
Giustamente ci si può ritenere soddisfatti della voglia di partecipazione di mobilitazione degli italiani, che, nonostante la tanto discussa disaffezione dai partiti e dalla politica, decidono di uscire di casa e provare a dare ancora una volta un loro segnale di speranza e di cambiamento.
Ma cosa c'è oltre questi numeri? è tutto oro quel che luccica?
Proviamo a fare una mini-analisi.
Proviamo a fare una mini-analisi.
1) Innanzitutto attorno a questo "evento" nel senso anche comunicativo del termine si è concentrata l'attenzione mediatica da mesi ormai, con servizi quotidiani, dibattiti, spiegamento di energie e di riflessioni (da sinistra a destra, favorevoli o contrari). Una sovraesposizione aumentata dalla grande popolarità del candidato favorito, sindaco di Roma, Veltroni, che da molti è visto come una sorta di salvatore della patria e ha mobilitato attorno a sé anche una pletora di personaggi noti, cantanti, scrittori, sportivi, intellettuali, oltre a una coalizione di sponsor politici che va dalla Margherita alla sinistra DS passando dai TeoDem della Binetti e Bobba ai Gayleft.
Tutta questa attenzione ha dato l'impressione ai cittadini che si trattasse di un momento storico in cui coi loro voti potevano (o dovevano) davvero contribuire a costruire una realtà nuova e a scegliere che direzione farle prendere. Si è solleticata in fondo quella vanità degli italiani e quella voglia di stare sulla scena che spinse milioni a stare giorni in coda per sfiorare il feretro di Giovanni Paolo secondo o allunga le liste dei provini per trasmissioni come il Grande Fratello, Amici, e simili.
La realtà è abbastanza diversa (forse opposta) e per molte ragioni, a cominciare dagli avversari di Veltroni, che pur rispettabili, non erano certo all'altezza di una competizione reale e di metterne in luce le contraddizioni, passando per le liste bloccate, con nomi quindi scelti prima, e dall'assemblea costituente nazionale di 2400 delegati eletti che dire pletorica è riduttivo. Un'assemblea che probabilmente conterà assai poco se non per fare da cornice degna e da applausometro all'incoronazione del nuovo leader. Oltretutto è apparso evidente fin dal principio, soprattutto nel caso delle liste per Veltroni, che i rapporti di forza erano completamente a favore del leader unto dalla provvidenza, che come una calamita ha attratto tutti a sé, concedendo o negando i suoi favori, mentre i candidabili si accapigliavano per accaparrarsi una posizione dignitosa in lista. Un processo che lungi dal partire dal basso sembra irradiare dall'alto attingendo al patrimonio "salvifico" di popolarità che si è conquistato il sindaco di Roma.
2) Questo enorme numero di delegati (non oso immaginare dove e come si riuniranno, come avverrà il confronto, etc), ai quali si aggiungono per altro quelli delle assemblee regionali è per altro un'ulteriore concausa della grande partecipazione al voto. Se 2400 sono gli eletti, molti di più sono sicuramente i candidati, forse quantificabili in cifre non distanti dai 25.000. Candidati alla prima prova, rappresentanti degli studenti, politici di professione, ministri, esponenti delle istituzioni, o note personalità dello spettacolo e del giornalismo, dell'associazionismo etc, che si sono lanciati in una vera e propria campagna elettorale, con tanto di manifestini e santini elettorali recapiti in tutte le nostre mail o cassette della posta.
Ma anche a pensare che ciascuno di essi portava dieci amici o familiari a votare arriviamo senza sforzo a due milioni e mezzo.
3) I candidati hanno condotto la loro campagna sull'onda del favore mediatico. Abilmente estromessi i possibili avversari scomodi (Pannella, Di Pietro), facilmente marginalizzati gli outsider, privi di mezzi e di esperienza politica. Tutti hanno condotto la loro campagna senza confrontarsi veramente coi problemi e chiudendosi alle sollecitazioni che venivano direttamente dalla società civile. Una campagna orientata sui sondaggi, e sui soliti temi tanto cari alla classe politica, quali il numero dei ministri, le future coalizioni di governo, i rapporti con l'opposizione, la legge elettorale. Le altre tematiche (a partire dalle richieste del movimento glbt) trattate in modo vago e distratto, marginalizzate, escluse dal confronto. Le voci negative o critiche sono state ridotte al silenzio di qualche blog o di ridicoli trafiletti, mentre la grancassa di regime inneggiava a Veltroni e alla sua corte.
