Ieri, a ben 5 giorni di distanza dal fuoco che ha colpito il Coming Out e tutta la comunità GLBT romana, si sarebbe dovuto tenere il Sit in contro l'omofobia indetto da Arcigay Roma per le 22:00.
Perché uso il condizionale? è forse stato annullato l'evento?
No, l'appentumento c'è stato, ma certo non si poteva definire un sit-in, forse piuttosto una kermesse. Io, sfidando l'influenza, che mi aveva tenuto a letto con la febbre a 39, sono andato soprattutto per la commozione che mi aveva dato passare di lì il martedì mattina, un Coming vuoto e appena colpito dall'attentato incendiario, e per il desiderio di sentire la forza della reazione a questo gesto vigliacco.
Appena arrivato devo però immediatamente ricredermi sul tipo di manifestazione. Non un sit-in, commosso, rabbioso, coraggioso, ma un minifestival, non so come altrimenti definirlo.
Su un lato della strada era stato allestito un palchetto, con tanto di professionale service audio, tutto circondato da bandiere dell'Arcigay. La musica "gaya" era sparata a tutto volume nella strada e solerti volontari di Argigay erano indaffarati ad "impalare" decine e decine di bandiere dell'associazione.
Nel frattempo una discreta folla veniva raccogliendosi, con i rappresentanti delle varie altre associazioni aderenti (naturalmente anche il Circolo Mario Mieli), alcuni esponenti politici e del movimento, semplici sostenitori o attivisti.
A me coglieva uno strano senso di estraneità con quanto accadeva e vedevo. Mi sono ritrovato, con piacere, assieme a diversi volontari del Circolo e con altri attivisti e amici, mi sono potuto intrattenere in brevi conversazioni con amici e conoscenti, che magari non vedo spesso, rieincontrare qualcuno, cercare di capire che aria tira nella pancia della comunità. Ma se non fosse stato per le bandiere, la presenza di qualche giornalista, di qualche carabiniere, di qualche politico e di una decina di militanti dell'UAAR - che solitamente non frequentano il posto - non sarebbe stato possibile distinguere la manifestazione da una normale serata estiva al Colosseo. Per quanto mi riguarda non riuscivo a trattenermi dal commentare con chi incontravo:"ma noi froci senza musica non possiamo organizzare proprio niente, eh?".
Finalmente, con buoni venti minuti di ritardo, il palco si anima con la presenza di Fabrizio Marrazzo (Arcigay Roma) e Francesca Grosso (Arcilesbica). I loro interventi non meritano menzione se non per l'insistenza sul significato della GAY STREET che metterebbe Roma al pari di New York, Londra, Parigi e San Francisco; enfasi che rende giustizia al titolo voluto da Marrazzo per la manifestazione "No all'omofobia sì alla GayStreet". La rabbia per l'accaduto scivola sempre più in secondo piano e quasi cominciamo a rimpiangere la musica che ha lasciato posto alle parole. Intanto NON ci accorgiamo dell'assenza, del pur annunciato nei comunicati, Cecchi Paone (poco male), destinto forse a dare quell'immancabile tocco galmour in più.
L'unico momento da salvare, a mio parere, è l'intevento di Flavia, una della proprietarie del Coming, che spiega a tutti l'accaduto e la sensazione provata di paura e rabbia.
Poi ci dobbiamo rassegnare all'elenco infinito di sigle e singoli che hanno aderito alla manifestazione. Dopo l'intervento, anch'esso non memorabile ma almeno conciso, di Aurelio Mancuso, anche quei pochi esponenti del movimento non Arcigay chiamati sul palco nell'illusione di dover parlare (mentre in noi si affacciava la paura di una maratona di discorsi stile pride) hanno abbandonato il palco e lasciato modo al solerte Fabrizio Marrazo di passare al tributo ai rappresentanti politici che hanno aderito, riservando a ciascuno un riferimento personale all'impegno, una menzione al ruolo o alla carica ricoperti, un riconoscimento dei risultati (pochi) ottenuti.
Da segnalare i calorosi riferimenti ad Anna Paola Concia (già "protagonista" del mio blog) e L'assessore Rodano "che hanno reso possibile l'incontro delle Associazioni sportive gay a Roma nei prossimi giorni", a Gian Paolo Silvestri, che avendo ottenuto al Senato il risultato del diritto di asilo per i gay che provengono da paesi che li perseguitano - cosa prevista anche da regolamento UE per la verità - "è stato uno dei pochi a portare a casa un risultato concreto e dimostra, quindi, come avere rappresentanti eletti gay sia utile e necessario per avanzare i nostri diritti, è grazie a loro se oggi abbiamo tutti questi risultati".
