lunedì 6 ottobre 2008

Sguardi sull'Iran alla LUISS

Si è tenuta all'università romana LUISS una interessante incontro sull'IRAN e le sue prospettive politiche in attesa delle prossime elezioni presidenziali che si terranno il prossimo 12 giugno.
L'incontro, diviso in due sessioni, è stato promosso e organizzato dalla Fondazione Vicino Oriente, in collaborazione con l'università, Radio Radicale, l'Istituto di Cooperazione Mediterranea della Provincia di Lecce e, credo, dell'Ambasciata iraniana /rettifica in commenti/, per cui ha tutti i pregi e purtroppo anche i limiti, di un incontro abbastanza istituzionale che ha lasciato poco spazio a una pluralità di visioni. In ogni caso molto centrato, in linea con il contesto accademico, su questioni di dinamiche politiche e istituzionali interne e di assetto regionale.
Se ne parlo qui non è per farvi un resoconto dettagliato di quello che si è detto (se siete interessati avete a disposizione la completa traccia audio e video degli interventi sul sito di Radio Radicale), ma per fare alcune brevissime considerazioni sugli spunti che mi hanno maggiormente colpito.
In primo luogo voglio dire che incontri di questo tipo, pur rivolgendosi ad un pubblico di addetti o interssati alla questione relativamente ristretto sono davvero preziosi per prendere conoscenza più diretta e informata con questioni, come ad esempio la vicenda del nucleare iraniano, di cui siamo solo vagamente a conoscenza dai TG.
Tra gli ospiti decisamente stimolanti le presenze di Faezeh Hashemi (figlia dell'ex presidente Ali Akbar Hashemi Rafsanjani), Roshanak Siasi (dirigente del partito Kargozaran, uno della galassia che da noi viene definita riformista), Fereshteh Taerpour (produttrice e regista cinematografica).
Il vero limite nel seguire queste relatrici è stata la lingua (il Frasi o Persiano) tradotto in simultanea in modo marcatamente inadeguato.
Soprattutto le prime due erano pesantemente velate, secondo la più classica rappresentazione delle donne in Iran, ma sicuramente donne evolute, colte, impegnate in politica e nel sociale. probabilmente comunque espressione di una elite privilegiata.
La Hashemi non si è spogliata del suo ruolo di figlia di e a soprattutto rispondendo alle domande finali ha sostanzialmente criticato il ruolo dell'ex presidente riformista Katami ed enfatizato il ruolo e il peso peso politico del padre Rafsanjani. Nella sua relazione ha rinunciato a trattare il tema della "DONNA" che era previsto per sviluppare il tema delle riforme e del riformismo in ottica islamica e musulmana. La sostanza è che il riformismo in Iran può dispiegarsi nell'ambito consentito dalla cultura e dalla religione islamica perché altrimenti non avrebbe alcuna base sociale di sostegno. Il secolarismo come lo consideriamo noi non può quindi esistere nel contesto iraniano ma deve essere reinterpretato alla luce della cultura e della tradizione del Paese.
Il riformismo all'iraniana si deve quindi sviluppare su cinque punti: 1) diritti civili e umani; 2) competizione aperta tra i partiti; 3) riforme sociali; 4) rafforzamento della società civile rispetto al potere politico; 5) rispetto delle idee altrui e dialogo.
Ma le parole che davvero non mi aspettavo e che mi hanno decisamente stupito sono state le prime, in cui la Hasheni ha detto che in generale sul piano dei diritti umani e civili "Non vedo l'Iran in una situazione pessima. La vita sociale è basta sull'uguaglianza e la giustizia", mentre per quanto riguarda il sistema elettorale che prevede un pesante controllo preventivo di ammissibilità di partiti e condidtati da parte del Consiglio dei Guardiani, si tratterebbe per la Hashemi, di normali requisiti di ammissibilità paragonabili a quelli presenti nei paesi occidentali.
Per quanto attiene al sostegno fornito dall'Iran a Hezbollah e Hamas la Hashemi non ha dubbi nell'affermare che per loro questi non sono certo gruppi terroristici ma movimenti nazionalisti di difesa della popolazione dalle aggressioni israeliane. Ha anche sottolineato (in questo caso in modo senz'altro corretto) che nella sua storia più recente (ultimi 200 anni) l'IRAN non ha mai intrapreso guerre di aggressione verso i vicini ma è stato semmai vittima di progetti di sfruttamento delle maggiori potenze (Russia, Inghilterra, USA) o di feroci guerre di aggressione (Iraq): non si spiega, quindi, la diffidenza nei loro confronti.
Un po' più coraggiosa Roshanak Siasi, che ha parlato di un sistema politico chiuso che sviluppa problemi e diffidenza nella gente e quindi degli spazi e delle prospettive di intervento per il riformismo, alla luce anche degli errori che non ha problemi a riconoscere alla sua parte politica.
