venerdì 28 marzo 2008

Marianna Madia novella Binetti

Ero quasi stato un veggente quando solo alcuni giorni fa di fronte ad un documentucolo insulso pomposamente intitolato "Un manifesto generazionale" (oltre che di senso del limite la fanciulla manca anche di senso del ridicolo mi sa) avevo amaramente pensato che se questa è la nuova generazione politica forse ci conviene pensare seriamente all'emigrazione!
Ed ecco che la volenterosa Madia, ci mostra dalle pagine del Foglio on line conferma la mia iniziale impressione e mostra i progressi che ha fatto andando a ripetizioni da Veltroni e Binetti. Basta leggere alcuni stralci del lungo pezzo intervista per apprezzare le "doti" mimetiche della giovane candidata. Tutto un fiorire di ma anche e distinguo e una visione decisamente confessionale della famiglia, delle libertà della donna, e individuali!
Prima di lasciarvi alla lettura della sezione centrale dell'articolo voglio aggiungere che la Madia è il classico esempio di rinnovamento calato dall'alto, sulla base della sempre valida massima gattopardesca (bisogna che tutto cambi perché tutto rimanga com'è) e sconforta davvero pensare quante ragazze e ragazzi assai più brillanti, impegnati e capaci (persino all'interno del cosiddetto PD) restino inchiodati mentre certe faccette avanzano... Penso che se fosse stata la base del PD a scegliere una giovane questa non sarebbe mai stata questa giovane già vecchia.

L’aborto è il fallimento della politica – dice –, un fallimento etico, economico, sociale e culturale”.
Madia è per la libera scelta della donna, “ma sono certa che se si offrisse
loro il giusto sostegno, le donne sceglierebbero tutte per la vita
”. Dice
che ogni vita umana che non nasce è un fallimento, per questo la politica deve
fare in modo che la scelta per la vita sia sempre possibile. “L’essere umano
va tutelato prima di tutto
”, dice. Ma come creare questa nuova concezione
culturale? “Serve una convergenza di ideali, solo in un dibattito aperto si
può arrivare a condividere questa concezione per cui la vita è vita
dall’inizio alla fine
”. Non si sente di sottoscrivere la
moratoria, “ma non perché non condivida le analisi di Giuliano
Ferrara
, anzi: mi pare che quello che dice su questo tema vada proprio
verso quella ‘riumanizzazione della vita disumanizzata’ che ritengo necessaria
oggi. La richiesta di moratoria però non mi sembra l’approccio giusto per
affrontare un problema che comunque sento anch’io come decisivo oggi
”. Fino
alla morte naturale… “Io sono cattolica praticante, e credo che la
vita la dà e la toglie Dio
, noi non abbiamo diritto di farlo. Certo è
che anche per esperienza personale mi sono resa conto di quanto sia sottile la
linea di demarcazione tra le cure a un malato terminale e l’accanimento
terapeutico nei suoi confronti. Quindi dico no
all’eutanasia
ma penso che l’oltrepassamento di quella linea sottile
vada giudicato – in certi casi – da un’équipe di medici; comunque non dal
diretto interessato o dai suoi parenti
”. Dunque un no all’aborto e
all’eutanasia come presupposto di un’idea di famiglia che per Marianna Madia
deve essere “lo strumento che ci proietta verso il futuro”. La
capolista laziale del Pd dice che “molte logiche di sviluppo della nostra
società sono al capolinea, vanno ridefinite
”. Bisogna capire quali
strumenti possano garantire una “crescita qualitativa” duratura.
Un paese che non fa figli non ha futuro. La famiglia è il presupposto per
questa crescita
”. In effetti il tasso di natalità in Italia è tra i più
bassi del mondo. “Ecco perché la politica deve permettere di fare e crescere
una famiglia, meglio se numerosa. Le politiche sulla casa e di lotta al
precariato devono essere pensate in quest’ottica
”. Sì, ma di quale famiglia
si sta parlando? “Personalmente quando parlo di famiglia, e della
sua relativa tutela, mi riferisco a quella che sta nella
costituzione
”. Sì o no ai pacs, allora? “La libertà personale
va rispettata sempre, per cui se due persone decidono di assumere pubblicamente
diritti e doveri reciproci devono essere tutelate dalla legge. Ma certo è che se si parla di famiglia io penso a un uomo e una donna che si sposano e
fanno dei figli. Scegliendo per la vita.


Illuminante direi - neanche mi dilungo a ribadire che nella Costituzione Italiana, se a questa si riferisce la nostra apprendista stregona, non si parla di uomo e di donna!
In effetti una giovane integralista cattolica pronta a rincalzare le vecchie leve mancava ancora, meno male che ci ha pensato il buon Veltroni. Adesso Binetti potrà andare in pensione serena!
Un ringraziamento speciale per questo post va a Valerio Pieroni, che del caso a scritto in altra direzione (a lui ha risposto per le rime il caro Anelli di Fumo, che ha anche indicato la fonte originari della citazione). Non si Capisce come mai certi integralisti religiosi soltanto in Italia pretendano di essere di sinistra: il problema non è avere dei valori da difendere, ma pretendere di imporli agli altri in una visione da Stato Etico. Qui è lo scarto.
Vi rassicuro essere cattolici non è una condanna: nonostante Madia e Binetti conosco tantissimi cattolici intelligente e soprattutto veramente di sinistra e di vedute democratiche!

