martedì 31 luglio 2007

Pannella escluso dalla corsa al PD

La lunga telenovela delle primarie per il Partito Democratico hanno finalmente visto ieri un loro primo moneto clou con la consegna delle firme e l'ammissione ufficiale delle candidature alla segreteria.
Ad essere escluso, non a sorpresa, Marco Pannella, storico leader radicale, che con la sua solita abilità politica e comunicativa a aveva intuito l'attenzione che si concentrava su questo processo controverso e si era lanciato nella corsa con lo scopo dichiarato di portare in dote al nascente partito il patrimonio di laicità e liberismo dei radicali italiani.
A fermare la sua corsa ci ha pensato il Comitato di valutazione delle candidature, supportato dalle unanimi dichiarazioni dei principali leader di Ds e Margherita (Fassino, Rutelli, Veltroni) che hanno giudicato la candidatura dell'istrionico Pannella strumentale e inammissibile in quanto proveniente dal leader di un altro partito, non aderente alla costituente del Partito Democratico.
Sicuramente da un punto di vista sostanziale questa scelta mostra un'atteggiamento di chiusura verso un'esperienza politica diversa e contribuisce a definire un primo profilo identitario di un partito, che finora è apparso poco chiaro.
Sarà un partito in cui le espressioni più radicali di libertarismo e laicità, protagoniste delle battaglie degli anni '70 su divorzio, aborto, riforma del diritto di famiglia, e di quelle attuali sui diritti civili, eutanasia, testamento biologico, non troveranno cittadinanza, neanche al livello di pura testimonianza.
La reazione immediata e stizzita dei principali leader denota del resto un certo fastidio per questa invasione di campo e il fatto che sia stato lo stesso Veltroni, di solito molto prudente, a intervenire decisamente in senso contrario non fa che confermare questa impressione.
Dal punto di vista politico la scelta di Pannella può essere criticata o meno e la scelta della dirigenza di Margherita e Ds è perfettamente legittima perché decide di fatto chi può stare e chi no nella casa che stanno costruendo assieme.
Dal punto di vista delle regole che si erano dati per questo momento la decisione appare immotivata. Consegnate le firme, infatti, la candidatura era tecnicamente ineccepibile, tanto più che Marco Pannella, pur essendo leader e bussola incontrastato dei Radicali Italiani, non ricopre al loro interno nessuna carica dirigenziale ufficiale. Un re, ma senza corona.
In ogni caso è una personalità politica eccentrica e capace di catalizzare forti passioni e grande interesse mediatico. Una personalità che nei delicati equilibri tra Margherita e Ds, principali protagonisti di questo processo aggregativo, può risultare scomoda per la sua storia e per le tematiche che appartenendogli avrebbe sicuramente portato alla ribalta nel corso dei prossimi mesi di "campagna primarie".
La mia opinione è che la scelta, ancora appellabile, sia stata miope. Il Partito Democratico perde un cavallo di razza (che difficilmente avrebbe comunque trattenuto dopo un'inevitabile sconfitta)e soprattutto perde una delle ultime chance di stimolare al suo interno un serio dibattito su quelle tematiche che sono anche care alla comunità GLBT - che attengono appunto a laicità e autodeterminazione delle persone - di cui i democratici non hanno nessuna voglia di parlare.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

non sono d'accordo. Il Pd nmasce dalla fusione di due partiti. Tutti i soggetti hanno avuto la stessa possibilità...tra l'altro il PD nasce da soggetto che ne parlano da anni...non è che uno può arrivare a rompere le palle all'ultimo minuto e soprattutto vuole partecipare senza rinunciare a ciò che è stato. E' antidemocratico. Pannella, se vince veltroni resterà dentro a lavorare? Questa è la differzna....Letta, Bindi e gli altri partecipano e parteciperanno...

Andrea Maccarrone ha detto...

È la stessa considerazione che facevo io rispetto a un candidato GLBT di bandiera... uno che non facendo parte e non volendo fare parte di quel partito si candidasse per portare alcune tematiche per poi continuare la sua strada fuori. In questo concordo con quanto dici ora e, infatti, qui risiedeva gran parte della mia contrarietà alla tua idea, per un senso di correttezza politica e democratica.
Nello scegliere di candidarsi Pannella ha fatto considerazioni simili a quelle tue sul candidato di bandiera credo...Anche nel post dico che questo comportamento è politicamente criticabile.
Ma da un punto di vista tecnico lui non è il segretario o presidente dei Radicali e ha raccolto le firme per esserci, quindi in base alle regole non avrebbero dovuto escluderlo.

