domenica 16 maggio 2010
Un'altra Chiesa è possibile
venerdì 16 aprile 2010
Il Venerdì, grazie di cuore
Oggi ci ha reglato la sopresa di una copertina interamente dedicata ai tanti gay e lesbiche vittime delle legislazioni penali di ben 78 paesi del Mondo.
Le evocative foto di ragazzie uomini che celano i priopri volti per paura sono accompagnate dal titolo "COLPEVOLI, nel cuore di tenebra del mondo dove l'amore gay è reato".
Sono parte di una mostra sul tema (Les condamné) inaugurata a Parigi dal giornalista e fotografo Francese Philippe Castetetbon, sono emozionanti autorittatti di tanti omosessuali che, fidandosi tra paure e voglia di raccontarsi del loro interlcutore le hanno inviate accompagnate di una breve frase che descrive e racconta la propria condizione di invisibili, perseguitati dalle leggi, dal conformismo sociale e dal terrore di essere se stessi.
Proprio partendo da questo spunto gli articoli approfondiscono la realtà difficile di questi perseguitati, spesso dimenticati o ignorati, puniti con le pene più varia che spaziano dalle ammende, alla prigione, ai lavori forzati, fino alla pena capitale in ben 7 paesi (Iran, Yemen, Arabia Saudita, Mauritania, Nigeria, Sudan, Somalia).
Duro l'atto d'accusa, non solo per la sostanziale indifferenza della maggior parte dei paesi occidentali e delle loro opinioni pubbliche ma persino di una comunità gay spesso disattenta che in alcuni casi, quando si trova a contatto con persone emigrate in Europa per sfuggire alla cappa sociale e alla persucuzione locale o familiare si ritrovano discriminati in queanto stranieri.
Ma sul banco d'accusa per queste persecuzioni finiscono anche e soprattutto gli integralisti religiosi, siano essi cattolici/cristiani eo musulmani. E come possiamo a tal proposito dimenticare l'attegiamento del Vaticano rispetto alla richiesta di depenalizzazione universale dell'omosessualità avanzata all'ONU dal Francia e UE?
Per la maggior parte di attivisti e persoen impegnate sul fronte dei diritti non è certo una scoperta, ma per una più ampia opinione pubblica più ampia come quella che può far riferimento a Il Venerdì è sicuramente un messaggio forte e innovativo per il quale sincerametne voglio ringraziarli.
Obama: Sanità gaya
Inammissibili e non fondati
Come noto, la domanda era stata sollevata dai tribunali di Venezia e Trento (a cui si erano rivolte delle coppie omosessuali insoddisfatte del rifiuto opposto dalle rispettive amministrazioni comunali alla pubblicazione nuziali) per dichiarare l'illegittimità delle norme, per altro non così esplicite e univoche come si potrebbe credere, che impediscono il matrimonio tra persone dello stesso sesso, in nome degli articoli 2 (diritti inviolabili dell'uomo anche nelle formazioni sociali), 3 (uguaglianza dei cittadini), 29 (diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio) e 117,primo comma (ordinamento comunitario e obblighi internazionali) della Costituzione.
Con poco più di coraggio, che in altre occasioni la Corte ha pur dimostrato, innovando a più riprese i nostri codici e le leggi contrarie proprio ai basilari principi costituzionali (articolo 2 e 3), molte delle quale ereditate dalla monarchia e dal fascismo, oggi l'Italia si sarebbe trovata di colpo riaccolta nel consesso dell'Europa più avanzata, in barba ai nostri bigotti legislatori, e dimostrando la straordinaria vitalità e modernità del nostro sistema di diritto e di garanzie che trova l'architrave proprio nella Costituzione.
Naturalmente sulla sentenza infausta, e prima ancora di leggerne le motivazioni (che a loro poco importano) si sono subito fiondati come avvoltoi i soliti noti. La pessima Roccella, già tra i promotori del Family Day nel 2007 e oggi sottosegretario alla Salute (scranno da cui fa ostruzionismo in tutti i modi alla legge 194 sulla interruzione di gravidanza, tra le altre cose), si scatena in acrobazie (il)logiche degne di miglior causa: "La Corte Costituzionale ha respinto i ricorsi sui matrimoni omosessuali dichiarando infondato il richiamo agli articoli 3 e 29: la famiglia non può che essere, secondo i giudici, una 'società naturale' composta da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio". Come già siamo abituati a sentire per lo stesso articolo 29, nel quale si leggono uomo e donna che il costituzionalista non ha mai scritto, l'azione di mistificazione viene estesa adesso anche a semplici annunci di sentenza.
È importante precisare infatti che la Corte NON ha mai dichiarato illegittimi i matrimoni omosessuali, ma che sulla materia può (e forse sarebbe dovrebbe) decidere il legislatore. E se può si evince chiaramente che non solo il matrimonio tra persone dello stesso sesso non è vietato ma è PIENAMENTE CONSENTITO anzi un provvedimento di riconoscimento dei diritti delle coppie, sotto forma matrimoniale o altra appare, dalla lettura delle motivazioni AUSPICABILE e in qualche modo persino DOVEROSO, di fronte ai cambiamenti intervenuti nella realtà sociale e culturale del Paese e di fronte a un quadro internazionale in progressiva evoluzione che ugualmente spinge in questa direzione.
Alla fiera delle frasi fatte decide di non mancare il suo inutile apporto anche Isabella Bartolini, ignota esponente della direzione Popolo delle Libertà (quali) che rispolvera questo adagio "Nel nostro Paese ognuno può vivere come meglio ritiene basta che stia all'interno delle leggi. Non si possono però trasformare i desideri in diritti illegittimi". E poi, con la coda di paglia tipica del suo partito aggiunge: "Mi auguro che dopo questo giusto pronunciamento della Corte Costituzionale non di debba assistere allo sgradevole show da parte di qualcuno che ci verrà a raccontare che nel nostro Paese c'e' la dittatura. Sarebbe veramente stucchevole oltre che profondamente falso".
L'hanno informata che in Italia l'unico a criticare la Corte (e non soltanto le sue sentenze) , parlando proprio di "dittatura dei giudici di sinistra", è il suo capo e datore di lavoro? Ma ormai siamo abituati, se si tratta di immunità e privilegi di uno sono il PDL si mobilita, quando in discussione sono i diritti civili di milioni si specula!
della Costituzione.