Un modo di procedere che ha "addormentato" il confronto sui contenuti e sulle idee (che in un nascente partito dal confuso profilo identitario sarebbe stato forse centrale) e catalizzato l'attenzione sulle persone e le personalità. Questo, unito al metodo plebiscitario di investitura del leader, scelto dall'establishment e acclamato a furor di popolo, ci fanno vedere tutta l'operazione più come un riuscito esperimento di marketing elettorale che come una vera prova di democrazia. Un metodo che, in assenza di idee guida, sembra caratterizzare il nuovo partito come chiaramente di destra (più che di centro) fondato su una leadership personalizzata e forte pronta a stuzzicare lo stomaco della gente senza coinvolgerne cuori e menti. Del resto, caso più unico che raro, gli elettori sono stati chiamati proprio a incoronare il leader di un partito che ancora deve nascere, che non ha programma , che non si capisce dove ci voglia portare.
Tutta questa attenzione ha dato l'impressione ai cittadini che si trattasse di un momento storico in cui coi loro voti potevano (o dovevano) davvero contribuire a costruire una realtà nuova e a scegliere che direzione farle prendere. Si è solleticata in fondo quella vanità degli italiani e quella voglia di stare sulla scena che spinse milioni a stare giorni in coda per sfiorare il feretro di Giovanni Paolo secondo o allunga le liste dei provini per trasmissioni come il Grande Fratello, Amici, e simili.
La realtà è abbastanza diversa (forse opposta) e per molte ragioni, a cominciare dagli avversari di Veltroni, che pur rispettabili, non erano certo all'altezza di una competizione reale e di metterne in luce le contraddizioni, passando per le liste bloccate, con nomi quindi scelti prima, e dall'assemblea costituente nazionale di 2400 delegati eletti che dire pletorica è riduttivo. Un'assemblea che probabilmente conterà assai poco se non per fare da cornice degna e da applausometro all'incoronazione del nuovo leader. Oltretutto è apparso evidente fin dal principio, soprattutto nel caso delle liste per Veltroni, che i rapporti di forza erano completamente a favore del leader unto dalla provvidenza, che come una calamita ha attratto tutti a sé, concedendo o negando i suoi favori, mentre i candidabili si accapigliavano per accaparrarsi una posizione dignitosa in lista. Un processo che lungi dal partire dal basso sembra irradiare dall'alto attingendo al patrimonio "salvifico" di popolarità che si è conquistato il sindaco di Roma.
2) Questo enorme numero di delegati (non oso immaginare dove e come si riuniranno, come avverrà il confronto, etc), ai quali si aggiungono per altro quelli delle assemblee regionali è per altro un'ulteriore concausa della grande partecipazione al voto. Se 2400 sono gli eletti, molti di più sono sicuramente i candidati, forse quantificabili in cifre non distanti dai 25.000. Candidati alla prima prova, rappresentanti degli studenti, politici di professione, ministri, esponenti delle istituzioni, o note personalità dello spettacolo e del giornalismo, dell'associazionismo etc, che si sono lanciati in una vera e propria campagna elettorale, con tanto di manifestini e santini elettorali recapiti in tutte le nostre mail o cassette della posta.
Ma anche a pensare che ciascuno di essi portava dieci amici o familiari a votare arriviamo senza sforzo a due milioni e mezzo.
3) I candidati hanno condotto la loro campagna sull'onda del favore mediatico. Abilmente estromessi i possibili avversari scomodi (Pannella, Di Pietro), facilmente marginalizzati gli outsider, privi di mezzi e di esperienza politica. Tutti hanno condotto la loro campagna senza confrontarsi veramente coi problemi e chiudendosi alle sollecitazioni che venivano direttamente dalla società civile. Una campagna orientata sui sondaggi, e sui soliti temi tanto cari alla classe politica, quali il numero dei ministri, le future coalizioni di governo, i rapporti con l'opposizione, la legge elettorale. Le altre tematiche (a partire dalle richieste del movimento glbt) trattate in modo vago e distratto, marginalizzate, escluse dal confronto. Le voci negative o critiche sono state ridotte al silenzio di qualche blog o di ridicoli trafiletti, mentre la grancassa di regime inneggiava a Veltroni e alla sua corte.
