domenica 9 novembre 2008

Cossiga, Ministro della Paura

L'età che avanza gioca brutti scherzi, anche a Francesco Cossiga, che nonostante le polemiche suscitate dalle sue dichiarazioni su come gestire le manifestazioni degli studenti attraverso degli infiltrati che generino violenze e tensioni a comando, torna ancora, in una lettera aperta, sull'argomento e si scatena in considerazioni cinico-criminali pesantissime.
Se non stessimo parlando di un ex Presidente della Repubblica, ancora senatore a vita, ministro dell'intero e influente esponente politico proprio negli anni di piombo, potremmo appellarci alla semplice demenza senile. Qui, anche a voler togliere alle farneticazioni cossighiane valore programmatico per il futuro prossimo (e mi auguro che né il ministro dell'Interno né il capo della polizia vogliano minimamente prenderle in considerazione), ci troviamo quanto meno a un'inquietante ricostruzione a posteriori della sua politica proprio negli anni di piombo.
A voler pensare che il Cossiga ministro si sia mosso sulla falsa riga di quanto oggi consiglia c'è materiale per storici, e tribunali.
A questo punto tra infiltrati e gestione, induzione della paura, è da ritenersi che l'azione di Governo in quegli anni non fu neutra e neutrale (e per molti non sarebbe una sorpresa!), ma avrebbe generato e alimentato la paura e la tensione e soffiato sul fuoco della violenza per giustificare e rendere socialmente accettabili interventi repressivi delle polizia e politiche antilibertarie di restrizione delle libertà civili.
Di più, sarebbe stato di fatto come minimo spettatore interessato quando non corresponsabile o addirittura attore e istigatore, attraverso degli infiltrati, di violenze e distruzioni e delle vittime che ne fossero derivate. Un vero capovolgimento di quello che ci aspetterebbe da uno Stato democratico e di diritto.

Tornando all'attualità, Cossiga afferma senza mezzi termini che "Un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti". Naturale quindi la critica alla gestione delle tensioni che hanno toccato le manifestazioni studentesche di questi ultimi giorni in cui la polizia avrebbe commesso "un grave errore strategico" nel reagire con "cariche d'alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante". La tattica suggerita dal ex presidente è piuttosto di disporre "che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino", lasciando il campo alle violenze e alle devastazioni: "l'ideale -afferma - sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita". Certo immaginare qualche arma da fuoco nelle mani degli studenti che manifestano per la scuola è per lo meno avventuroso... A meno di non collegarsi anche alle dichiarazioni precedenti sugli infiltrati sobillatori e violenti!
L'obiettivo di questa politica è chiaro e dichiarato: "La gente deve odiare i manifestanti". Una situazione che farebbe crescere fra la gente "la paura dei manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft, o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, li sorregge". Anzi ancora meglio se ci fossero danneggiamenti alla sede dell'arcivescovo di Milano o a qualche sede della Caritas o di Pax Christi (si sa, la condanna papale sarebbe di grande aiuto per benedire accrescere il consenso sulla mano forte della polizia). Ma quando passare all'azione? "Io aspetterei ancora un po' - continua Cossiga - e solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di Bella ciao, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti". (articolo su Repubblica)
Prima ancora di ogni altro commento mi viene da pensare che Machiavelli a confronto sembrerebbe un'educanda. Un politico che si dice cattolico, difensore dell'embrione, della famiglia tradizionale uomo-donna, della vita e compagnia bella, ha, in verità, una concezione della vita e del suo valore di un cinismo vomitevole, per cui pur di perseguire il suo disegno di paura e repressione ci starebbero bene vittime, magari vecchi, bambini o donne, e anche un morto tra le forze dell'ordine, quelle stesse, che nella sua mente criminale dovrebbero poi reprimere pesantemente i manifestanti spinti, immagino, anche dalla rabbia e dalla voglia cieca di vendetta! Per Cossiga, ex ministro dell'interno, anche la vita dei "suoi uomini" non ha valore e può essere messa volentieri sul piatto della bilancia di un disegno reazionario. Del resto chi sono praticamente i poliziotti? Lo diceva anche Pasolini... poveri meridionali che non trovano altri lavori più gratificanti sicuri e remunerativi, anch'essi vittime "sacrificabili" di un sistema. Una vera guerra tra poveri in cui a uscirne rafforzato sia chi detiene il potere contro ogni possibile cambiamento e contro ogni minimo dissenso.

