Ad agosto la stagione dei Pride è quasi ovunque archiviata e quindi, a mente fredda si possono un po' tirare le somme e fare delle considerazioni di carattere generale.
Quest'anno è stato decisamente eccezionale per partecipazione, in Italia e nel mondo. A Roma (foto sopra di Luciano di Bacco, l'enorme folla a Piazza San Giovanni) abbiamo registrato un successo incredibile e insperato con un milione di partecipanti, l'Europride di Madrid ha raggiunto e superato abbondantemente i due milioni, a San Paolo, addirittura si sono toccati i tre milioni in quello che può a buona ragione definirsi il più grande Pride del mondo. E poi grandi successi e grandi numeri, come sempre, a Londra, Parigi, Berlino, New York, San Francisco, Tel Aviv .
D'altro canto si registrano i grossi problemi in Europa Orientale, con i pride blindati o attaccati di Varsavia e Cracovia, nelle Repubbliche baltiche e, soprattutto, con il deciso divieto voluto dal sindaco di Mosca Yuri Luzhjov e le violenze verso i pochi coraggiosi (tra cui gli italiani Marco Cappato e Vladimir Luxuria) che sostenevano il Pride da parte di estremisti religiosi e di destra e delle stesse forze dell'ordine.
Per fortuna non tutti i sindaci sono come il primo cittadino moscovita anzi. I sindaci di Parigi, Bertrand Delanoe, e di Berlino, Kalus Wowereit, sono dichiaratamente gay e da anni aprono e partecipano con grande visibilità alla parata delle loro città. Il sindaco di San Paolo, Gilberto Kassab, ha inaugurato l'enorme festa brasiliana dichiarando che “il Brasile è un Paese con sempre meno pregiudizi”. Ho avuto già modo di commentare la scelta di Michael Bloomberg, sindaco di New York, che ha partecipato come ogni anno al pride della Grande Mela, ed è fuoriuscito dall'omofobo partito Repubblicano di Bush. Il “rosso” Ken Livistong, sindaco di Londra, ha preso parte con entusiasmo alla parata di quest'anno, sfilando su un barcone assieme ad altri personaggi noti. Non è mancata la partecipazione del sindaco Gavin Newson al colorato Pride Festival della sua San Francisco, considerata la capitale gay mondiale. E del resto l'esponente democratico era stato anche paladino di una campagna che lo ha opposto per settimane al potente governatore della California Arnold Shwarzenegger, celebrando in municipio migliaia di matrimoni tra omosessuali affluiti da tutti gli USA. Addirittura il Pride di Tel Aviv, che ha visto 15.000 partecipanti partire dalla centrale piazza Rabin è stata voluta proprio dal municipio, forse per fare da contrappasso all'atteggiamento di omofoba chiusura che caratterizza il sindaco ultraortodosso di Gerusalemme, Uri Lupolianski, che invece ha osteggiato in tutti i modi lo svolgimento del Pride nella sua città. Vi immaginate la Moratti che organizza il Pride di Milano?
Ed ecco le note dolenti infatti. Se l'anno scorso gli amministratori torinesi si erano dimostrati molto aperti e anzi contenti delle iniziative dell'orgoglio, pur con notevoli timidezze del sindaco Sergio Chiamparino, ma con la partecipazione appassionata e convinta della Presidente del Piemonte Mercedes Bresso, lo stesso non possiamo dire a Roma di Walter Veltroni, che non ha inviato neanche una scarna lettera di saluti, e non è stato soccorso dai presidenti di Provincia, Enrico Gasbarra e Regione Lazio, Piero Marrazzo, anch'essi assenti e distratti pur nel clima fortemente teso che si registrava da giorni nella capitale a causa di manifesti e scritte neonaziste. A confronto fa meno male l'atteggiamento del sindaco di Milano, Letizia Moratti, da cui, dopo la partecipazione al Family day, non ci si aspettava nulla e che anzi ha aspettato proprio i giorni del Pride per annunciare la chiusura di tutti i fondi destinati a iniziative culturali gay nel capoluogo meneghino. Così persino la triste vicenda consumatasi attorno alla mostra Vade Retro, con un infinito tira e molla terminato con inevitabile annullamento, sembra frutto di un copione già scritto. In Regione Lombardia se possibile le cose vanno ancora peggio, il ciellino Roberto Formigoni è di per sé una garanzia ma fa tuttavia riflettere che al suo assessore allo sport e politiche giovanili (?!?), omofobo, xenofobo, razzista Pier Gianni Prosperini siano bastate delle semplici scuse per tenere ben salda la sua poltrona dopo aver invocato la "garrota" per i gay dalle pagine de “Il Giornale”.