Coerentemente con questo dettato i Supremi giudici riconoscono che "per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione è da annoverare anche l'unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri". Subito però la Corte esclude"che l'aspirazione a tale riconoscimento – che necessariamente postula una disciplina di carattere generale, finalizzata a regolare diritti e doveri dei componenti della coppia – possa essere realizzata soltanto attraverso una equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio"
perché "spetta al Parlamento, nell'esercizio della sua piena discrezionalità, individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni suddette, restando riservata alla Corte costituzionale la possibilità d'intervenire a tutela di specifiche situazioni" (grassetti nostri).
A contraddirli le stesse parole della Consulta immediatamente ribadiscono che "è vero che i concetti di famiglia e di matrimonio non si possono ritenere "cristallizzati" con riferimento all'epoca in cui la Costituzione entrò in vigore, perché sono dotati della duttilità propria dei princìpi costituzionali e, quindi, vanno interpretati tenendo conto non soltanto delle trasformazioni dell'ordinamento, ma anche dell'evoluzione della società e dei costumi".
Dopo l'indoratura della pillola arriva però la mazzata: "Detta interpretazione, però, non può spingersi fino al punto d'incidere sul nucleo della norma, modificandola in modo tale da includere in essa fenomeni e problematiche non considerati in alcun modo quando fu emanata".
Questo significato del precetto costituzionale non può essere superato per via ermeneutica, perché non si tratterebbe di una semplice rilettura del sistema o di abbandonare una mera prassi interpretativa, bensì di procedere ad un'interpretazione creativa. Si deve ribadire, dunque, che la norma non prese in considerazione le unioni omosessuali, bensì intese riferirsi al matrimonio nel significato tradizionale di detto istituto".
Insomma secondo i giudici costituzionali non c'è ombra di dubbio su a "quale" matrimonio intendessero riferirsi i costituenti. A quello eterosessuale disciplinato dal codice civile del 1942. Tanto più che, pur conoscendo la "condizione omosessuale" non presero la questione delle coppie omosessuali minimamente in considerazione. Qui sta secondo me una piccola crepa argomentativa, perché se quanto sopra detto rispetto alle intenzioni dei costituenti è certamente vero è pur vero che a quel tempo la condizione omosessuale non era per nulla associata a rivendicazioni di diritti, né individuali né tantomeno di coppia o coniugali, ma semmai considerata alla stregua di una devianza sessuale da nascondere e che nessuno avrebbe mai rivendicato pubblicamente. Non esisteva proprio il fenomeno delle coppie omosessuali in cerca di riconoscimenti e diritti e forse neanche delle coppie omosessuali tout court. Queste sono emerse soltanto diversi decenni
dopo, assumendo una crescente rilevanza numerica e rivendicativa soltanto 15 o 20 anni fa.
Nell'arricchire le argomentazioni a sostegno della sua tesi la Corte fa riferimento anche alla finalità procreativa dell'unione matrimoniale ritenendo "Non casuale (…) che la Carta costituzionale, dopo aver trattato del matrimonio, abbia ritenuto necessario occuparsi della tutela dei figli (art. 30), assicurando parità di trattamento anche a quelli nati fuori dal matrimonio, sia pur compatibilmente con i membri della famiglia legittima. La giusta e doverosa tutela, garantita ai figli naturali, nulla toglie al rilievo costituzionale attribuito alla famiglia legittima ed alla (potenziale) finalità procreativa del matrimonio che vale a differenziarlo dall'unione omosessuale".
Su questo punto ci sarebbe molto da redire intanto perché questa osservazioni non supera i rilievi mossi dagli stessi tribunali di Venezia e Trento circa le coppie eterosessuali che per motivi di età o di salute risultino incapaci di procreare e rispetto al caso di matrimonio, giustamente consentito, per i/le transessuali con persone (e solo con loro) del medesimo sesso di nascita, nella evidente impossibilità alla procreazione "naturale". Senza considerare appunto che l'evoluzione della tecnica e della medicina, unitamente all'accresciuta consapevolezza delle persone omosessuali, consentono oggi superare dei limiti nel 1948 tutt'affatto impensabili, come dimostrano il crescente fenomeno, in Italia come nel resto d'Europa, delle famiglie omogenitoriali.
Giunti a questo punto la Consulta si sente in grado di liquidare in poche parole la questione dell'uguaglianza posta dall'articolo 3: "In questo quadro, con riferimento all'art. 3 Cost., la censurata normativa del codice civile che, per quanto sopra detto, contempla esclusivamente il matrimonio tra uomo e donna, non può considerarsi illegittima sul piano costituzionale. Ciò sia perché essa trova fondamento nel citato art. 29 Cost., sia perché la normativa medesima non dà luogo ad una irragionevole discriminazione, in quanto le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio".
Secondo i giudici, insomma l'impossibilità per le coppie omosessuali di sposarsi non dà luogo a una violazione del principio di uguaglianza perché l'articolo 29 fa riferimento" inequivocabilmente" a un matrimonio tra uomo e donna fissando quindi una sorta di "legittima eccezione", e poco importa se per stabilire questa inequivocabilità l'interpretazione fa riferimento proprio alle norme del codice civile che si vorrebbero abrogare (il classico cane che si morde la coda insomma). Ma c'è di più: quando i giudici affermano che le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio, esprimono una sorta di tautologia, in quanto non sono omogenee ora e proprio per questo aspirano a esserlo potenzialmente. Non sono omogenee nella stessa misura in cui non lo sono le unioni eterosessuali NON sposate che però possono, oggi, decidere se e quando dare la veste giuridica del matrimonio al loro rapporto. Cosa, invece ancora ingiustamente impedita alle coppie omosessuali.
In conclusione al momento la Corte ha ritento che NON sussiste un diritto costituzionale al matrimonio per le coppie omosessuali , ma allo stesso tempo NON ESISTE certo un divieto a tale riconoscimento. ANZI il concetto di MATIMONIO è sottoposto a un'evoluzione sociale culturale che incide anche sulle norme giuridiche che lo regolano, come è evidente dalle soluzioni trovate da diversi paesi europei dalla cultura giuridica "affine" alla nostra.
