lunedì 17 dicembre 2007

Roma: Manifestazione per la Unioni Civili

Oggi finalmente si vota al Consiglio Comunale di Roma sulla proposta per l'istituzione di un Registro delle Unioni civili a Roma.

Nonostante l'impeno di tutti ni nella raccolta delle firme e nel sostenere un dialogo costruttivo per ottenere il risultato prefissato le prospettive sono negative, visto l'orientamente decisamente contrario del sindaco Veltroni e dei consiglieri del Partito Democratico.
Per questo è importante la nostra presenza numerosa in piazza a sostegno della delibera e per marcare l'attenzione a questa tematica.
La probabile bocciatura sancirebbe a Roma la vittoria delle veline vaticane e la morte della laicità.


Tutti al Campidoglio


Alla luce degli impegni presi con la città, lunedì 17 dicembre 2007 le proposte di delibera comunale per l’istituzione del Registro delle Unioni Civili arrivano finalmente in Consiglio Comunale.Come esponenti della Roma laica siamo convinti che occorra ampliare la sfera dei diritti e gli spazi di libertà e di pari opportunità per tutte e per tutti. Affinché il governo della città non subisca le pressioni che giungono da oltretevere e sia coerente con il programma elettorale con il quale è stato eletto il Sindaco Veltroni, chiediamo a tutta la cittadinanza di partecipare alla

MANIFESTAZIONE A SOSTEGNO DELLA DELIBERA PER IL REGISTRO DELLE UNIONI CIVILI


lunedì 17 dicembre 2007, dalle ore 16.00 in piazza del Campidoglio

Promuovono: i capigruppo al Consiglio Comunale di Roma Adriana Spera (Prc-Se), Fabio Nobile (Pdci), Roberto Giulioli (SD), Nando Bonessio (Verdi), Gianluca Quadrana (PS), Arcigay Roma, Arcilesbica Roma, Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli”, AFFI - Casa Internazionale delle Donne, DI GAY PROJECT, Rete Femminista Sinistra Europea, UAAR, Gruppo Pesce Roma, Associazioni Radicali Roma, Rosa Arcobaleno, Movimenti - Rete per una Cultura Indipendente e Sostenibile, Forum delle Donne PRC, SOS Razzismo Italia, Comitato 1°Maggio, Sinistra 19, Democrazia Laica, Associazione Libera Uscita, No God, Altre Vie, www.resistenzalaica.it, UDU Roma, FGS Roma, Forum delle Donne Socialiste, le Federazioni romane di PRC, PdCI, Verdi e SD.

lunedì 10 dicembre 2007

Discriminata

«Sono io la vittima del sistema, sono gli omosessuali a discriminare me». con queste semplici parole dette al quotidiano Libero la povera senatrice Binetti denuncia la discriminazione ad opera degli omosessuali inviperiti per il suo innoccente voto di "coscienza" sulla norma antiomofobia.

Confidiamo che la sua abitudine a sofferenze e penitenze ben più gravi la aiutino a sopportare ancora questo fardello perché temo che, noi "binettofobi" continueremo a contestare le sue posizioni politiche integraliste e allineate agli ordini vaticani e a considerarle non degne non solo di un partito ma neanche di un Paese democratico.
Noi crudeli illiberali continueremo a lottare perché anche in Italia tutti i cittadini abbiano pari doveri e pari diritti, pari dignità e pari rispetto e continueremo a pensare che chi incita all'odio e alla violenza, chi insulta altre persone (non solo altri cittadini) per il loro modo di essere e per le loro libere scelte individuali e sociali, chi pretende di dettare a tutta la società la propria morale e di imporre agli altri le proprie visioni, le proprie scelte e le proprie scale di valori non curante delle crescenti aspettative di una piena cittadinanza debba stare fuori dalle istituzioni di un paese civile e debba essere punito per il danno sociale che arreca a tutte e tutti noi, non solo omosessuali e transessuali.

Se sostengo che un cattolico è inferiore perché sottomette la sua ragione ad acritiche autorità irrazionali, che compie pratiche innaturali come i digiuni e l'uso del cilicio e che per questo devono essere relegati ai margini della società, esclusi, devono nascondersi, non deve essere concesso loro l'accesso ad alcuni istituti giuridici, compio un atto di libertà di pensiero (forse) ma sicuramente non un atto liberale perché discrimino, insulto, incito a odio e violenza nei confronti di un gruppo, indistintamente in quanto tale. Come tale è giusto che io per questo venga punito e venga messo in condizione di non nuocere ingiustamente ad altri. Questo è il medesimo principio che si vuole estendere anche alla discriminazione nei confronti di persone omosessuali e transessuali, ed è una elementare legge di civile convivenza e di rispetto per le diversità, in particolare per quelle che storicamente sono state oggetto di discriminazione o scusa per discriminare.
Con il suo NO al Senato la cara Binetti compie un atto, non di coscienza (tutti i cattolici che conoscono non vedono perché non si debbano tutelare le persone impedendo che vengano discriminate) ma di fedeltà politica ai suoi mandanti vaticani e un atto di egoismo che le consenta di continuare a insultarci e discriminarci impunemente!
In chiusura vorrei però rassicurarla nessuno tra gli omosessuali la discrimina in quanto cattolica (la stessa solfa ripetuta dal povero Buttiglione ai tempi della farsa sulla Commissione Europea) né in quanto Binetti. Noi ci limitiamo a criticare le sue idee e le sue posizioni politiche, a ritenerle integraliste e incompatibili con un partito e un governo di centrosinistra (e il suo voto al Senato fa chiarezza in proposito), nonché incompatibili con le istituzioni di un paese democratico e con le regole della civiltà. Quel che ci auguriamo è che anche lei ne prenda atto. Oltrettutto Noi tutti, come cittadini elettori, abbiamo non solo il diritto ma persino il dovere di valutare i nostri rappresentanti (qualcuno dice i notri dipendenti) in base alle loro scelte politiche e alle posizioni espresse e in base a queste decidere il nsotro orientamento e il nostro voto.
Allo stesso tempo mi scuso per le sofferenze umane che le provoca il sentirsi discriminata, magari la aiuterà a capire cosa si prova ad esserlo, per di più da sempre per quel che si è e senza capirne neppure le vere ragioni!

venerdì 7 dicembre 2007

Antiomofobia dalla finestra

La tanto attesa norma antiomofobia è passata ieri al Senato con l'approvazione della questione di fiducia sul Decreto Sicurezza varato dal governo a seguito dell'omicidio Reggiani.
La formulazione scelta, criptica come non mai, in quanto riconoscendo l'impossibilità tutta italiana di chiamare le cose con il loro nome e cognome, si rifà a un articolo dei trattati dell'Unione europea, che include appunto tra le cause di non discriminazione anche l'orientamento sessuale (ma non l'identità di genere).
Ma a quanto pare neanche il principio "umanitario" e democratico che prevede di non discriminare persone e cittadini per le loro condizioni sociali, umane e personali, ivi incluso l'orientamento sessuale va giù agli integralisti cattolici e così sul decreto sono piovuti gli strali infuocati di Rocco Buttiglione (ricordate che doveva essere commissario europeo ai diritti umani? ancora ci ridono dietro da tutto il mondo) che teme che per questa via si voglia imporre uno stop agli insulti cattolici contro gli omosessuali, e naturalmente la ferma opposizione di Mastella e dei Teodem del Partito Democratico al Senato. Nonostante dica di voler tutelare i diritti individuali e nonostante fosse in gioco la fiducia sul Governo la senatrice Paola Binetti vota contro, gli altri Teodem si fanno strappare il voto favorevole solo con la promessa che la norma venga definitivamente cancellata alla Camera e lo stesso ministro Mastella ci tiene a sottolineare che se non si torna subito indietro il Governo non avrà più la fiducia!
Insomma il primo timido tentativo di introdurre una norma antiomofobia in Italia sembra destinato a chiudersi in un fallimento prima ancora di nascere e non promette bene neanche per lo stralcio su stalking e omofobia, appunto in discussione alla commissione giustizia della Camera.
Del resto come pretendere che la senatrice Binetti voti contro se stessa? Se questa stessa legge fosse stata in vigore in Italia forse dopo le sue affermazioni sull'omosessualità contro natura pronunciate in diretta TV oggi starebbe a rinfrescarsi le idee a Regina Coeli (che il nome la ispiri) invece che a votare al Senato pagata da noi!
Ultima domanda come mai il leader del PD, Veltroni non interviene per compattare il suo partito almeno sui più elementari principi di civile convivenza?

giovedì 6 dicembre 2007

PD = ?