Insomma sui diritti gay e partecipazione ai pride, in Italia, sembrano non esserci grandi distinzioni tra sindaci di centro destra e sindaci di centro sinistra, almeno nei grandi centri. Per trovare delle vistose eccezioni bisogna scendere, sorprendentemente al sud con Niky Vendola, Presidente della Puglia e con il sindaco antimafia e dichiaratamente gay di Gela (provincia di Caltanissetta!), Rosario Crocetta.
Quest'anno è stato decisamente eccezionale per partecipazione, in Italia e nel mondo. A Roma (foto sopra di Luciano di Bacco, l'enorme folla a Piazza San Giovanni) abbiamo registrato un successo incredibile e insperato con un milione di partecipanti, l'Europride di Madrid ha raggiunto e superato abbondantemente i due milioni, a San Paolo, addirittura si sono toccati i tre milioni in quello che può a buona ragione definirsi il più grande Pride del mondo. E poi grandi successi e grandi numeri, come sempre, a Londra, Parigi, Berlino, New York, San Francisco, Tel Aviv .
D'altro canto si registrano i grossi problemi in Europa Orientale, con i pride blindati o attaccati di Varsavia e Cracovia, nelle Repubbliche baltiche e, soprattutto, con il deciso divieto voluto dal sindaco di Mosca Yuri Luzhjov e le violenze verso i pochi coraggiosi (tra cui gli italiani Marco Cappato e Vladimir Luxuria) che sostenevano il Pride da parte di estremisti religiosi e di destra e delle stesse forze dell'ordine.
Per fortuna non tutti i sindaci sono come il primo cittadino moscovita anzi. I sindaci di Parigi, Bertrand Delanoe, e di Berlino, Kalus Wowereit, sono dichiaratamente gay e da anni aprono e partecipano con grande visibilità alla parata delle loro città. Il sindaco di San Paolo, Gilberto Kassab, ha inaugurato l'enorme festa brasiliana dichiarando che “il Brasile è un Paese con sempre meno pregiudizi”. Ho avuto già modo di commentare la scelta di Michael Bloomberg, sindaco di New York, che ha partecipato come ogni anno al pride della Grande Mela, ed è fuoriuscito dall'omofobo partito Repubblicano di Bush. Il “rosso” Ken Livistong, sindaco di Londra, ha preso parte con entusiasmo alla parata di quest'anno, sfilando su un barcone assieme ad altri personaggi noti. Non è mancata la partecipazione del sindaco Gavin Newson al colorato Pride Festival della sua San Francisco, considerata la capitale gay mondiale. E del resto l'esponente democratico era stato anche paladino di una campagna che lo ha opposto per settimane al potente governatore della California Arnold Shwarzenegger, celebrando in municipio migliaia di matrimoni tra omosessuali affluiti da tutti gli USA. Addirittura il Pride di Tel Aviv, che ha visto 15.000 partecipanti partire dalla centrale piazza Rabin è stata voluta proprio dal municipio, forse per fare da contrappasso all'atteggiamento di omofoba chiusura che caratterizza il sindaco ultraortodosso di Gerusalemme, Uri Lupolianski, che invece ha osteggiato in tutti i modi lo svolgimento del Pride nella sua città. Vi immaginate la Moratti che organizza il Pride di Milano?
Ed ecco le note dolenti infatti. Se l'anno scorso gli amministratori torinesi si erano dimostrati molto aperti e anzi contenti delle iniziative dell'orgoglio, pur con notevoli timidezze del sindaco Sergio Chiamparino, ma con la partecipazione appassionata e convinta della Presidente del Piemonte Mercedes Bresso, lo stesso non possiamo dire a Roma di Walter Veltroni, che non ha inviato neanche una scarna lettera di saluti, e non è stato soccorso dai presidenti di Provincia, Enrico Gasbarra e Regione Lazio, Piero Marrazzo, anch'essi assenti e distratti pur nel clima fortemente teso che si registrava da giorni nella capitale a causa di manifesti e scritte neonaziste. A confronto fa meno male l'atteggiamento del sindaco di Milano, Letizia Moratti, da cui, dopo la partecipazione al Family day, non ci si aspettava nulla e che anzi ha aspettato proprio i giorni del Pride per annunciare la chiusura di tutti i fondi destinati a iniziative culturali gay nel capoluogo meneghino. Così persino la triste vicenda consumatasi attorno alla mostra Vade Retro, con un infinito tira e molla terminato con inevitabile annullamento, sembra frutto di un copione già scritto. In Regione Lombardia se possibile le cose vanno ancora peggio, il ciellino Roberto Formigoni è di per sé una garanzia ma fa tuttavia riflettere che al suo assessore allo sport e politiche giovanili (?!?), omofobo, xenofobo, razzista Pier Gianni Prosperini siano bastate delle semplici scuse per tenere ben salda la sua poltrona dopo aver invocato la "garrota" per i gay dalle pagine de “Il Giornale”.
