giovedì 13 settembre 2007

Notte di paura a Ramallah

Riporto qui ampi estratti del rapporto presentato al Consolato italiano a Gerusalemme su quanto avvenuto a un ragazzo italiano a Ramallah.
L'impressione che se ne ricava non riesce tuttavia a rendere la foga e la violenza, la concitazione di quei lunghi momenti, la paura nel sentirsi circondati da occhi pieni di rabbia e forse di odio, da urla, da mani che ti afferrano e ti trascinano a forza. Il panico, il terrore di non riuscire a capire cosa ti accadrà e cosa vorranno fare di te, i mille pensieri, i disperati e inutili tentativi di divincolarsi, di chiedere aiuto (a chi mai?) di fuggire, di impietosire i tuoi aggressori, di appellarsi al buon senso, a uno sprazio di umanità.
Resta la consapevolezza che le cose si siano comunque concluse positivamente e comunque senza gravi conseguenze (anche il ragazzo è stato liberato l'indomani ma ha dovuto abbandonare Ramallah) e la profonda tristezza per l'incultura e il non rispetto per i diritti e le libertà altrui e per la condizione di tanti gay e lesbiche in Palestina e in molti paesi arabi (se questo è successo a un italiano di passaggio non oso immaginare cosa possa accadere, a quali pressioni o ritorsioni, a quali rischi e paure siano sottoposti loro quotidianamente nella loro vita di tutti i giorni).
Naturalmente mi associo al comunicato del Circolo Mario Mieli e voglio esprimere il pensiero che anche in un episodio spaventoso e terribile si annidano sempre luci e ombre nelle pieghe della vicenda, che un giudizio su un popolo non si deve ridurre a questo, ma la denuncia di questi fatti dovrebbe servire anche a una crescita civile laddove sembra tutto talmente difficile e certi traguardi appaiono irraggiungibili.
"Ieri sera [ndr: 11/09] in Ramallah, stavo in casa di un amico palestinese conosciuto sul luogo (...) quando molti uomini, tutti in borghese, hanno fatto irruzione nella stanza urlando e mi hanno afferrato gambe e braccia torcendomele anche come se volessero spezzarle, mentre io tentavo di divincolarmi e urlavo, poi è entrato uno con un fucile automatico e in tanti mi hanno sollevato e trascinato fuori di casa (indossavo slip e pantaloncini), e io continuavo a urlare e a chiedere aiuto e una piccola folla di uomini mi era intorno, tanto che credevo che volessero rapirmi o peggio. In realtà mi hanno portato a un commissariato o a una centrale della polizia. Anche l'amico con cui ero è stato portato lì. Chiaramente ora ho tutti i graffi e i segni di questa colluttazione (e mi rendo conto che se avessero voluto o fossi stato meno fortunato potrei anche stare ben peggio per quanti erano), ma una volta alla polizia sono stato trattato bene.
Alla polizia mi hanno ripetutamente chiesto in che rapporti fossi con quel mio amico palestinese e se ci fossero tra noi rapporti intimi (cosa che ho negato, rifiutandomi anche di rispondere a qualsiasi domanda sulla mia vita intima o privata). È stato redatto un rapporto in arabo sulla base delle mie dichiarazioni (che non ho sottoscritto, e del quale non mi è stata rilasciata copia) e poi mi è stato detto che il loro intervento era stato richiesto da qualcuno della zona della casa e deciso soprattutto per proteggermi dalle reazioni della gente e che non tutti quelli in borghese che mi hanno trascinato erano poliziotti, ma molti soltanto persone giunte dalla strada; che avere relazioni intime tra uomini è vietato, dalla legge e dal costume, e che che io sarei stato presto rilasciato in quanto europeo, ma se fossi stato palestinese, invece, sarei andato in prigione secondo la loro legge e costumi appunto.
Tutti i miei effetti personali (a parte pochi soldi che avevo in tasca) sono stati recuperati e mi sono stati restituiti; una scorta della polizia, con il capo (...) mi ha portato in un albergo (che ho pagato di tasca mia) perché troppo tardi per rientrare a Gerusalemme.
Prima, mentre venivo accompagnato al bagno, ho visto il mio amico in una micro cella di sicurezza con la porta di ferro e l'oblò con le sbarre , e credo che lui sia ancora in stato di arresto (per non aver fatto nulla), né sia stato trattato altrettanto bene (mentre venivo interrogato sentivo urla e colpi nella camera accanto).
Per tutto il tempo non ho potuto effettuare chiamate e non mi è stato chiesto se volessi contattare le mie autorità consolari.

