mercoledì 12 marzo 2008

Carmen Consoli trionfa in America

La scorsa settimana la "cantantessa" catanese Carmen Consoli si è esibita negli Stati Uniti, registrando il tutto esaurito nei concerti di New York, Washington e Boston. Il successo è stato coronato dalla critica entusiasta del New York Times, che le ha dedicato un lungo articolo di Jon Pareles intitolato "An Intellectual Rocker Steeped in Tradition" - "Una Rocker Intellettuale Immersa nella Tradizione".

Lasciate che per una volta un po' di orgoglio isolano mi faccia esultare di questo bel riconoscimento e successo, per quella che è anche, e sin dalle origini, una cantante icona lesbica.

Di seguito la mia traduzione integrale dell'articolo di Pareles pubblicato lo scorso 8 marzo sul NYT (i neretti li ho aggiunti io).



Mitologia Greco-Romana, scetticismo sulla Chiesa Cattolica e
pensieri di Atlantide non sembrerebbero gli ingredient di un albut numero 1.
Invece sono stati proprio questo in Italia, dove l’album 2006 di Carmen Consoli,
“Eva contro Eva”, ha dominato le charte. (È stato pubblicato da Universal Music
Latino.)

Consoli è arrivata a New York City per un concerto Giovedì
notte a Long Island City, Queens, al La Guardia Performing Arts Center’s
Mainstage Theater. Ha presentato le canzoni in un inglese fluente, anche se il
pubblico entusiasta era pieno di fans di lingua italiana.
Consoli è una notevole combinazione tra una rocker e
un’intellettuale
. Canta di personaggi inventati – un
paziente di AIDS in “Per Niente Stanca”, un’anziana signora ossessionata dalla
chirurgia plastica in “Contessa Miseria” – con passione e immediatezza,
in una voce che possiede dispiacere, compassione e forza.
Negli album che ha pubblicato negli scorsi 12 anni,
Carmen Consoli ha cantato un rock provocante
simile a Shakira o Alanis
Morissette e si è tuffata in nel più delicato pop, a volte con una
venatura Latina. Man mano che è divenuta più affermata e conosciuta ha rivelato
più radici locali.
“Eva Contro Eva” guarda attraverso la musica
tradizionale della sua nativa Sicilia and il suo contesto mediterraneo, con
strumenti acustici e accenni di tonalità folk.
Giovedì notte la sua band ha usato strumenti unplugged,
compreso un violino, una fisarmonica un bouzouki e un flauto di pastori
siciliano; in una canzone Consoli ha suonato una specie di largo tamburello
usato spesso nella musica del Sud Italia. Hanno suonato con vitalità ed
eleganza, attingendo a modelli celtici, greci e arabi come a quelli italiani e
passando dal bolero alla bossa nova.
Inoltre le vecchie canzoni rock di Consoli – come “Fiori
D’Arancio", nella quale una sposa è lasciata in attesa sull’altare, o "Geisha”,
su due donne che si sposano per soldi – non hanno avuto bisogno di chitarra
elettrica per trasmettere la loro angoscia e furia.
Le sue canzoni non pretendono di essere antiche nella
musica o nelle parole. Parlano di storie con moderna ambiguità o saltano ad
astrazioni poetiche
– come la canzone che ha aperto lo spettacolo,
“Sulle Rive di Morfeo”, che dice, “Prima dell'alba potrebbero sorprenderci
rapiti da un sogno/dove nitide acque divorano i nostri passi.” Consoli canta
spesso di donne che sono non corrisposte o in immeritate complicazioni, come
“Maria Catena”, una donna in un piccolo paese che è calunniata dalle chiacchiere
e a cui viene pubblicamente rifiutata la comunione dal suo parroco locale.
Quasi alla fine dello spettacolo ha cantato una vecchia
canzone siciliana, “Malarazza”, la preghiera di un servitore a Gesù su un
padrone che lo vessa, che passa attraverso il bolero, lo swing e un galoppante
ritmo folk-dance siciliano in un crescendo di pietà e rabbia. Stava dando
riconoscimento a un’eredità spingendola nel suo proprio controllo.

Carmen Consoli si esibisce Sabato al National Geographic
Society’s Grovenor Auditorium a Washington. Il suo concerto di Domenica a Boston
è tutto esaurito.
8 marzo 2008

Nessun commento: