venerdì 6 luglio 2007

Verso il Catania Pride


Tra poche ore prenderò il treno che mi porterà a Catania e al suo Pride.
Nonostante sia la mia città e da sempre una delle più vivaci per cultura gaya e per attivismo politico, presidiata com'è da molti anni dall'OPEN MIND, nonostante si tenga proprio lì un pride ogni anno, questa sarà la prima volta che io potrò partecipare. Vivendo a Roma ho sempre ho avuto difficoltà ad andare solo per quei pochi giorni, conciliando anche con gli esami universitari, gli impegni romani e, soprattutto il rientro in famiglia.

Quest'anno anche la coincidenza di un bell'evento familiare (la laurea di mio fratello la prossima settimana), invece, mi consente di sfilare per la manifestazione dell'Orgoglio che anima Catania.
L'importanza di quest'anno è accresciuta dal ricordo della manifestazione dell'anno scorso, bloccata dai militanti di Forza Nuova.
Spero di farvi una cronaca soddisfatta domani sera...

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Possiamo dire che è stato molto bello, che ne pensi?

;)

Anonimo ha detto...

Il Catania Pride è stato veramente bello! Adesso tocca al movimento rimboccarsi le maniche per gettere le basi di un pride ancora più bello e partecipato il prossimo anno.Ma soprattutto spero che molti dei ragazzi e delle ragazze, che hanno sfilato e ballato con noi per la via Etnea, decidano di avvicinarsi stabilmente alle numerose associazioni LGBT presenti in Sicilia. Solo con un impegno costante di tutti e tutte potremo far sentire più forte la nostra voce (e le nstre richieste).
Speriamo infine che la città etnea possa ospitare, nel 2009, un grande Pride nazionale. CE LO MERITIAMO!

Andrea Maccarrone ha detto...

Scusatemi per non aver meso ancora il mio racconto promesso...
Anche io concordo: Molto bello! soprattutto considerando il particolare contesto che lo rende sicurament meno "mondano" e più di lotta.
Io sull'approccio al pride nazionale ho idee un po' diverse. Magari minoritarie in Italia.
Giudico molto coraggiosa e coerente la politica dell'OPEN MIND che negli anni, spesso in isolamento, ha voluto tenere la difficile piazza di Catania, mettendosi in gioco in prima persona mentre altri magari remavano contro. Senza pensare a palcoscenici nazionali ma cercando di lavorar su proposte politiche radicali e coerenti.
Quella è l'anima del Pride di Catania. La "nazionalità" dellevento non dovrebbe essere dato da un'investitura tipo quella per le olimpiadi (per cui per il 2009 già si affacciano Catania, Palermo, Napoli - che aveva chiesto anche il 2008 - Padova...).
Il lavoro di cambiamento sul territorio può certamente essere sostenuto da manifestazioni ed eventi grandi e significativi, ma, credo, soprattutto da un difficile lavoro delle associazioni e dei singoli, quotidiano, nel confronto con la società civile e dove possibile con le istituzioni, nell'incontro coi ragazzi delle scuole e le realtà vitali, con la visibilità e il coraggio nelle nostre vite. Se si affida a una manifestazione da sola un potere taumaturgico si sbaglia, anche perché come vedete, i media e la politica tendono ad ignorarci comunque. E allora prima di pensare a ipoteche campanilistiche sui pride nazionali da qui a 10 annirimpocchiamoci l mani e lavoriamo e poi chiediamoci dove sia meglio e più opportuno avere i Pride nazionali.

Anonimo ha detto...