Il PD si appresta a bocciare al Consiglio Comunale di Roma la delibera di iniziativa popolare per il registro delle unione civili dimostrando in questo modo l'alta considerazione che ha dei cittadini che hanno sottoscritto la proposta, la sua incapacità di assumere decisioni avanzate e coraggiose riguardo i diritti e non solo, la sua retorica e ispirazione integralista e antidemocratica, assolutamente subalterna al Vaticano.
Si rende necessario preparare i cartelli con i quali accogliere i loro vari leader e manifestare il nostro sconcerto dovunque a Roma e nel resto d'Italia se ne presenti l'occasione, mi piacerebbe che lo sconcerto fosse tale da mobilitare una guerriglia di proteste spontanee e diffuse alimentate dalla fantasia e dalla rabbia di tutti noi stanchi e disgustati da questa politica che mangia sulle nostre teste e calpesta la nostra vita..

Parlando con alcuni amici e cominciando a ragionarci su ho cominciato a raccogliere varie "esplicitazioni" utili di PD da scrivere sui cartelli. Ne riporto di seguito qualcuna, ma mi piacerebbe iniziare un gioco collettivo nei commenti e nei vostri blog potete (vi invito a farlo)continuarlo e aiutarci in modo che le idee più brillanti e originali possano davvero finire sui nostri cartelli, manifesti, striscioni etc! Già mi diverto all'idea.
PD =
Preti a Domicilio
Politica Distante
Pseudo Democristiani
Pentiti Dementi
Pura Demagogia
Partito Democretino
Pagliacci Dalemiani
Puri Discorsi
Puerili Discorsi
Patto Diabolico
Portieri Dinotte
Pensieri D'annata
Post Democratici
Panettone Dauli
Partito Demmer
Partito di Destra
Peste e Diarrea
Partitocrazia Dispotica
Partenza Disastrosa
Progetti Desolanti
Pochi Diritti

... Adesso tocca a voi fatevi sotto!

GIUSTIZIATO IL GIOVANE GAY MAKWAN

Riporto per intero il comunicato diramato dal gruppo EveryOne in merito alla terribile esecuzione del giovane iraniano! Non ci sono aprole per esprimere dolore e sconcerto.
GRUPPO EVERYONE: “DA UN CRIMINE DI STATO NASCE UN SIMBOLO MONDIALE CONTRO L’OMOFOBIA”

MENTRE CONTINUA LA CAMPAGNA DEI CUORI LANCIATA DAL GRUPPO EVERYONE PER IMPEDIRE L’ASSASSINIO DEL VENTUNENNE IRANIANO MAKWAN MOLOUDZADEH, GIUNGE DA TEHERAN LA NOTIZIA DELLA SUA ESECUZIONE, AVVENUTA IERI MATTINA, SENZA CHE NEMMENO L’AVVOCATO E I FAMILIARI VENISSERO AVVERTITI

Makwan Moloudzadeh aveva ventun anni ed è stato assassinato dai suoi aguzzini all’interno del carcere di Kermanshah, dov’era detenuto, in seguito alla condanna a morte per “lavat” (sodomia). Il ragazzo, secondo l’autorità giudiziaria iraniana, era infatti “colpevole” di aver amato un coetaneo all’età di 13 anni e di aver avuto con lui rapporti sessuali. L’esecuzione è avvenuta nel carcere succitato, nell’ovest dell’Iran, alle 5 del mattino (ora iraniana) di ieri 5 dicembre 2007, nel più totale silenzio di stampa, istituzioni e associazioni. Nemmeno l’avvocato, il padre e lo zio di Makwan – con cui il Gruppo EveryOne, che nelle ultime ore si era mobilitato a livello internazionale con la “campagna dei cuori” per la vita del giovane, è in stretto contatto – erano stati informati.
“Apprendiamo con immenso dolore la notizia” commentano i leader di EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. “Continuano ad arrivare centinaia di mail al minuto da tutto il mondo di sostegno alla campagna per Makwan, da parte di politici, attivisti e semplici cittadini, mentre la notizia della sua morte lascia incredulo il mondo, perché pochi giorni fa il ministro della Giustizia iraniano, l'Ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi, aveva sospeso la condanna, manifestando l'intenzione di concedere la grazia”.
Il Gruppo EveryOne ricorderà Makwan e il suo martirio con un premio annuale ricorrente che verrà donato a chi si contraddistinguerà nella lotta a favore dei diritti umani e contro l’omofobia. Il Premio Makwan Moloudzadeh 2007 viene assegnato a Glenys Robinson, cittadina del Regno Unito che vive in Italia e che ha dimostrato particolari sensibilità e coraggio e ha cooperato in modo determinante per la liberazione di Pegah Emambakhsh. Da allora Glenys fa parte del Gruppo EveryOne e si impegna con ogni energia per i diritti umani.
Deve sollevarsi una ferma protesta a livello internazionale che imputi ad Amadinejad e al suo Governo una condanna per crimini contro l’umanità” concludono i leader del Gruppo EveryOne “ma prima ancora deve nascere una potente rete mondiale che sia preparata a denunciare casi simili a questo intraprendendo azioni immediate che possano fermare le esecuzioni. Anche i Paesi democratici devono farsi un esame di coscienza e comprendere che la lotta contro l'omofobia inizia con il riconoscimento paritario delle unioni omosessuali, perché senza questo diritto fondamentale i gay e le lesbiche sono condannati all'emarginazione”.
Per il Gruppo EveryOne: Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau, Ahmad Rafat, Glenys Robinson, Arsham Parsi, Christos Papaioannou, Steed Gamero, Fabio Patronelli, Laura Todisco, Alessandro Matta

martedì 4 dicembre 2007

De Giorgi peggio di D'Alema. Vergogna!

Non bastavano gli attacchi concentrici dall'esterno: Veltroni ricevuto da Bertone che tenta di affossare il registro delle unioni civili a Roma, la solita senatrice Binetti che pensa di stare ai tempi dello Stato della Chiesa di Pio IX. D'Alema sulla via di Damasco che confonde matrimonio civile e religioso, mistifica sulla costituzione e democristianamente assomiglia sempre più alla parodia di se stesso.
Adesso a sparare sui nostri diritti ci pensano anche dei visibili (e risibili) esponenti del movimento.
Ecco quanto dichiara Alessio De Giorgi, gay toscano eletto all'assemblea nazionale del partito democratico e noto soprattutto per essere proprietario di gay.it
Dimostrando ancora una volta (il caso degli immigrati rumeni e non solo trattato sul portale gay in modo a dir poco razzista aveva già fatto balenare non pochi dubbi) la sua totale impreparazione culturale ad affrontare le tematiche dei diritti e l'appiattimento su posizioni sempre più integraliste e conservatrici.