martedì 25 marzo 2008

La vergogna di Bolzaneto

Sono passati già alcuni giorni da quando il rinvio a giudizio per gli imputati dei fattacci di Bolzaneto ha riportato in prima pagina quella pagina nera per il nostro Paese e per le nostre istituzioni repubblicane.
Dalle requisitorie e dalle testimonianze sembra emergere con una chiarezza spaventosa un quadro di violenze, umiliazioni, soprusi, vessazioni, minacce che possiamo riassumere con il termine TORTURA. Tanto più che le connivenze e le responsabilità sembrano essere estese e condivise anche da parte dei comandi e da interi gruppi di poliziotti e carabinieri, escludendo quindi comportamenti folli ma isolati, e coinvolgono come vittime decine di giovani non solo italiani ma provenienti da ogni angolo d'Europa, arrestati e trattenuti in questa caserma degli orrori
Al di là della vicenda giudiziaria, che seguirà il suo corso e speriamo individuerà e condannerà tutti i colpevoli, magari esemplarmente (ma l'ombra della prescrizione si avvicina), lascia molto perplessi la superficialità e la sbrigatività con cui il tema è stato affrontato in campagna elettorale. E del resto comprendiamo l'imbarazzo per una vicenda semplicemtne agghiacciante e degna di una dittatura sudamericana piuttosto che di un Paese democratico, ma sorprende che tutti i maggiori partiti non sembrano volere una commissione d'inchiesta sui fatti, commissione che, soprattutto in caso di prescrizione dei reati, dovrebbe consentire di fare piena luce, individuare le responsabilità, anche politiche per omissione di controlli e sanzioni, ridare dignità alle vittime e un volto di decenza alle istituzioni. In primo luogo proprio alle forze dell'ordine, sulle quali si allungano le ombre pesanti di comportamenti che violando i diritti umani e civili più elementari, che vanno sicuramente contro la loro stessa missione pubblica e non possono essere insabbiati dalla facile scappatoia di prescrizioni, trasferimenti o sanzioni interne. Palliativi che se non portano in luce le responsabilità individuali e i meccanismi che hanno consentito a queste di agire indisturbate, possono far perdere nei cittadini fiducia nelle istituzioni e nelle forze dell'ordine stesso allungando le coperture su fino al Parlamento e al Governo.
Una commissione d'inchiesta, una delle promesse non mantenute dal Governo Prodi, dovrebbe essere insomma richiesta a gran voce proprio da quei partiti che più dicono di voler difendere l'operato delle forze dell'ordine nella loro azione quotidiana di tutela dei cittadini e della democrazia, perché la chiarezza e la piena luce, la capacità delle democrazie di creare gli anticorpi contro degenerazioni autoritarie e violente, sono un indispensabile strumento di credibilità e fiducia.
Molto importante a questo punto anche un impegno a inserire nel nostro ordinamento una specifica previsione di reato per la tortura, con aggravanti specifiche nel caso questa sia praticata con abuso di potere e funzioni da funzionari pubblici e delle forze dell'ordine (non per accanimento, ma perché evidentemente qui c'è uno sviamento di funzione e viene messa in gioco la democrazia e le sue istituzioni).
Ancora, lo Stato dovrebbe assumersi l'impegno a risarcire - in misura non simbolica - le vittime per i soprusi subiti, e rimborsare anche tutte le spese giudiziarie (Al di là che si vada in prescrizione o meno).

Quanto al processo, sicuramente i PM e i legali ne sanno più di me, ma in caso che tutto vada in "cavalleria", trattandosi di inaccettabili ritardi giudiziari altra piaga tutta italiana e di diritti umani sarebbe davvero opportuno per le vittime ricorrere fino alla corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo e ai PM stranieri di incriminare i colpevoli (come Garzòn con Pinochet per intenderci).

Sul tema vi consiglio di leggere il bel post di Sciltian e quello di I viaggi per mare che riprende un'altro articolo di Repubblica con il significativo titolo di "Lager Italia".

Elezioni su Klombo: poca trasparenza

Ero molto dubbioso sull'opportunità di scrivere questo post, perché nel momento in cui l'Italia è impegnata in una vera e difficile campagna elettorale, stare qui a parlare, o peggio accalorarsi, di elezioni su un aggregatore di blog, mi sembra possa apparire lezioso e inutile, superfluo o eccessivo.
Un po' come quei fior fior di giornalisti, commentatori e pensatori che settimana dopo settimana si accendono nel commentare istante per istante le partite di calcio, analizzandone al rallentatore le azioni, accapigliandosi sulle decisioni arbitrali, accusandosi reciprocamente, come se fossero in gioco le sorti del mondo e non un gioco (per quanto appassionante e portatore di enormi interessi economici).
Un tipo di informazione e di comunicazione che non ho mai capito né apprezzato e che ha enormemente contribuito a farmi completamente disinteressare dell'italica passione per il pallone, nonostante l'indubbia avvenenza fisica di certi calciatori...
Ma - per tornare a noi - da fresco aderente a questo aggregatore ho, alla fine, ritenuto che ogni cosa, con la giusta proporzione, ha la sua importanza e che forse, con uno sguardo ancora poco condizionato dalle abitudini del luogo, potevo aver notato qualcosa per altri scontata o magari già superata da precedenti confronti. In fondo anche questa piccola comunità ha delle sue regole di convivenza e parlane non credo possa fare male a nessuno.
Le procedure elettorali sono iniziate poco dopo la mia iscrizione al meta blog ed ero molto curioso di capire come si sarebbero svolte e, conoscendo ancora pochi blogger, chi e come avrei votato.
Le operazioni di voto annunciate sono poi cominciate con qualche giorno di ritardo a causa di non meglio precisati problemi tecnici.
All'apertura, dopo l'autenticazione, si presenta sul sito una mascherina tipo "sondaggio on line" con 4 scelte, una per ogni candidato. Dopo il voto appare un breve messaggio che conferma la buona riuscita dell'operazione e ringrazia per la partecipazione. Nessun risultato parziale (come talvolta avviene per i sondaggi on line appunto) nessuna possibilità di cambiare voto nel caso ci si fosse sbagliati a cliccare (che non è la stessa cosa che mettere una croce su una scheda), nessuna possibilità di verificare che il voto sia stato davvero registrato come lo si intendeva.
Lungi da me voler pensare a brogli, o anche solo sollevare sospetti sulla correttezza di chi si occupa delle procedure e sulle procedure stesse, ma la verità è che il sistema mi sembra poco chiaro e trasparente e poco verificabile soprattutto di fronte ai problemi tecnici che hanno preceduto il voto stesso e che fanno pensare a possibili falle del sistema.
Chi controlla e annuncia i risultati? Qualcuno ha accesso a questi prima dell'annuncio finale? La redazione, i web master, un comitato di verifica elettorale? Come si comportano in questo caso eventuali redattori che si sono ricandidati (godono di diverso accesso ai dati e alle informazioni rispetto ad altri candidati?)?
Ripeto il mio scopo non è ingenerare sospetti, né aprire polemiche ma quello di chiedere chiarimenti (e non a caso lo faccio prima dei risultati, per evitare strumentalizzazioni da qualsiasi parte) e, se il caso, di aprire un confronto per il futuro sulle procedure di voto anche per evitare che, di fronte ai risultati, qualcuno possa sollevare anche strumentalmente sospetti controproducenti per tutti e per la credibilità del sistema.
Sono parimenti consapevole che le procedure informatiche, per loro natura, non garantiscono la piena sicurezza, da accessi fraudolenti, manomissioni, etc., ma forse sistemi e procedure più trasparenti nei confronti dei vari blogger votanti, (come mail automatiche dopo il voto, o poter vedere i risultati parziali prima e dopo il voto, in modo da verificare ce il voto sia stato registrato correttamente e poter poi seguire l'avanzamento del voto, o altre soluzioni, io non sono un informatico) potrebbero essere utili ad alimentare la fiducia e non i malpensanti, a creare maggiore partecipazione e più coinvolgimento collaborativo di tutti e anche a mettere in condizioni di parità i candidati già facenti parte della redazione e i candidati che non ne fanno ancora parte.

