales y Bisexuales (Felgtb) ha considerato che questo "spirito democratico" dovrebbe applicarsi anche alla Chiesa, Per esempio il Referendum potrebbe servire anche per votare materie "come le relazioni tra Stato e Chiesa, che l'attuale sistema sarebbe respinto dalla maggioranza". Secondo il COGAM (Colectivo de lesbianas, gays, transexuales y bisexuales) bisognerebbe sottoporre a referendum questioni come "la soppressione del finanziamento dello Stato alla Chiesa Cattolica la sua exlusione dal sistema educativo e la messa fuori legge di gruppi settari integralisti che fanno parte della Chiesa Cattolica e non rispettano ne applicano le norme emanate dal Parlmaneto"(El Pais).

Con questo fuoco di fila è da credersi che il cardinale Varela si sia pentito dell'incauta sortita e la chiesa abbai perso un'altra occasione per tacere.
Le lezioni di democrazia da parte di una struttura fortemente verticistica, che include lo Stato Vaticano, monarchia assoluta e teocratica, sono più che inappropriate.
Come si dice PREDICARE BENE E RAZZOLARE MALE.
La chiesa cattolica, oltretutto, ha svolto nella storia un ruolo di freno assoluto all'avanzamento dei principi illuministici e democratici, sostenendo i regimi assoluti e i privilegi.

La scarsa familiarità con li strumenti democratici li porta, per altro, a cavalcare un grossolano errore, perché quando si parla di diritti e tutele per le minoranze non può essere una decisione della maggioranza tout court a decidere, soprattutto se la decisione si traduce in una sottrazione di diritti. Un qualsiasi spirito democratico minimamente avveduto si rende conto che la tutela delle minoranze è il fondamento di un qualsiasi regime non totalitario... contrariamente parleremmo quantomeno di plebiscitarismo populista.

venerdì 7 novembre 2008

Minacce Naziste alla sede dell'Opera Nomadi

In un comunicato diffuso poc'anzi L' Opera Nomadi denuncia telefonate minatorie alla loro sede.
"Due telefonate minatorie sono pervenute mercoledì alla sede dell’Opera Nomadi proprio in coincidenza con la diffusione di altrettante intimidazioni alla Comunità Ebraica ed al Sindaco.
Già per il primo Viaggio della Memoria nel 1992 con le scuole romane, il Presidente dell’Opera Nomadi fu minacciato fin sotto la sua abitazione da gruppi di balordi nazifascisti. Abbiamo chiesto al Prefetto di tutelare la sede sociale dell’Opera Nomadi
".

Il comunicato ricorda che "G. ALEMANNO e L.Marsilio ristabiliscono la PARITÀ fra gli STERMINI.
Dopo 13 anni l’Opera Nomadi e due studenti Rom possono tornare con il Comune di Roma nel Viaggio della Memoria ad Auschwitz, l’ultima volta era stato con Francesco Rutelli e Fiorella Farinelli nell’ottobre 1995 ; Gianni Alemanno e Laura Marsilio hanno riaperto la porta agli stermini dimenticati e li ringraziamo in nome della memoria dello sterminio che unì Ebrei, Slavi, Rom/Sinti e prima di loro i disabili e gli omosessuali
".

A Roma e in Italia si respira un'aria davvero pesante e dopo le minacce alla Comunità ebraica, i fatti di piazza Navona, anch'essi con seguito di minacce e assalto alla sede RAI della trasmissione "Chi l'ha Visto?" che aveva avuto il coraggio di mostrare le immagini delle violenze di Blocco Studentesco e di Casa Pound.
Adesso sotto minaccia diretta L'Opera Nomadi, coraggiosa associazione dei Rom e Sinti.
A dimostrazione come la loro partecipazione al viaggio della memoria non sia solo un'esigenza relativa al ricordo, ma un'emergenza attuale e un pericolo incombente.

