martedì 26 giugno 2007

GAY PRIDE A NEW YORK. Il Sindaco Bloomberg tra i manifestanti

La New York Gay Parade ha avuto luogo domenica scorsa lungo la Fifth Avenue. Le celebrazioni, particolarmente importanti e sentite nella città che con la rivolta di Stonewall del 1969 ha dato origine alle manifetsazioni dell'orgoglio gay in tutto il mondo, hanno avuto una particolare caratterizzazione politica e rivendicativa. Ad aprire il colorato corteo una folta delegazione di gruppi religiosi di diverse comunità e fedi (cristiani, cattolici, ebrei, buddisti) che con la loro presenza testimoniavano la non opposizione tra la religione e le rivendicazioni di diritti per i gay. Il Rabbino Sharon Kleinbaum leader della Congregazione newyorkese Beth Simchat Torah ha affermato:"Coloro che usano la religione per sostenere un'agenda antiomosessuale, credo, stiano bestemmiando il nome di Dio".
Tra i manifestanti, come sempre, anche un entusiasta sindaco Micheal Bloomberg (foto), che solo qualche giorno fa è uscito dal Partito Repubblicano per correre come indipendente alla Casa Bianca. Il Sindaco si distingueva già dai teo-con di Bush per il netto favore ai matrimoni omosessuali, alla fecondazione assistita e all'aborto. Con lui anche la presidente del Consiglio municipale della Grande Mela, Christine Quinn, dichiaratmente lesbica.
L'assemblea dello Stato di New York ha, tra l'altro, approvato da qualche giorno il progetto di legge che istuirebbe il matrimonio omosessuale, che si trova adesso bloccato al Senato a maggioranza repubblcana.
Ancora una volta il confronto con la nostra piccola Italia ci rattrista. Da quando è sindaco, il DS Walter Veltroni non ha mai sentito il bisogno di scendere in piazza per il Gay Pride in sotegno dei diritti di ugualgianza e contro le discriminazioni. Due modi molto diversi di intepretare il proprio ruolo: Bloomberg, al di là dello schieramento a fianco dei cittadini; Veltroni, sempre pronto a stringere inanellate mani vescovili, si astiene perché per rappresentare tutta la città venire al Gay Pride non è considerato possibile. Ma in politica anche il silenzio e l'assenza hanno un senso. Io non mi sento rappresentao da un sindaco che non considera suo preciso dovere rappresentare e difendere con la sua presenza, con la sua faccia e con l'impegno diretto i diritti di tutti.

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