lunedì 24 marzo 2008

Marianna Madia a lezione di politichese

Marianna Madia, per chi non ne avesse mai sentito parlare, è la giovane ricercatrice economica, collaboratrice di Enrico Letta, scelta da Veltroni come capolista del PD alla Camera nella Circoscrizione "Lazio 1".
In questi giorni si può leggere sul sito del cosiddetto PD uno stringato pezzo, da lei firmato, pomposamente intitolato "Un manifesto generazionale", in cui, dopo un po' di fuffa personale sul suo impegno politico e sul fatto che la politica non deve essere una professione etc etc (tutte cose che oggi vanno tanto di moda), passa a spiegarci come L'Italia sia in crisi economica (non ce ne eravamo accorti), come questa crisi oggi coinvolga l'intero sistema economico globale (ops guarda i TG) e sia provocata anche da un esaurimento delle risorse energetiche (vuoi vedere che segue anche le quotazioni petrolifere o che ha letto il Rapporto sui Limiti dello Sviluppo, pubblicato dal Club di Roma nel 1972?)
Eccolo qui, comunque, e vi risparmio la prima parte.

"Un manifesto generazionale
di Marianna Madia
Dalla crisi all’opportunità: un manifesto generazionale
Da quindici anni l’Italia cresce troppo poco. E non è soltanto l’economia italiana oggi. Sembra essere l’economia internazionale a essere molto molto affannata.Il modello di sviluppo che ha caratterizzato l’ultimo secolo è al capolinea. Di fronte allo scenario dell’esaurimento delle risorse, le risorse energetiche in primo luogo, occorre ripensare le strategie per una progettualità di crescita qualitativa e sostenibile.Il vero e forse unico valore di un paese è la progettualità. Espressa e rappresentata dai giovani, non solo come portatori delle istanze di una generazione, ma anche come progettisti di un futuro soffocato dall’incertezza del presente. Alla politica di oggi non può essere chiesto di attuare solo delle manovre correttive, ma occorre mettere in campo nuovi valori. Nuove logiche di sviluppo. Non più incentrate solo sulla logica dei consumi, ma orientate verso uno sviluppo identitario e di qualità. Uno sviluppo che tenga conto della limitatezza delle risorse, di una cultura del territorio, della necessità di un modello di sviluppo più al femminile, con la partecipazione e il coinvolgimento di chi questa precarietà personale, sociale e ambientale la vive in diretta sulla sua pelle".

Sorprendente quanto si impari in fretta a mettere in fila belle parole senza dire nulla. Per carità non che non siano vere alcune considerazioni sul modello economico, sulla limitatezza delle risorse, sulla necessità di trovare strade nuove, etc.; ma questo bel discorsetto potrebbe farlo chiunque sul lavoro alla pausa caffè, o guardando un qualsiasi TG, non avevamo bisogno di una giovane e brillante ricercatrice di economia, capolista alla camera. Manca qualsiasi approfondimento, qualsiasi collegamento a progetti o impegni concreti, non c'è esposta un'idea realizzabile, un esempio, un testo di riferimento.
Quasi Patetici i riferimenti sloganistici a generazione e genere: che vuol dire ad esempio uno "sviluppo più al femminile"? sembra un bello slogan ma...
Va be' l'unica cosa che non le manca è la presunzione (o l'autostima, dipende dai punti di vista): "Manifesto Generazionale". Ammazza, aspettavamo proprio lei che in queste 10 righe ci aprisse nuovi orizzonti. Speriamo che gli ideali, le speranze e i progetti dei 20-30enni di oggi siano un po' più ampi e articolati.
Sinceramente a me l'unica cosa che ha fatto pensare questo bel discorsetto ha apprezzato altre doti più mondane della fanciulla piuttosto che l'acume di ricercatrice, ma per carità non vorrei essere io a scadere in allusioni da bar adesso!
Certo un'idea, un po' triste la suscita la bella Madia: se queste sono le alfiere della prossima generazione quasi quasi ci teniamo volentieri la vecchia!

sabato 22 marzo 2008

Veltroni: "potremmo fare i CUS". A sì?