Una domanda sorge spontanea. Ma in questo caso il ruolo delle forze della polizie sarebbe garantire l'ordine pubblico, la libertà di manifestare, la sicurezza di manifestanti e di tutti gli altri, o piuttosto quello di reprimere violentemente il dissenso al governo facendo anche in modo che questo avvenga con un consenso generale e ignorante frutto della paura?
Nel secondo caso stiamo parlando di un regime parafascista e di polizia non di una democrazia e noi tutti dovremmo arrossire ad avere avuto Cossiga come Presidente della Repubblica.
Al confronto le battute di Berlusconi sull'abbronzatura di Obama sono solo tragicomiche barzellette da avanspettacolo.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

La polizia non può starsene a guardare o girarsi dall’altra parte aspettando che i manifestanti compiano atti vandalici e di devastazione perché, come recita l’ art. 40, comma 2°, del codice penale: “Non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo”. Tra l’altro, la reazione della polizia si configura priva di responsabilità penale solo se effettuata per legittima difesa o ai fini della prevenzione di un reato…cosa che non sarebbe sostenibile con un’azione di rappresaglia effettuata a posteriori.

Andrea Maccarrone ha detto...

bene samie, questo secondo la legge...
Ma abbiamo visto tutti, ad esempio, il tardivo intervento e lo strano attegiamento della polizia durante i fatti di piazza Navona.
Così come la difesa d'ufficio fatta da Maroni in Parlamento.

Anonimo ha detto...

Andrea, scusa l'OT, ma possibile che noi qui in Italia del Nord si venga a sapere della chiusaura di un luogo storico come la libreria Babele da Sciltian attualkmente a Toronto? Come mai nessuno ne ha parlato?

Andrea Maccarrone ha detto...

A quanto pare sì... Anche io ho appreso da Sciltian, ne avevo parlato qualche tempo fa con un mio amico milanese che mi racccontava di trattative in corso per l'acquisto da parte di Arcigay Milano, ma poi non ne avevo saputo più nulla.
Sinceramente non conosco molto della comunità milanese ma mi sembra letteralmente assurdo che quello che rimaneva un luogo storico della cultura glbt italiana sia stato chiuso così nel silenzio.

Ricorda la tragica morte di quegli anziani che vengono rinvenuti a casa mesi dopo, percché ormai nessuno si occupa o si interessa più di loro.

Anonimo ha detto...

Andrea, ottimo il post su Cossiga. Io oggi volevo scrivere una lettera aperta a lui indirizzata, chiedendogli di morire di vecchiaia, anziché di continuare a offrire idee di morte e sopraffazione alle forze dell'ordine. Poi però m'è preso il disgusto.

Andrea Maccarrone ha detto...

Sciltian, sentire e leggere queste cose mi ingerea un senso di rivolta civile e di disgusto.

Sapere che a dirle è un ex Presidente della epubblica e ex ministro degli interni, che probabilmente ha messo personalmente in atto quei "consigli" negli anni di piombo mi genera una rabbia incontenibile.
Non posso fare a meno di pensare che tanti morti e sofferenze siano stati provocati da questo golpista e che se le premesse di rinovamento e cambiamento del '68 non hanno dato tutti i loro furti lo si deve anche a lui e quelli come lui che hanno perseguito cinicamente un disegno reazionario e illibertario.

Perché non la scriviamo assieme una lettera aperta e la apriamo alle sottoscrizioni? Mi auguro che l'indignazione per questi interventi assurdi non sia solo nostra...

Anonimo ha detto...

Mica semplice, Andrè. Il testo dovrebbe essere breve e far notizia, ma se è troppo violento rischiamo di beccarci una querela per istigazione all'odio (!noi!)