giovedì 2 agosto 2007

Gli errori hanno nome e cognome

L'attuale editoriale di gaytoday, intitolato "war is stupid" stigmatizza giustamente il conflitto latente tra associazioni gay, in particolare tra Arcigay Roma e Circolo Mario Mieli, riemerso pubblicamente per la polemica sulla doppia manifestazione di Baci al Colosseo.
Che tra le associazioni ci siano state o ci possano essere delle incomprensioni o delle diversità di vedute è comprensibile, legittimo e persino naturale (altrimenti non ci sarebbero diverse associazioni). Quel che, giustamente, risulta inaccettabile è che ci sia uno scontro aperto laddove queste dovrebbero perseguire obiettivi comuni o per lo meno convergenti.
Più volte ho detto qui che intendo questo spazio come un porto franco in cui potermi esprimere senza peli sulla lingua e facendo nomi e cognomi. Questo naturalmente vale anche per me stesso.
Quello che difficilmente ammetterei come associazione intendo tranquillamente farlo in quanto persona. Perché, poi a prendere le decisioni non sono enti astratti, ma persone in carne ed ossa e quando si sbaglia è anche giusto ammettere i propri errori.
Ebbene la scelta di sostenere una manifestazione per il 29 luglio, prima di quella del 2 agosto indetta da Arcigay Roma, è dipesa in larga misura da me, e me ne assumo la responsabilità. Non è nata da me (ma all'interno dello stesso Gaytoday), ma io, con il Mario Mieli, l'ho voluta rilanciare e promuovere con decisa energia.
L'intenzione era buona: mantenere l'attenzione alta su un caso di discriminazione, dare un forte e immediato segnale politico, esprimere solidarietà ai due ragazzi colpiti, marcare una distinzione rispetto al momento dell'inaugurazione della gay street, che ritengo diverso e non direttamente accostabile. Ragioni che ritengo ancora valide.
Il bilancio complessivo è stato purtroppo negativo ( a testimonianza che le vie dell'inferno sono spesso lastricate da buone intenzioni). Frutto di una errata valutazione che non aveva tenuto in debita considerazione il segnale di divisione all'esterno che si poteva dare (pur avendo dei dubbi in proposito evidentemente), la reazione irrituale e decisa di Fabrizio Marrazzo e il rischio di riaprire spaccature nel movimento che il successo di un forte Pride unitario stavano pian pian piano sanando.
Un messaggio negativo che rischia anche di allargare la sfiducia dei singoli nei confronti di un movimento e di associazioni viste come distanti, autoreferenziali e impegnate a farsi una inutile guerra.
Di tutto questo mi assumo PERSONALMENTE la responsabilità, faccio ammenda con tutti voi, con il Circolo Mario Mieli, con i volontari di Arcigay. Mi auguro anche di imparare dagli errori e crescere assieme a voi per fare di più e meglio per il bene comune.
Detto questo trovo tuttavia inutile speculare ulteriormente o accanirsi su questo episodio. Si tratta, di due manifestazioni distinte sì ma con obiettivi di fondo molto simili che non denotano una vera spaccatura politica, ma al massimo una diversità di strategie e metodi. Una diversa gestione della comunicazione ce l'avrebbe fatta apparire una semplice duplicazione o avrebbe potuto addirittura amplificare gli effetti di entrambe in un gioco di richiami. Ma qui si fermano le mie responsabilità perché sicuramente non intendevo cercare la polemica e lo scontro pubblico con Arcigay. Anzi.
Credo che in questo senso sia stato significativo l'atteggiamento del Circolo Mario Mieli e della sua presidente Rossana Praitano, che non hanno replicato in alcun modo alle ingenerose accuse rivoltegli riportando l'attenzione sui contenuti e sugli obiettivi, con l'intenzione proprio di abbassare i toni e riprendere da subito il dialogo. Rossana e Aurelio Mancuso (che hanno un ottimo rapporto personale) si sono, inoltre sentiti a lungo al telefono chiarendo e contestualizzando i fatti.
Quindi il mio invito è a non esasperare i toni lasciandosi prendere dal fuoco della polemica e a non enfatizzare i problemi che ci sono. Un'immagine guerresca e conflittuale dei rapporti tra associazioni è altrettanto infondata di quella di un idillio e non aiuta né le associazioni a migliorare i loro rapporti, né la forza del movimento verso l'esterno.
Sempre sull'editoriale di Gaytoday si rilancia l'idea di Cristiana Alicata di un incontro delle associazioni a settembre, stile Stati Generali dello scorso anno, per venire a capo delle divisioni. Vedersi e confrontarsi, per condividere scelte e strategie è sempre utile. Anzi nella nostra situazione è fondamentale. Non crediamo che sia taumaturgico, però. Alcune ragioni di diversità sono radicate nell'identità delle associazioni e realisticamente non potranno mai essere appianate del tutto (e non mi riferisco a Mario Mieli ed Arcigay, ma all'anima più antagonista e radicale del Movimento e a quella più istituzionalizzata semmai). Inoltre quel che davvero conta poi è la quotidianità delle relazioni tra associazioni. Bisogna lavorare a creare un clima di fiducia e collaborazione reciproca costante.
In questo senso il mio errore sul 29 luglio è stato forse un poco poco utile come campanello di allarme dello stato della fiducia reciproca su Roma. Da qui dovremo ripartire per cambiare le cose.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