La mia solidarietà e vicinanza affettuosa agli amici e fratelli dell'Opera Nomadi, con i quali ho spesso collaboratoe dai quali ho imparato molto. Al Presidente nazionale Massimo Converso e a tutti loro un abbraccio virtuale e un'invito a non lasciarsi spaventare e ad andare avanti come hanno sempre fatto.

PD: Vergogna Democratica

So bene che le mail, soprattutto se dai toni poco istituzionali sono pressoché inutili. Ma a volte anche semplicemente sfogarsi e dire chiaro e tondo quel che si pensa non è un puro esercizio retorico , ma offre una certa soddisfazione. E forse può aiutarli a capire che hanno toccato il fondo!
Ad ogni modo ieri, in piena incazzatura, ho scritto una lettera decisamente sopra le righe inviandola a quasi tutti i parlamentari del PD.
Non sarà un modello di finesse, ma mi sono sentito meglio dopo aver premuto il tasto invio.

La cosa che continua a darmi davvero tanto, ma tanto fastidio, più ancora delle parole della Binetti, cui non ci si può mai abituare, ma che almeno conosciamo bene, è il fiorire di tutte queste solidarietà, di questi fermi oppositori di ogni discriminazione (dov'erano nascosti prima?) ma anche strenui difensori della libertà di opinione (deformata a loro uso e consumo) e del pluralismo del partito.
Tutti questi che oggi si levano indignati a difesa della povera vittima Binetti maltrattata e che ieri, quando lei insultava gli omosessuali - milioni di cittadini italiani - tacevano tranquilli.
Quel Veltroni - Cialtroni - che decide di intervenire dopo una settimana non per censurare la Binetti ma solo per mettere un argine al montare delle polemiche.
Il resto, salvo poche encomiabili eccezioni, tutti zitti, ignavi, pusillanimi!

Ricordo che stasera a Muccassassina parte l'OPERAZIONE BINETTOFILIA e che potete anche voi continare a telefonare, mandare mail al PD e a Veltroni e a Querelare la Binetti!

Ecco la mail:

Siete tutti sempre più vergognosi. Un partito circo dell’ovvio e del populismo che pretendere di combattere l’omofobia nel paese accettandola nel vostro partito in nome di una presunta libertà di opinione che non sapete neppure cosa sia.
Se io dicessi mai che la lobby ebraica internazionale vuole abbattere il Parlamento potrei secondo voi farlo in nome della libertà di parola così come posso affermare l’assurdità che dall’omosessualità deriva la pedofilia?
Forse visto che la l’ignobile Binetti parlava i preti pedofili poteva con più credibilità sostenere che i il sacerdozio porta alla pedofilia con il medesimo passaggio logico.
Siete sempre più vergognosi. Adesso vi scatenate pure con le assurde manifestazioni di solidarietà alla Binetti che insulta e offende. Castagnetti, Lucà, Bobba, siete vomitevoli! Tutti schierati nella lotta contro le discriminazioni e l’omofobia? Nessuno se ne era mai accorto … come mai? Siete degli ipocriti che purtroppo noi cittadini stipendiamo lautamente per insultarci e prenderci in giro!
Fassino si accalora scandalizzato per dire che siete contro i matrimoni gay, come fosse una cosa del tutto inconcepibile, mentre magari non lo volete proporre, perché non avete coraggio e non sapete in cosa credere, ma si tratta di uguaglianza di diritti che altri Paesi Europei. governati da partiti riformisti socialdemocratici (e non da 40 ladroni) hanno già da tempo …
VERGOGNA, VERGOGNA FASSINO
E Walter Cialtroni è il peggiore di tutti, capace solo di ipocrite buone parole e nessun fatto! Ogni volta che vedo comparire la tua faccia da qualche parte non riesco a trattenermi da andare al WATER a vomitare. Avrei preferito avessi mantenuto la (falsa) promessa di andare in Africa… ma poi penso poveri bambini africani hanno già abbastanza problemi e non hanno fatto nulla di male per meritarsi uno come te!
VERGOGNA, VERGOGNA CIALTRONI

Voi tutti giocate con la dignità e le vite di milioni di cittadini, in difesa di una vostra collega amica di casta. Siete come Robin Hood all’incontrario!

