venerdì 5 dicembre 2008

Intervento al Congresso dei Radicali Roma

Cari Amici e Compagni Radicali dell'Associazione Radicali Roma,

sono molto contento di potervi porgere personalmente i saluti del Circolo Mario Mieli in occasione delvostro congresso annuale e vi ringrazio a nome di tutta l’associazione dell’invito che ci avete rivolto.
Rispetto a un anno fa sono cambiate molte cose a Roma e in Italia. In peggio. Al di là dell’avvicendamento politico al Comune e al Governo che ha visto vincente la destra, mi sembra di leggere numerosi e preoccupanti segnali di involuzione sociale e nel confronto culturale e politico.
- Il razzismo, alimentato spesso ad arte da irrazionali paure per gli stranieri e gli immigrati ha raggiunto manifestazioni che non ritenevo possibili nel nostro paese e che vanno da provvedimenti istituzionali come il rilevamento delle impronte digitali su base etnica (bambini inclusi) ad aggressioni, anche da parte di forze dell’ordine, incendi di campi Rom, violenze fisiche e verbali di varia natura, affermazioni assurde anche sul piano costituzionale riguardo la possibilità per i non cattolici di avere adeguati luoghi di culto.
- Registriamo poi i provvedimenti di criminalizzazione generalizzata della prostituzione attuata dal DdL Carfagna, dai provvedimenti di sanzioni del Sindaco Alemanno a Roma e da numerosi altri amministratori in giro per l’Italia. Approfitto per ricordare ed invitare tutti sabato 13 dicembre alla manifestazione “Adeschiamo i diritti” , organizzata da un ampio comitato di associazioni proprio per contrastare questo disegno con il suo portato di pregiudizio e di limitazione delle libertà individuali.
- C’è poi il fronte del testamento biologico, della libertà di cura e dell’eutanasia che ha registrato alcuni importanti segnali positivi della magistratura ma risposte incerte, contraddittorie spesso negative del legislatore, per esempio con il conflitto di attribuzione sollevato dal Parlamento nei confronti dei giudici del caso Englaro, respinto perché evidentemente infondato, ma chiaro messaggio politico della maggioranza sostenuto dall’incomprensibile astensione del PD.
- Rischi di passi indietro sembrano possibili sul fronte dei diritti riproduttivi e, in particolare, sull’aborto. Qui il confronto si sposta dal piano legislativo anche a quello dei consultori e degli ospedali, con un numero crescente di medici “obiettori di coscienza” che rendono difficile e umiliante per le donne l’accesso a un diritto.
Su tutto sembra aleggiare un vento di nuovo integralismo religioso, in cui la voce delle gerarchie cattoliche viene ad offrire utile puntello ideologico e identitario a un sistema di potere altrimenti sempre più impopolare, delegittimato e autoreferenziale.
La voce del Vaticano, come vediamo ogni giorno, non manca mai di farsi sentire, con forza e sempre in senso negativo, quando si parla di diritti per le persone omosessuali, bisessuali e trans. Che si tratti di quasi banali riconoscimenti per le coppie di fatto, di unioni civili, di matrimonio o di adozioni, che siano in gioco doverose leggi contro le discriminazioni e l’omofobia, accesso al sacerdozio, o, ed è l’ultimo gravissimo caso, depenalizzazione dell’omosessualità in quei paesi del mondo – ben 91 - in cui questa è ancora punita da norme penali che prevedono il carcere, torture, lavori forzati e talvolta persino la pena capitale, la voce dei vescovi si leva sempre stentorea: NO NO NO.
Che in nome della libertà religiosa o di pensiero si diffonda odio e si alimenti discriminazione nei confronti delle persone per il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere è semplicemente inaccettabile in un paese civile. Inaccettabile da parte di una Chiesa che nei confronti degli omosessuali ha un pesante debito storico di sangue essendo stata per millenni un agente di odio e discriminazione potentissimo.
Ma ancora più inaccettabile è una classe politica succube e incapace di tutelare e promuovere i diritti, la dignità e la qualità della vita di tutti i cittadini.
Sempre prona e pronta, invece, a rispondere alle richieste anche economiche della Chiesa, come mostra il caso odierno sui finanziamenti alle scuole cattoliche. Laddove settimane di proteste studentesche non sono riuscite a recuperare i quasi 8 miliardi di fondi sottratti all’istruzione pubblica, il semplice annuncio da parte della CEI di mobilitazione da parte delle scuole cattoliche è bastato a far ripristinare i 130 milioni di tagli per le scuole private.
E questo vale, voglio dirlo chiaramente, tanto per i partiti del Centro Destra al Governo quanto per gli altri partiti e in particolare per il Partito Democratico, al cui interno trova spazio e voce una consistente componente integralista capace di condizionarne la linea e impedire qualsiasi limpido confronto su quelle che vengono un po’ furbamente definite “questioni etiche”. Ai nostri occhi un Partito che non è in grado di offrire né un patrimonio di valori ideali condivisi, né risposte concrete alle domande di diritti non è un partito ma è un cartello elettorale o un comitato di potere.