bravo, altri al tuo posto non lo avrebbero scritto questo post.

Fabio aka FireMan

Anonimo ha detto...

Ecco chi è stato il cattivone della situazione, il mio conterraneo Andrea...;-)
Francamente sono sorpreso dalle polemiche isteriche che ho letto in questi giorni sulla vicenda delle due manifestazioni al Colosseo, per intenderci quella di Marrazzo che, caratterialmente, a quanto pare propende all'isteria. Ma ancor più ,mi ha sorpreso il commento di Aurelio Mancuso, al quale ho scritto una mail personale, proprio per evitare che su questo episodio si aprissero polemiche vuote ed inutili. Chi abbia sbagliato, se qualcuno lo ha fatto, francamente mi pare irrilevante. Piuttosto mi chiedo perchè, quando qualcuno decide di fare qualcosa, ci debba essere subito l'assalto alla diligenza. Se unità di movimento significa che non si debba muover foglia se tutti non si è d'accordo, mi pare una cosa sciocca. Se bisogna chiedere il permesso per organizzare una piccola manifestazione di solidarietà a tutte le altre associazioni lgbtq che si "dividono" un territorio, pena la scomunica e l'attacco pubblici, mi pare che ci sono ancora dinamiche profondamente distorte che condizionano questa presunta e tanto decantata unità di movimento. Se qualcuno non condivide l'affiancare l'evento dell'inaugurazione di una finge "gay street", un evento dal mio punto di vista assai discutibile nel suo significato politico, con un gesto di solidarietà, e per questo sceglie un'altra data, non credo che meriti l'attacco urlato di chi si muove su altre lunghezze d'onda. E tutto ciò, se mai esistesse veramente, non mi pare che sia una violazione del patto di non belligeranza interno al movimento.
Che il nostro movimento sia afflitto dal cronico male del protagonismo di singoli e, di riflesso, di associazioni, non ho dubbi, ma che a parlare ed a denunciare certi comportamenti sia chi del protagonismo e della visibilità a tutti costi ha fatto uno stile del suo agire politico, mi fa sorridere, per non piangere.
Sarebbe opportuno che tutti fossimo un tantino più umili ma, soprattutto, politicamente più "pesanti", perchè polemiche come queste dimostrano tutt'altro che umiltà, autocritica e consistenza politica. Infine, il giorno in cui questo nostro movimento capirà che i diritti per i quali ci battiamo, un fatto di cronaca, un pride che si organizza e tutto quello per il quale ci mobilitiamo, non appartiene, di volta in volta, a questa od a quella associazione, a seconda delle circostanze, e di chi materialmente lancia od organizza una iniziativa, ma appartiene a tutti, perchè attiene alle battaglie di civiltà che sono la sola ed unica ragione del nostro esistere come associazioni, allora potremo cominciare a ragionare seriamente sull'unità di azione e di strategie al nostro interno. Il giorno in cui, dentro il nostro movimento, non si faranno più Pride unitari solo se condizionati dalla spartizione della visibilità da distribuire alle varie associazioni, ovviamente quelle più grosse e note, ma le scelte si faranno libere da queste dinamiche che sanno tanto di politica di palazzo, allora ogni anno avremo Pride di dimensione europea, come accade in tutte le CAPITALI europee, e, probabilmente, si procederà in modo più spedito verso il conseguimento dei nostri obiettivi. In autunno, sicuramente, sarà necessario rivedersi tutti per discutere assieme. Speriamo che si sappia andare ben oltre l'accordo di non belligeranza e di spartizione del 14 gennaio scorso e si gettino serie basi politiche per costruire la tanto auspicata unità del movimento. Quella che con la vicenda del Colosseo non credo c'entri nulla.