Interessante il passaggio in cui ha auspicato un dialogo costruttivo con gli Stati Uniti su un piano di reciproco vantaggio e rispetto (e con possibili protagonisti da entrambe le parte esponenti più aperti al confronto moderato degli attuali) e quando ha chiarito che il problema principale per gli iraniani non è certo avere il nucleare.
Della Taerempur riporto solo una frase: "Spero giunga il momento in cui l'arte sia liberata dalle influenze della politica".
Questi interventi sono stati preceduti da una interessante relazione di Vittorio Emanuele Parsi (università Cattolica di Milano) sull'importanza dell'Iran e sul nucleare, per cui vi rimando alla traccia audio. Il suo modo di guardare alla questione su scala regionale e globale, affrontando senza reticenze questioni di equilibri e di "psicologia politica", così come la questione del nucleare iraniano e delle possibili soluzioni ha sicuramente offerto numerosi spunti di riflessione e di conoscenza.
La sua conclusione è che non esiste una soluzione militare alla questione e che compito della Comunità internazionale è quello di evitare che il senso di paura possa spingere Israele (il rapporto con Israele e le ripetute minacce di Aḥmadinejād sono state più volte evocate nel corso dell'incontro) a sentire un pericolo mortale per la propria sopravvivenza che lo spinga a intervenire.
Le conclusioni sono state affidate a Massimo D'Alema, invitato in veste di presidente delle Fondazione Italianieuropei.
Sono stato molto positivamente colpito dall'estrema competenza, precisione e arguzia con le quali ha tirato le conclusioni di questa prima sessione. Non si è tirato indietro di fronte alle questini più spinose senza tema di correggere o contraddire con garbo alcune affermazioni delle relatrici, ma ha anche sottolineato gli errori storici dell'Occidente e i limiti attuali dell'approccio internazionale alla questione nucleare che, a suo modo di vedere (e condivido) non può essere trattata in modo disgiunto da una discussione complessivo dell'assetto e della sicurezza dell'intera regione, riconoscendo il ruolo dell'Iran nel contesto mediorientale e sciogliendo i nodi ancora aperti del conflitto israelo-palestinese e libanese. Non sono mancati i riferimenti alla sua esperienza di Primo Ministro e di Ministro degli esteri e al ruolo dell'Italia nello sviluppo del dialogo. Unico vero limite la sua scarsa disponibilità al confronto per cui subito dopo la conclusione del suo intervento si è affrettato (dopo aver brevemente risposto ad alcuni giornalisti) a lasciare la sala non rendendosi disponibile a rispondere a nessuna possibile domanda da parte degli studenti o di altri presenti.
Del resto una piccola critica la farei anche a Francesco di Leo (direttore del il Vicino Oriente) che ha condotto l'ultima parte di confronto con le domande, non consentendo di andare oltre le tre domande (che sembravano oltretutto programmate) /però vedi commenti/e impedendo, di fatto anche a me di porre la mia domanda (relativa ai diritti civili, tema decisamente trascurato) alle relatrici. Una piccola delusione.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Gentile Andrea Maccarone,
la ringrazio per l'attenzione con cui ha seguito il seminario sull'Iran. Le chiedo di inviarci i suoi commenti all'indirizzo mail redazione@ilvicinoriente.it in modo da poterli pubblicare sul nostro sito www.ilvicinoriente.it
Approfitto dell'occasione per scusarmi di non averle concesso la possibilità di fare la domanda. Non me ne ero purtroppo accorto, me lo hanno fatto presente in serata degli amici presenti al dibattito. Nulla era comunque organizzato a monte, avevamo concordato con la LUISS di terminare il tutto ad un certo orario, abbiamo raccolto tre richieste di intervento, per motivi assolutamente logistici. Immagini che il concedere la parola agli studenti è stato deciso con il Dir. di RR Massimo Bordin qualche minuto prima dell'inizio della seconda parte del seminario. Mi permetta un'ultima annotazione. L'Ambasciata Iraniana in Italia non ha 'assolutamente' collaborato con noi nell'organizzazione dell'evento.
Cordiali saluti
Francesco De Leo
Fondazione il Vicino Oriente

Andrea Maccarrone ha detto...

Gentile Francesco di Leo, la ringrazio delle utili precisazioni e rettifiche e dell'intervento.
Pur non essendo un esperto di Iran in senso stretto sono molto appassionato alla realtà politica e sociale della regione del Vicino e Medio Oriente (sono stato più volte in Israeele e Palestina e in Giordania), e me ne occupo anche per motivi di studio e di impegno civile.
Sull'IRan in particolare la condizione femminile e le condanne per sodomia e omosessualità.