Intervistato da Daria Bignardi alle Invasioni Barbariche, Walter Veltroni tocca anche il tema di omofobia e diritti delle coppie omosessuali. vi riporto la parte relativa:
Bignardi: «Le giro una domanda che ci è arrivata dalla pagina speciale elezioni del sito di La7, per lei da Federico: "Se tua figlia fosse gay e si sentisse frastornata e discriminata dall'enorme divario che c'è tra la cultura italiana e quella inglese o spagnola, per esempio nel modo di considerare l'omosessualità, cosa le suggeriresti e che futuro vedresti per lei". Cerchi di darmi una risposta non retorica.»
Veltroni: «Guardi, ehm, non retorico c'è il fatto che considero ogni forma di omofobia una follia. Ogni forma di discriminazione nei confronti degli omosessuali una follia, penso che non abbia senso una società che discrimina sulla base degli orientamenti sessuali, penso che la famiglia sia quella costituzionalmente prevista, ma penso che i rapporti di amore debbano avere una soglia di diritti...»
B.: «in pratica il Partito Democratico potrebbe fare i Dico anche nei confronti degli omosessuali?» V.: «Potrebbe fare i CUS, che sono...»
B.: «E, ma i CUS sono quelli di diritto privato...»
V.: «..sì sì, potrebbe fare quelli...»
B.: «... sono una robina in confronto ai DiCo francesi...»
V.: «No, non sono una robina, sono una cosa molto importante, che ha trovato il consenso in Parlamento e che potrebbero essere approvati, e che se noi vinceremo le elezioni quella può essere la base sulla quale si riesce...»
B.: «Non so se Federico sarà molto soddisfatto della sua proposta.»
V.: «Io penso di sì come tutte le persone ragionevoli sanno che le soluzioni estreme e ideologiche non sono quelle giuste, ma quelle che si riescono a fare, questo è il realismo di cambiamenti che si possono fare.»

Intanto consentitemi di fare i miei complimenti alla Bignardi per non avere eluso una delle questioni più spinose per Veltroni e il PD e avere incalzato sull'argomento l'intervistato, costringendolo a sulla difensiva.
In verità Veltroni non è nuovo a queste considerazione vi rimando all'ampio commento sul post del 2 ottobre "Veltroni, che CUS..." quando, in piena campagna per le primarie democratiche, sosteneva le stesse cose, sempre alle Invasioni Barbariche. Per di più dopo essere scivolato su affermazioni piuttosto imbarazzanti, e mai smentite, a proposito di feste e rispetto.
Non serve qui ribadire la contraddizione tra la presunta "follia di ogni forma di discriminazione nei confronti degli omosessuali" e la timidezza nel riconoscimento di diritti civili quali la parità di accesso a alle forme giuridiche di riconoscimento dei rapporti (prima fra tutti il matrimonio).

Quanto alla storia del CUS mi piacerebbe mettere in chiaro alcune cose. Sicuramente il CUS è migliore dei DiCo nella parte in cui si ripristina una condizione di dignità della scelta di coppia (eliminando la ridicola soluzione raccomandata, ormai tristemente nota), ma allo stesso tempo, rappresenta la strada semplicemente privatistica dei riconoscimenti, che nega qualsiasi ruolo pubblico, essendo un contratto tra privati, e quindi qualsiasi possibilità di acquisire diritti tipicamente pubblicistici, come ad esempio reversibilità della pensione o simili, nonché l'opponibilità ai terzi se non nei casi esplicitamente previsti.
Una soluzione che anche in Italia vede il consenso di alcuni esponenti "liberali" della destra e anche l'opposizione dei TeoDem di Binetti e co. (come ricorda Cesare Salvi - oggi nella Sinistra Arcobaleno, dopo avere abbandonato i DS - che in commissione Giustizia del Senato ha cercato questa strada di consenso trasversale).
Insomma la scelta "privatistica", minimalista che auspicava il clericale Rutelli con qualche sponda Ruiniana!

Non sorprende più la naturalezza con cui all'interno del cosiddetto partito democratico mischino concetti di uguaglianza con atteggiamenti discriminatori nei fatti parlando "di soluzioni estreme ed ideologiche" per tutte quelle che non rientrano nel bilancino delle loro definizioni programmatiche. Ma cosa, se non una preclusione clericale e ideologica, impedisce di riconoscere diritti concreti e umani alle coppie di fatto etero e omo analoghi a quelli presenti in quasi tutti i paesi europei? cosa impedisce di riconoscere coerentemente alle coppie omosessuali la piena eguaglianza di diritti con la possibilità di accedere a parità di condizioni a tutti gli istituti giuridici che esistono per le coppie etero? cosa c'è di estremo o ideologico nel riconoscimento di questa semplice uguaglianza? Perché ciò che è già da anni (a volte da decenni) realtà in mezza Europa da noi sarebbe estremo e ideologico?

Perché lo stesso PD che nelle parole di Veltroni alla Bignardi pretende di essere "radicalmente riformista" tanto da essersi liberato degli alleati di sinistra per godere di maggiore autonomia e libertà rispetto alle questione civili si colloca decisamente alla destra di tutti i partiti di centro destra europei? e su queste questioni dovrebbe cercare anche l'accordo trasversale in Parlamento guardando verso destra e il centro anziché verso altri partiti laici e di sinistra?

