
Tra i manifestanti, come sempre, anche un entusiasta sindaco Micheal Bloomberg (foto), che solo qualche giorno fa è uscito dal Partito Repubblicano per correre come indipendente alla Casa Bianca. Il Sindaco si distingueva già dai teo-con di Bush per il netto favore ai matrimoni omosessuali, alla fecondazione assistita e all'aborto. Con lui anche la presidente del Consiglio municipale della Grande Mela, Christine Quinn, dichiaratmente lesbica.
L'assemblea dello Stato di New York ha, tra l'altro, approvato da qualche giorno il progetto di legge che istuirebbe il matrimonio omosessuale, che si trova adesso bloccato al Senato a maggioranza repubblcana.
Ancora una volta il confronto con la nostra piccola Italia ci rattrista. Da quando è sindaco, il DS Walter Veltroni non ha mai sentito il bisogno di scendere in piazza per il Gay Pride in sotegno dei diritti di ugualgianza e contro le discriminazioni. Due modi molto diversi di intepretare il proprio ruolo: Bloomberg, al di là dello schieramento a fianco dei cittadini; Veltroni, sempre pronto a stringere inanellate mani vescovili, si astiene perché per rappresentare tutta la città venire al Gay Pride non è considerato possibile. Ma in politica anche il silenzio e l'assenza hanno un senso. Io non mi sento rappresentao da un sindaco che non considera suo preciso dovere rappresentare e difendere con la sua presenza, con la sua faccia e con l'impegno diretto i diritti di tutti.
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