Esiste invece un preciso diritto delle coppie omosessuali a vedere riconosciuta e tutelata la loro condizione. Diritto che chiama in causa la discrezionalità del legislatore sui modi di garantirlo (con il matrimonio e/o altri mezzi) ma non più sulla opportunità o meno di farlo.
martedì 13 aprile 2010
bertone e pedofilia
"Numerosi psichiatri e psicologi hanno dimostrato che non esiste relazione tra celibato e pedofilia, ma molti altri - e mi è stato confermato anche recentemente - hanno dimostrato che esiste un legame tra omosessualità e pedofilia. Questa è la verità e là sta il problema".
Forse non è dimostrato il legame tra pedofilia e celibato e ma con l'ipocrisia e l'arroganza della gerarchia cattolica?
sabato 28 febbraio 2009
Diritti Negati
Rassegna di cinema sociale al quartiere San Paolo, contro ogni forma di discriminazione
In occasione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’ONU, il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli organizza dall’8 marzo al 17 maggio “Diritti Negati”, una rassegna di cinema sociale sul tema della violazione delle libertà personali e dei diritti fondamentali. Un’occasione di riflessione e di confronto ampio, su temi attuali oggi più che mai e spesso dimenticati, che si rivolge a tutta la città.
Gli incontri si terranno ogni domenica dalle ore 20.30 presso la sede dell’associazione, in via Efeso 2a, a pochi passi dalla stazione della metro B “Basilica S. Paolo”.
Ogni proiezione sarà preceduta dall’intervento di un’associazione o organizzazione attiva per la tutela del diritto in questione: hanno già confermato la loro presenza Amnesty International, Articolo 21, la CGIL, il Consiglio Italiano per i Rifugiati, Lunaria.
Da sempre impegnato nella lotta per la rivendicazione e la tutela dei diritti civili delle persone glbtq (gay, lesbiche, bisessuali, trans/gender, queer) e della persona in genere, il Circolo Mario Mieli continua ad appoggiare molteplici battaglie per la difesa delle libertà fondamentali di tutte le minoranze vittime di discriminazione, per una cultura delle differenze.
Maggiori informazioni su
http://www.mariomieli.org/ e http://dirittinegati-2009.blogspot.com/
Andrea Maccarrone
Direttivo Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
***
Programma:
1. Diritto al lavoro
“Ogni individuo ha diritto al lavoro, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione” ONU, Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Art. 23
Domenica 8 marzo 2009 h.20,30
I lunedì al sole (di Fernando León de Aranoa, Spagna 2002)
2. Diritto all'istruzione
“Ogni individuo ha diritto all'istruzione. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi…” ONU, Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Art. 26
Domenica 15 marzo 2009 h.20,30
Machuca (di Andrés Wood, Cile 2004)
3. Diritto alla protezione contro la tortura o la detenzione ingiusta
“Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumane o degradanti. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato” ONU, Dich. Univ. dei Diritti Umani, Art. 5 e 9
Domenica 22 marzo 2009 h.20,30
Garage Olimpo (di Marco Bechis, Argentina-Italia1999)
4. Diritto alla vita e alla libertà individuale
“Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù” ONU, Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Art.i 3 e 4
Domenica 29 marzo 2009 h.20,30
Magdalene (di Peter Mullan, UK 2002)
5. Diritto alla sicurezza
“Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale” ONU, Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Art. 22
Domenica 5 aprile 2009 h.20,30
La zona (di Rodrigo Plà, Messico 2007)
6. Diritto alla libertà di movimento e diritto di asilo
“Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni” ONU, Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Art. 13 e 14
Domenica 19 aprile 2009 h.20,30
Cose di questo mondo (di Michael Winterbottom, UK 2002)
7. Diritto alla libertà di espressione
“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione e di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere” ONU, Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Art. 19
Domenica 10 maggio 2009 h.20,30
Good night, and good luck (di George Clooney, USA 2005)
8. Diritto alla non discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” Costituzione della Repubblica Italiana, Art. 3
Domenica 17 maggio 2009 h.20,30
Stonewall (di Nigel Finch, UK 1995)
N.B. Per partecipare alle attività occorre sottoscrivere la tessera associativa mensile del costo di 3 euro.
venerdì 16 gennaio 2009
Dove va il PD?
I primi problemi vengono alla luce dalla sconfitta elettorale di aprile scorso che ha nettamente indebolito il segretario Veltroni appannandone la sua immagine pubblica di leader vincente e, di conseguenza, il suo ruolo e la sua capacità interna di tenere saldamente assieme le diverse anime di un partito ancora poco coeso. La sua linea eccessivamente morbida e accomodante nei confronti di Berlusconi avversario alle elezioni e, quindi, Presidente del Consiglio, è stata criticata sempre più aspramente, prestando facile fianco alle critiche di Di Pietro e della Sinistra rimasta fuori dal Parlamento e ridando respiro ai suoi tanti oppositori interni, che alle primarie dell’ottobre 2007 si erano dovuti piegare all’onda della sua popolarità. Tanto più che questa strategia del dialogo si è rivelata infruttuosa sia sul piano del consenso elettorale sia sul piano del miglioramento effettivo delle relazioni maggioranza-opposizione, come dimostra l’incapacità di influire realmente sulle scelte principali del Governo e di aprire un serio tavolo di concertazione sulle principali questioni di interesse comune - Alitalia, la crisi economica, le riforme costituzionali, la giustizia – e come certifica l’atteggiamento sempre più sprezzante di Berlusconi, che, non contento dei sondaggi decisamente favorevoli, non perde occasione per sbattere platealmente in faccia le porte a Veltroni e al PD.
