sabato 20 settembre 2008

La lunga notte di Catania


Come tutti gli emigranti, pur rientrando regolarmente nella mia città, l'ultima volta meno di una settimana fa, conservo di Catania un ricordo e una considerazione romantico-melanconico, legata com'è a tutti gli anni della mia prima giovinezza e ai tanti affetti che ci vivono.

Proprio per questo non posso che guardare con amarezza e dispiacere alla situazione in cui versa, non solo dal punto di vista finanziario (Come denuncia oggi il Corriere della Sera), ma anche politico, sociale, culturale.

In particolare la profonda crisi finanziaria che rischia di portare Catania al fallimento è solo uno dei tanti sintomi di una condizione di smarrimento ben più ampia. Così come il buio delle strade - non più illuminate perché l'Enel, stanca di aspettare il pagamento del conto cittadino, ha deciso di interrompere l'erogazione dell'energia in ampie aree del territorio comunale, soprattutto quartieri periferici e a rischio - è un simbolo delle "notte" in cui è precipitata la città (foto del centro di Catania al buio da http://blog.lasiciliaweb.it/).
Quello che si è creato nella città etnea, infatti, è un vero blocco di potere che ha portato e mantenuto al governo municipale per 8 anni il medico personale di Berlusconi, Scapagnini, e quindi un successore della stessa coalizione (Stancanelli), eletto con percentuali bulgare nonostante il dissesto e la pesante situazione dei servizi pubblici. Una condizione di decadenza che porta tutti i catanesi, indistintamente, a lamentarsi dell'amministrazione, salvo poi riconfermare alla stessa parte politica la propria fiducia con margini spaventosi sia al Comune, che alla Provincia, alla Regione e al Parlamento.
Questa coincidenza si spiega in parte, forse proprio con gli enormi sprechi dell'amministrazione, che ha potuto riversare un fiume di denaro su dipendenti, consulenze (spesso discutibili, come mostra l'articolo del Corriere), cooperative...
Nell'articolo si legge, tra l'altro, che Catania ha un dipendente comunale ogni 72 abitanti; unite a questi i vari consulenti esterni, le cooperative beneficiate, le clinicotte, e rispettivi dipendenti, moltiplicate pure per i componenti delle loro famiglie, e per gli amici e gli amici degli amici e capite facilmente su quale blocco sociale è andata a sostenersi questa maggioranza.
Una situazione che vede nell'attuale Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, una chiave di volta e di potere stupefacente, capace di intessere e creare una base di voti localizzata proprio nella provincia di Catania che dovrebbe lasciare per lo meno perplessi. Come mai l'MPA è tanto forte a Catania e solo a Catania? sono i disastrati catanesi veri fautori di una "autonomia"? Come ha fatto Lombardo a crearsi un potere quasi feudale o baronale basato su un consenso personalizzato simile a quello che i Notabili ottocenteschi potevano garantirsi, (con bacini elettorali, però, ben più ristretti)?
Io non vivo da 10 anni a Catania e queste sono domande a cui non so dare risposte, ma me le faccio e secondo me farebbero bene a farsele anche i catanesi, le forze di opposizione a Catania, e magari anche qualche magistrato.
Al di là di tutto ci stanno sicuramente pesanti responsabilità politiche e gestionali per un dissesto senza precedenti. Ed è stupefacente il coraggio con cui il principale artefice di ciò, l'ex Sindaco Umberto Scapagnini, (adesso comodamente e sorprendentemente promosso allo scranno senatorio) si chiama fuori scaricando le responsabilità sulla Corte dei Conti e sull'amministrazione Bianco conclusasi nel 2000 ben 8 anni fa. Quando si dice le facce di bronzo!
Berlusconi e il suo Governo dovrebbero avere maggiore rispetto per i propri elettori (almeno per loro, non dico per tutti i cittadini italiani, che sarebbe troppo), e per le loro intelligenze.
A questo punto, con tutta la considerazione per il volenteroso Stancanelli - che ha ereditato questa situazione - l'unica credibile soluzione è forse un commissariamento e una bella inchiesta che stabilisca dove sono finiti i soldi dei catanesi e degli italiani e faccia pagare chi ha, per lo meno, mal gestito!
Quanto ai catanesi è ora che si scrollino di dosso il torpore sonnolento e individualista di chi punta a tirare avanti guardando solo ai propri interessi e riscoprano un po' di orgoglio collettivo e di capacità di reazione.
Qualità che covano sotto la pelle spessa del carattere dei suoi abitanti come la lava che si ingrotta uscendo bollente e furiosa più a valle oc ome il suo mitico fiume sotterraneo, Amenano, che facendosi strada nel sottosuolo lavico della città riesce a raggiungere il mare.
Catanesi, risvegliatevi, mandate a casa chi vi ha portato in questa situazione umiliante e disastrosa, cacciate i briganti e i predoni e riprendetevi in mano il vostro futuro.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Purtroppo quando un paese ha una classe politica inefficente e un cittadinanza immatura che continua imperterrita a rieleggerla nonostante tutto, significa solo una cosa: che la democrazia è malata.

Alla sicilia intera servirebbe un lungo periodo di commissariamente per rimetterla in sesto.

E' triste dirlo, ma con la democrazia la mafia ci campa molto bene (specialmente col voto di preferenza...)

Anonimo ha detto...

abbiamo scritto bene o male le stesse cose... riguardo al commento precedente, sarebbe onesto ammettere che il partito democratico in Sicilia ha le sue colpe ed è responsabile tanto quanto la destra attualmente al potere se le cose stanno così. Ma appunto ho detto che occorrerebbe onestà intellettuale.

Sim Dawdler ha detto...

Vil marrano, sei venuto a Catania e non mi hai detto niente? Riusciremo a incontrarci entro la fine del mondo (il 21 dicembre 2012, secondo i Maya)? Ne dubito.

Anonimo ha detto...

E' un ritratto che spiega perchè il federalismo fiscale, quello serio e non quello di Bossi, andrebbe fatto. Non è possibile che dopo oltre mezzo secolo di aiuti al Sud, generosamente pagati dal Nord, la situazione sia questa, e che i siciliani sappiano tutti lamentarsi senza però far altro poi che votare Scapagnini o Lombardo (che sarebbe il meno) ma scegliendo Cuffaro e non Borsellino. Cominciamo a fare che ogni regione fa da sè, salvo le funzioni statali essenziali, poi vediamo chi paga gli immensi debiti della regione Sicilia.