Poi l'iperbole su Nicola Zingaretti (oggi candidato alla presidenza della Provincia di Roma), che - pur non avendo fatto molto di concreto per la comunità glbt negli anni, non essendo neanche intervenuto, quale neoeletto segratario regionale, a sostenere il voto positivo del PD capitolino sul Registro delle Coppie di fatto (o a stigmatizzare il voto contrario) - è, secondo Marrazzo, "un punto di riferimento molto aperto e disponibile all'ascolto , di cui vi garantisco personalmente l'affidabilità e di cui possiamo fidarci per tutte le nostre richieste" (e il trasporto nel dirlo è tale che quasi gli si ingrabugliano le frasi e le parole).
Proprio quando mi stavo rassegnado ad assistere alla solita sfilata di parole e persone, a un inutile presenzialismo; insomma a una marchetta di sapore pre-elettorale più che a una manifestazione contro l'omofobia, ecco il colpo di scena!
Al nome di Fausto Bertinotti, scatta dal pubblico una Helena Velena, inviperita contro il presidente della Camera (Per chi non conoscesse il personaggio Helena è una TransGender, conosciuta pe il suo stile di forte impatto, frustino, pelle e borchie, una teoriche italiane del gender e del punk, carattere irrascibile e infiammabile, retorica sincopata e rabbiosa, piuttosto anarco-individualista, che aveva contestato la scelta di Rifondazione di candidare Vladimir Luxuria in Parlamento), che a muso duro interrompe e contesta Marrazzo, incontenibile (lei), basito e interdetto lui; soprattutto, dà la stura a degli altri ragazzi, tutti con bandiere Arcigay, che urlano "NON VOTO, NON VOTO, NON VOTO".
Un Marrazzo, visibilmente imbarazzato, balbettante e infastidito, terreo, prosegue rapidamente alla conclusione della lista ("dimencando" non a caso Rutelli) e poi prova, intartagliandosi, a cavalcare e ricondurre all'ovile il dissenso registrato: "Il governo ci ha delusi: devono salire i politici che fanno delle cose che chiediamo se non le fanno non devono salire, ecco" mi sembra il senso dell'intervento... ma ormai tra la folla nessuno lo ascolta più o si commenta l'accaduto o non si riesce a trattenere il riso, e Marrazzo lascia il palco alla musica, irrigidito e senza fare nessun altro riferimento all'attacco al Coming, per il quale in finale saremmo dovuti essere lì (non certo, con tutto il dovuto rispetto, per ascoltare le sue indicazioni di voto).
Intanto una prima risposta l'ha ricevuta proprio Zingaretti, che poco prima avevo sentito ostentare sicurezza di fronte a un'esponente del movimento, che gli segnalava come il clima generale a Roma tra gay e lesbiche, soprattutto con la candidatura Rutelli, era deluso e per l'astenzione. Il candidato alla Provincia, forse fiducioso nel sostegno del Marrazzo, scuoteva marpione la testa, gli occhi a fessura: "non credo"...
Chissà se è andato a letto con la stessa sicurezza.
Nel complesso, direi, un'ulteriore occasione perduta; un modo di manifestare che contribuisce a farci perdere complessivamente di credibilità politica e sociale e che deve indicarci una linea di frattura per il futuro.
Anche come associazione occorerà riflettere: il Circolo Mario Mieli non poteva non aderire per segnalare l'accaduto e per solidarietà alle porprietarie del Coming, ma in futuro, di fronte a piattaforme non chiare e a iniziative discutibili, credo che si debba nettamente marcare la distanza.
Ero perplesso dapprinvicio sul significato di un sit in di risposta a un fatto così grave a ben 5 giorni dall'evento. Col senno di poi appare chiaro che quei giorni servivano a ordinare e montare un palco, raccogliere adesioni e consensi, costruire la scaletta di un minishow, incontrare Rutelli, etc...
Tutte cose più che leggittime, ma che con l'attentato incendiario e con l'omofobia c'entran poco o nulla (e non è il caso di strumentalizzare anche la lotta all'omoobia con il clima che già si respira).
Come, a ben vedere, non c'entra nulla neanche l'ostinazione a voler chiamare un tratto di strada "Gay Street", cosa che, contrariamente a quel che si dice, non esiste nel resto del Mondo. Parigi ha il Marais, Madrid ha Chueca, San Fransisco Castro e così via... tutti questi quartieri sono nati spontaneamente, senza autorizzazioni municipali e senza sindaci o amministrazioni locali da ringraziare o sostenere, e nessuno li chiama diversamente da come si sono sempre chiamati: coi loro nomi.
