Mi piace riprendere da un'altra prospettiva la stuzzicante riflessione aperta da Elfo Bruno sull'amicizia-convergenza sbandierata sulla stampa e al TG1 tra l'arcigna Binetti (teo-dem della prim'ora presidentessa del comitato scienza e vita, senatrice della Margherita) e la portavoce di Gay-Left, Paola Concia.
Già all'indomani del discorso di candidatura di Veltroni al Lingotto, un po' scocciato e infastidito dal piatto coro di commenti positivi, avevo avuto modo di criticare decisamente l'accoglienza positiva riservata al sindaco di Roma da parte dei portavoce di GayLeft, Paola Concia e Andrea Benedino, non tanto perché non legittima (ci mancherebbe altro) ma perché usava argomentazioni palesemente infondate e strumentali, come l'esaltazione per il suo timidissimo riferimento ai "diritti degli individui che vivono in una coppia di fatto" o il buonista attacco all'omofobia.
In quell'occasione invitavo i due esponenti di Gayleft a cercare un maggior contatto col movimento e non prestarsi ad operazioni di basso mercato politico facendo da foglia di fico a un impresentabile progetto politico.
Naturalmente i nostri prodi hanno proseguito per la loro strada sostenendo sia individualmente che come Gayleft la candidatura di Veltroni. Il volenteroso Benedino si è persino affrettato a scrivere sul suo blog che tra i primi 160 sottoscrittori, assieme al suo nome e a quello della collega Concia, figuravano tanti illustri esponenti della cultura e della politica ma nessun cattolico integralista, facendone motivo d'orgoglio (chissà chi è il 161° nome?). Se non c'erano allora no arrivati in frotte a seguire...
Ad ogni modo ci fa piacere la sua "garbata" risposta a un mio commento critico (e pieno di refusi) su questo punto. Dopo avermi un po' rigirato la frittata parlando dei miei errori in altri campi decide di darmi un'alta lezione di politica: "Vedi, dovresti imparare che in politica bisogna saper fare un po' di strategia di lungo periodo e non lasciarsi abbandonare troppo all'improvvisazione" e quindi mette in chiaro il rapporto che ha con i giudizi politici espressi: "Per il resto, guarda, a me queste critiche non feriscono e non colpiscono: semplicemente le ignoro". Ma chi voleva ferirlo? Che ci ignorasse lo avevamo capito e apprezziamo l'arrogante schiettezza con cui lo afferma. Anch'egli evidentemente è entrato appieno nel costume politico del nostro Paese sempre più distratto e distante dai cittadini, più concentrato "sul ruolo che posso svolgere dall'interno del mio partito al servizio della nostra comunità". Ma quale comunità se poi le istanze che gli vengono proposte le "ignora"?
Anche nei vivaci commenti al post di Elfo Bruno (vi invito a leggerli perché interessanti e perché non recupero e ripeto qui tante brillanti considerazioni fatte, molte delle quali condivido in pieno) il "nostro eroe" preferisce rispondere piccato sulle parole, piuttosto che affrontare davvero la sostanza politica dei problemi sollevati, sfuggendo di fatto a un confronto reale e serio.
Qual'è la questione che in questo caso ci preme? Al di là delle ardite congetture di Elfo su possibili accordi sottobanco per proporre un improbabile avvicinamento tra l'ala teo-tem-opus-dei del futuro PD, rappresentato dalla Binetti e i gay con la portabandiera Paola Concia?
Semplicissimo constatiamo che la candidatura di Veltroni è sostenuta parimenti dagli uni e dagli altri: come farà il pur funambolico sindaco di Roma ad accontentare entrambi?
Sulla base delle sue dichiarazioni come candidato, del suo atteggiamento pilatesco sulle questioni più controverse (ricordate il referendum sulla legge elettorale?), delle non politiche verso i gay a Roma e del suo dubbio profilo laico credo che trovi più ragioni per sostenerlo proprio la Binetti.
Insomma a me non importa come sceglie le sue amicizie Paola Concia, e non credo che la sua vita privata di relazioni abbia un particolare interesse mediatico. La vera notizia politica e che la Concia (con quel che rappresenta o vuole rappresentare) la Binetti (con quel che rappresenta o vuol rappresentare) pur dicendosi portatrici di valori e programmi politici teoricamente opposti e inconciliabili sostengono entrambe UN candidato alla segreteria del PD che nel migliore dei casi si troverà ad esprimere UNA politica (oppure nessuna ovviamente) e non è chiaro quale alta sintesi possa trovare tra le due opposte posizioni, anche perché di tutto si può accusare il buon Veltroni tranne che essere tipo che si fa tirare dalla giacchetta.
La domanda tutta politica è: Andrea Benedino e Paola Concia, come fate non solo a stare nello stesso partito con la senatrice Binetti, ma persino a sostenere lo stesso candidato segretario? Cosa ci sfugge? Cosa non capiamo?
3 commenti:
La risposta, secondo la mia modesta opinione, è che i DS ai quali Benedino e la Concia appartengono, sono ammalati da lungo tempo di "indifferenza". Infidderenza verso la realtà, ovviamente.
Da perfetti burocrati, fanno politica per il partito e non per la gente. Tutto ciò che è in linea col partito lo reputano legittimo. Tutto ciò che esula o che si contrappone ad esso è da non tenere in considerazione.
D'altronde l'hai già detto anche tu: uno dei due ha almeno ammesso di sbattersene di ciò che pensa realmente una parte del suo elettorato (potenziale o effettivo).
Questo è triste ma ti dà l'idea di cosa sia diventato l'ex partito più importante della sinistra italiana.
la tua domanda cadrà nel vuoto, cosi come sono cadute le innumerevoli domande già fatte in passato...
FireMan
Sì ma in tutto ciò: Benedino chi?
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