Nessuno mette in dubbio la priorità del lavoro, quasi sempre lontano dai riflettori e lustrini, che caratterizza le associazioni LGBT, soprattutto se queste si trovano a operare su un contesto territoriale oggettivamente difficile come quello Siciliano.Io per primo so cosa vuol dire fare dell'attivismo per un'associazione LGBT come L'Arcigay, significa dover fare i conti con tanti ostacoli: lavorare in primis sulle coscienze delle persone, docostruire un secolare substrato di maschilismo, che certo accomuna larga parte d'Italia ma che qui, in Sicilia, appare più profondamente radicato.
Tanto, però, è stato fatto.
A molto hanno contribuito le iniziative, a volte discutibili di alcune associazioni operanti nel territorio. Molto si è fatto quest'anno grazie a un rinato clima di cooperazione fra le varie anime del movimento, TUTTE MERITEVOLI, TUTTE ESPRESSIONE DI DIVERSE SENSIBILITA'.
Il desiderio che ho espresso di vedere sfilare ,per la via Etnea, molte più persone, molte più associazioni (foriere ognuna delle suddette importanti diversità) non è campanilismo!
Un grande pride nazionale non fungerebbe da volano per l'associazionismo isolano(già perfettamente avviato è forte), ma giungerebbe a coronamento del lavoro, faticoso e costante, operato nel territorio.
Noto, infine, con una certa amarezza, che troppo frequente è tra noi una certa cultura volta alla sterile polemica.
La stessa sterilità che riscontro quando, con dispiacere, apprendo che un semplice "augurio" per il futuro possa essere interpretato come campanilismo o fallace richiesta.

NON C'E' STATA "UN'ANIMA" DEL CATANIA PRIDE, MA TANTE, TUTTE DIVERSE, TUTTE FINALMENTE COOPERANTI PER UN UNICO COMUNE INTERESSE (CHE DI CERTO NON E' L'AVERE UN PRIDE NAZIONALE):IL VIVERE CON PIENI DIRITTI E DIGNITA' NELLE NOSTRE CITTA' SENZA BISOGNO DI FUGGIRE ALTROVE.

Andrea Maccarrone ha detto...

Nicolas, scusami ma io non volevo certo polemizzare con te e non giudicavo campanilista l'aspirazione ad avere un pride nazionale a Catania, visto che oltrettutto io sono proprio catanese e sono orgoglioso del percorso unico che ha fatto la mia città.
Sono a conoscenza del grande risveglio che ha avuto l'assocazionismo siciliano e proprio alcune settimane fa ne parlavo con Paolo Patanè che mi diceva del grande lavoro, per esempio anche con le scuole, che fa Arcigay.
Il mio riferimento critico, non polemico, era al principio di designazione di pride nazionali itineranti. Mi sembra logico che i Pride delle varie città siano innanzitutto espressione del percorso e delle realtà che emergono dal territorio e che la caratterizzazione di nazionale scaturisca dalla logica del contesto politico nazionale e non da designazioni o altro.
E' questa una scelta che non condivido, pur sapendo che la mia è una posizione minoritaria in Italia.

Quanto all'anima, chiaramente il pride di Catania esprimeva una grande ricchezza e pluralità di sensibilità, associazioni, esperienze politiche etc... tutte parimenti degne di rispetto e portartici di valori. Una pluralità che è patrimonio di tutti noi, in Sicilia e in Italia.
Ogni evento e ogni città ha tuttavia identità e storia. La scelta e il merito storico di aver tenuto in anni difficili una piazza come quella di Catania vanno sicuramente attribuiti all'OPEN MIND. Quelle scelte e quel coraggio solitario, hanno consentito sabato di giungere a una svolta con un pride unitario e fanno parte della storia e delle vicissitudini del movimento siciliano e italiano. Questo riconoscimento non vuole dare priorità a un'esperienza o a un'associazione su altre, ma va manenuto per capire come si è arrivati a oggi... in questo senso quelle scelte degli scorsi anni, sono centrali nell'anima del Pride di Catania, perché ne costituiscono il patrimonio storico e identitario e sono la spina dorsale di una rete di relazioni politiche costruite con forza di volontà e costanza sul territorio.
Poi certamente anche il nostro gruppetto del Mario Mieli ha dato la sua sfumatura di colore, ha espresso con la presenza fisica la sua vicinanza, ha contribuito a dare un rilievo nazionale già quest'anno al Pride catanese. Ma mi sentirei ridicolo se dicessi che è stato il Mario Mieli a caratterizzare e animare il Pride di Catania. i protagonisti erano i catanesi e i siciliani, le associazioni catanesi e siciliane; e la storia che le ha portate sabato in piazza.