Su quasi tutti i provvedimenti governativi che hanno suscitato critiche o perplessità - come il Lodo Alfano e i progetti di riforma della giustizia, i tagli e la riforma della scuola, gli interventi pesanti in materia di sicurezza e libertà personali, la gestione del passaggio di mano di Alitalia - l’opposizione offerta dal PD è stata blanda e poco incisiva, sempre surclassata in visibilità, incisività e chiarezza dalle vivaci iniziative dell’Italia dei Valori. Anzi, proprio i rapporti sempre più controversi con il partito di Di Pietro sono diventati presto un altro nodo problematico sull’agenda di Veltroni, combattuto tra la salvaguardia di un alleanza sempre più litigiosa e problematica e le sirene berlusconiane che puntano a escludere dal confronto parlamentare un personaggio scomodo attraverso l'accusa di “massimalismo” o “giustizialismo”. Così, mentre il PDL riprende a esercitare una capacità attrattiva, il PD si divide persino nella gestione delle alleanze che gli sono comunque indispensabili per sperare di vincere le prossime tornate elettorali amministrative. Mantenere in piedi il difficile rapporto con Di Pietro, che grazie ai suoi toni più marcati, drena consensi proprio al PD? Riaprire al variegato mondo di una Sinistra in cerca di autore? Oppure spostarsi ulteriormente verso il centro alleandosi con l’UDC di Casini?
A ben guardare però i problemi del Partito Democratico, compreso il nodo delle alleanze, affondano le sue radici in una serie di questioni mai risolte e legate alla sua stessa origine. In primo luogo, l’unione di DS e Margherita non sembra originata da una reale condivisione di ideali e cultura politica, ma, semmai dalla convinzione strategica di voler creare una forza con “aspirazione maggioritaria” capace di conquistare e gestire il potere marginalizzando gli alleati scomodi dei partitini di sinistra e, in parte, di centro. Questa scelta è stata gravida di conseguenze quasi sempre negative per il PD. Molte scelte centrali, come quelle legate alle questioni etiche, alla laicità, ai diritti civili che di solito sono fondamentali per dare un definito profilo identitario a una formazione politica, sono diventati dei veri e propri tabù sui quali non si è più in grado di pronunciarsi e regna una pace armata tra l’anima social-riformista e l’anima cattolica (TeoDem) e popolare. Allo stesso modo, è diventato assai difficile dirimere la questione della collocazione europea tra le fila del PSE. Al punto che al momento le opzioni un po’ surreali sono quelle di creare un nuovo gruppetto europeo alleato o federato al PSE o, addirittura di lasciare liberi gli eletti del PD di andare a collocarsi nel gruppo che più ritengono opportuno nel Parlamento europeo, andando probabilmente a sparpagliarsi tra PSE, Popolari Europei e ALDE. Ma su quasi tutte le questioni grandi e piccole si registra nel PD o una varietà di posizioni e sfumature da torre di Babele o per l’inverso l’appigliarsi a formule tanto vaghe e fumose da risultare concretamente incomprensibili, come, ad esempio sulla riforma della giustizia, sulla quale le dichiarazioni del PD si limitano a un richiamo di rispetto del dettato costituzionale senza lasciare intendere quali siano poi le proposte e le soluzioni concretamente sostenute.
L’eredità della fusione lascia anche a tutti i livelli, dalla periferia al centro, una dirigenza pletorica presso la quale regna ancora, a oltre un anno dalla nascita, la logica della spartizione paritaria delle posizioni tra ex Ds ed ex Margherita, per non parlare delle ulteriori divisioni correntizie tra Dalemiani, Veltroniani, Rutelliani, Prodiani, e via dicendo, capaci di offrire uno sconfortante spettacolo di divisioni le cui ragioni di contenuto politico, ove esistono, appaiono poco leggibili agli elettori e persino a molti militanti, dando quindi l’impressione di un permanente contrasto interno per le posizioni e per il potere che disorienta persino gli osservatori più attenti. In questo quadro fosco i decantati strumenti di democrazia interna, quali le primarie, sono diventati oggetto di contesa, applicati di malavoglia o a macchia di leopardo, oppure trasformati in meri strumenti di investitura delle scelte già calate dall’alto. Finanche la continua riproposizione da parte della stampa dell’eterno confronto, vero o presunto, tra Veltroni e D’Alema (già visto nei Ds degli anni ’90) diventa più che altro il simbolo e la rappresentazione di un partito che non riesce a proporre soluzioni alternative ai tanti problemi italiani e che si ripiega su se stesso, si parla addosso ed è incapace di rinnovarsi e proporre all’attenzione dei media una nuova leadership.
Le complicazioni più grosse alla navigazione del PD, però, stanno venendo da quelle che fino a qualche anno fa erano il fiore all’occhiello del Centro Sinistra: le amministrazioni locali. I primi problemi sono emersi già durante la campagna elettorale con la questione della spazzatura napoletana per settimane sulle prime pagine dei giornali e il presidente della Regione Campania, Bassolino, sul banco degli imputati. Poi, il primo durissimo colpo è giunto sin da subito con le elezioni di primavera e la perdita di Roma, già governata proprio da Veltroni, la sconfitta del rientrante Rutelli e il trionfo di Alemanno. Una batosta psicologica e di immagine che ha lasciato lunghi strascichi e recriminazioni, perché al centro delle critiche è stata messa proprio la gestione dello stesso sindaco Veltroni, con l’enorme debito della città sbandierato come un trofeo dal vincitore, la questione aperta del cosiddetto sacco edilizio delle periferie, e la psicosi sicurezza utilizzata come testa d’ariete. Insomma quel modello Roma che era quasi il simbolo dell’ascesa veltroniana si è improvvisamente sgonfiato come si trattasse solo di una delle colossali scenografie di Cienecittà, tramutandosi in un vero e proprio boomerang.
Quindi sono arrivate anche le inchieste giudiziarie a travolgere prima la Regione Abruzzo governata da Del Turco – subito dimessosi - e poi a colpire pesantemente diverse amministrazioni locali simbolo, da Napoli, alla Campania di Bassolino, a Perugia, a Pescara, alla Firenze di Dominici e delle ordinanze anti accattonaggio. Uno tsunami giudiziario che rischia di scompaginare definitivamente il neonato Partito Democratico privandolo delle leadership locali e di ogni residua credibilità e superiorità morale. Tanto che lo stesso Berlusconi, col fiuto politico che gli è proprio, si è fiondato su questa nuova emergenza dichiarando che nel PD è aperta una “questione morale”. La verità è che, al di là della effettiva consistenza e del corso che faranno queste vicende giudiziarie, nel momento in cui a guidare l’azione degli amministratori e dei leader politici non ci sono più né forti motivazioni ideali o etiche, né lo spirito di servizio verso i cittadini, ma semplicemente la ricerca del potere per se stesso e per la sua gestione, che sembra essere l’unico collante del PD, è inevitabile che anche i sindaci perdano il contatto con la dimensione reale dell’amministrazione, puntando alla gestione del consenso elettorale, e personale, attraverso un esercizio feudale del potere, con la concessione di regalie e la costituzione di reti e intrecci di potere politico-economici che facilmente assumono contorni opachi, politicamente e moralmente condannabili o equivoci. Comunque vadano a finire queste inchieste si può esser certi che anche la positiva “stagione dei sindaci” volge a rapida conclusione.
