martedì 3 luglio 2007

Difficile maternità

Il ministro della sanità Livia Turco presenta alla riflessione del Parlamento e dell'opinione pubblica i dati relativi all'applicazione della tristemente nota legge 40 del 2004, sulla procreazione medicalmente assistita.
Il confronto tra il 2003, prima della legge, e il 2005 non lascia adito a dubbi interpretativi: le gravidanze ottenute sono passate passate dal 24,8% al 21,2% (-3,6% e 1041 gravidanze “virtuali” perdute), mentre a causa dell'obbligo di impiantare in contemporanea tutti e 3 gli embrioni massimi ottenibili per ogni ciclo, aumentano i casi di parti plurimi, che passano dal 22,7% al 24,3%, e di esiti negativi e di aborti spontanei passati dal 23,4% al 26,4%.
Addirittura quadruplicate le coppie che decidono di andare all'estero per realizzare il loro desiderio di paternità e maternità.
Erano proprio i risultati che si prefiggevano gli ideatori di una legge punitiva, soprattutto nei confronti delle donne, e disattenta alle esigenze della società di oggi e persino alla salute di madri e bambini.
La logica vorrebbe che un governo di centrosinistra, soprattutto di fronte a queste evidenze pratiche, lavorasse seriamente alla modifica della legge, attenendosi alle indicazioni della comunità-medico scientifica e dimostrandosi sensibile alle richieste della società civile e delle donne... Ma già si levano gli strali dal centrodestra, supportati dalle fondamentali senatrici Teo-dem della Margherita Binetti e Baio Bossi.
Per affrontare il problema servirebbe forse non un approccio aprioristico e ideologico ma umano. Ogni volta che leggo di questa vexata questio, non posso fare a meno di pensare a persone (le splendide Daniela e Marica per esempio) che soffrono nel tentativo di realizzare un loro desiderio tanto semplice e naturale, quanto difficile da raggiungere. Un calvario che potrebbe essere reso più semplice adeguato e umano, senza eliminare le giuste tutele, e che invece viene trasformato in una punitiva corsa a ostacoli che aggiunge sofferenza a sofferenza a spinge molti a rinunciare.
Sofferenze e rinunce che non sono degne di un Paese civile soprattutto se si uniscono all'inaccettabile divario di fatto che si allarga tra chi può permettersi comunque di avviare un percorso di fecondazione adeguato all'estero (per esempio in Spagna, Belgio o Svizzera) e chi, non potendo sopportare i costi di queste trasferte deve rinunciare.
Così anche un figlio ha un prezzo! ( non solo monetario)

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