VERGOGNATEVI TUTTI!!

giovedì 6 novembre 2008

Sondaggio sul matrimonio gay Su Corriere on line

Referendum in più Stati, bocciate le nozze gay. Siete d’accordo?
Questa la domanda posta dal corriere on line ai suoi lettori... ATTENZIONE: Per manifestare sostegno alle nozze gay bisogna quindi votare NO

Allora che fate ancora qui? andate e votate NO!!
http://www.corriere.it/appsSondaggi/votazioneDispatch.do?method=risultati&idSondaggio=3657

Il peso di Obama per Israele

(Articolo per Progress On Line)

Le elezioni USA hanno catalizzato l’attenzione globale sia a livello di opinione pubblica che di cancellerie, come evidente visto il peso della potenza americana sullo scacchiere internazionale.

In Israele, e in Medio Oriente, quest’attenzione si trasforma in interesse diretto, anche a prescindere dalla presenza diretta in Iraq, che ha trasformato gli Stati Uniti in un fondamentale attore di quello scacchiere regionale.

Infatti, il ruolo degli Stati Uniti nell’area, nel bene come nel male è stato sempre di primaria importanza. Implicazioni fondamentali politiche e persino psicologiche nelle relazioni di sicurezza e negli equilibri di forza. Per Israele, in particolare, sono implicati la percezione stessa della sicurezza nazionale e il futuro dell’assetto di pace con i palestinesi e con gli altri stati arabi, che, come appare evidente non possono certo prescindere dagli indirizzi che vengono da Washington.

Un presidente come Bush, decisamente poco apprezzato all’estero per il suo unilateralismo, l’atteggiamento manicheo della guerra al terrore e le sue prove muscolari di forza, non ha mai goduto di molte simpatie nelle diplomazie internazionali ma è stato un alleato fondamentale per Israele, che ne ha assunto appieno la dottrina. Basta pensare alla guerra in Libano dell’estate 2007, o alle pesanti rappresaglie militari verso Gaza, o ancora all’embargo finanziario ad Hamas (e al suo governo) considerata come un’organizzazione terroristica. La stessa guerra in Iraq, che in Europa non ha mai goduto di popolarità, è stata fortemente voluta da Israele, come anche l’atteggiamento intransigente, che non escluda l’opzione militare, verso la prospettiva di un Iran nucleare.

Non stupisce, quindi, la preoccupazione con cui si guarda in Israele a un avvicendamento alla Casa Bianca, soprattutto in favore in un Barak Obama, che ha già dato indicazioni di una netta discontinuità in politica estera rispetto al suo predecessore, parlando chiaramente di ritiro in tempi certi dall’Iraq, di dialogo con l’Iran e di impegno per la pace tra israeliani e palestinesi.

Naturalmente, il nuovo Presidente non intende allontanarsi dalla tradizionale alleanza privilegiata con Israele, ma ha ritenuto indispensabile, da candidato, un viaggio ufficiale in Israele per rassicurare tanto Gerusalemme che l’attento elettorato degli ebrei americani di cui non poteva permettersi certo di perdere l’appoggio, soprattutto in stati chiave come la Pennsylvania. Un elettorato che alle passate presidenziali aveva sempre premiato il candidato democratico (75% in favore di Karry nel 2004, 82% per Gore nel 2000, quando alla vicepresidenza era candidato il senatore ebreo Joe Lieberman) che aveva, probabilmente, maggiore fiducia nella contendente Hillary Clinton, e Obama non poteva dare per scontato. Alla fine, secondo i dati bel il 78% degli ebrei americani ha scelto Barak Obama contro il 21% del suo avversario repubblicano.

Eppure i Repubblicani di McCain hanno cercato di puntare decisamente sul voto ebraico, giocando molto a istillare il dubbio sulle passate relazioni e sulla più spiccata propensione al dialogo senza pregiudiziali del candidato democratico.