La verità sembra essere che il cosiddetto PD non ha nulla a che vedere con i partiti veramente riformisti e veramente socialisti e che tutto il suo presunto coraggio riformista si infrange inesorabilmente sulle mura vaticane.
Sui diritti civili a dettare legge nel PD sono i TeoDem (che tra i cattolici sono una minoranza e sicuramente non ne rappresentano la parte migliore e riformista), come ha già dimostrato il voto romano sul Registro delle unioni civili. Del resto né in quell'occasione né nella definizione del suo programma Veltroni o chi per lui - Morando o Bettini ad esempio - ha sentito le associazioni glbt per capire le loro richieste (molti gli incontri e le telefonate con il cardinal Bertone, invece) e quindi il tutto rimane rinchiuso in una autoreferenzialità di partito incredibile (come se l'Italia fosse il PD...)! Tanto più che mentre su altri punti Veltroni si slancia in proposizioni "coraggiosamente" assertive - faremo, diremo, riformeremo... - quando si parla di questi temi ecco l'arrampicarsi dei condizionali.

Questa partecipazione TV ha dato anche origine ad un equivoco. Il Corriere della Sera di oggi riportava erroneamente le dichiarazioni di Veltroni (forse abbindolati dall'usuale cerchiobbottismo del candidato premier democratico) attribuendogli una frase siffatta: «qualsiasi forma di omofobia una follia e qualsiasi esibizione di omosessualità una follia». Sull'equivoco è giustamente intervenuto polemico Franco Grillini, smentito dalla segreteria del PD.

In conclusione, parlando sempre della partecipazione di Veltroni alle Invasioni Barbariche vorrei invece cambiare argomento. A un certo punto, sollecitato da una satirica cartolina di Vittorio Zinconi che infieriva sulle scelte delle candidature (da Calearo all'operaio della Tiessen, da un prefetto a Ichino, da Bonino a Binetti... etc), Veltroni sostiene che la "prima idea forza" del programma e della filosofia del nuovo partito, che lo proietterebbe verso il futuro "è l'alleanza dei produttori".
Sarà un'idea nuova ma a me così esposta ricorda tanto il corporativismo di mussoliniana memoria, quando la Camera dei Deputati fu infatti sostituita da una Camera dei Fasci e Delle Corporazioni (dal 1939 al 1943) in cui i maggiorenti e i gerarchi del partito fascista condividevano le funzioni coi rappresentati degli imprenditori e dei sindacati e organizzazioni dei lavoratori e del dopolavoro autorizzati dal regime (i "produttori" ).
Considerando il sistema e elettorale che di fatto "nomina" i deputati scelti da leader carismatici, magari investiti in modo plebiscitario... l'accostamento sembra essere qualcosa più che una semplice evocazione dotta.
Che a furia di guardare al futuro il buon Walter abbia obliato la storia?

giovedì 20 marzo 2008

Impagabile E Polis su Volontè

Il quotidiano E Polis, distribuito in diverse città gratuitamente rappresenta un interessante esempio di stampa libera, non nel senso che non assuma degli orientamenti o delle posizioni ma che sembra pervaderlo una buone dose di ironia e un cleidoscopio di voci e firme, anche autorevoli, di diversi orientamenti culturali e politici.
Tra le cose più piacevoli e immediatemnte interessanti c'è una mini-rubrica di Sali e Scendi, in cui a dei volti vengono accostati una freccia in su o in giù e un commento che spesso contraddice con sarcasmo e satira lo stesso orientamento della freccia.
L'edizione di oggi prende di mira anche Luca Volontè, che per le sue sparate già è stato citato anche in questo blog nonché di una "serie-tormentone" sul sito del Circolo Mario Mieli intitolata "Cazzate a Volontè", di cui vi linko l'ultima perla - giusto a titolo d'esempio.
Ma ecco E Polis:
«Per cinque anni la Camera è stata ostaggio di personaggi che non potrebbero fare nemmeno le comparse al circo Togni». È commovente constatare c'è ancora chi si guarda allo specchio...
In due righe hanno detto tutto. Impagabili!

domenica 16 marzo 2008

Ladri in casa

Era stato un bel pomeriggio e una bella serata. Ero riuscito a risolvere alcune piccole faccende domestiche e poi ero andato al Caffè Freud per ricordare Mario Mieli, scomparso suicida 25 anni fa, a soli 31 anni, .
Un incontro molto bello, interessante, piacevole, in cui attraverso le parole e i ricordi di chi lo aveva conosciuto e frequentato e di altri che ne avevano letto i libri e gli scritti (Angela Azzaro, Franco Buffoni, Elio Pecora, Vanni Piccolo, Francesco Gnerre, Francessco Paolo del Re, Daniele Cenci, Saverio Aversa) e di altre persone intervenute si è rievocata la sua figura, il suo ruolo nel nacente movimento glbt italiano, il suo pensiero dirompente.
Poi con Vincenzo, Dario, Virginia, Ilenia, Licia siamo andati a fare un giro a Trastevere e ci si era divertiti chiacchierando tranquillamente.

Sulla via di rientrare ecco che mi chiama mio fratello Dario (per l'occasione a Roma nel week end) che spaventato mi dice che sono entrati i ladri in casa, dalla finestra, rompendo la grata, che hanno messo tutto a soqquadro, aperto e rivoltato cassetti e armadi, rubato i nostri due portatili, dei soldi, qualche altro oggetto di valore, scassato un paio di porte, divelto delle tende, sporcato, devastato, danneggiato.
Io, anche nel sentirlo così spaventato, mi spavento e pure mi affloscio cadendo giù giù in mezzo alla strada, poi, grazie anche agli amici che mi aiutano e che mi riportano rapidamente a casa, mi tranquillizzo un po'.
Arrivo praticamente assieme alla polizia che mi fa due domande contate, prende un documento, si informa di cosa mi manca (e che ne so io di preciso se sono appena arrivato?) mi dice che naturalmente non prenderanno nessun rilievo e che "è mia facoltà fare denuncia al commissariato di zona" suggerendomi di portare i codici identificativi dei computer e l'assicurazione. Poi vanno.
Lo spettacolo di casa invasa e devastata, lo sconforto di mio fratello - che già viene raramente a trovarmi e quando viene gli rubano il portatile con cui lavora e su cui ha tantissimi cose di studio e personali - e l'aver perso il mio di portatile, con i miei documenti, foto, dati, articoli, lavori, cose di studio, il senso di dover dormire con la finestra divelta, il disordine (superiore al mio solito) mi fanno sentire impotente, triste e arrabbiato, vulnerabile, prigioniero, meno libero di qualche ora prima.
Certo al di là del valore degli oggetti (e il danno è sempre più grande del valore del bottino... in una casa di studenti soprattutto) c'è una ferita psicologica e poi oggi i computer sono pezzi della nostra memoria, strumenti di lavoro, custodi dei nostri ricordi, e averli persi per mano di ignoti che sanno certamente cosa significano quegli ogetti oggi (più dei soldi, di sterei, televisori etc)
Intanto non riesco a dormire e sono qui a raccontarvelo, di certo le cose non cambiano, ma almeno mi sfogo un po'.