"Di fronte alle dichiarazioni di Massimo D'Alema oggi sulla stampa leggo di reazioni scomposte nel movimento gay. Anche di persone che appartengono al mio stesso partito, come Sergio Lo Giudice, ex presidente nazionale di Arcigay ed oggi componente con me dell'Assemblea Nazionale del PD. Lo Giudice invita D'Alema a guardare alle democrazie europee e non a Teheran, come se tra la soluzione spagnola del matrimonio gay e le condanne a morte per omosessualità del regime iraniano non ci fossero mille sfumature di grigio: quelle del PACS francese, ad esempio, o della soluzione tedesca, o di tanti altri paesi che per il momento non se la sono sentita di optare per la piena parità giuridica delle coppie omosessuali. Credo che la posizione del vicepremier sia invece assolutamente condivisibile: oggi l'Italia non è pronta per il "matrimonio gay" e spingere in quella direzione, anche dall'interno del Partito Democratico, allontana solamente le soluzioni più ragionevoli dei DICO o dei CUS, perché radicalizza le posizioni. Di tutto abbiamo bisogno, fuorchè che trionfi il massimalismo nel movimento gay e lesbico e che questo trovi pure cassa di risonanza nel Partito Democratico."
A De Giorgi voglio ricordare che le posizioni massimaliste del movimento GLBT sono soltanto chiare e inequivocabili richieste di diritti ed uguaglianza, espresse con nettezza e compattezza solo da un anno a seguito dell'evidente fallimento del programma del centro-sinistra e persino della sua annacquatissima proposta di legge sui DICO.
Decenni di moderazione e di subalternità di Arcigay e di Gayleft non hanno portato a nulla, come dimostrano le affermazioni di D'Alema, che in un attimo calpestando gli omosessuali rinnega tutta la sua storia e la storia del nostro paese dimostrando di non conoscere nemmeno la costituzione, di non saper distinguere tra matrimonio religioso e civile e non capendo che la logica conseguenza di quello che dice è la cancellazione del nuovo diritto di famiglia, incluso divorzio, per non parlare dell'aborto che sicuramente offende ancora di più il sentimento religioso di alcuni cattolici) e di tutte quelle conquiste civili e di libertà che sono l'ultimo lascito del '68.
Se il prodotto di questa innegabile vicinanza e del lavoro di tanti omosessuali all'interno dei DS sono stati i catto-integralisti da avanspettacolo Veltroni e D'Alema evidentemente la moderazione non ha pagato e credo che molti autorevoli fautori di questa scelta dovrebbero quanto meno ammettere i propri errori (e dimettersi dalle varie cariche ricoperte) quando non riconoscere di avere venduto la causa del movimento alle ragioni politiche di un partito e di una carriera.
Mi riferisco anche al deputato Franco Grillini, oggi emigrato nel Partito Socialista ma eletto nelle fila DS, a Sergio Lo Giudice, presidente in pectore della commissione glbt presso il Ministero delle Pari Opportunità, alla ineffabile Paola Concia, che ancora ieri difendeva la posizione di Veltroni attaccando il movimento glbt romano sul registro delle unioni civili dalle pagine di La Repubblica (non solo non da una mano ma fa apparire il movimento diviso? grazie Concia!), ad Andrea Benedino che si straccia oggi le vesti per le parole del ministro degli esteri rivelando d'un colpo tutta la sua ininfluenza sulle posizioni del suo partito e dei suoi leader più riconoscibili...
Quanto al caro De Giorgi francamente farebbe meglio a ritornare a fare l'imprenditore a tempo pieno lasciando perdere le questioni di diritti per cui non ha alcuna preparazione. Di unBerlusconi in salsa gaya non sentivamo certo il bisogno!
Ma visto che ha voluto mischiare le cose forse si dovrebbe assumere le responsabilità di quel che dice, scrive e fa.
Quindi voglio lanciare una CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO DI GAY.IT e dei suoi inserzionisti: Non visitare più il sito gay.it, i suoi accessori tipo me2, non rinnovare abbonamenti, non cliccare sui banner pubblicitari e non acquistare i prodotti segnalati. Forse se al ricco de Giorgi non interessano diritti e dignità potrebbe interessare l'allegerimento delle sue tasche!

lunedì 12 novembre 2007

la memoria selettiva: stermini di serie C

"Partono oggi 11 novembre i 'ragazzi della memoria', i 236 studenti di 58 scuole superiori romane che affrontano l'annuale viaggio di conoscenza e riflessione alla volta di Auschwitz. Tra loro, anche due ragazze rom e due di fede islamica. Il viaggio, promosso dal Campidoglio (Assessorato alla Scuola) e dalla Comunità Ebraica romana, fa parte del progetto "Noi ricordiamo", che si ripete ogni anno scolastico dal 2001-2002 per trasmettere alle nuove generazioni la memoria delle vicende collettive del '900: Shoah, Resistenza, Liberazione. Ad oggi sono stati oltre 10 mila i ragazzi delle medie e delle superiori coinvolti, tra cui mille hanno visitato Auschwitz con la guida di testimoni superstiti. Quest'anno i ragazzi saranno sul posto fino al 13 novembre, accompagnati dal sindaco Veltroni, dall'assessore alla scuola Maria Coscia, da esponenti della Comunità Ebraica, da ex partigiani delle associazioni Anpi e Aned e da sei superstiti del campo di sterminio." Queste le parole con cui il sito ufficiale del comune di Roma presenta l'edizione di quest'anno dell'iniziativa.

Ancora una volta, purtroppo, e nonostante le sollecitazioni che da anni L'Opera Nomadi, Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli e l'Associazione Agenzia per una vita indipendente rivolgono all'amministrazione comunale per includere nel percorso di memoria e formazione dei giovani anche riferimenti diretti agli stermini di altri gruppi quali Rom e Sinti, testimoni di Geova, omosessuali, diversamente abili, invitando associazioni e rappresentati di questi gruppi troppo a lungo dimenticati ai viaggi e agli incontri con le scuole, il Sindaco e l'assessore Coscia hanno deciso di ignorare le richieste, proseguendo e perseverando nella loro scelta strabica e discriminatoria.
Di fronte a tanta reiterata indifferenza non si può più parlare di incolpevole omissione ma di una scelta di esclusione deliberata e colpevole soprattutto se si guarda alla evidente distanza tra le parole ufficiali in cui il sindaco Veltroni dice di volersi spendere contro l'omofobia e i fatti e le politiche concrete.

Mi sembra evidente ribadire l'importanza di trasmettere agli studenti una memoria completa e corretta e di dare loro la possibilità di confrontarsi con le diverse esperienze di una così grande tragedia, soprattutto se pensiamo all'attualità del bullismo scolastico e della violenza in generale, anche a Roma, in cui a essere colpiti duramente sono oggi proprio quei gruppi che Veltroni e Coscia si ostinano a non voler sentire: omosessuali, diversamente abili (ricordate anche le shockanti immagini su youtube?) e Rom.
Il Comune con la sua azione mostra coi fatti ai ragazzi che discriminare ancora quei gruppi, che pure sono stati vittime della furia nazista e anche del fascismo in Italia, sia giusto. Un comportamento che rende i nostri amministratori moralmente complici di tante e sempre più gravi manifestazioni di violenza razzista, omofobica, di discriminazioni e vessazioni quotidiane.

mercoledì 7 novembre 2007

La webzine di Articolo Tre

"Con il numero di novembre l’Associazione Omosessuale di Palermo pubblica on line una fanzine mensile (webzine) di politica, informazione e cultura omosessuale.
Scopo di questo lavoro è quello di creare un altro piccolo strumento all’interno della rete per mettere in circolazione idee, pensieri ed opinioni che riguardano la politica, l’informazione e la cultura lgbtq, per aprire nuovi spazi di confronto e dibattito all’interno e fuori del movimento.
La nostra webzine “Articolo Tre” è aperta a tutti coloro che, di mese in mese, desiderano offrire contributi, esprimere idee, opinioni e pensieri, e non solo a chi la pensa come noi, ma anche a tutti coloro che vogliono esprimere punti di vista differenti.
A tal proposito, desideriamo ringraziare Andrea Maccarrone, Cristiana Alicata e Sofia Gangi, che con i loro articoli hanno arricchito i contenuti di questo nostro primo numero.
Per non ingombrare ed appesantire il vostro recipiente e per non rallentare la ricezione delle vostre e-mail, qualora non si dovesse disporre di collegamenti internet adsl, ogni mese invieremo soltanto la copertina ed il sommario della nostra webzine, con relativo collegamento per scaricarla e leggerla.
Un cordiale saluto e grazie per l’attenzione.

Vincenzo Rao.

Articolo Tre
Associazione Omosessuale di Palermo"
Ecco il link da cui potete scaricare e leggere la webzine di Articolo Tre
Mi fa davvero piacere dare il benvenuto più caldo a questa nuova voce del panorama editoriale gayo italiano. L'augurio è di crescere e di raggiungere sempre più lettori perché sono certo che con la loro passione e la loro lucidità riusciranno a dare un contributo notevole e costruttivo al dibattito nel movimento e anche fuori.
Voglio ringraziare particolarmente Vincenzo Rao per aver voluto inserire in questo primo numero un lungo post politico di questo blog su Veltroni e sulle elezioni della costituente PD. Una dimostrazione di stima e fiducia di cui vado orgoglioso.