Andrea Maccarrone ha detto...

Grazie Fabio!
Grazie Vincenzo.
Condivido al 100% la tua lettura. E infatti io mi assumo la responsabilità della scelta in toto , nel bene e nel male. Una scelta che ritenevo in quel momento giusta (per le ragioni politiche che anche tu ricordi) ma che poi si è rivelata erronea nei suoi risultati finali per l'impressione di divisione e litigiosità che ha provocato, e per aver fatto apparire il Mario Mieli in una luce cattiva immeritatamente.
Questo effetto non si sarebbe prodotto senza la reazione scompota e urlata, di Fabrizio Marrazzo, subito rilanciato da Aurelio Mancuso (e infatti il mio errore è stato anche aggravato o ingenerato dal non avere saputo prevedere una reazione di questo tipo, per il semplice fatto che non rispetta le più elementari regole di relazioni tra di noi tutti).
Del tutto d'accordo su quel punto, e d'accordo anche sul resto. Unità non vuol dire fare sempre e comunque le stesse cose o farle sempre assieme. Vuol dire semmai parlarsi, cercare di condividere con gli altri le proprie scelte e di spiegarle, rispettare le scelte diverse dalle nostre (sempre che non daneggino il movimento o le cause per cui lottiamo) e le persone che le assumon e convergere e coperare ogni volta che è possibile e nelle grandi occasioni proprio in vista degli obiettivi comuni
Comunque sai che noi siciliani siamo teste calde e spesso combiniamo guai ma lo facciamo col cuore!!
Per questo non ho paura a riconoscere anche un errore perché chi fa sbaglia, e ritengo un segnale importante anche avere l'umiltà (o forse l'orgolio) di riconoscere quando si commmette un errore, coinvolgendo magari anche altri, e provare a fare meglio.
Un bacio e salutami Palermo :)

Anonimo ha detto...

Sbaglia solo chi fa! Premesso questo, complimenti per il post, complimenti per la risposta di Vincenzo, ma non mi assumerei tutta la responsabilità. Purtroppo ritengo che le scenate di Marrazzo e Mancuso, le scene da vittime quasi disonorate, come solo certi racconti sul sud ci regalano, siano stati eccessivi.
Rivendico la natura del tutto spontanea e informale del Kiss-mob di Domenica 29, forse in realtà, credo che noi di Gaytoday abbiamo fatto amle a farlo cannibbalizzare dal Mario MIeli, così è nata la POlemica. Se fosse rimasta una cosa sposntanea, nata da una NON associazione, forse sarebbe andata diversamente. Anzi, a mio avviso, sarebbe stata una grande opportunità di pubblicità per le associazioni e soprattutto per Arcigay per recuperare credibilità presso i NONassociati che sono sempre di più. Al possto dlla guerra dire "Noi associazioni, liberi da protegonismi, ma interessate alla causa, appoggiamo l'iniziativa indetta da un gruppo di persone, non associazione, che dal basso sentono l'esigenza di essprimere le proprie opinioni". Si sarebbe scesi dal piedistallo e forse il tutto avrebbe avuto un valore, anche politico, diverso. Ma forse era davvero un sogno troppo infantile? Cmqe Andrea, non credo che ci siano così grandi responsabilità, almeno da parte tua.

aelred ha detto...