Anche la via San Giovanni in Laterano, il Coming e, pian piano, gli altri bar ed esercizi intorno, sono stati "scelti" dalla comunità glbt romana senza che nessuno li abbia autorizzati o ci debba mettere necessariamente una targa sopra.
8 commenti:
Ma Marrazzo, s'è comprato casa in zona?
Perchè il senso complessivo della serata come emerge dal tuo racconto è: a noi froci potete fare quello che volete, tanto siamo fessi quanto basta per votarvi, ma questo GHETTO lasciatecelo, senza non potremmo vivere. Questa strada non è un nostro punto di partenza, è il limite della nostra esperienza e del nostro mondo, quindi finchè possiamo metterci la musica va tutto bene, vi votiamo pure.
Posso citare un famoso titolo di Aldo Busi? "Bisogna avere i coglioni per prenderlo nel culo".
Ecco, qua mi pare che i coglioni manchino, o ce ne siano troppi in giro ma non dove servono.
Molto bello questo post, caro Andrea. Rende molto l'idea della serata, mi è sembrato di essere stato là.
Non commento per evitare attachi personali.
Caro Paolo e Caro Gian Mario,
preciso che ciò che scrivo è quello che ho visto e sentito io. Non pretendo che la mia sia l'unica versione, né voglio dare da solo le conclusioni per tutti.
Lasciatemi dire che io le mie conclusioni le ho tirate, in alcuni casi anche da tempo, e quella del Coming è stata per me solo una triste conferma, che speravo di risparmiarmi.
Il problema non sono certo le mie conclusioni, però, né quelle di ciascuno di noi separatamente, è piuttosto che le conseguenza di certe cose le paghiamo come sempre tutti noi.
Concordo con quello che ha scritto Gianmario. Sembrava di essere là.
Sulla vicenda, io penso che se ci ritroviamo dopo 29 anni a dover ricominciare da capo, lo dobbiamo proprio all'Arcigay che è stata abile ad aprire solo discoteche e a confondere clienti con soci. Ovviamente, mettiamoci pure una lotta politica basata sulla connivenza con personaggi indegni - a cominciare dai volti noti dei DS - e la frittata è fatta.
Bisogna rivedere le strategie di lotta e bisogna lottare. È finito il tempo dei siparietti. La lotta è una cosa molto diversa e ben più drammatica.
Brutta serata indubbiamente. Sono scappato quasi subito appena fiutata l'aria. Uno spot elettorale per pochi e, per fortuna, riuscito pure male.
Tutti vi lamentate ma chi fa qualcosa? chi può trovare modi nuovi? come cambiare? come isolare certi personaggi negativi?
Luca
ci ho pensato tutto il tragitto ieri tra Napoli e Roma e quando ho letto il tuo post mi son detto "meno male che non c'ero". grazie andrea, ottimo resoconto.
marrazzo si sa è oramai rimasto l'unico a concepire la vita frocia alla sua maniera, mi chiedo come mai dai vertici di AG non facciano nulla dato che sappiamo tutti che nemmeno li è ben visto...
forse sarebbe il caso di cominciare a fare azioni concrete: boicottiamo TUTTE le iniziative di Marrazzo... lasciamolo solo con i suoi 15 adepti e vediamo se sucede qualcosa...
mi spiace per il coming ma non è possibile che in ogni occasione quel deficiente sprechi ogni possibilità per la sua smania di palcoscenico...
Se posso dire, la vera novità (questa sì positiva) della serata non è stato lo stile da spot elettorale visto che tutto sommato conoscendo chi la organizzava e considerando le sue ultime mosse , fino all'incontro con Rutelli (di cui parlo in altro post) c'era persino da aspettarselo.
La cosa positiva, invece, è che l'operazione finalmente NON è riuscita. Penso che quella contestazione aperta vivace e spontanea, e proprio per questo imbarazzante, scoraggerà per il momento da ulteriori passi simili.
Non solo, ha segnalato a chiunque che con gli spotottoni elettorali o le cambiali in bianco non si può scherzare a questo turno, perché la deluzione, la rabbia, la frustrazione sono troppe e a furia di giocare con l'eslposivo si rischia anche di rimanere con la miccia in mano!
per recuperare un po' quel che diceva Paolo direi che non è più stagione di approfittatori, sciacalli e avvoltoi in giro ... Dobbiamo fare in modo, anche tutti noi, che non la sia più!
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