venerdì 14 marzo 2008

Mehdi Kazemi salvo

Dopo la storica approvazione dell’urgente Risoluzione europea sul caso di Seyed Mehdi Kazemi, l'Home Office britannico, Jacqui Smith, ha deciso poche ore fa di sospendere la procedura che prevede la deportazione in Iran del ragazzo gay che rischiava di essere espulso dall'Regno Unito e inviato in Iran (dove lo attendeva una condanna a morte).
Il risultato odierno è stato possibile grazie alla mobilitazione internazionale che ha visto in prima linea il Gruppo EveryOne con il Partito Radicale Nonviolento e le Associazioni Nessuno Tocchi Caino e Certi Diritti.
"Quando ci siamo assunti l'impegno di tentare di salvare Mehdi," dichiarano i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau "il giovane gay iraniano era destinato alla deportazione a alla morte sulla forca in Iran. Poi attorno a noi e ai nostri alleati si è creata una rete di solidarietà che ha evitato un altro crimine contro i Diritti Umani. E' il primo passo verso una società non più indifferente, ma capace di rispettare i diritti dei profughi, che sono l'anello più debole dell'umanità".
Non si può che esprimere la più profonda soddisfazione per questa grande vittoria sul campo dei diritti umani, che ha portato alla salvezza di una vita umana e ha scritto una pagina importante di Storia europea: d'ora in poi i massimi organismi garantiranno che in tutti i paesi dell'Unione Europea venga applicata la Direttiva 2004/83/CE, che impone il riconoscimento dello status di rifugiato anche alle persone perseguitate nel loro paese di origine a causa del loro orientamento sessuale.
Sono davvero contento per Mehdi e per il fatto che le istituzioni europee, pur con titubanze, siano riuscite a trovare una soluzione concreta a questo, e credo a tutti i casi analoghi che si ripresenteranno in futuro, mettendo al centro la salvaguardia dell'integrità fisica e morlae delle persone che in altre parti del mondo sono ancora perseguitate.
Se non si fosse trovata una soluzione il governo britannico e tutti noi europei saremmo stati compici di un crimine, consegnando la vittima al carnefice.

RESTYLING

Già da un po' pensavo di dare una rinfrescata primaverile allo stile del blog. Adesso, approfittando dell'imminente arrivo della bella stagione, ho apportato alcune modifiche di colore, di foto e di impostazione che spero vi piacciano.
Presto ci saranno alcune altre novità, non solo grafiche, legate alla campagna elettorale.
Nel frattempo tutti i vostri giudizi sulle nuove scelte stilistiche, le critiche e i suggerimenti (soprattutto riguardo alla piacevolezza di accostamenti cromatici, leggibilità e fruibilità) sono più che benvenuti.

Se qualcuno di voi, poi sapremme aiutarmi a creare una semplice barra navigabile da sistemare sotto l'header si guadagnerebbe la mia calda riconoscenza.


mercoledì 12 marzo 2008

Veltroni, Zapatero, Bertone...