Giorni bui: Razzismo

Che brutta aria che si respira in Italia in questi giorni. Paura, diffidenza, razzismo.
La stampa avvoltoia plana su gravi episodi di cronaca trasformandoli in casi emozionali capaci di agitare e mobilitare l'opinione pubblica di dare fiato a razzisti di ogni risma e agli istinti più bassi.
Una donna viene uccisa tragicamente a Roma e da questo grave (ma statisticamente singolo) episodio derivano dichiarazioni impazzite dei politici, consigli dei ministri straordinari come se fossimo in stato di guerra, decreti legge, speciali giornalistici, reportage, ronde punitive, marce contro i Rom e l'immigrazione di Forza Nuova...
Se ci sono problemi di sicurezza pubblica, di dignità e condizioni di vita di immigrati e cittadini vanno sicuramente affrontati in maniera costruttiva senza nascondere la testa sotto la sabbia, ma non facendo confusione. Sicuramente tutte queste strilla e questo assurdo allarmismo non contribuiscono a trovare soluzioni vere ai problemi e creano solo sconcerto e confusione, alimentano inutili e negativi pregiudizi, tanto più assurdi in un Europa Unita.
La mia impressione e che si stiano soltanto strumentalizzando alcuni episodi per alimentare ad arte paura e razzismo. Un'operazione scientifica pericolosissima e criminale che va a colpire il residuo senso civico del nostro paese, infanga le memoria delle vittime così strumentalizzate da arruffapopolo, ci denigra a fa perdere credibilità a livello internazionale e sembra un'ulteriore passo verso un baratro di inciviltà.
Sconvolgente l'incapacità della sinistra e del mondo della cultura di offrire risposte credibili e di opporsi a questo imbarbarimento del confronto politico. Un arretramento verso un pensiero unico che con sempre meno approssimazione si può definire fascista!
In tutto ciò passa quasi sotto silenzio un nuovo grave fatto di razzismo in una scuola, sempre romana, dove uno studente di origine marocchina viene aggredito e picchiato da alcuni compagni nell'indifferenza degli altri studenti! Come si fa a definire ancora queste manifestazioni di razzismo violento sotto la bonaria etichetta di "bullismo"?

domenica 4 novembre 2007

Addio Massimo

Si è spento oggi, dopo una lunga malattia, Massimo Consoli, scrittore, giornalista, saggista ma soprattutto uno dei padri del movimento glbt italiano e un incomparabile attivista, lucido pensatore e fanatico collezionista di memorie e storia del movimento internazionale (notissimo l'archivio a lui intitolato, oggi custodito presso l'Archivio di Stato).
Poterlo conoscere è stata una fortuna straordinaria e, grazie alla sua generosità nel trasmettere le sue conoscenze ed esperienze, una vera possibilità di arricchimento.
Un modello ineguagliabile per tutti noi di un'altra generazione che non lascerà mai i nostri cuori e nostri ricordi e continuerà a guidarci nella lotta per i diritti e per una cultura.
Per chi fosse interessato la camera ardente si terrà presso il Circolo Mario Mieli dalle 13 di domani lunedì 5 novembre alle 10 di martedì 6. Alle 11 di martedì 6 si svolgerà una cerimonia laica di commiato presso l'istituto buddista Soka Gakkai, in via della Marcigliana 532, Roma.

sabato 3 novembre 2007

Hairspray

Film davvero piacevole, divertente colorato e inaspettatamente politico. Il messaggio che riesce a dare con semplicità è una apertura alle differenze in tutte le sue declinazioni e nelle sue infinite mescolanze: nero, grasso, bello, brutto, bianco non è importante per stare assieme e conoscersi.
Con i suoi ritmi e il sound anni '60 è un inno ai Pride e alla voglia di danzare e cantare, al gayo metodo di manifestare e protestare semplicemente rivendicando l'orgoglio e la forza della propria identità. Belli i testi in inglese di molte canzoni, le mille acconciature cotonate e alcuni costumi giustificano da sole una capatina al cinema.

Infine, e non guasta, bello e bravo il cast di attori! Travolta incredibile negli opulenti panni femminili di mamma Edna; Michelle Pfeiffer stupefacente e irriconoscibile nei panni della "cattiva" Mrs Velma Von Tussle; Nikki Blomsky, un Tracy deliziosa e trascinante, ci dimostra che essere alte e magre non è l'unico modo per essere anche belle e per realizzare i propri sogni, anche amorosi; Queen Latifah riesce a lasciarmi sempre senza fiato con la potenza della sua voce e del su sguardo. James Marsden, Zac Efron e Elijah Kelly decisamente da guardare (e da lasciarci gli occhi sopra).


Frase cult: Corny Cornell-"Tracy, se fosse presidente che farebbe?" Tracy - "Fare di ogni giorno un Negro day!"
Andrea - "Io fare di ogni giorno un negro day anche senza essere presidente..."

lunedì 15 ottobre 2007

Il pifferaio magico

Sono già passati alcuni giorni dal 14 ottobre che tutti ormai attendevano come momento determinante per il futuro del PD e anche del sistema politico italiano. I risultati hanno a loro modo sorpreso, ma non per la persona del segretario scelto ma per i numeri che le votazioni hanno espresso: oltre tre milioni di votanti per eleggere il primo segretario del Partito Democratico, quasi il 76% di consensi per il superfavorito Walter Veltroni. Sono numeri che, per certi versi, parlano da soli; più da partito unico e da plebiscito che da stanca democrazia contemporanea.
Giustamente ci si può ritenere soddisfatti della voglia di partecipazione di mobilitazione degli italiani, che, nonostante la tanto discussa disaffezione dai partiti e dalla politica, decidono di uscire di casa e provare a dare ancora una volta un loro segnale di speranza e di cambiamento.
Ma cosa c'è oltre questi numeri? è tutto oro quel che luccica?
Proviamo a fare una mini-analisi.
1) Innanzitutto attorno a questo "evento" nel senso anche comunicativo del termine si è concentrata l'attenzione mediatica da mesi ormai, con servizi quotidiani, dibattiti, spiegamento di energie e di riflessioni (da sinistra a destra, favorevoli o contrari). Una sovraesposizione aumentata dalla grande popolarità del candidato favorito, sindaco di Roma, Veltroni, che da molti è visto come una sorta di salvatore della patria e ha mobilitato attorno a sé anche una pletora di personaggi noti, cantanti, scrittori, sportivi, intellettuali, oltre a una coalizione di sponsor politici che va dalla Margherita alla sinistra DS passando dai TeoDem della Binetti e Bobba ai Gayleft.
Tutta questa attenzione ha dato l'impressione ai cittadini che si trattasse di un momento storico in cui coi loro voti potevano (o dovevano) davvero contribuire a costruire una realtà nuova e a scegliere che direzione farle prendere. Si è solleticata in fondo quella vanità degli italiani e quella voglia di stare sulla scena che spinse milioni a stare giorni in coda per sfiorare il feretro di Giovanni Paolo secondo o allunga le liste dei provini per trasmissioni come il Grande Fratello, Amici, e simili.
La realtà è abbastanza diversa (forse opposta) e per molte ragioni, a cominciare dagli avversari di Veltroni, che pur rispettabili, non erano certo all'altezza di una competizione reale e di metterne in luce le contraddizioni, passando per le liste bloccate, con nomi quindi scelti prima, e dall'assemblea costituente nazionale di 2400 delegati eletti che dire pletorica è riduttivo. Un'assemblea che probabilmente conterà assai poco se non per fare da cornice degna e da applausometro all'incoronazione del nuovo leader. Oltretutto è apparso evidente fin dal principio, soprattutto nel caso delle liste per Veltroni, che i rapporti di forza erano completamente a favore del leader unto dalla provvidenza, che come una calamita ha attratto tutti a sé, concedendo o negando i suoi favori, mentre i candidabili si accapigliavano per accaparrarsi una posizione dignitosa in lista. Un processo che lungi dal partire dal basso sembra irradiare dall'alto attingendo al patrimonio "salvifico" di popolarità che si è conquistato il sindaco di Roma.
2) Questo enorme numero di delegati (non oso immaginare dove e come si riuniranno, come avverrà il confronto, etc), ai quali si aggiungono per altro quelli delle assemblee regionali è per altro un'ulteriore concausa della grande partecipazione al voto. Se 2400 sono gli eletti, molti di più sono sicuramente i candidati, forse quantificabili in cifre non distanti dai 25.000. Candidati alla prima prova, rappresentanti degli studenti, politici di professione, ministri, esponenti delle istituzioni, o note personalità dello spettacolo e del giornalismo, dell'associazionismo etc, che si sono lanciati in una vera e propria campagna elettorale, con tanto di manifestini e santini elettorali recapiti in tutte le nostre mail o cassette della posta.
Ma anche a pensare che ciascuno di essi portava dieci amici o familiari a votare arriviamo senza sforzo a due milioni e mezzo.
3) I candidati hanno condotto la loro campagna sull'onda del favore mediatico. Abilmente estromessi i possibili avversari scomodi (Pannella, Di Pietro), facilmente marginalizzati gli outsider, privi di mezzi e di esperienza politica. Tutti hanno condotto la loro campagna senza confrontarsi veramente coi problemi e chiudendosi alle sollecitazioni che venivano direttamente dalla società civile. Una campagna orientata sui sondaggi, e sui soliti temi tanto cari alla classe politica, quali il numero dei ministri, le future coalizioni di governo, i rapporti con l'opposizione, la legge elettorale. Le altre tematiche (a partire dalle richieste del movimento glbt) trattate in modo vago e distratto, marginalizzate, escluse dal confronto. Le voci negative o critiche sono state ridotte al silenzio di qualche blog o di ridicoli trafiletti, mentre la grancassa di regime inneggiava a Veltroni e alla sua corte.
Un modo di procedere che ha "addormentato" il confronto sui contenuti e sulle idee (che in un nascente partito dal confuso profilo identitario sarebbe stato forse centrale) e catalizzato l'attenzione sulle persone e le personalità. Questo, unito al metodo plebiscitario di investitura del leader, scelto dall'establishment e acclamato a furor di popolo, ci fanno vedere tutta l'operazione più come un riuscito esperimento di marketing elettorale che come una vera prova di democrazia. Un metodo che, in assenza di idee guida, sembra caratterizzare il nuovo partito come chiaramente di destra (più che di centro) fondato su una leadership personalizzata e forte pronta a stuzzicare lo stomaco della gente senza coinvolgerne cuori e menti. Del resto, caso più unico che raro, gli elettori sono stati chiamati proprio a incoronare il leader di un partito che ancora deve nascere, che non ha programma , che non si capisce dove ci voglia portare.