Partendo dai sondaggi iniziali della campagna, quando il 30% dell’elettorato ebraico era orientato a votare per McCain, un dato non scoraggiante dal quale i Repubblicani, avevano avviato una decisa campagna contro Obama, cominciata con la distribuzione di lettere e mail che speculavano sulla sua supposta fede musulmana, e culminata con il tentativo di dipingerlo come pro-palestinese e collegato a noti terroristi. In questa campagna i Repubblicani avrebbero speso circa 2 milioni di dollari in pubblicità su televisioni e giornali ebraici, puntando soprattutto su quegli stati in bilico conosciuti per le ampie comunità ebraiche, come Florida, Ohio, Pennsylvania, Virginia, Nevada (che poi sono tutti andati a Obama).

La Repubblican Jewish Coalition, aveva rilasciato un lungo paper propagandistico intitolato “Preoccupati su Barak Obama? Dovreste esserlo! Molti americani si pongono domande su Barak Obama e se le sue visioni siano buone per gli Stati Uniti e per Israele. E a ragione”. Sul documento si paragonavano le posizioni di McCain , Hillary Clinton e Obama su questioni sensibili come il futuro status di Gerusalemme, i rapporti con i leader “ostili” e la questione iraniana.

Nonostante gli sforzi il voto ebraico ha cominciato a orientarsi decisamente su Obama già a giugno. La scelta di Sarah Palin può avere avuto un ruolo in questa scelta perché le sue posizioni conservatrici sui temi sociali non coincidono con quelle della maggioranza degli ebrei americani.

Intanto, già all’indomani della sua elezione, giunge apprezzata in Israele la prima nomina del nuovo Presidente. Nel delicato ruolo di Capo dello staff della Casa Bianca, Barak Obama ha designato il vecchio amico e alleato di Chicago Rahm Emanuel. Quarantanovenne figlio di un immigrato israeliano e di un’ebrea americana, Emanuel ha servito nell’esercito israeliano e parla persino un po' di ebraico. Una fonte riservata di Ynet ha affermato che “Emanuel è pro-israeliano e non avrebbe preso in considerazione di accettare la posizione se il presidente-eletto Obama non fosse pro-israeliano”, mentre il vice presidente della Jewish Federation of Metropolitan Chicago ha ricordato la sua assidua partecipazione a eventi correlati a Israele come l’Indipendence Day (14 maggio) e la parata annuale per Israele.

Dal canto suo, l’attuale ministro degli esteri e candidata premier, Tzipi Livni, ha rassicurato sulla stabilità delle relazioni israelo-americane, ma, allo stesso tempo, ha sottolineato che gli Stati Uniti e la comunità internazionale faranno pressioni sul processo di pace nel caso che lo Stato ebraico si dimostrasse riluttante. Nel suo discorso alla Knesset di mercoledì scorso, la Livni ha detto che “Indipendentemente da chi sia al potere a Washington è importante capire che la relazione è reciproca”, per questo, ha poi notato, le elezioni israeliane in programma per il prossimo 10 febbraio “devono riflettere l’interesse del paese nell’avanzamento del processo di pace, altrimenti la comunità internazionale, guidata dagli Stati Uniti, ci spingeranno in questa direzione”. “Israele deve sostenere i propri interessi nazionali e di sicurezza - ha aggiunto – che in ogni caso coincidono con gli interessi americani nella regione. Dire NO non ha mai portato ad alcun risultato diplomatico”.

In un'intervista a Radio Israele, Tzipi Livni ha, però, anche chiesto cautela nell’aprire un dialogo con l’Iran, che potrebbe essere interpretato come un “messaggio di debolezza” e si è detta “certa che gli Stati Uniti, anche con Obama, non saranno disposti ad accettare un Iran nucleare” escludendo seccamente l’appoggio di Israele a un’iniziativa di apertura degli Usa verso l’Iran. Parole che hanno il sapore di un chiaro monito.