Sono molto dispiaciuto per quanto accaduto, non solo per la mia personale vicenda, che posso dire essersi conclusa relativamente bene, ma soprattutto per il cattivo segnale in merito alla situazione sociale e al rispetto dei più elementari diritti civili e libertà individuali in una parte dei Territori Palestinesi, Ramallah, che non è neppure tra le più remote e vede un cospicuo numero di cittadini stranieri in visita o presenti per esempio per motivi di studio nella nota università di Bierzet o nelle numerose agenzie internazionali presenti. (...) e ritengo oltremodo opportuno un intervento anche diplomatico in sostegno dei diritti umani e civili e e delle libertà individuali nei Territori Palestinesi, la cui autorità è così generosamente sostenuta dal Governo italiano e dall'UE.
Verifiche sulla legislazione, e sul rispetto dei diritti umani e dei comportamenti della polizia e delle forze dell'ordine, interventi di tipo sociale e politico (meeting, workshop, scambi culturali, cineforum, dibattiti, accordi specifici, campi educativi, formazione in questa direzione delle forze dell'ordine) rivolti alle questione di genere, al rispetto dei diritti e delle libertà individuali, anche quanto attiene all'orientamento sessuale e identità di genere, potrebbero e dovrebbero essere attivate dal Ministero degli Esteri Italiano, attraverso tutti i suoi contatti e le sue agenzie presenti sul territorio, dall'Unione Europea, e da tutte le realtà sensibili al problema.
Ci tengo a sottolineare che molti cittadini palestinesi dei Territori sono costretti o indotti a lasciare le loro case a ragione del loro orientamento sessuale, e questo si traduce inevitabilmente in un impoverimento del tessuto sociale ed economico del Paese. Più diritti, più apertura, più libertà e più rispetto per le diversità, qui più che altrove, vuol dire più ricchezza e soprattutto più pace
!"

8 commenti:

El novio ha detto...

Non conoscevo l'episodio denunciato dal nostro connazionale, ma conosco Ramallah per esserci stato, così come il resto dei Territori Autonomi Palestinesi.E' vero, la situazione degli omosessuali in quei territori, come nella stragrande realtà mediorientale, è decisamente infelice perchè discriminati e perseguitati. Ma è anche vero che negli ultimi anni, la condizione dei Palestinesi, già apolidi e discriminati da un secolo di ingiustizie, si è ulteriormente aggravata grazie alle scelte (o al silenzio) di noi occidentali.Se fino a qualche anno fa gli Italiani erano comunque salvaguardati per la posizione equilibrata a livello internazionale, oggi sono ormai accomunati a nordamericani, inglesi e naturalmente israeliani. Vedo perciò nell'episodio denunciato l'esasperazione dei Palestinesi che però hanno saputo "risparmiare" lo straniero occidentale, nonostante la rabbia e la disperazione accumulata negli ultimi anni. Posso affermare senza tema di smentite che fino al 1998 a Ramallah, o in qualsiasi altra città e villaggio palestinese, il sospetto di omosessualità non avrebbe scatenato la furia recente. Al più qualche scherno, esattamente come qui da noi.Per quanto riguarda l'"arretratezza" della realtà islamica in fatto di riconoscimento dei diritti, beh, questo è un altro discorso, molto serio e anche molto impegnativo. Noi italiani comunque non dovremmo gridare allo scandalo, visto che Paese tra i più ricchi e "civilizzati", restiamo in questo settore vergognoso fanalino di coda, preceduti da Paesi economicamente e culturalmente più arretrati. Nel valutare quindi il fatto occorso al nostro connazionale che è indubbiamente grave, abbiamo il dovere, per onestà intellettuale e non solo, di considerare l'insieme di fattori che hanno fatto da substrato alla violenta reazione palestinese. Temo che l'amico di Ramallah rischi molto di più che l'accusa di pratiche omosessuali,magari di collaborazionismo con i nemici occidentali. Mi auguro ciò resti solo una mia ipotesi pessimista.Ser

Anonimo ha detto...

ehy, ti ho appena scritto e tu mi posti sul blog ;)

ti son vicino e son felice che tutto si sia concluso per il meglio...

Fabio

Anonimo ha detto...

Ciao Andrea, oggi appena ho letto il comunicato del Mieli mi è preso un colpo perchè avevo subito capito che si trattava di te. Ho contattato Andrea Mele che mi ha rassicurato che tu stavi bene e non avevi nulla di rotto. Ti mando un grosso abbraccio e mi raccomando, non ci fare stare in pensiero.
Baci.

Andreas Martini ha detto...

Postando il tuo link su GayToday non ho avuto tempo di leggere e quindi solo adesso ho capito che sei tu il protagonista della vicenda.
Ci hanno rassicurato che stai bene, ma appena puoi facci avere notizie! un abbraccio forte
AndreaS

Andrea Maccarrone ha detto...

Intanto voglio rassicurare tutti gli amici qui: sto bene anche fin troppo bene e considerato a mente fredda quel che e' successo e come e' successo forse e' stato piu' l'enorme spavento che i rischi effettivi.