Veltroni insomma come il pifferaio magico delle favole che ha ipnotizzato critica, stampa e popolo e adesso conduce tutti al suono delle sue note verso il fiume... Le premesse non sono positive, ma spero non ci si debba svegliare bruscamente!

Una cosa sembra chiara il movimento glbt, ha quasi per intero capito che il gioco di Veltroni non li include e non li considera, e in molti non limitano la loro critica a questo ma a considerazioni più generali, che sono messe a nudo proprio dalla sua indifferenza/irritazione verso le richieste di diritti e libertà civili.

Note Positive e considerazioni pragmatiche (non voglio essere preso per quello che fa la lagna e vede tutto nero e non fa nulla per confrontarsi con le cose come stanno):
a) Innanzitutto mi è piaciuta la possibilità per sedicenni e immigrati di candidarsi e votare.
b)
Poi la presenza di donne e di frammenti società civile che hanno avuto la possibilità di partecipare e di dare (o credere di dare) il loro contributo, e forse potranno anche provare a lasciare il loro segno in quell'affollata assemblea costituente.
c) La grande partecipazione indica un desiderio di contribuire allo sviluppo e al cambiamento del paese, una speranza e una energia che magari è stata anche male indirizzata ma che è presente e potrà essere una ricchezza per tutti.

A sinistra, tutti noi dovremo comunque confrontarci con questo Partito Democratico che sembra nato solo come operazione di potere e di apparato. Il confronto con questo interlocutore è virtualmente inevitabile e allora dovremo rimboccarci le maniche (e turarci il naso) per evitare che sia troppo male, per metterlo di fronte alle sue contraddizioni e spingerlo a delle scelte meno populiste e pericolose. Non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia e fare finta di nulla e invece confrontarci con le questioni che questo nuovo soggetto politico solleva.
Tante cittadine e cittadini di buona volontà e in buona fede e anche tanti intelligenti e bravi esponenti politici stanno ancora in quel partito e non vanno isolati ma semmai aiutati a cambiarlo dall'interno e a renderlo più vicino alle nostre aspettative.
La sinistra e i partiti di sinistra e socialisti devono fare un delicato lavoro di autoanalisi che li porti a smettere di farsi del male da soli, a riconsiderare e aggiornare uno stantio apparato ideologico novecentesco per abbracciare un patrimonio ideale e un pragmatismo da XXI secolo, distante da riflessi pavloviani.
Per quel che ci riguarda vuol dire anche considerare parimenti importanti e fondamentali diritti sociali e civili, affrontare in modo intelligente e innovativo le questioni ambientali, riguardanti il mondo del lavoro, lo stato sociale, l'economia, i trasporti, la giustizia, la scuola.
Vuol dire puntare sulle idee, la cultura, un patrimonio identitario aggiornato e non solo sulla facciata, vuol dire un profondo lavoro di innovazione. Speriamo bene...

mercoledì 3 ottobre 2007

Il montatore rumeno, laureato!

In questi giorni si fa un gran parlare di immigrazione, associandola spesso alla criminalità e in particolare all'aumento di quei reati, come rapine che sembrano spaventare molto l'opinione pubblica soprattutto nelle grandi città e nel Nord Italia.
In particolare a colpire l'immaginario è la comunità rumena, raddoppiata in poco tempo dall'ingresso della Romania nell'Unione Europea.

Per quel poco che ne capisco questo dibattito sulla sicurezza mi sembra molto artefatto e montato a uso e consumo della destra e, secondo i più maligni anche dell'altare del nuovo Partito Democratico a caccia di consensi per il suo prossimo battesimo del fuoco. Ciò non vuol dire che i problemi, reali E percepiti non vado affrontati con assoluta decisione con spirito di realismo ma nel modo mediatico di affrontare la questione c'è un evidente rischio di generalizzazioni e di approcci ideologici che finiscono piuttosto con l'allontanarsi dalla realtà delle questioni e di aggravare i problemi piuttosto che risolverli.

Una cosa, intendo dirla chiaramente: tutte le generalizzazioni del tipo straniero = criminale o anche clandestino = criminale sono da respingere in quanto false e pericolose.

Sentire ieri Fini pontificare senza argini a Porta a Porta di "zingari che non si vogliono integrare" come se per restare in Italia dovrebbero comunque spogliarsi della loro cultura e delle loro tradizioni, ci riporta orrende eco del passato. Evidentemente i vari lavacri nelle acque di Fiuggi e le visite a Yad Vashem (memoriale dell'olocausto a Gerusalemme) non sono serviti a rimuovere del tutto certi automatismi e certe incrostazioni ideologiche. O forse il clima di irrazionali paure, di sconforto e di integralismo religioso sta rimuovendo la patina che si era dato di destra moderna ed europea.
Del resto con che coraggio posso dare addosso al povero Fini, che è pur sempre leader di un partito chiaramente di destra, quando a dare fuoco alle polveri del populismo e delle fobie sulla sicurezza ci pensano da alcuni mesi i sindaci DS-PD che sembrano lanciati in una vera e propria crociata anti-lavavetri, trovando sicura sponda in un personaggio tristemente noto a tutti noi come l'attuale ministro dell'interno Giuliano Amato - ex dottor Sottile.
In questo clima pesante, in cui sembra che si stia cercando un capro espiatorio sul quale riversare lo smarrimento, la delusione e la rabbia di tanti italiani (e a farne le spese in alcuni comuni sono stati anche certi luoghi di incontro gay entrati nel mirino di un un moralismo dilagante), non vorremmo che a pagare, siano come al solito i più deboli, i tanti immigrati che sono qui in Italia per lavorare e contribuire con il loro impegno a migliorare la loro condizione umana e anche la nostra.
Oggi a montarmi la libreria Ikea sono venuti due montatori rumeni, bravi, rapidi, gentilissimi. Curioso e chiacchierone uno dei due è quasi laureato in economia (una sola materia), e spera anche di ritornare a casa per completare presto gli studi e ritrovare la famiglia. Una storia semplice, fatta anche di una scelta di lavoro difficile e coraggiosa che di certo non merita semplificazioni e soprattutto di essere vittima di una campagna mediatica che e politica che sempre più rischia di diventare una campagna di odio.

martedì 2 ottobre 2007

Veltroni, che CUS...