Andrea, penso che questo post ti faccia onore
Possiamo commettere ingenuità o errori (come la manifestazione anticipata o l'amplificazione delle divisioni da parte di Arcigay), ma se si mantengono obiettivi elevati e non si perde lo spirito critico credo che come movimento possiamo ottenere grandi risultati.
e sicuramente lavorare in armonia, a volte insieme a volte con strategie diverse.
Grazie per questo post così civile

Anonimo ha detto...

Quoto Vincenzo in tutto e per tutto!

E non solo, aggiungo che - secondo il mio modesto parere - bisognava aderire in massa all'iniziativa del Mieli e riprendere il discorso sull'arresto dei due ragazzi anche per la Gay Street.

Unità è condivisione di percorsi, non tiro alla fune.

Anonimo ha detto...

prendo spunto dall'intervento di andrea e da alcuni commenti che lo hanno seguito. in discussione, credo, non c'è l'autonomia dell'azione delle singole realtà, che è sacrosanta e doverosa per tutti. nè il fatto che vi siano "divisioni" o diversità di veduta (figuriamoci se proprio noi possiamo predicar bene e razzolar male!). ciò che desta perplessità è il fatto che è costante il manifestarsi di una certa difficoltà a mantenere un coordinamento almeno a livello locale. che non vuol dire che o si è tutti d'accordo o non si fa niente o peggio ognuno fa quel che vuole. ma semplicemente, davanti a fatti che, soprattutto, portano ad una rilevanza mediatica, esprimere una posizione e delle iniziative sulle quali sia maturato un minimo di dibattito e di consenso.
altrimenti, il risultato è profondamente fallimentare: due manifestazioni improvvisate i ci resoconti mediatici evidenziavano una partecipazione risibile e, come al solito, un po' macchiettistica, tanto per vellicare e corteggiare un immaginario collettivo sempre desideroso di conferme e di certezza.
non mi soffermo sull'idea della gay street (c'è già stato un tentativo qualche hanno fa, qualche decina di metri più in là verso via merulana e non se ne parla già più) nè sulle etichettature: tutte le strade sono di tutti e non servono le patenti. a madrid la chueca è conosciuto come il quartiere gay per eccellenza, ma è identico ad altri quartieri di quella città. e' semplicemente un fatto che vi sia un'alta concentrazione di residenti, esercizi e servizi evidentemente glbt (tra l'altro la differenza è evidente nel modo in cui sono tenuti i negozi e in ciò che espongono: un'esplosione di creatività!).
senza troppe etichette, che frequenta un po' il centro sa che la vera gay street, senza che sia pubblicizzata da nessuna parte è via del pellegrino e non certo via di s. giovanni, che non lo diventerà per la presenza dei locali o per qualche foto sui giornali.
torno e chiudo sul tema delle manifestazioni. credo sia chiaro che, sebbene apprezzi la schiettezza di andrea, non credo che la responsabilità dell'insuccesso sia dovuta solo a lui, dato che le manifestazioni sono state due e tutte e due delle cilecche! ribadisco, che forse, sarebbe bastata una consultazione un po' meno frettolosa e una concentrazione degli sforzi su un unico obiettivo, piuttosto che una dispersione "tipica", che non ci fa bene.

Anonimo ha detto...

Apprezzo molto la tua onestà intellettuale

Anonimo ha detto...

E bravo Andrea.
Quoto anche io Vincenzo ma non sono d'accordo sul non credere nell'unità GLBTQ...trovo che sia la nostra debolezza rispetto all'estero...io ci crederò. Sempre.