lunedì 9 luglio 2007

Al Catania Pride

Ero molto emozionato sabato 7 all'idea di sfilare per la prima volta in un Pride della mia città. Emozionato e contento di poterlo fare assieme ad altri 5 ragazzi del Mario Mieli e di poter rivedere i volti amici di alcuni dell'Open Mind, di Saverio Aversa (Rifondazione Comunista, Liberazione) e Vincenzo Rao (di Articolo Tre di Palermo, ha scritto anche un interessante commento sul pride di Catania e messo on line molte foto) e di altri ancora. Sul piano strettamente personale devo dire di essere stato davvero contento e quasi commosso di aver notato molti volti conosciuti nel corteo tra i vecchi compagni del Collettivo Spedalieri (il mio liceo): ragazzi e ragazze che pur non essendo più direttamente impegnati in politica (e nemmeno gay) sentono ancora quel bisogno di partecipazione civica che animava anche le nostre passioni in quegli anni e con la loro semplice presenza rinsaldano quel legame fatto di comuni valori e sentire.
Quello di Catania è un classico esempio di manifestazione in cui i numeri contano, ma conta di più il coraggio di esserci perché in un contesto del sud, per molti versi assai provinciale, in cui la visibilità e un grosso problema per moltissimi, essere in piazza è già una vittoria.
Un successo che va assegnato in primo luogo alla tenacia dell'Open Mind, che negli ultimi anni ha sempre voluto dare il senso di una presenza forte e politicamente inequivocabile, seppur solitaria, e quest'anno è stato implicitamente riconosciuto dalla scelta delle altre sigle locali di contribuire alla costruzione di un pride unitario e dalla presenza di alcune personalità del movimento nazionale (Mancuso, Grillini, Piccolo) che hanno capito come una piazza così complessa e vitale non poteva più essere disertata. Poi certamente va premiata la scelta delle altre associazioni locali (Arcigay Catania, Gruppo Pegaso's, Agedo) di aver accettato di seguire per la prima volta un percorso condiviso, mettendosi in gioco direttamente. Personalmente nutro solo qualche dubbio sulla presenza tra gli "organizzatori" politici di un gruppo principalmente commerciale come il Pegaso's ma evidentemente questa attiene a una di quelle caratteristiche del territorio.
Il successo dell'evento è stato poi decretato dall'adesione di altre associazioni e dei singoli dell'isola, calabresi e italiane (tra cui il Circolo Mario Mieli) tra le quali mi è sembrata molto significativa la presenza dei gruppi femminili e femministi.
Il corteo è stato come sempre colorato e festoso ma carico del messaggio forte dei diritti e del singolare percorso che il movimento ha fatto nella mia città. Molto significativa è forte è stata infatti la presenza dei Radicali Catania e poi dei compagni dei centri sociali, dei Giovani Comunisti e di altre realtà che si sono raccolte nella sigle del Comitato 16 settembre (orgoglioso antifascismo) nato in risposta al tentativo di bloccare proprio il pride di Catania dell'anno scorso da parte di Forza Nuova (questa volta fortunatamente assente). A questo comitato non poteva certo mancare l'apporto battagliero e militante delle donne di Contro campo e di Facciamo Breccia, rappresentata anche dal palco finale da una Nicoletta Poidimani più agguerrita che mai.
Molti gli omosessuali che hanno assistito alla sfilata ai margini di una strada per altro affollato dallo struscio di forzati dei saldi appena iniziati. Questo atteggiamento di timido attendismo mi sembra indice di una simpatia e adesione spirituale che non trova ancora il coraggio del protagonismo diretto ma lascia molto ben sperare per la partecipazione futura. Sull'esempio dei tanti più coraggiosi o sfrontati.

Tra i discorsi, tutti molto appassionati, mi sembra che si sia distinto quello di Vanni Piccolo, che ha coniugato un momento di rievocazione personale all'accusa netta rivolta al "suo partito", i DS, di essere assenti dal corteo e la rivendicazione di una sua scelta politica nel nascente Partito Democratico per capovolgere questo atteggiamento di fredda indifferenza alle questioni dei diritti, laicità e glbt. Auguri Vanni.
Molto interessanti i riferimenti fatti da Sara Crescimone (Open Mind) e da altri oratori al difficile contesto della politica catanese e siciliana. Mafia, voto di scambio, onnipresenza delle destre, rendono il rapporto istituzionale impraticabile e spesso moralmente inaccettabile.

Adesso conclusa in bellezza la stagione dei Pride bisogna interrogarsi sulle prospettive future del movimento. Alla bellezza e forza politica e comunicativa di queste nostre manifestazioni, infatti, risponde un quasi completo silenzio della stampa (anche La Sicilia e il Giornale di Sicilia hanno relegato la notizia del Pride alle pagine della cronaca cittadina) e della politica. Un silenzio già calato anche sul grandioso Pride Romano e che ci deve far riflettere sullo stato di salute della nostra democrazia, capace di dimenticare centinaia di migliaia di cittadini che svilano per i diritti, e sulle strategie da seguire per uscire dall'isolamento e raccogliere alcuni dei frutti della nostra mobilitazione!

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