«L'ipotesi elaborata in Commissione Giustizia al Senato, che si chiama CUS, e cioè contratto delle unioni solidali, è una scelta che consente di riconoscere che esistono, seppur in maniera differente dalla famiglia tradizionale prevista dalla Costituzione».
È quanto ha dichiarato il sindaco di Roma Walter Veltroni, ospite della trasmissione Le invasioni barbariche, a proposito del riconoscimento delle unioni civili, aggiungendo che si tratta di diritti ragionevoli anche «per le coppie omosessuali» (ansa).
Dopo le dichiarazioni del suo comitato elettorale che avevano immediatamente provocato l'aspra e decisa reazione del Circolo Mario Mieli e fatto tanto indignare moltissimi nel movimento glbt e tra le coscienze democratiche del nostro Paese, da molte parti si era detto che quelle non rispecchiavano il pensiero del primo cittadino di Roma ed erano da considerarsi semmai uno scivolone di qualche suo inesperto collaboratore. Si diceva che il candidato al PD si era molto arrabbiato per questa polemica e sarebbe presto intervenuto per chiarire in maniera più completa e autentica la sua posizione sulle questioni sollevate dal movimento e in particolare dal comunicato del Mario Mieli che chiedeva risposte chiare ai candidati. (Iniziativa per altro lanciata in maniera ancora più ampia ed estesa, con l'idea di coinvolgere direttamente parte della base del movimento che anima centinaia di blog in tutta Italia, dall'aggregatore GayToday e che proprio in queste ore vede concludersi la prima fase "istruttoria" per procede con l'invio di domande chiare e circostanziate ai candidati del PD e, credo, a tutto il mondo politico italiano, essendo sicuramente questioni attuali e aperte con cui tutti devono necessariamente confrontarsi).
In realtà sono seguite diverse settimane di silenzio imbarazzato, nessuna smentita ufficiale per quelle dichiarazioni, che provenendo dal'ufficio di Veltroni sono da considerarsi quindi pienamente condivise dal Sindaco di Roma tanto da attirare finalmente anche l'attenzione dei media più attenti come il tg di la7, che ieri ha dedicato alla questione un servizio o TeleRoma 56 che stasera ha ospitato Rossana Praitano (presidente del Circolo Mario Mieli).
Stamane finalmente ecco queste dichiarazioni che di certo non ci soddisfano più delle precedenti e ci lasciano sempre più perplessi sulle reali intenzioni e sulla buona fede di mister Veltroni.
Diritti ragionevoli? famiglia tradizionale prevista dalla Costituzione?

Prendiamo atto che Il Partito Democratico si avvia ad attestarsi su questi punti al livello della destra europea, cioè a dire anni luce dalle richieste del movimento glbt e soprattutto dalla realtà dei fatti. Nelle sue superficiali e rapide dichiarazioni manca qualsiasi reale comprensione del fenomeno, qualsiasi "visione" prospettica, non si affronta la questione centrale dell'uguaglianza e della dignità di tutti i cittadini e tutte le cittadine di questo Paese e si scambia il problema con una banale disputa sindacale in cui si può trattare se la pensione arriva dopo 9 o 12 anni e in quale sede va stipulato l'accordo tra le parti.
Forse non risulta chiaro a Veltroni, peraltro in buona compagnia sia nel Partito Democratico che in tutta la classe politica italiana in generale, che non si tratta di conciliare due interessi contrastanti, ma di prendere posizione su una questione di principio, di eguaglianza e di pari diritti. Anche perché francamente non si capisce quali siano gli interessi in conflitto, dal momento in cui di fronte a chiare richieste di civiltà mosse dal movimento glbt e non solo si contrappone una posizione di netta opposizione e contrarietà da parte delle gerarchie cattoliche e religiose e dei bigotti moralisti di ogni risma. Una opposizione che non vine argomentata in nessun modo razionale e che fa appello soltanto a ideologia, teologia e anche a mistificazioni vere e proprie. Una opposizione che mira a confermare una discriminazione presente in Italia e, persino a rinforzarla diffondendo un messaggio violentemente omofobico.
Io propongo sempre un paragone con il movimento delle suffragette femministe: cosa avrebbero pensato se invece che concedere loro il voto in condizioni di parità con gli uomini le donne si fossero viste arrivare la proposta: "va bene potete anche votare ma il vostro voto va pesato un quarto di quello degli uomini, oppure ma voi eleggerete una rappresentate al parlamento con funzione consultiva"? Credo che si sarebbero sentite ancora più umiliate e insultate che di fronte a un rifiuto netto. Sarebbe stato come "pesare" la loro rilevanza politica un quarto o un quinto o un millesimo di quello degli uomini, sarebbero state proposte oltraggiose e inaccettabili.

Penso che il movimento italiano sia giunto a questa stessa maturità. Non vogliamo più contentini e false concessioni. Non vogliamo concessioni, vogliamo diritti, che è ben diverso! e fondamentalmente vogliamo che sia riconosciuta la nostra piena cittadinanza e la nostra uguaglianza... Tutto il resto viene giù logicamente e a cascata.







martedì 18 settembre 2007

Veltroni: ai gay feste e rispetto...

... ma vaff... verrebbe di citare l'onnipresente Beppe Grillo, ma tratteniamoci...

Veltroni ha sempre avuto considerazione per chi viene discriminato per il suo orientamento sessuale, non solo chiedendo a tutti il rispetto, ma creando occasioni di incontro e di festa per sciogliere la diffidenza e la paura, che sono componenti primarie della violenza. In questo senso, porterà la positiva esperienza realizzata come sindaco di Roma nell’ambito del Partito Democratico, affinché nessuno si senta escluso o esposto all’intolleranza.”
La nota del Comitato Nazionale Walter Veltroni in merito alla questione omosessuale è aberrante. La politica proposta dal candidato alla segreteria del Partito Democratico per i gay, lesbiche e trans italiani si limita a rispetto e feste? L'esperienza a cui fa riferimento il sindaco di Roma è quella dei Panem et Circenses di imperiale memoria?
Crede forse che gli omosessuali italiani abbiano l'anello al naso? che credano che le feste abbiano bisogno dell'assenso del suo partito? forse confonde qualche saluto dal palco del Gay Village con una politica di rispetto?
Perché Roma non ha ancora il registro delle unioni civili? Perché i rappresentati del PD al governo oggi non si battono davvero per leggi contro il bullismo, la violenza omofobica, le aggressioni fisiche e verbali che vengono da più parti? Queste sarebbero le risposte che chiediamo: che vogliono fare con la nostra richiesta di matrimonio? che provvedimenti concreti intendono adottare? Pensano che il rispetto si possa declinare con qualche formale parola di solidarietà o di cordoglio dinnanzi alla sparata più grossa o all'ennesima vittima? o come fa Veltroni tagliando nastri di vie intitolati a vittime di omofobia e di gay street?