Quanto a Novios, anche io conosco Ramallah e i territori e ci sono stato diverse volte e mai erano successe cose cosi', ma so per certo che le cose stanno peggiorando e non solo o non tanto per le pressioni del cattivo occidente.
Alcuni palestinesi sono stati costretti a lasciare la palestina e subivano quotidiane terribili minacce o pressioni di cui ho dei rapporti dettagliati per averci personalmente lavorato sopra piu' di un anno fa e che forse hanno contribuito a scatenare le paure di una notte.
Quanto agli italiani godono ancora di un notevole patrimonio di simpatia, non sono accumunati agli americani e parlando di cibo o di calcio o di moda te ne rendi subito conto.

L'Italia e' molto arretrata e certi episodi recenti ci dovrebbero far pensare sulla nostra situazione che non ha neanche la scusante di un contesto sociale, culturale e politico arretrato o difficile.
Quando c'e' stato l'intervento non si sapeva nulla di nazionalita' o cose del genere e quel che contava era il paventato atto. E la polizia ribadiva che da loro e' considerato inaccettabile e rifiutato a livello sociale e legislativo, il tutto senza cattiveria. Non e' facile spiegare la situazione ma non sono d'accordo con chi dice: e' vero c'e' omofobia e a volte anche violenze o omicidi o che so io perche' sono perseguitati da un secolo, perche' c'e' l'occupazione etc etc... E allora l'Iran? i casi in Egitto? e altri meno noti persino in Marocco e Tunisia e la lista sarebbe lunga. Questa sorta di giustificazionismo che a volte ci pervade tutti, soprattutto a sinistra fa male a noi e a loro. I diritti umani sono tali dappertutto, i diritti delle donne, le liberta'individuali e se mi capita di incapparci e di sbatterci il muso di persona se permettete li denuncio con ancor piu' forza perche' non sono piu' voci, storie riportate e vaghe a cui si puo' credere o no. Sono fatti che vedi e tocchi e senti (anche troppo bene) sulla tua pelle e capisci anche che la fortuna di un passaporto europeo ti puo' anche salvare ma non salva i tanti che soffrono li' e senti anche l'ingiustizia che hai sbito (e credo di averla fatta percepire anche ai poliziotti palestinesi, che' naturalmente i retrscena non narrati sono infiniti).
Io sono per il rispetto e la compresnione delle diverse culture, non mi va di andare a fare l'uomo bianco che ha per missione insegnare agli altri come vivere e il mio principale impegno rimane in italia (e abbiamo molto da fare, aspettatemi che arrivo...). Ma di fronte a tanta inutile, incredibile violenza (sociale prima ancora che fisica) e di fronte a quelli che ormai sono percepiti come diritti umani fondamentali non si puo' che reagire, non posso non sentirmi male per i palestinesi che stanno li', non posso.
Io non so da dove ricavi le tue certezze sulla situazione riguardo il sospetto di omosessualita' in palestina sino 1998, e ti credo pure, ma se i sospetti diventavano certezze?

Quanto al ragazzo palestinese e' stato rilasciato senza ulteriori accuse (non avevano molti elementi credo) e dovra' lasciare la sua casa, senza soldi (rubati). Non e' mai stata a suo carico nessuna accusa di collaborazionismo con gli occidentali (accusa inesistente peraltro: ricordo che la polizia palestinese e' di fatto pagata da noi, dagli aiuti UE)e "l'italiano" non era accusato di essere una spia o un agnete straniero inoltre. A quanto so a lui dicevano di sospettarlo di tentato rapimento del "povero italiano". Va a sapere come stavano in realta' le cose.

Anonimo ha detto...

Ciao Andrea,
ho capito che si trattava di te solo leggendo i commenti... e anche io mi sono preso un piccolo colpo.
Cosa dirti, vorrei abbracciarti per darti la mia solidarietà, anche se non ti ho mai visto di persona.

Spero che tu possa avere notizie rassicuranti del tuo amico, e che magari, un giorno, possa liberarsi di quella terra.

Un abbraccio forte
Gian Mario

Anonimo ha detto...

Mi dispiace per la tua brutta esperienza e ti mando un abbraccio da parte mia.

Ciao da Lorenzo

Andrea Maccarrone ha detto...

Grazie anche a Gian Mario e Lorenzo.
Vi rassicuro su di me,sto bene per fortuna solo qualche graffio alla fine.E piu' ci penso piu' credo di essere stato davvero fortunato, perche' in quei momenti avevo l'impressione che tutto potesse accadere e si sa che le folle inferocite sono difficili da controllare e prevedere.

Quanto a ragazzo palestinese e' libero e sta abbastanza bene, sentendolo al telefono lui era molto meno shocckato di me, forse perche' capiva meglio quel che stava accadendo in quei momenti mentre io ero del tutto preso dal panico.

Ieri ho anche parlato con il console aggiunto a Gerusalemme dell'accaduto e mi ha garantito che il ministero inoltrera' una protesta formale e cerchera' di sollecitare a maggior rispetto per l'accaduto, mi ha espresso anche apprezzamento per la parte finale del rapporto che ha trovato molto vera e conosceva persino discretamente ben il Circolo Mario Mieli e alkcune delle nostre attivita'.