E allora il ruolo dei Radicali nel gruppo parlamentare del PD può essere utile detonatore di queste contraddizioni, che induca quella che si candida ad essere la principale forza del campo progressista a non eludere tutte queste tematiche scomode che stanno a cuore a tutti noi e che sono il portato specifico dei radicali. L’esempio del Registro delle Unioni Civili a Roma, già ricordato nella sua relazione da Massimiliano Iervolino, dimostra come si possa costringere il Centro Sinistra a confrontarsi con un tema solo falsamente etico.
Purtroppo, proprio in ragione di questo clima politico e culturale, sul fronte dei diritti civili per Gay, Lesbiche, Bisessuali e Trans c’è poco da sperare in positive novità.
Anzi le dichiarazioni omofobe si moltiplicano e si rincorrono trasversalmente all’arco politico-parlamentare senza suscitare adeguate risposte, le aggressioni e le violenze transofobe e omofobe appaiono in generale aumento e, devo ammettere con dispiacere, anche il movimento glbt sembra attraversare un difficile momento di smarrimento e di difficoltà a trovare utili riferimenti politici ed efficaci e condivisi percorsi e strumenti di lotta e rivendicazione. Come anche di promozione e conservazione di culture e memorie che non sono solo patrimonio nostro ma comune, che necessita e merita, quindi, di essere tutelato, alimentato e promosso.
Il mio parere è che non dobbiamo rinunciare alla fatica di sperimentare percorsi unitari e radicali nelle richieste. Il realismo politico e la real politik non devono distoglierci dal costruire una piattaforma rivendicativa completa, che non escluda la gradualità di alcuni passaggi e che tenga in considerazione anche il bisogno di mediare, ma che non perda mai di vista e non nasconda gli obiettivi finali che non possono che essere la piena uguaglianza e la piena tutela delle scelte personali, di coppia, familiari etc.
Unità e condivisione di percorsi, metodi, e momenti di rivendicazione devono anzi essere ricercati in modo più ampio possibile con tutte quelle realtà che a vario titolo sono interessate o coinvolte: il movimento delle donne, il movimento studentesco, i migranti, le comunità Rom, movimenti di tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, associazioni che difendono i diritti umani e civili e la laicità dello Stato, i lavoratori precari, gruppi e forze politiche che condividono queste lotte o alcune di esse. Soltanto uniti, possiamo sperare di essere forti abbastanza da giocare un ruolo e di poter raggiungere qualche risultato concreto.
La conquistata autonomia del movimento dai partiti non significa e non può significare indifferenza alla politica, qualunquismo e mancanza di interlocutori anche privilegiati.
In questo senso la convergenza e la condivisione di molte lotte con i Radicali e con i Radicali di Roma nasce non dalla contingenza sociale, politica o elettorale ma dall’autentica adesione e sostegno alle rivendicazioni del movimento glbt praticamente da sempre, inserite coerentemente in una visione complessiva di tutela e promozione dei diritti umani e civili e delle libertà individuali. Un’adesione quindi che è patrimonio genetico dei radicali e che, al di là di possibili e fisiologici confronti, ci deve spingere a rafforzare ancora di più la collaborazione.
Ho avviato i miei saluti con note negative, ma voglio concludere con uno sguardo di ottimismo. Quell’ottimismo che ci spinge ancora a dedicare il nostro tempo e il nostro impegno all’attivismo associativo e politico, nella speranza di contribuire a un cambiamento positivo, a delle conquiste civili che ci riempiano di soddisfazione e gioia e di opporci, assieme, a un imbarbarimento sociale e politico.
Dobbiamo continuare ad impegnarci con più energia, coraggio e passione perché possiamo riuscire davvero a fare la differenza, o perlomeno non avere rimpianti per non averci almeno provato.
Per il vostro appassionato impegno e la vostra grande capacità di farvi sempre promotori di iniziative politiche importanti, di sperimentare nuove pratiche che mirano al coinvolgimento dei cittadini e della società civile, a tutti voi va un sentito e ammirato ringraziamento e un invito a proseguire con la stessa passione e determinazione nelle nostre comuni battaglie per la laicità, per un'informazione libera e pluralista, per i diritti civili e umani.
Uniti, accrescendo le occasioni e i momenti di collaborazione e confronto costruttivo potremo raggiungere i nostri obiettivi.

Grazie!

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