Se davvero Veltroni vuole il rispetto dovrebbe cominciare a mostrarne egli stesso per le nostre intelligenze. Quando si interviene a questo modo si farebbe meglio a tacere.
Voglio citare integralmente questo passaggio del Comunicato del Circolo Mario Mieli:
"Dinanzi ad anni di lotte del movimento lgbt, a mesi di polemiche sui Dico e company, ad un Pride di giugno con un milione di persone, ad un pacchetto antiviolenza che non viene varato, a norme antidiscriminatorie che non esistono, alla crescente violenza e omofobia nei confronti di omosessuali e trans, al bullismo, alle crepe nella laicità dello Stato e via discorrendo, una sola risposta perviene, che promette sollecitazioni al rispetto e aiuti per le feste.
Increduli e offesi, riteniamo che la cosa si commenti da sé. Ci limitiamo a sottolineare che il richiamo al rispetto in una Nazione democratica dovrebbe essere scontato e comune a tutte le forze politiche, siano di destra, di centro o di sinistra.
Quanto al “creare occasioni d’incontro e di festa”, gli omosessuali e le persone transessuali gli incontri e le feste sanno benissimo farseli da soli, e sanno anche condividerli con gli eterosessuali. In ogni caso non si vede il nesso con le richieste di interventi normativi che in Italia non ci sono, al contrario del resto di Europa.
Fabrizio De Andrè cantava: “E senza che gli altri ne sappiano niente, dimmi senza un programma, dimmi, come ci si sente?”.
Mi spiace che il nascente Partito Democratico nasca sotto così cattivi auspici. Anziché portare avanti la politica italiana sembra un esperimento Frankestein che riproduce al suo interno, per intero, tutti i problemi dell'intero arco parlamentare. Una classe dirigente ormai priva di ideali e di visione vera del futuro e incapace di fare quel semplice salto di qualità che la porti oltre se stessa e a confrontarsi con i problemi e le questioni reali e aperte nel paese, con coraggio e coerenza, una volta tanto senza far ricorso ai soliti espedienti retorico-verbali che servono a non dir nulla ma con uno splendido fiocco rosso!
Per parte mia invito gli omosessuali che abbiano un minimo di rispetto di e di coscienza per il gioco sporco che si gioca sulle loro teste a NON partecipare a queste primarie farsa, in cui tutte le posizioni in lista sono ormai decise da cui non ci si potrà aspettare nulla di buono per i nostri diritti.
Sempre pronti a ricrederci, in futuro se le cose dovessero cambiare, ma per ora per andare lì a votare altro che turarsi il naso avrei bisogno di uno scafandro lunare... e con tutta la buona volontà non me lo posso permettere!

sabato 15 settembre 2007

I Voli del Papa

A margine del mini caso di fine estate, sollevato attorno all'utilizzo di un volo di Stato da parte del Ministro Mastella, leggevo oggi un leggero articolo sul Corriere on line in cui si spiegano le modalità e i criteri di utilizzo della flotta degli aerei di Stato nonché l'impegno del Governo Prodi nel ridurne l'utilizzo e i relativi costi.
Ecco a un certo punto cosa si legge:
"C'è poi un altro passeggero illustre che ha sempre un posto a disposizione sui velivoli della presidenza del Consiglio, senza alcuna condizione particolare. È il papa, che per i voli transcontinentali utilizza l'Alitalia, ma per quelli interni ha a disposizione uno dei due elicotteri (quello verniciato di bianco) e l'Airbus di palazzo Chigi. Del resto, come si fa a dire di no a Joseph Ratzinger?"
Come si fa a dire di no al papa? Semplice: NO, N-O, NOOO, NEI, NIET...
Non solo l'otto per mille, non solo l'ICI, non solo le fogne vaticane, non solo gli insegnanti di religione, non solo tutto il resto.... gli dobbiamo pagare pure i voli di Stato al papa? Perché non chiede un passaggio all'arcangelo Gabriele?

giovedì 13 settembre 2007

Notte di paura a Ramallah

Riporto qui ampi estratti del rapporto presentato al Consolato italiano a Gerusalemme su quanto avvenuto a un ragazzo italiano a Ramallah.
L'impressione che se ne ricava non riesce tuttavia a rendere la foga e la violenza, la concitazione di quei lunghi momenti, la paura nel sentirsi circondati da occhi pieni di rabbia e forse di odio, da urla, da mani che ti afferrano e ti trascinano a forza. Il panico, il terrore di non riuscire a capire cosa ti accadrà e cosa vorranno fare di te, i mille pensieri, i disperati e inutili tentativi di divincolarsi, di chiedere aiuto (a chi mai?) di fuggire, di impietosire i tuoi aggressori, di appellarsi al buon senso, a uno sprazio di umanità.
Resta la consapevolezza che le cose si siano comunque concluse positivamente e comunque senza gravi conseguenze (anche il ragazzo è stato liberato l'indomani ma ha dovuto abbandonare Ramallah) e la profonda tristezza per l'incultura e il non rispetto per i diritti e le libertà altrui e per la condizione di tanti gay e lesbiche in Palestina e in molti paesi arabi (se questo è successo a un italiano di passaggio non oso immaginare cosa possa accadere, a quali pressioni o ritorsioni, a quali rischi e paure siano sottoposti loro quotidianamente nella loro vita di tutti i giorni).
Naturalmente mi associo al comunicato del Circolo Mario Mieli e voglio esprimere il pensiero che anche in un episodio spaventoso e terribile si annidano sempre luci e ombre nelle pieghe della vicenda, che un giudizio su un popolo non si deve ridurre a questo, ma la denuncia di questi fatti dovrebbe servire anche a una crescita civile laddove sembra tutto talmente difficile e certi traguardi appaiono irraggiungibili.
"Ieri sera [ndr: 11/09] in Ramallah, stavo in casa di un amico palestinese conosciuto sul luogo (...) quando molti uomini, tutti in borghese, hanno fatto irruzione nella stanza urlando e mi hanno afferrato gambe e braccia torcendomele anche come se volessero spezzarle, mentre io tentavo di divincolarmi e urlavo, poi è entrato uno con un fucile automatico e in tanti mi hanno sollevato e trascinato fuori di casa (indossavo slip e pantaloncini), e io continuavo a urlare e a chiedere aiuto e una piccola folla di uomini mi era intorno, tanto che credevo che volessero rapirmi o peggio. In realtà mi hanno portato a un commissariato o a una centrale della polizia. Anche l'amico con cui ero è stato portato lì. Chiaramente ora ho tutti i graffi e i segni di questa colluttazione (e mi rendo conto che se avessero voluto o fossi stato meno fortunato potrei anche stare ben peggio per quanti erano), ma una volta alla polizia sono stato trattato bene.
Alla polizia mi hanno ripetutamente chiesto in che rapporti fossi con quel mio amico palestinese e se ci fossero tra noi rapporti intimi (cosa che ho negato, rifiutandomi anche di rispondere a qualsiasi domanda sulla mia vita intima o privata). È stato redatto un rapporto in arabo sulla base delle mie dichiarazioni (che non ho sottoscritto, e del quale non mi è stata rilasciata copia) e poi mi è stato detto che il loro intervento era stato richiesto da qualcuno della zona della casa e deciso soprattutto per proteggermi dalle reazioni della gente e che non tutti quelli in borghese che mi hanno trascinato erano poliziotti, ma molti soltanto persone giunte dalla strada; che avere relazioni intime tra uomini è vietato, dalla legge e dal costume, e che che io sarei stato presto rilasciato in quanto europeo, ma se fossi stato palestinese, invece, sarei andato in prigione secondo la loro legge e costumi appunto.
Tutti i miei effetti personali (a parte pochi soldi che avevo in tasca) sono stati recuperati e mi sono stati restituiti; una scorta della polizia, con il capo (...) mi ha portato in un albergo (che ho pagato di tasca mia) perché troppo tardi per rientrare a Gerusalemme.
Prima, mentre venivo accompagnato al bagno, ho visto il mio amico in una micro cella di sicurezza con la porta di ferro e l'oblò con le sbarre , e credo che lui sia ancora in stato di arresto (per non aver fatto nulla), né sia stato trattato altrettanto bene (mentre venivo interrogato sentivo urla e colpi nella camera accanto).
Per tutto il tempo non ho potuto effettuare chiamate e non mi è stato chiesto se volessi contattare le mie autorità consolari.