La democrazia e la dialettica democratica prevedono anche che gli sconfitti pensino di andarsene non trovando per il loro progetto politico spazio in quel contesto, non ci trovo nulla di scandaloso. Poi a giudicare tutte queste scelte ci stanno gli elettori, sia delle primarie che nelle urne ufficiali..
Ma il punto politico vero è che la presenza di Pannella avrebbe potuto stimolare alcuni dibattiti all'interno del PD e rivelarsi quindi salutare per il suo futuro (e questo era anche quello che condividevo e consideravo stimolante della tu idea del candidato bandiera GLBT) perché una maggiore ricchezza di idee e posizioni differenti non avrebbe potuto che arricchire il confronto, stimolare e allargare la partecipazione, favorire lo sviluppo di soluzioni nuove e meglio testate.
I leader del PD hanno dimostrato ancora una volta una tendenza alla chiusura. Il sale del dibattito sta nel confronto democratico e del “mercato delle idee”, non nell'esclusione o nell'omologazione tout court; chi ha paura del confronto non mi piace

Anonimo ha detto...

riporto il commento di beppe grillo con cui concordo al 100%:

La notte del 30 luglio si è riunito l’ufficio tecnico del costituendo Partito Democratico. Su preciso indirizzo del candidato unico Uèltron (lui non lo ammetterà mai, ma è veramente unico) ha bocciato le candidature di Pannella e Di Pietro.
Uèltron ha dichiarato: “Più candidati ci sono meglio è”. L’importante è sapere quali. E saperlo prima. La poltrona si vince a tavolino. Altrimenti che gioco democratico è? I perdenti assoluti Adinolfi, Schettini, Colombo e Gawronski sono ammessi. I possibili vincenti, o comunque i rompicog....i, sono eliminati senza passare dal via.
Un partito unico con un candidato unico. L’ispirazione ai costituendi democratici è venuta leggendo Mein Kampf e studiando vecchi discorsi del Duce. Vincere senza partecipare è degno di un grande stratega. Vincere fingendo di far partecipare gli altri è degno di un grande Uèltron.
Il problema però non è politico. E’ tecnico. Sono stati i tecnici infatti a decidere i destini dell’Italia. I loro nomi sono meravigliosi. Sono i sette nuovi padri della Patria: Nico Stumpo, Roberto Agostini, Margherita Miotto, Nicodemo Oliverio, Rino Piscitello, Fausto Recchia, Francesco Graziano.
L’ufficio tecnico si è avvalso della preziosa collaborazione di Moggi, Geronzi e di velate allusioni di D’Alema. In due ore, prima della mezzanotte, ha deciso.
Poi tutti a farsi una magnata ai Parioli, tranne Pannella che ha iniziato uno sciopero della fame con un cappuccino scremato

Andrea Maccarrone ha detto...

Concordo anch'io con la lettura di Beppe Grillo.

Anonimo ha detto...

Ciao Andrea,
come vedi mi sn deciso ha lasciare un commento!
Anche io sn pienamente d'accordo con te sul fatto che il leader dei radicali Pannella, nel PD, avrebbe potuto portare una ventatà di novità, dibattiti stimolanti, idee più liberali, lanciare nuove sfide eccc... ma ti devo confessare che per quanto riguarda la sua esclusione da candidato leader nel PD sono concorde con il comitato garante. Innanzitutto perchè nn ha mostrato nessuna intenzione di voler sciogliere il suo partito qualora fosse eletto nel PD (anche se nn occupa nessuna carica istituzionale è ovvio a tutti il suo ruolo determinante all'interno dei radicali quindi...)come invece hanno fatto i DS e Margherita e poi perchè la sua candidatura sembra essere stata più una provocazione alla Pannella per turbare le acque piuttosto che una scelta politica in cui egli creda fermamente ed in cui ci si riconosca politicamente tanto da lavorarci sopra e rinunciare eventualmente al partito radicale. Lo stesso vale anche per l'on. Di Pietro (escluso tra l'altro per gli stessi motivi... dal comitato garante del PD) considerando che, per entrambi, nutro grande rispetto e nn nascondo che mi sarebbe piaciuto fossero a concorrere per la leadership del PD. Ma per stare ai giochi bisogna prima rispettarne le regole.... altrimenti è troppo facile tenere un piede in una staffa e l'altro in un'altra.... Spero mi sia spiegato non essendo uno specialista della politica...