Su La Repubblica di ieri (pag.22) è apparsa la notizia che l'arcivescovo di Valencia, Agustìn Garcìa Gasco, ha già dato avvio alla costruzione di un grandioso monumento a commemorazione dei "martiri del '36", vittime della persecuzione religiosa nel corso del primo anno dello scontro fratricida che portò all'ascesa del generalissimo Franco. 226 Valenciani già beatificati nel 2001 da Giovanni Paolo II.
Questa scelta viene definita "vergognosa" dai dirigenti delle associazioni per il recupero della memoria storica, in una città dove, ricordano, "sono state trovate fosse comuni con migliaia di vittime della repressione franchista", alle quali "non si può neppure porre una lapide".
Il monumento, fortemente voluto da monsignor Garcìa Gasco, si farà anche grazie all'aiuto del sindaco Rita Barberà edell'amministrazione comunale, guidata dal Partito Popolare, che hanno concesso alla Curia gli spazi necessari .
Amparo Salvador, energica presidente del Forum per la memoria del Paese Valenziano dal canto suo attacca ricordando che "la Chiesa non ha mai reso omaggio alle 26300 persone apparse nelle fosse comuni del cimitero di Valencia, vittime della repressione franchista".
Del resto la chiesa cattolica spagnola e l'Opus Dei hanno notoriamente avuto un ruolo di primo piano nel regime di Franco, sostenendone e animandone sia la sanguinosa campagna militare che la politica autoritaria. Queste responsabilità sono note agli spagnoli. E proprio in Spagna, forse la curia farebbe bene a ergere monumenti in commemorazione delle tante vittime direttamente causate dalla ferocia di secoli di Inquisizione!
Abbiamo invece l'impressione che la Conferenza Episcopale Spagnola usi la memoria storica per aprire un nuovo fronte di conflitto col Governo Zapatero, esplicitamente accusato di "voler riaprire vecchie ferite". Mistificazione delle ferite e dei colpi subiti sul fronte dei matrimoni e adozioni omosessuali, divorzio rapido, istruzione, violenze domestiche, obiezione di coscienza...
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