Insomma sui diritti gay e partecipazione ai pride, in Italia, sembrano non esserci grandi distinzioni tra sindaci di centro destra e sindaci di centro sinistra, almeno nei grandi centri. Per trovare delle vistose eccezioni bisogna scendere, sorprendentemente al sud con Niky Vendola, Presidente della Puglia e con il sindaco antimafia e dichiaratamente gay di Gela (provincia di Caltanissetta!), Rosario Crocetta.
4 commenti:
Caro Andrea, mi sembra che tu voglia proprio andare contro il PD...noooo!!! ;-)
A parte gli scherzi, l'assenza del sindaco di Roma (futuro leader del Pd, a meno di uno sgambetto della Rosy), di un suo saluto, ad una delle manifestazioni più imponenti che negli ultimi tempi si sono viste nel nostro Paese, per la libertà e per i diritti, il Pride del 16 giugno, è la logica conseguenza dell'assenza della nostra politica dalle questioni che riguardano la vita reale dei cittadini. Siamo dinnanzi ad una delle classi politiche e dirigenti più ciniche, incapaci, e prive di senso dello Stato, della cosa e dell'interesse pubblici che la Storia della nostra Repubblica ha mai conosciuto. E siamo dinnanzi ad una società civile che, sempre più, si sente impotente, schiacciata dall'arroganza e dai ricatti del potere, che subisce angherie e soprusi ma non riesce a reagire. Quando lo fa, come è stato il 16 giugno a Roma, si è ignorati, bene che vada. Se si è froci no ne parliamo proprio.
Ieri sera ho visto la trasmissione W l'Italia su Rai 3, uno dei pochi programmi utili che vale la pena seguire nella nostra tv discarica pubblica.
Tema della serata: legge 40 sulla procreazione assistita ed effetti devastanti, crudeli, inumani che tale legge ha prodotto e continua a produrre nella vita di tante coppie e di tante donne.
Sono rimasto di ghiaccio nell'ascoltare le parole della Ministra Livia Turco, di chi andrà a costituire l'ala, diciamo così, di sinistra e laica del futuro PD. Parole prive di sostanza politica ma, soprattutto, prive di umanità e di sensibilità. La Ministra ha detto che la legge 40 non verrà modificata di una sola virgola, perchè nel programma dell'Unione non è contemplata la materia e l'unica cosa che può fare e sta già facendo è monitorare cosa succede con questa legge. Monitorare sulla pelle, la sofferenza e la vita di tante donne, di tante coppie e di tanti futuri nascituri. Purtroppo, secondo la Ministra, la questione deve essere riaperta attraverso un dibattito che investa tutta la società e che parta dalla società civile. Peccato che quando si fa una legge che riduce la libertà e pregiudica la salute dei cittadini la politica non pensa mai, prima di legiferare, di ricercare il confronto ed il dibattito, mentre questo lo si invoca quando si tratta di estendere le libertà e le opportunità per quegli stessi cittadini. Insomma, la democratica Turco ci ha fatto intendere che questo Governo non si porrà minimamente il problema di modificare o abrogare una delle leggi più liberticide ed incostituzionali che esistano nel nostro ordinamento. Semplicemente perchè non è in programma. Semplicemente perchè non ci sono i numeri. Ancora più semplicemente perchè è una delle tante questioni rimosse, cancellate dall'agenda politica, per poter far nascere il Partito Democratico. In compenso la Livia, forse un tantino imbarazzata per la sua impotenza ad agire come ci si aspetterebbe da una donna, e per giunta sedicente di sinistra, ha fatto l'elogio della sintesi tra le diverse sensibilità che costituiranno il futuro PD. Una sintesi che, ovviamente, non c'entra nulla con la vita dei cittadini ed i loro bisogni. Una sintesi che serve solo ai loro equilibri di potere.
E come qualcuno ha fatto osservare, tra i cittadini comuni presenti in trasmissione, la colpa oggi non può essere più attribuita a Berlusconi ed al suo governo, ma a questa maggioranza ed all'attuale governo. Perchè la legge 40 continua ad esserci ad oltre un anno di governo di centro-sinistra e le linee guida su cui la Ministra Turco potrebbe immediatamente intervenire per cancellare gli effetti più devastanti di questa legge, non verranno modificate.