A questo punto il Partito Democratico non più attendere nel concludere la fase costituente e nel definire un rapido cambio di rotta che chiuda questa empasse negativa. La soluzione probabilmente più radicale, traumatica e difficile, ma forse l’unica in grado di dare una vera svolta, sarebbe quella di un congresso anticipato a prima delle elezioni europee di giugno, con le dimissioni di Veltroni, che si è dimostrato nei fatti incapace di traghettare il Partito in questa fase così difficile.
Anche questo potrebbe non bastare perché è dubbio che un leader nuovo, privo anche del carisma e dell’investitura dal basso di cui godeva l’ex sindaco di Roma alle primarie di ottobre 2007, possa riuscire laddove un leader navigato ha fallito. Ma il primo vero test elettorale quello della regione Abruzzo tornata alle urne dopo le dimissioni di Del Turco, è un chiaro campanello di allarme.
Se Veltroni terrà testa alle critiche e alle avversità ad attenderlo c’è l’importante prova elettorale delle europee, e certamente, in vista di quell’appuntamento, dovrà mettere in campo una nuova strategia e un rilancio dell’azione politica del Partito. Quella sarà inevitabilmente la sua ultima prova di appello. Se riuscirà a riportare il PD sopra il 30% potrebbe riuscire a placare le critiche e, quindi, a riprender un percorso che al momento sembra essersi interrotto, viceversa, una nuova sconfitta potrebbe mettere la parola fine alla sua esperienza come segretario e, non è da escludersi, anche a quella del Partito. Se i risultati fossero particolarmente negativi, infatti, la difficile convivenza delle sue diverse anime potrebbe facilmente trascendere in una guerra aperta di tutti contro tutti di cui l’unico vincitore certo sarebbe ancora Berlusconi.
Andrea Maccarrone
(Articolo pubblicato su Progress on line)
giovedì 15 gennaio 2009
Omosessualità e Islam al Circolo Mario Mieli
Omosessualità ed Islam al Circolo Mario Mieli
Domenica 18 gennaio alle 17,00 Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli organizza, nella sua sede di via Efeso 2A - Roma, un interessante incontro di approfondimento e confronto sul tema “Omosessualità e Islam”.
Se ne è parlato molto nelle scorse settimane anche a proposito della proposta di depenalizzazione universale dell’omosessualità presentata dalla Francia e dall’UE all’Assemblea delle Nazioni Unite, ma è sicuramente utile ricordare come al di là degli aspetti penali ci siano molte implicazioni sociali e culturali che differenziano i vari paesi arabi e islamici tra di loro e che, ormai, toccano da vicino anche l’Italia e l’Europa, per la presenza di ampie comunità di immigrati.
A discuterne con noi, Brian Whitaker, per anni inviato del Guradian in diversi Paesi del Medio Oriente e autore di “L’Amore che non si può dire, Storie mediorientali di ragazzi e ragazze” ; Giorgio Gigliotti, scrittore e giornalista, collabora con diverse testate e ha vissuto sette anni nel Magreb, autore di “Hotel Allah, Racconti dall’Islam”; Daniele Salaris, giovane documentarista che presenta il suo “the Beirut apartment” sulla condizione di alcuni giovani gay e lesbiche libanesi; Francesco Gnerre, professore di Teoria della Letteratura all’Università di Tor Vergata di Roma.
Sono stati invitati anche esponenti di associazioni arabe.
Durante l’incontro oltre al documentario di Daniele Salaris sarà proiettata la raccolta di foto e immagini “Passaggio dall’Islam” di Giorgio Gigliotti.
Brian Whitaker, giornalista del Guardian, Giorgio Gigliotti, Daniele Salaris, presenti al nostro incontro, con l’ausilio di diverse forme espressive – il saggio, il documentario, il racconto letterario – ci offriranno lo spunto per trattare un tema molto attuale, poco trattato e ancor meno conosciuto. Come è vista l’omosessualità nel mondo islamico e, come vivono gli omosessuali nei paesi e nelle comunità islamici. Grazie all’esperienza di questi osservatori particolari che hanno avuto modo di conoscere e vivere direttamente quel mondo potremo accrescere la nostra consapevolezza di una realtà dura, ma anche molto sfaccettata e spesso vista con gli occhi del pregiudizio e dello stereotipo.
Sono invitati e saranno ospiti esponenti di associazioni arabe musulmane romane.
-The Beirut Apt. documentario di Daniele Salaris.
Il piccolo spazio di un appartamento racchiude tematiche di scala internazionale in questo intimo documentario. La legge libanese condanna le persone LGBT, rendendole vulnerabili di minacce e attacchi - anche dalla polizia - scoraggiandone ogni denuncia. Con riguardo alla sicurezza degli intervistati è stato affittato un appartamento dove questi potessero parlare liberamente. Ne emerge uno spaccato della scena queer in Libano, descritta da ragazzi arabi di diverse fedi religiose e background culturali. Dall’infanzia trascorsa in una zona di guerra agli Hezbollah e al rinnovato conflitto con Israele, questioni d’identità, sicurezza e libertà si combinano con tematiche di sessualità e di genere. Nonostante le differenti culture di origine queste eloquenti individualità condividono la lotta per vivere autenticamente in una cultura che nega la loro esistenza.
-L’Amore che non si può dire, Storie mediorientali di ragazzi e ragazze, di Brian Withaker (ISBN edizioni).