Capisco che la mia attenzione alle vicende del cosidetto pd stanno assumendo i toni della telenovela ma ogni volta che leggo certo cose sui giornali o sulle news a stento riesco ad esimermi dal commentarle e, talvolta, forse troppo spesso, ne faccio oggetto di post anche qui.
Le ultime interessanti le ho lette ieri su Repubblica.
Su Repubblica leggiamo che a Udine, il leader sedicente democratico, Walter Veltroni si compiace delle vittorie e dei successi dei socialisti spagnoli, guidati da Zapatero e francesi, in particolare nella Parigi di Delanoe.
Le affermazione erano largamente prevedibili e infatti le immaginavo già qualche giorno fa (con le urne ancora calde), ma le parole di Veltroni assumono colori di involontaria ironia: "Il pendolo della storia va nella direzione che vogliamo noi"... Zapatero "sta facendo vivere un'idea della Spagna".
Si rende conto, Veltroni, che sta parlando di partiti socialisti che sono stati davvero capaci di fare delle riforme e di dimostare autonomia e laicità? In particolare Il PS francese ha approvato il PACS quasi 10 anni fa mentre Zapatero ha saputo subito dare aplicazione alla promessa di aprire il matrimonio e le adozioni agli omosessuali e a garantire una serie di leggi a difesa delle donne e di riforma del diritto di famiglia. Non solo entrambi i partiti governano e hanno governato in alleanza con i partiti della sinistra, pur in posizione meno decisiva di quanto è stato in Italia, e in netta contrapposizione con le destre e le forze dell'integralismo religioso e cattolico.
Anzi Veltroni, diostrando anche scarsa riconoscenza per i suoi alleati di 7 anni alla guida di Roma, si compiace proprio della tendenza alla bipolarizzazione del voto nei due paesi, evidente soprattutto in Spagna dove il partito Isquierda Unita ha perso ben 3 dei 5 deputati su cui poteva contare in precedenza. (Questo in realtà mette in difficoltà Zapatero che nel formare il nuovo governo sperava di appoggiarsi ai IU più che a certi partiti nazionalisti conservatori). "La sinistra radicale spagnola ha avuto un risultato negativo e anche in Francia è andata male" (relativamente alla Francia, in verità, è stato registrato un calo dei Verdi, di alcuni partiti comunisti antagonisti ma una crescita del PCF, il Partito Comunista Francese). Questo è un fenomeno vero e innegabile, ma dovuto soprattutto alla capacità dei partiti di socialisti di sinistra e riformisti di meglio interpretare le attese di un elettorato di sinistra e laico, cosa che il cosidetto pd, con le sue decise venatiure cattolico-integraliste, le sue contraddizioni, il suo profilo programmatico e valoriale indefinito e la sua politica sempre più sposstata verso destra non sempra poter fare!
Sempre su Repubblica, la pagina precedente leggiamo che Veltroni, contrariamente a quanto ha fatto Zapatero, si è preoccupato di curare i contatti con il Vaticano, in particolare con il Cardinale Segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone."Io avevo già ricevuto assicurazioni dal cardinal Bertone" dichiara il leader del cosidetto pd commentando la posizione, giudicata equilibrata, della CEI.
Apprendiamo, infatti, che Veltroni, aveva già chiamato il cardinale immediatamente dopo il suo rientro da Cuba il 28 febbraio scorso, con lo scopo, in particolare di giustificare l'ingresso dei Radicali nelle liste, rassicurando in proposito la componente teo-dem e cattolica del partito, non solo la Binetti e Bobba, ma anche il ministro Fioroni, tra gli altri.
Naturalmente pedina e protagonista fondamentale della politica diplomatica verso il Vaticano e le gerarchioe cattoliche è anche Francesco Rutelli, candidato al Campidoglio. La Repubblica ci spiega che tra i primi "sondaggi", prima di sciogliere la riserva sulla candidatura, c'è stato quello con Camillo Ruini, vicario di Roma (ed ex presidente della CEI). Ottenendo un esplicito disco verde.
Le cose stanno così ognuno tiri le proprie conclusioni.

Carmen Consoli trionfa in America

La scorsa settimana la "cantantessa" catanese Carmen Consoli si è esibita negli Stati Uniti, registrando il tutto esaurito nei concerti di New York, Washington e Boston. Il successo è stato coronato dalla critica entusiasta del New York Times, che le ha dedicato un lungo articolo di Jon Pareles intitolato "An Intellectual Rocker Steeped in Tradition" - "Una Rocker Intellettuale Immersa nella Tradizione".

Lasciate che per una volta un po' di orgoglio isolano mi faccia esultare di questo bel riconoscimento e successo, per quella che è anche, e sin dalle origini, una cantante icona lesbica.

Di seguito la mia traduzione integrale dell'articolo di Pareles pubblicato lo scorso 8 marzo sul NYT (i neretti li ho aggiunti io).



Mitologia Greco-Romana, scetticismo sulla Chiesa Cattolica e
pensieri di Atlantide non sembrerebbero gli ingredient di un albut numero 1.
Invece sono stati proprio questo in Italia, dove l’album 2006 di Carmen Consoli,
“Eva contro Eva”, ha dominato le charte. (È stato pubblicato da Universal Music
Latino.)

Consoli è arrivata a New York City per un concerto Giovedì
notte a Long Island City, Queens, al La Guardia Performing Arts Center’s
Mainstage Theater. Ha presentato le canzoni in un inglese fluente, anche se il
pubblico entusiasta era pieno di fans di lingua italiana.
Consoli è una notevole combinazione tra una rocker e
un’intellettuale
. Canta di personaggi inventati – un
paziente di AIDS in “Per Niente Stanca”, un’anziana signora ossessionata dalla
chirurgia plastica in “Contessa Miseria” – con passione e immediatezza,
in una voce che possiede dispiacere, compassione e forza.
Negli album che ha pubblicato negli scorsi 12 anni,
Carmen Consoli ha cantato un rock provocante
simile a Shakira o Alanis
Morissette e si è tuffata in nel più delicato pop, a volte con una
venatura Latina. Man mano che è divenuta più affermata e conosciuta ha rivelato
più radici locali.
“Eva Contro Eva” guarda attraverso la musica
tradizionale della sua nativa Sicilia and il suo contesto mediterraneo, con
strumenti acustici e accenni di tonalità folk.
Giovedì notte la sua band ha usato strumenti unplugged,
compreso un violino, una fisarmonica un bouzouki e un flauto di pastori
siciliano; in una canzone Consoli ha suonato una specie di largo tamburello
usato spesso nella musica del Sud Italia. Hanno suonato con vitalità ed
eleganza, attingendo a modelli celtici, greci e arabi come a quelli italiani e
passando dal bolero alla bossa nova.
Inoltre le vecchie canzoni rock di Consoli – come “Fiori
D’Arancio", nella quale una sposa è lasciata in attesa sull’altare, o "Geisha”,
su due donne che si sposano per soldi – non hanno avuto bisogno di chitarra
elettrica per trasmettere la loro angoscia e furia.
Le sue canzoni non pretendono di essere antiche nella
musica o nelle parole. Parlano di storie con moderna ambiguità o saltano ad
astrazioni poetiche
– come la canzone che ha aperto lo spettacolo,
“Sulle Rive di Morfeo”, che dice, “Prima dell'alba potrebbero sorprenderci
rapiti da un sogno/dove nitide acque divorano i nostri passi.” Consoli canta
spesso di donne che sono non corrisposte o in immeritate complicazioni, come
“Maria Catena”, una donna in un piccolo paese che è calunniata dalle chiacchiere
e a cui viene pubblicamente rifiutata la comunione dal suo parroco locale.
Quasi alla fine dello spettacolo ha cantato una vecchia
canzone siciliana, “Malarazza”, la preghiera di un servitore a Gesù su un
padrone che lo vessa, che passa attraverso il bolero, lo swing e un galoppante
ritmo folk-dance siciliano in un crescendo di pietà e rabbia. Stava dando
riconoscimento a un’eredità spingendola nel suo proprio controllo.