Purtroppo, caro Andrea, credo che chi continua a sostenere il Pd, in buona fede ovviamente (la buona fede diamola sempre per scontata), non si renda conto che sta sostenendo un'operazione politica sciagurata, quella che ha già immolato sull'altare dei giochi di potere e di poltrone l'abolizione della vergognosa legge 40, i diritti delle persone gltq, e tanto altro ancora.
Quello che mi chiedo e perchè la cosiddetta sinistra radicale debba continuare a sostenere questo governo ed un progetto che, ormai è evidente, mira a liberarsi quanto prima di loro.
In fondo già tutto fu scritto la notte delle elezioni dello scorso anno, quando si modificò il voto degli elettori che, così com'era stato, non avrebbe consentito la realizzazione di un progetto politico e di potere, quello del grande centro, che il 14 ottobre avrà il suo compimento.
La presenza di Walter a Roma nella piazza del gay Pride, capirai bene, non poteva starci, perchè in Italia Walter e gli altri stanno lavorando per qualcosa che con le istanze reclamate in quella piazza nulla c'entrano, anzi, quelle istanze, sono un ostacolo da scavalcare con l'indifferenza ed il silenzio.
Tristi tempi Andrea. Occorre reagire in massa, con forza, oppure mollare tutto, andarsene e lasciare questo Paese al suo destino torbido.
Ancora propendo per la prima ipotesi, ma non ho più la tenerissima età per fare progetti a lunga scadenza.
mio caro Vincenzo, era proprio così chiaro che il mio bersaglio principale era il solito Veltroni? E io che avevo fatto di tutto per dissimularlo in un lungo elenco di primi cittadini!
Ma più ancora che Veltroni, come giustamente dici tu, il bersaglio è proprio la nostra classe politica rapace e incapace di confrontarsi con i problemi reali e le istanze dei cittadini.
L'esempio della legge 40 che fai è lampante e tangibile (proprio sulla trasmissione di rai tre ho scritto un post la scorsa notte). Termometro dell'inciviltà politica del nostro paese che legifera in modo ideologico sulla pelle dei cittadini (come si addice alle dittature integraliste) e di un centrosinistra cinico e pavido che non è capace di esprimere una concreta alternativa nelle scelte di fondo e si fa scudo dietro un'arrogante chiusura di casta.
L'operazione PD è, prutroppo, specchio fedele di questo stato di cose, operazione di spartizione di potere che non ha nessuno slancio ideale e di servizio.
Credo che anche la sinistra italiana sia insufficiente perché arcaica e non "laica" nel senso che anche lì spesso ci sono delle inutili chiusure aprioristiche e ideologiche che fanno da schermo alla soluzione dei problemi, e soprattutto perché in Italia non ha più la forza e la consistenza culturale autonoma da farsi portatrice di un progetto politico alternativo e autonomo.
Ma questo stato di cose non può durare all'infinito, quando la distanza tra i politci e i cittadini sarà tale da non essere più sopprotabbile allora il sistema si spezzerà con un crack improvviso e crollerà come un castello di carte. Quella che una volta chiamvano rivoluzione. Oppure sarà vittima di qualche nuovo avventuriero, o si avvierà verso una lenta lunga triste agonia con le forze più vive del Paese costrette ad emigrare.
Sempre che per miracolo (e con l'impegno di tutti noi, perché i miracoli non avvengono mai per caso!) non si inverta l'attuale tendenza.
Caro Andrea,
I've just stumbled across your blog on the internet, and I hope you remember me from pride in Roma this year. It's refreshing and heartening to see such a fantastic celebration as the one in Rome. When I returned to Chicago the next week, the Pride celebration did not resonate with the consciousness and the worldwide concern that the Rome pride did. As I mentioned to you earlier, in the United States, there has been a great deal of progress, but with that comes some degree of complacency; it was nice to see a celebration with such a political bent.
If I could read Italian better, I would use this great weblog to keep abreast of Italian politics, as well.
Keep up the good work, and Keep in Touch!
Thomas C.
wow Thomas, what a nice surprise... it is nice to get your comment on here, now I can say I have an international audience for my blog! ahaahah
it was nice to meet you that day and to know you liked our pride, pecause we are very proud of our job :)
it's incredible, how did you find it? anyway if you have mail and msn let me know...
Big kiss from Roma, Andrea
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