L’inchiesta di Whitaker, costruita attraverso interviste e testimonianze dirette, spesso rilasciate a rischio di violenze, viaggia in molti Stati (Libano, Egitto, Palestina, Iran e Arabia Saudita), racconta le differenze, i diversi gradi di repressione, di oltranzismo, ignoranza e ipocrisia. Si susseguono decine di storie individuali di dolore, amore e violenza: dai gay palestinesi costretti a rifugiarsi in Israele e accusati, perciò, di collaborazionismo, alla vita nei locali notturni di Beirut, ai siti gay egiziani. Con alcune paradossali sorprese: l’omosessualità è più tollerata in Arabia Saudita, dove c’è la pena di morte, che in Egitto, dove è un "atto immorale". Quanto all’Iran, il presidente Ahmadinejad ha sostenuto che "semplicemente non esiste".
Hotel Allah, racconti dall’Islam, di Giorgio Gigliotti (Edizioni Coniglio).
Presenta il libro Francesco Gnerre. Una manciata di racconti di ambientazione e vissuto arabo. Senza stereotipi e senza banalizzazioni. Raro caso, nella letteratura europea, di uno scrittore occidentale che ha vissuto nei Paesi islamici e ha dedicato la sua vita e il suo lavoro allo studio di Oriente e dintorni, fino a confondersi con essi. Tra “veli” e harem, tra minareti e deserto, tra morti e omicidi, con una scrittura che passa dal poetico al cinematografico, dal giallo all’intimista, si racconta un mondo sconosciuto e fascinoso. Non mancano critiche stringenti agli “assolutismi”, ma l’amore per questa cultura complessa e misteriosa vince con trascinanti e rapinose parole.
Dove: presso la sede del Circolo Mario Mieli, in via Efeso 2/A a pochi passi dalla fermata Metro B San Paolo Basilica.www.mariomieli.org ; mail cultura@mariomieli.org ; tel.: 065413985
Andrea Maccarrone
Direttivo Circolo di cultura Omosessuale Mario Mieli
giovedì 1 gennaio 2009
Buon 2009
Non so per voi, ma per me sarà certamente un anno ricco di novità. Forzatamente si concluderà un lungo ciclo della mia vita e se ne aprirà un altro. E come sempre accade in vista di grandi cambiamenti, tante sono le speranze, tanti anche i timori e le incertezze, tante saranno le scelte importanti da fare.
Diverso discorso per l'aspetto generale. Sinceramente con questo nostro governo e con questa nostra situazione politica generale non ho grandi aspettative dall'Italia e per l'Italia. Dobbiamo cercare tutti insieme di tenere duro e fare il massimo per mettere insieme le premesse dei cambiamenti futuri, non lasciare che tutte le speranze vengano spente e tutti i sogni ci vengano definitivamente rubati.
In questi giorni sono molto rattristato e sconfortato dall'ennesima esplosione di violenza bellica in Palestina-Israele. Amo quei due popoli, quei luoghi e quei paesi, sinceramente, ed è terribile vederli di nuovo avvitarsi in questa infinita spirale di odio, violenze, rappresaglie e crimini. Come sempre le vittime sono i bambini e i più indifesi e non si riesce a capire che proprio la continua risposta bellica, per 60 anni, è quella che alimenta la fiamma dell'odio e del risentimento impedendo un vero costruttivo dialogo e la soluzione stabile dei problemi. Anche quest'anno spero di tornare da quelle parti e di ritrovare tanti amici e una situazione diversa anche di poco più serena. Forse passate le elezioni israeliane e palestinesi, la situazione si sarà stabilizzata e le due parti si saranno tornate a parlare più che a sparare addosso. Certo non è bello assistere a chi gioca con la vita e con le bombe in base a calcoli elettorali e di consenso, ma anche questa è la realtà della democrazia, quando, come da noi, è priva di una vera adeguata classe politica coraggiosa in grado di esprimere scelte e inchiodata, invece, alle paure collettive e ai sondaggi del giorno. Anche in Italia, con la campagna di paura sulla sicurezza e gli immigrati ne sappiamo qualcosa...
Nel frattempo voglio ribadire anche ai miei amici israeliani che non possono pensare di continuare a tenere in ostaggio più di un milione di abitanti di Gaza utilizzando quella potenza di fuoco e ancor più bloccando stabilmente la regolare vita delle persone in quel pezzetto martoriato del Mondo. Gaza non può essere una prigione a cielo aperto in cui la popolazione è vittima dei folli disegni integralisti di Hamas, che si fa scudo di una situazione umanitaria pesantissima continuando a investire risorse e uomini in missili anziché in cibo, scuola, case, attività produttive, ospedali, e poi vittima anche dei blocchi continui dei valichi da parte di Israele ed Egitto e delle bombe e poi dei tank...
il 20 Gennaio entrerà alla Casa Bianca il nuovo presidente americano Barak Obama. Credo poco nelle capacità salvifiche e taumaturgiche di una sola persona, di un solo leader. Ma quella presidenza è l'unica, in questo momento ad accendere le speranze di una nuova stagione della politica americana e globale. Se Obama manterrà fede al suo impegno per l'ambiente e per una diversa impostazione di politica internazionale penso possa essere già un buon inizio e forse, anche grazie al suo carisma e al vento di speranza che accende, riuscirà a dare nuovo impulso anche ai dialoghi di pace in Medioriente che Il pessimo Bush ha affossato con la sua insipienza.
Ancora auguri a tutti di un felice e ricco 2009. Il mio augurio è che siate ciascuno protagonista della propria vita e delle proprie scelte e che ciascuno di noi possa anche dare il suo contributo per positivi cambiamenti nel nostro Paese. Da qualche parte bisogna cominciare a costruire.
BACI!
martedì 9 dicembre 2008
Censura di Stato: quel bacio non s'ha da vedere
Come noto il film racconta il tormentato amore di due cowboy nella sperduta provincia americana del Winsconsin in modo talmente toccante e reale da aver commosso e coinvolto milioni di persone. Nonostante il film non abbia scene di violenza né erotiche o sessualmente esplicite in Italia gli era stato già inspiegabilmente posto il visto di divieto per i minori di 14 anni. Evidentemente per i censori italiani l'amore tra due uomini non può essere visto dai più piccoli!
Proprio per questa ragione RAI 2 è costretta proiettarlo in seconda serata, in un orario in cui si presume la presenza di fronte al piccolo schermo del solo pubblico adulto.
