martedì 10 giugno 2008

Pride: critiche e pagliacciate

La politica italiana non finisce mai di stupire. Così la satirica mise della mia amica Sara, a stigmatizzare "la Repubblica delle banane" sembra calzarle (alla nostra classe politica e di governo) proprio a pennello.
Decine, forse centinaia di migliaia di persone sfilano a Roma e a Milano per rivendicare visibilità, cittadinanza, dignità, parità, laicità, diritti, rispetto... Bene il problema sollevato da alcune tra le più illustri donne del PDL, tra cui ben due ministri (Prestigiacomo e Meloni), e una vicepresidente della Regione Lombardia (Viviana Becalossi - il cui nome avremmo preferito continuare ad ignorare) si sollevano prone... ehm scusate... pronte in difesa della collega di schieramento e di governo Mara Carafagna, duramente criticata dai manifestanti per le sue dichiarazioni surreali da Ministro delle Pari Opportunità. E lo fanno non cercando di dare risposte o giustificazioni alle obiezioni sostanziali sollevate - cosa che risulterebbe in effetti ardua - ma bollando le critiche come volgari attacchi o insulti.
Commenti sulle richieste dei manifestanti? sul tono pacifico e ironico delle manifestazioni? Sulla gravità degli episodi di violenza che hanno macchiato con crescente frequenza le cronache, a Napoli, persino il giorno stesso dei Pride? Solidarietà a quei ragazzi malmenati? NON PERVENUTE.
Alle donne del PDL interessa solo la difesa corporativa evidentemente, e nei pride non intendono leggere nessun messaggio politico. (leggetevi il comunicato del Circolo Mario Mieli)
E alla fine che ci interessa dei contenuti, l'importante è il potere da mantenere, come dimostra la vibrata e compatta difesa a un Dell'Utri già condannato, che definisce EROE un mafioso per la sua coraggiosa e indefessa omertà, e l'ancor più feroce cortina sollevata intorno al neo Presidente del Senato Schifani, vittima addirittura di "lesa maestà" a opera del giornalista Travaglio che riportava episodi della sua "precedente vita" politica palermitana. Ma si sa che a scoperchiare certe tombe vengono fuori gli scheletri: doveroso astenersi per la stampa giullare di corte!

Poi, puntuali come le rondini a primavera, giungono gli strali diretti o obliqui della stampa cattolica e dei prelati. Ad aprire le danze Famiglia Cristiana (un tempo capace di maggiore sensibilità e persino di qualche apertura) che in un editoriale indirizzato soprattutto a bacchettare Veltroni e il PD per la sua non completa aderenza all'ortodossia cattolica, approfitta per definire il pride "una pagliacciata". E se il giudizio viene dal giornale espressione della Chiesa dei merletti, delle Mitre, delle fumate nere e bianche, dei i quadri e delle statue che piangono, delle alabarde svizzere, degli incensi... direi che è decisamente autorevole! Chi meglio di loro? (Segue Comunicato)
9 giugno

Le pagliacciate

Da Famiglia Cristiana giungono nuovi attacchi alla comunità
GLBT e al Pride, definito “una pagliacciata”.
Il settimanale Cattolico, preoccupato della presenza dei
Radicali e di qualche voce laica all’interno del PD, richiama il leader Veltroni
all’ordine, invitandolo a mettere alla porta i radicali e a ritrovare una linea
di ortodossia cattolica poco percepibile, pena la fuoriuscita dal partito della
componente cattolica e il fallimento del progetto originario del partito.
Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
respinge al mittente la scontata e abusata definizione di pagliacciata
e invita il settimanale cattolico a maggiore sensibilità e rispetto
verso le manifestazioni civili e pacifiche di centinaia di migliaia di
cittadini, anche cattolici, in cerca di diritti, parità e laicità.
Ovunque nel mondo occidentale questi sono i valori che
reggono la convivenza democratica. Come anche il rispetto per i diversi ambiti e
spazi di competenza fra la politica e la religione.
Noi non ci permettiamo di definire pagliacciate le alabarde
svizzere, le sottane vescovili e le folkloristiche feste patronali o espressioni
di devozione, consapevoli del valore e del significato che questi possono avere
per i credenti. E neppure definiamo contro natura pur discutibili aspetti della
cattolicità, come invece continuano a fare vescovi e cardinali per le nostre
relazioni.
Pretendere il medesimo rispetto per le nostre identità e
rivendicazioni, è chiedere troppo? Rispondere a questi attacchi è insulto?

Andrea Maccarrone
Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La tua lettera a FC è adoro.

Mauro Scopelliti ha detto...

hai pienamente ragione, basta inizamo a infamare tutti i preti con le sottane. e poi insultano "noi".
Almeno che identifichino il loro sesso mettendosi i pantaloni, così sono troppo ambigui...!
Poi i vescovi che sconci, sempre con quel copricapo fallico, poi dicono a noi di avere sempre una cosa per la testa...!
scusate l'acidità di stomaco, ma ho fatto un piccolo esempio di cosa potremmo dire noi di loro, i santi patroni della famiglia senza famiglia, potrettori del feto senza utero, ecc. e l'elenco può continuare quanto volete.