Carmen Consoli si esibisce Sabato al National Geographic
Society’s Grovenor Auditorium a Washington. Il suo concerto di Domenica a Boston
è tutto esaurito.
8 marzo 2008

lunedì 10 marzo 2008

Zapatero vince, Sarkozy perde: due buone notizie in un giorno solo

La Spagna innanzitutto: stando ai primi dati il PSOE spagnolo, guidato dal Premier Zapatero vince ampiamente le elezioni politiche spagnole, superando la soprendente vittoria di cinque anni fa e accrescendo il bottino dei seggi alle Cortes. Potrebbe addirittura raggiungere la maggioranza assoluta.
Complimenti a lui e soprattutto agli spagnoli che hanno saputo premiere un politico e un partito per i risultati raggiunti e le promesse mantenute. Non serve qui ricordare come il governo Zapatero abbia saputo mantenere dritto il timone di un socialismo coraggioso e riformista anche dinnanzi alle critiche e alle difficoltà, anche di fronte alle manifestazioni clericali di vescovi e cardinali scesi in piazza a manifestare contro le leggi sulla famiglia volute e approvate a tempo da record.
Anche nelle ultime settimane di campagna elettorale, di fronte alle ingerenze manifeste delle gerarchie cattoliche, Zapatero non era stato a guardare, rispondendo a muso duro e minacciando persino una sorta di crisi diplomatica col vaticano (nonché il taglio dei fondi alle varie agenzie cattoliche, cosa cui sappiamo vescovi e porporati tengono partcolarmente).
Che la sinistra nostrana prenda esempio non c'è neanche da sperarlo (quale sinistra poi?), soprattutto se si guarda al programma e al manifesto valoriale desolante del PD veltroniano - ma non c'è più ragione per ritenerlo un partito di sinistra a ben guardare: la laicità è svilata tra tanti se e tanti ma che si ha la certezza che non sappiano più cosa voglia dire, e il programma economico ricorda il Berlusconi di soli due anni fa in maniera impressionante, per non parlare di sicurezza, castrazione chimica per i pedofili (argomento utilizzato da Sarkozy nella sua campagna presidenziale).
Ma ecco che questo ultimo riferimento ci ridà lo slancio per uscire dalle nostre begucce nazionali e tornare a parlare di elezioni in altri paesi. Anche alle elezioni Municipali francesi, infatti, la Sinistra, PS in testa, avanzano a scapito dell'UMP di Sarkozy. La sinistra sarebbe in vantaggio anche in città prima governate dalla destra, come Strasburgo.
Dopo le chiacchierate nozze con la Bruni, le gaffe pubbliche, il Presidente francese , da molti in Francia paragonato al nostro Berlusconi per le sue strette relazioni personali con magnati dell'informazione e dell'industria nazionale (Come quel tal Bollorè che gli ha prestato l'aereo privato per volare con la Bruni in Egitto) conosce un minimo storico dei consensi. A meno di un anno dalla sua elezione trionfale all'Eliseo.
Naturalmente, non da ultimo si attende una ampia riconferma per il Sindaco gay di Parigi, Bertrand Delanoe.
Veltroni si è già appropriato della vittoria, vantando amicizia col ex collega parigino... Peccato che non solo lui non abbia molto a che fare con la politica del PS francese di cui Delanoe è uno dei massimi esponenti nazionali, ma che da leader del pd imponga a Roma il ritorno di un super clericale Rutelli! Fatti non parole...
Ad ogni modo visto che la situazione politica italiana non lascia spazio a molta euforia e, a dire il vero, neanche a molte speranze, accontentiamoci di festeggiare due buone notizie elettorali in paesi nostri vicini, solo dal punto di vista geografico... Contenti per loro e anche un pizzico invidiosi!

sabato 8 marzo 2008

Arcigay Roma sostiene Rutelli. Senza Parole!

Mi sembra assolutamente paradossale che nello stesso momento incui Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay, conferma ka sua candidatura a sindaco di Roma, proprio in opposiwione a un Rutelli, clericale einaffidabile. Arcigay Roma, presieduto da Fabrizio Marrazzo stringa un'accordo con Rutelli e ne sostenga la campagna dicendosi soddistatta delle promesse fatte.
Questo mentre il Circolo Mario Mieli annuncia invece il suo sostegno convinto alla candidatura Grillini e anche molti gay e lesbiche interni allo stesso PD (Cristiana Alicata per esempio)organizzano una vistosa fronda interna e cercano strade per sostenere Grillini, boiccottando Rutelli.
La cosa si commenta da sola, per fortuna, e credo che finirà per far perdere all'Arcigay di Roma ogni residua credibilità, come hanno mostrato la vistosa contesazione subita dallo stesso Marrazzo al Coming Out. La linea dell'associazione romana è, del resto, in netto contrasto anche con la posizione emersa solo qualche giorno fa nell'assemblea Arcigay a livello nazionale. Stupefacente il paradosso per cui mentre Arcigay Perugia dichiara la netta ostilità alla candidatura al Senato, nella regione umbra, del exradicale-exverde-exmargherita-exsindacodiRoma, la compagine romana lo sostiene alla poltrona di sindaco.
Dobbiamo aspettare solo un mese per vedere cosa veramente otterà in cambio, io qualche sospeto lo ho... e ha molto a che fare col commento di Sciltian all post precedente