Per la TV pubblica, di cui tutti noi paghiamo il canone, questa precauzione (imposizione) non è però sufficiente e allora, incredibilmente si manda in onda una versione ignobilmente e ulteriormente tagliata delle poche scene di affettuosità e del bellissimo bacio tra i due protagonisti.
Una scelta che prima che essere assurda, inspiegabile e grave è davvero molto triste perché mostra lo scarso rispetto che si ha nel nostro paese e nella RAI sia per un'opera d'arte, così gravemente e ingiustificatamente mutilata, sia per il pubblico adulto, trattato con sufficienza e paternalismo.
Un cattivissimo segnale per la nostra cultura che mi ha fatto pensare all'Italia di "Nuovo Cinema Paradiso" in cui, il parroco proprietario della'unica sala di proiezione del paese imponeva alle pellicole il taglio delle scene di bacio. Peccato che da quell'Italia ci separino 60 anni e che RAI 2 non dovrebbe essere un cinema parrocchiale!
Un'altra considerazione è importante fare qui non si parla di generica sessuofobia o di perbenismo, ma di vera e propria omofobia, in quanto di baci eterosessuali, ballerine seminude, programmi e spettacoli TV sboccati e volgari, con continue allusioni sessuali ben più grevi è piena la programmazione televisiva e non si giustifica altrimenti che con l'omofobia questa censura assurda.
venerdì 5 dicembre 2008
Intervento al Congresso dei Radicali Roma
sono molto contento di potervi porgere personalmente i saluti del Circolo Mario Mieli in occasione delvostro congresso annuale e vi ringrazio a nome di tutta l’associazione dell’invito che ci avete rivolto.
Rispetto a un anno fa sono cambiate molte cose a Roma e in Italia. In peggio. Al di là dell’avvicendamento politico al Comune e al Governo che ha visto vincente la destra, mi sembra di leggere numerosi e preoccupanti segnali di involuzione sociale e nel confronto culturale e politico.
- Il razzismo, alimentato spesso ad arte da irrazionali paure per gli stranieri e gli immigrati ha raggiunto manifestazioni che non ritenevo possibili nel nostro paese e che vanno da provvedimenti istituzionali come il rilevamento delle impronte digitali su base etnica (bambini inclusi) ad aggressioni, anche da parte di forze dell’ordine, incendi di campi Rom, violenze fisiche e verbali di varia natura, affermazioni assurde anche sul piano costituzionale riguardo la possibilità per i non cattolici di avere adeguati luoghi di culto.
- Registriamo poi i provvedimenti di criminalizzazione generalizzata della prostituzione attuata dal DdL Carfagna, dai provvedimenti di sanzioni del Sindaco Alemanno a Roma e da numerosi altri amministratori in giro per l’Italia. Approfitto per ricordare ed invitare tutti sabato 13 dicembre alla manifestazione “Adeschiamo i diritti” , organizzata da un ampio comitato di associazioni proprio per contrastare questo disegno con il suo portato di pregiudizio e di limitazione delle libertà individuali.
- C’è poi il fronte del testamento biologico, della libertà di cura e dell’eutanasia che ha registrato alcuni importanti segnali positivi della magistratura ma risposte incerte, contraddittorie spesso negative del legislatore, per esempio con il conflitto di attribuzione sollevato dal Parlamento nei confronti dei giudici del caso Englaro, respinto perché evidentemente infondato, ma chiaro messaggio politico della maggioranza sostenuto dall’incomprensibile astensione del PD.
- Rischi di passi indietro sembrano possibili sul fronte dei diritti riproduttivi e, in particolare, sull’aborto. Qui il confronto si sposta dal piano legislativo anche a quello dei consultori e degli ospedali, con un numero crescente di medici “obiettori di coscienza” che rendono difficile e umiliante per le donne l’accesso a un diritto.
Su tutto sembra aleggiare un vento di nuovo integralismo religioso, in cui la voce delle gerarchie cattoliche viene ad offrire utile puntello ideologico e identitario a un sistema di potere altrimenti sempre più impopolare, delegittimato e autoreferenziale.
La voce del Vaticano, come vediamo ogni giorno, non manca mai di farsi sentire, con forza e sempre in senso negativo, quando si parla di diritti per le persone omosessuali, bisessuali e trans. Che si tratti di quasi banali riconoscimenti per le coppie di fatto, di unioni civili, di matrimonio o di adozioni, che siano in gioco doverose leggi contro le discriminazioni e l’omofobia, accesso al sacerdozio, o, ed è l’ultimo gravissimo caso, depenalizzazione dell’omosessualità in quei paesi del mondo – ben 91 - in cui questa è ancora punita da norme penali che prevedono il carcere, torture, lavori forzati e talvolta persino la pena capitale, la voce dei vescovi si leva sempre stentorea: NO NO NO.
Che in nome della libertà religiosa o di pensiero si diffonda odio e si alimenti discriminazione nei confronti delle persone per il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere è semplicemente inaccettabile in un paese civile. Inaccettabile da parte di una Chiesa che nei confronti degli omosessuali ha un pesante debito storico di sangue essendo stata per millenni un agente di odio e discriminazione potentissimo.
Ma ancora più inaccettabile è una classe politica succube e incapace di tutelare e promuovere i diritti, la dignità e la qualità della vita di tutti i cittadini.
Sempre prona e pronta, invece, a rispondere alle richieste anche economiche della Chiesa, come mostra il caso odierno sui finanziamenti alle scuole cattoliche. Laddove settimane di proteste studentesche non sono riuscite a recuperare i quasi 8 miliardi di fondi sottratti all’istruzione pubblica, il semplice annuncio da parte della CEI di mobilitazione da parte delle scuole cattoliche è bastato a far ripristinare i 130 milioni di tagli per le scuole private.
E questo vale, voglio dirlo chiaramente, tanto per i partiti del Centro Destra al Governo quanto per gli altri partiti e in particolare per il Partito Democratico, al cui interno trova spazio e voce una consistente componente integralista capace di condizionarne la linea e impedire qualsiasi limpido confronto su quelle che vengono un po’ furbamente definite “questioni etiche”. Ai nostri occhi un Partito che non è in grado di offrire né un patrimonio di valori ideali condivisi, né risposte concrete alle domande di diritti non è un partito ma è un cartello elettorale o un comitato di potere.