Sono molto dispiaciuto per quanto accaduto, non solo per la mia personale vicenda, che posso dire essersi conclusa relativamente bene, ma soprattutto per il cattivo segnale in merito alla situazione sociale e al rispetto dei più elementari diritti civili e libertà individuali in una parte dei Territori Palestinesi, Ramallah, che non è neppure tra le più remote e vede un cospicuo numero di cittadini stranieri in visita o presenti per esempio per motivi di studio nella nota università di Bierzet o nelle numerose agenzie internazionali presenti. (...) e ritengo oltremodo opportuno un intervento anche diplomatico in sostegno dei diritti umani e civili e e delle libertà individuali nei Territori Palestinesi, la cui autorità è così generosamente sostenuta dal Governo italiano e dall'UE.
Verifiche sulla legislazione, e sul rispetto dei diritti umani e dei comportamenti della polizia e delle forze dell'ordine, interventi di tipo sociale e politico (meeting, workshop, scambi culturali, cineforum, dibattiti, accordi specifici, campi educativi, formazione in questa direzione delle forze dell'ordine) rivolti alle questione di genere, al rispetto dei diritti e delle libertà individuali, anche quanto attiene all'orientamento sessuale e identità di genere, potrebbero e dovrebbero essere attivate dal Ministero degli Esteri Italiano, attraverso tutti i suoi contatti e le sue agenzie presenti sul territorio, dall'Unione Europea, e da tutte le realtà sensibili al problema.
Ci tengo a sottolineare che molti cittadini palestinesi dei Territori sono costretti o indotti a lasciare le loro case a ragione del loro orientamento sessuale, e questo si traduce inevitabilmente in un impoverimento del tessuto sociale ed economico del Paese. Più diritti, più apertura, più libertà e più rispetto per le diversità, qui più che altrove, vuol dire più ricchezza e soprattutto più pace
!"

giovedì 30 agosto 2007

Cinque buone (?) ragioni per il mio blog

Sono stato nominato dal caro quasi concittadino e compagno di lotta Elfo Bruno, al secolo Dario Accolla, per proseguire una catena tra blog: Cinque buoni motivi per cui ho un blog.

1) Il primo motivo per cui ho fatto questo blog, soltanto pochi mesi fa, è stato poter partecipare appieno all'esperienza del nuovo aggregatore GayToday.it che era appena nato dal lavoro di un eccezionale gruppo di amici e conoscenti accomunati dal desiderio di fare qualcosa in più per unire e sostenre il movimento per i diritti GLBT.
2) In secondo luogo mi piace poter avere uno spazio autonomo dove poter dire in modo meno vincolato del solito quel che penso. Quando si hanno delle “responsabilità” di rappresentanza in ambito politico questo non sempre è possibile o conveniente, ma il carattere più privato di questo spazio mi garantisce maggiore spazi di autonomia.
3) Mi piace poter stimolare dibattiti e scambi di idee; mi piace dare anche in questo modo un contributo al confronto civile e democratico su alcune tematiche che mi interessano e alla promozione di diritti e impegno sociale e politico.
4) Un pizzico di egocentrismo, che colpisce quasi tutti i gay (e non solo) rende piacevole avere uno spazio tutto dedicato all'autorappresentazione, una piccola finestra pubblica sul mio modo di essere e pensare.
5) Infine per chi sta tante ore al computer come me è un buon modo per starci ancora di più, ma almeno avendo l'impressione di fare qualcosa di interessante (almeno si spera) e utile (magari)

Ora viene la parte più difficile quella di passare il testimone che considerando la mia “giovinezza” in questo ambiente non è cosa semplice. Allora: Sciltian Gastaldi, amico lontano che ha solo di recente scoperto il mio blog, e che ne ha uno bellissimo e, a quanto so molto letto; Guido Allegrezza, che è un altro blogger di esperienza e una delle persone che conosco che riescono a coniugare meglio ironia e acutezza di pensiero; Riccardino Camilleri, perché ammiro la sua energia e la sua creatività, ma non ne condivido le posizioni sulla chiesa, Fabio - Fireman, che so mi legge spesso e lascia spesso i suoi commenti qui perché ha un carattere all'apparenza ostico (e forse non apprezzera' la mia nomina) ma che lascia trasparire una gran pella personalità, inoltre nel suo blog riesce spesso a trattare questioni spinose e difficile con sottile e penetrante concisione di pensiero; Galamay, che ha fatto una breve apparizione sul mio blog qualche tempo fa e poi è sparito ma mi sembra un ragazzo positivamente folle. Avrei nominato anche altri, ma non so se hanno blog individuali e mi sono voluto limitare (a parte l'ultimo) a persone che consco anche fuori della virtualità di internet.

I vescovi contro la 194

"La 194 ha ormai trent'anni, e li dimostra. Forse le servirebbe un tagliando". Lo afferma il quotidiano dei vescovi italiani "Avvenire" in un'editoriale a firma di Eugenia Roccella, già militante femminista e poi portavoce del Family Day.
Che dopo la legge sulla fecondazione assistita ci fosse nel mirino dei vescovi la 194 era chiaro a tutti, e del resto gia' i vessilliferi e i corifei del centrodestra, dei partiti cattolici e dei vari comitati scienza e vita avevano lanciato delle iniziative volte almeno a una rilettura della 194. Adesso ci pensano i vescovi a rilanciare l'argomento, approfittando del momento favorevole e della ignavia del nascente PD.
Lasciatami essere politicamente scorretto e anche poco diplomatico.
Parafrasando la Roccella voglio ricordare che la Lettera ai Romani di un tale visionario sopravvalutato noto come Paolo di Tarso, troppo spesso sbandierata per i suoi contenuti antiomosessuali, ha quasi 2000 anni e li dimostra per intero, piu' che pensare a tagliandi io la userei per il caminetto. La setssa chiesa cattolica ha quasi 2000 anni e anche lei se li porta male. Lo Stato della Chiesa, riesumato coi Patti Lateranensi da Mussolini nel 1929 (78 anni), e' un pezzo di medioevo sopravvissuto all'illuminismo, uno degli ultimi regimi di monarchia assoluta e autocratica in Europa che pretende di dare lezioni su come gli altri dovrebbero vivere, legiferare e governare i loro paesi. Il Papa Ratzinger ha superato gli ottanta anni e ne dimostra almeno 100, come dimostra, tra le altre cose, la fresca idea di riproporre la messa in latino...
Quanti hai, Roccella?

mercoledì 29 agosto 2007

Gerusalemme: Gli Orsi della tolleranza

The United Buddy Bears The Art of Tollerance, è il nome dell'esposizione di orsi colorati che campeggia nella piazza municipale di Gerusalemme. Sono carini, alcuni portano scritto un messaggio come quello argentato che recita “respect for all life”.
Ma soprattutto a me hanno fatto pensare alla comunità bear (orsa) gaya, e così voglio dedicare queste foto e questo post a loro, Orsi di tutto il mondo uniti, che con quel giocoso rapporto col corpo e con un estetica decisamente distante dai canoni imposti dai media ci dimostrano quanto sia bella la diversità e vario il modo di apprezzarla e trarne piacere.
Viva gli Orsi!









martedì 28 agosto 2007

MALATI DI AIDS SEPOLTI VIVI IN PAPUA NUOVA GUINEA

Leggo con orrore la notizia pubblicata tra le flash Ultim'ora di Repubblica.it alle 23 di eri sera:
Port Moresby (Papua Nuova Guinea), 23:01
MALATI DI AIDS SEPOLTI VIVI IN PAPUA NUOVA GUINEA
Sepolti vivi perche' malati di Aids. E' quello che succede a coloro che contraggono la malattia negli altopiani meridionali della Papua Nuova Guinea, secondo quanto ha raccontato l'attivista Margaret Marabe alla Bbc. La Marabe, che lavora per una onlus della capitale, Port Moresby, e' appena tornata da un viaggio di cinque mesi nelle aree piu' remote del Paese. "Ho visto con i miei occhi inumare tre persone ancora vive, una ha anche gridato 'mama mama' mentre gli gettavano la terra sulla testa", ha detto la volontaria. Alcuni abitanti del luogo le hanno confermato che questa e' una pratica frequente. Una scelta fatta dai parenti degli ammalati per non vedere soffrire i loro cari o per la paura di essere contagiati.
La Papua Nuova Guinea sta fronteggiando una vera epidemia di Aids, con il 2 per cento dei sei milioni di abitanti gia' infetti e il 30 per cento di nuovi casi in piu' ogni anno. La Marabe ha chiesto al governo di intervenire, perche' la popolazione di vaste aree del Paese e' all'oscuro della malattia e non riceve aiuti, ne' informazioni su come prevenire il contagio.