Un modo di procedere che ha "addormentato" il confronto sui contenuti e sulle idee (che in un nascente partito dal confuso profilo identitario sarebbe stato forse centrale) e catalizzato l'attenzione sulle persone e le personalità. Questo, unito al metodo plebiscitario di investitura del leader, scelto dall'establishment e acclamato a furor di popolo, ci fanno vedere tutta l'operazione più come un riuscito esperimento di marketing elettorale che come una vera prova di democrazia. Un metodo che, in assenza di idee guida, sembra caratterizzare il nuovo partito come chiaramente di destra (più che di centro) fondato su una leadership personalizzata e forte pronta a stuzzicare lo stomaco della gente senza coinvolgerne cuori e menti. Del resto, caso più unico che raro, gli elettori sono stati chiamati proprio a incoronare il leader di un partito che ancora deve nascere, che non ha programma , che non si capisce dove ci voglia portare.
Veltroni insomma come il pifferaio magico delle favole che ha ipnotizzato critica, stampa e popolo e adesso conduce tutti al suono delle sue note verso il fiume... Le premesse non sono positive, ma spero non ci si debba svegliare bruscamente!
Una cosa sembra chiara il movimento glbt, ha quasi per intero capito che il gioco di Veltroni non li include e non li considera, e in molti non limitano la loro critica a questo ma a considerazioni più generali, che sono messe a nudo proprio dalla sua indifferenza/irritazione verso le richieste di diritti e libertà civili.
Note Positive e considerazioni pragmatiche (non voglio essere preso per quello che fa la lagna e vede tutto nero e non fa nulla per confrontarsi con le cose come stanno):
a) Innanzitutto mi è piaciuta la possibilità per sedicenni e immigrati di candidarsi e votare.
b) Poi la presenza di donne e di frammenti società civile che hanno avuto la possibilità di partecipare e di dare (o credere di dare) il loro contributo, e forse potranno anche provare a lasciare il loro segno in quell'affollata assemblea costituente.
c) La grande partecipazione indica un desiderio di contribuire allo sviluppo e al cambiamento del paese, una speranza e una energia che magari è stata anche male indirizzata ma che è presente e potrà essere una ricchezza per tutti.
A sinistra, tutti noi dovremo comunque confrontarci con questo Partito Democratico che sembra nato solo come operazione di potere e di apparato. Il confronto con questo interlocutore è virtualmente inevitabile e allora dovremo rimboccarci le maniche (e turarci il naso) per evitare che sia troppo male, per metterlo di fronte alle sue contraddizioni e spingerlo a delle scelte meno populiste e pericolose. Non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia e fare finta di nulla e invece confrontarci con le questioni che questo nuovo soggetto politico solleva.
Tante cittadine e cittadini di buona volontà e in buona fede e anche tanti intelligenti e bravi esponenti politici stanno ancora in quel partito e non vanno isolati ma semmai aiutati a cambiarlo dall'interno e a renderlo più vicino alle nostre aspettative.
La sinistra e i partiti di sinistra e socialisti devono fare un delicato lavoro di autoanalisi che li porti a smettere di farsi del male da soli, a riconsiderare e aggiornare uno stantio apparato ideologico novecentesco per abbracciare un patrimonio ideale e un pragmatismo da XXI secolo, distante da riflessi pavloviani.
Per quel che ci riguarda vuol dire anche considerare parimenti importanti e fondamentali diritti sociali e civili, affrontare in modo intelligente e innovativo le questioni ambientali, riguardanti il mondo del lavoro, lo stato sociale, l'economia, i trasporti, la giustizia, la scuola.
Vuol dire puntare sulle idee, la cultura, un patrimonio identitario aggiornato e non solo sulla facciata, vuol dire un profondo lavoro di innovazione. Speriamo bene...