L’elezione di Obama è stata accolta con favore anche sul fronte palestinese e nel mondo arabo, riaprendo le speranze per un processo di pace e di stabilizzazione regionale più equilibrato e rapido. Persino le dichiarazioni di ministri iraniani e siriani sembrano aprire nuovi spiragli di dialogo fino a ieri impensabili.

Andrea Maccarrone

Proteste in California per l'abolizione del matrimonio gay




Che brutto risveglio deve essere stato per le migliaia di coppie omosessuali già sposate per coloro che pensavano di farlo e per i tantissimi gay e lesbiche o meno che fossero, che avevano creduto che il sogno di un paese in cui regna l'uguaglianza dei diritti fosse divenuto realtà. Il sogno è durato solo 4 mesi, perché il voto del 52% dei californiani lo ha strozzato. Dagli exit poll è emerso persino l'elettorato di Barak Obama si è spaccato sul tema, con i bianchi contrari alle nozze gay e neri e ispanici favorevoli.

Ma c'è anche chi gioisce: "Un giorno magnifico per il matrimonio", ha commentato Ron Prentice, responsabile del sito ProtectMarriage.com, tra i promotori di Proposition 8, "i cittadini della California hanno scelto i matrimoni tradizionali e hanno reclamato la difesa di questa grande istituzione".

Le proteste della comunità gay sono scoppiate immediate e spontanee, già alla chiusura delle urne. Anche perché è la prima volta che si torna indietro in maniera così decisa su di un dritto già ottenuto, con un voto a maggioranza che, di fatto, sottrae diritti acquisti a una minoranza.
Per fare un paragone è come se un voto referendario togliesse ai neri il diritto di voto o tornasse a imporre loro autobus separati. Neri e ispanici devono averlo capito bene e, forse proprio per questo, si sono in maggioranza opposti alla Proposition 8!
Condivisibili, infine, le amare considerazioni di Giorgio sull'insufficiente mobilitazione della stessa comunità glbt (in California numerosa, ricca e ben organizzata) nella difesa dei propri diritti. I numeri parlano, purtroppo, da soli.
Errata Corrige: come opportunemente segnalato da Barbara nei commenti, e come oggettivamente era più facile aspettarsi, visto il profilo socio-culturale dei votanti, gli elettori neri hanno votato in larga maggioranza in favore della Prop 8 (contro il matrimonio gay) e anche gli ispanici si sono schierati in maggioranza per questo bando.
Cambia evidentemente il commento che ne derivava... non hanno capito il rischio che corrono in quanto minoranza, mentre la comunita glbt ha peccato anche in comunicazione nei loro confronti.

mercoledì 5 novembre 2008

Binetti graziata e poi portata sugli altari: siamo alla farsa!

Peggiore epilogo nel PD per la vicenda che ha visto coinvolto l'onorevole Binetti non poteva esserci.
Prima le vergognose e incomprensibili parole di Veltroni che derubrica le calunnie omofobe della deputata TeoDem a opinioni personali, quindi la resa di Paola Concia, e poi "l'assoluzione" del comitato etico che si dichiara incompetente.
Infine ecco giungere a dare il carico da quaranta in un tardivo soccorso Castagnetti dal PD e Cesa e Pezzotta dall'UDC...

Queste le dichiarazioni sorprendenti di Castagnetti, che non soddisfatto del successo, decide anche di rimarcarlo:
"E' sorprendente che la commissione di Garanzia nonostante la netta presa di posizione del segretario del partito, abbia ritenuto di non dichiarare irricevibili le denunce a carico dell'onorevole Paola Binetti".
"Se ritorno sul tema -aggiunge- è perché non mi va di sottovalutare la gravità di un dibattito 'disciplinare' intorno a una opinione espressa da un socio del partito (ndr. ma forse essere soci del partito non è come essere soci del circolo bocciofilo del tuo quartiere?). La libertà di pensiero e di espressione è così apodittica e indiscutibile che trovo sorprendente anche solo il fatto che la commissione abbia ritenuto di dover precisare di non poter procedere 'perché l'ordinamento non lo prevede'. L'ordinamento non lo prevede semplicemente perché non può -in linea di principio- prevederlo". (http://www.gaynews.it/view.php?ID=79728)

