martedì 4 dicembre 2007

De Giorgi peggio di D'Alema. Vergogna!

Non bastavano gli attacchi concentrici dall'esterno: Veltroni ricevuto da Bertone che tenta di affossare il registro delle unioni civili a Roma, la solita senatrice Binetti che pensa di stare ai tempi dello Stato della Chiesa di Pio IX. D'Alema sulla via di Damasco che confonde matrimonio civile e religioso, mistifica sulla costituzione e democristianamente assomiglia sempre più alla parodia di se stesso.
Adesso a sparare sui nostri diritti ci pensano anche dei visibili (e risibili) esponenti del movimento.
Ecco quanto dichiara Alessio De Giorgi, gay toscano eletto all'assemblea nazionale del partito democratico e noto soprattutto per essere proprietario di gay.it
Dimostrando ancora una volta (il caso degli immigrati rumeni e non solo trattato sul portale gay in modo a dir poco razzista aveva già fatto balenare non pochi dubbi) la sua totale impreparazione culturale ad affrontare le tematiche dei diritti e l'appiattimento su posizioni sempre più integraliste e conservatrici.

"Di fronte alle dichiarazioni di Massimo D'Alema oggi sulla stampa leggo di reazioni scomposte nel movimento gay. Anche di persone che appartengono al mio stesso partito, come Sergio Lo Giudice, ex presidente nazionale di Arcigay ed oggi componente con me dell'Assemblea Nazionale del PD. Lo Giudice invita D'Alema a guardare alle democrazie europee e non a Teheran, come se tra la soluzione spagnola del matrimonio gay e le condanne a morte per omosessualità del regime iraniano non ci fossero mille sfumature di grigio: quelle del PACS francese, ad esempio, o della soluzione tedesca, o di tanti altri paesi che per il momento non se la sono sentita di optare per la piena parità giuridica delle coppie omosessuali. Credo che la posizione del vicepremier sia invece assolutamente condivisibile: oggi l'Italia non è pronta per il "matrimonio gay" e spingere in quella direzione, anche dall'interno del Partito Democratico, allontana solamente le soluzioni più ragionevoli dei DICO o dei CUS, perché radicalizza le posizioni. Di tutto abbiamo bisogno, fuorchè che trionfi il massimalismo nel movimento gay e lesbico e che questo trovi pure cassa di risonanza nel Partito Democratico."
A De Giorgi voglio ricordare che le posizioni massimaliste del movimento GLBT sono soltanto chiare e inequivocabili richieste di diritti ed uguaglianza, espresse con nettezza e compattezza solo da un anno a seguito dell'evidente fallimento del programma del centro-sinistra e persino della sua annacquatissima proposta di legge sui DICO.
Decenni di moderazione e di subalternità di Arcigay e di Gayleft non hanno portato a nulla, come dimostrano le affermazioni di D'Alema, che in un attimo calpestando gli omosessuali rinnega tutta la sua storia e la storia del nostro paese dimostrando di non conoscere nemmeno la costituzione, di non saper distinguere tra matrimonio religioso e civile e non capendo che la logica conseguenza di quello che dice è la cancellazione del nuovo diritto di famiglia, incluso divorzio, per non parlare dell'aborto che sicuramente offende ancora di più il sentimento religioso di alcuni cattolici) e di tutte quelle conquiste civili e di libertà che sono l'ultimo lascito del '68.
Se il prodotto di questa innegabile vicinanza e del lavoro di tanti omosessuali all'interno dei DS sono stati i catto-integralisti da avanspettacolo Veltroni e D'Alema evidentemente la moderazione non ha pagato e credo che molti autorevoli fautori di questa scelta dovrebbero quanto meno ammettere i propri errori (e dimettersi dalle varie cariche ricoperte) quando non riconoscere di avere venduto la causa del movimento alle ragioni politiche di un partito e di una carriera.
Mi riferisco anche al deputato Franco Grillini, oggi emigrato nel Partito Socialista ma eletto nelle fila DS, a Sergio Lo Giudice, presidente in pectore della commissione glbt presso il Ministero delle Pari Opportunità, alla ineffabile Paola Concia, che ancora ieri difendeva la posizione di Veltroni attaccando il movimento glbt romano sul registro delle unioni civili dalle pagine di La Repubblica (non solo non da una mano ma fa apparire il movimento diviso? grazie Concia!), ad Andrea Benedino che si straccia oggi le vesti per le parole del ministro degli esteri rivelando d'un colpo tutta la sua ininfluenza sulle posizioni del suo partito e dei suoi leader più riconoscibili...
Quanto al caro De Giorgi francamente farebbe meglio a ritornare a fare l'imprenditore a tempo pieno lasciando perdere le questioni di diritti per cui non ha alcuna preparazione. Di unBerlusconi in salsa gaya non sentivamo certo il bisogno!
Ma visto che ha voluto mischiare le cose forse si dovrebbe assumere le responsabilità di quel che dice, scrive e fa.
Quindi voglio lanciare una CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO DI GAY.IT e dei suoi inserzionisti: Non visitare più il sito gay.it, i suoi accessori tipo me2, non rinnovare abbonamenti, non cliccare sui banner pubblicitari e non acquistare i prodotti segnalati. Forse se al ricco de Giorgi non interessano diritti e dignità potrebbe interessare l'allegerimento delle sue tasche!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo è il Maccarrone che mi piace!

Appena posso copio ed incollo - se me lo consenti - sul mio blog... più siamo meglio siamo, o no?

Fabio aka Fireman

http://fireman.ilcannocchiale.it

Andrea Maccarrone ha detto...

puoi copiare, certo penso di fare anche un banner con il logo di gay.it e il divieto e lanciare per bene l'inizativa di boicottaggio!

Anonimo ha detto...

Ti ho messo nella home page di Articolo Tre.
Baci,
Vincenzo.

Anonimo ha detto...

finalmente qualcuno che dice qualcosa di sensato. e soprattutto fa nomi e cognomi di coloro che hanno svenduto e continuano a svendere e ad utilizzare i8 gay per le loro amate poltrone.