Allora, in nome della libertà di pensiero, mi piacerebbe dire che Castagnetti è un gran pezzo di merda putrida e un mentecatto puttaniere difensore di preti pedofili e corrotti, talmente ignorante che non capisce neanche dove sta di casa, figurarsi la differenza tra opinioni e insulti. Ma ci tratteniamo dal dirlo, dai, perché a me non piace insultare chi non ha neppure l'intelligenza di capire che lo si sta facendo. Non merita neppure la fatica.

Ma Castagnetti non poteva essere l'unico e allora ecco Cesa e Pezzota, dell'UDC, che scelgono di ergersi a improbabili super eroi difensori della libertà di pensiero e di espressione in una lettera aperta alla Binetti:
"Cara Paola, le vicende che recentemente ti hanno visto coinvolta hanno destato in noi forti preoccupazioni. Nell'esprimerti tutta la nostra solidarietà (ndr. povera pecorella indifesa), non possiamo non evidenziare che quando una parlamentare possa essere messa sotto accusa e sottoposta a giudizio del suo partito solo per avere espresso il suo parere su una norma della Chiesa cattolica, rappresenti un evento preoccupante".
"Abbiamo sempre difeso-aggiungono- la libertà di espressione e contrastato ogni atteggiamento di discriminazione nei confronti di qualsiasi persona (ndr. contrasto alla discriminazione? Ma Pezzotta non è quello del Family day?). Ci preoccupa però la possibilità che si possano creare nel nostro Paese situazioni e condizioni che possano inibire la libertà di espressione e che, surrettiziamente, si possa introdurre il reato di opinione. Oggi si viene denunciati nel partito, ma sorge il dubbio che se si introduce il reato di omofobia così come strutturato nella proposta di legge in discussione alla Camera in commissione Giustizia, si potrebbe essere denunciati ad un tribunale vero e proprio''.
"Nel confermarti la solidarietà dell'Unione di centro per gli ingiustificati attacchi cui sei stata sottoposta, ti assicuriamo il nostro impegno a garantire la libertà di opinione, dentro e fuori dai partiti". (http://www.gaynews.it/view.php?ID=79727)

Insomma anche secondo questi due paladini dei diritti e della libertà di opinione insultare gli omosessuali è più che legittimo e non può neppure essere oggetto di una censura interna di partito in nome di elementari principi di rispetto per tutti. Che dicevano costoro in merito della satira di Sabina Guzzanti contro il papa? Quella non andava bene?

Ad ogni modo vogliono fare surrettiziamente passare un'idea che sanno essere falsa sulla legge antiomofobia.
La proposta mira infatti ad estendere le previsioni già in vigore della Legge Mancino su discriminazioni razziali e religiose anche all'omofobia. Quindi delle due l'una: o il reato d'opinione esiste già per quei casi, e loro si propongono di abrogare la legge Mancino, ovvero se il principio è valido per razzismo e diversità religiosa può essere valido anche su omofobia e transfobia!
Che ne dite Cesa e Pezzotta vi mettete in pace col cervello? ma se la coerenza e l'onestà intelletuale non abitano al Parlamento non ve ne si può certo fare una colpa.
La prossima volta che parlate di "contrasto alle discriminazioni", però, vi suggerirei di informarvi su cosa siano, giusto per sembrare meno ridicoli del solito!

Invito tutti a continuare a mandare mail (questa la mia a Veltroni e al PD, ma ne manderò presto altre) e querele al PD e alla Binetti, perché non possiamo accettare di essere ingiuriati senza reagire.
Parita anche l' OPERAZIONE BINETTOFILIA. Vediamo fino a che punto PD e Binetti apprezzano la libertà di opinione!