E allora il ruolo dei Radicali nel gruppo parlamentare del PD può essere utile detonatore di queste contraddizioni, che induca quella che si candida ad essere la principale forza del campo progressista a non eludere tutte queste tematiche scomode che stanno a cuore a tutti noi e che sono il portato specifico dei radicali. L’esempio del Registro delle Unioni Civili a Roma, già ricordato nella sua relazione da Massimiliano Iervolino, dimostra come si possa costringere il Centro Sinistra a confrontarsi con un tema solo falsamente etico.
Purtroppo, proprio in ragione di questo clima politico e culturale, sul fronte dei diritti civili per Gay, Lesbiche, Bisessuali e Trans c’è poco da sperare in positive novità.
Anzi le dichiarazioni omofobe si moltiplicano e si rincorrono trasversalmente all’arco politico-parlamentare senza suscitare adeguate risposte, le aggressioni e le violenze transofobe e omofobe appaiono in generale aumento e, devo ammettere con dispiacere, anche il movimento glbt sembra attraversare un difficile momento di smarrimento e di difficoltà a trovare utili riferimenti politici ed efficaci e condivisi percorsi e strumenti di lotta e rivendicazione. Come anche di promozione e conservazione di culture e memorie che non sono solo patrimonio nostro ma comune, che necessita e merita, quindi, di essere tutelato, alimentato e promosso.
Il mio parere è che non dobbiamo rinunciare alla fatica di sperimentare percorsi unitari e radicali nelle richieste. Il realismo politico e la real politik non devono distoglierci dal costruire una piattaforma rivendicativa completa, che non escluda la gradualità di alcuni passaggi e che tenga in considerazione anche il bisogno di mediare, ma che non perda mai di vista e non nasconda gli obiettivi finali che non possono che essere la piena uguaglianza e la piena tutela delle scelte personali, di coppia, familiari etc.
Unità e condivisione di percorsi, metodi, e momenti di rivendicazione devono anzi essere ricercati in modo più ampio possibile con tutte quelle realtà che a vario titolo sono interessate o coinvolte: il movimento delle donne, il movimento studentesco, i migranti, le comunità Rom, movimenti di tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, associazioni che difendono i diritti umani e civili e la laicità dello Stato, i lavoratori precari, gruppi e forze politiche che condividono queste lotte o alcune di esse. Soltanto uniti, possiamo sperare di essere forti abbastanza da giocare un ruolo e di poter raggiungere qualche risultato concreto.
La conquistata autonomia del movimento dai partiti non significa e non può significare indifferenza alla politica, qualunquismo e mancanza di interlocutori anche privilegiati.
In questo senso la convergenza e la condivisione di molte lotte con i Radicali e con i Radicali di Roma nasce non dalla contingenza sociale, politica o elettorale ma dall’autentica adesione e sostegno alle rivendicazioni del movimento glbt praticamente da sempre, inserite coerentemente in una visione complessiva di tutela e promozione dei diritti umani e civili e delle libertà individuali. Un’adesione quindi che è patrimonio genetico dei radicali e che, al di là di possibili e fisiologici confronti, ci deve spingere a rafforzare ancora di più la collaborazione.
Ho avviato i miei saluti con note negative, ma voglio concludere con uno sguardo di ottimismo. Quell’ottimismo che ci spinge ancora a dedicare il nostro tempo e il nostro impegno all’attivismo associativo e politico, nella speranza di contribuire a un cambiamento positivo, a delle conquiste civili che ci riempiano di soddisfazione e gioia e di opporci, assieme, a un imbarbarimento sociale e politico.
Dobbiamo continuare ad impegnarci con più energia, coraggio e passione perché possiamo riuscire davvero a fare la differenza, o perlomeno non avere rimpianti per non averci almeno provato.
Per il vostro appassionato impegno e la vostra grande capacità di farvi sempre promotori di iniziative politiche importanti, di sperimentare nuove pratiche che mirano al coinvolgimento dei cittadini e della società civile, a tutti voi va un sentito e ammirato ringraziamento e un invito a proseguire con la stessa passione e determinazione nelle nostre comuni battaglie per la laicità, per un'informazione libera e pluralista, per i diritti civili e umani.
Uniti, accrescendo le occasioni e i momenti di collaborazione e confronto costruttivo potremo raggiungere i nostri obiettivi.
Grazie!
lunedì 1 dicembre 2008
il Vaticano getta la maschera
Nella stessa intervista Mons Migliore si è anche detto «indignato e rattristato» dal progetto di introdurre l’aborto tra i diritti umani promosso da alcune associazioni sempre all’Assemblea generale dell’ONU. «Questa è la barbarie moderna che, dal di dentro, ci porta a smantellare le nostre società».
Non capiamo con quale logica si sostiene che la depenalizzazione dell'omosessualità (in alcuni paesi punita anche con la morte) possa introdurre "nuove implacabili discriminazioni". Discriminazioni per chi poi?... per gli Stati che non prevedono le unioni omosessuali.
Il Vaticano getta la maschera: la difesa della vita VIENE DOPO la difesa di stati e regimi, che non rispettano i diritti umani e la vita e che, spesso, sono regimi oppressivi delle libertà più elementari, delle donne, ovvero veri e proprio regimi teocratici. A ben vedere non è questa una novità della politica vaticana (anzi, è noto il sostegno del vaticano a dittature sanguinarie, in Sud america come in Europa) ma messa così risulta finalmente chiara e leggibile anche a chi si illudeva e a chi non mastica di storia e politica: "bene che si puniscano gli omosessuali, gli stati che lo fanno con la prigione, la tortura o la morte, non vanno criticati o discriminati". Più chiaro di così...
Va specificato che non si parla di qualche piccolo angolo del mondo ma di ben 91 paesi per lo più asiatici o africani, molti musulmani, ma anche democrazie come l'India. Si parla quindi della vita e della dignità probabilmente di qualche centinaio di milioni di persone omosessuali che vivono in questi paesi e sono sottoposti a enormi pressioni penali e sociali.
Ridicola, quindi, anche la specificazione degli addetti stampa del Vaticano che ribadiscono di "non essere i soli all'ONU ad avere questa posizione". Non sono soli infatti, ma in buona compagnia dell'IRAN, dell'ARABIA SAUDITA, della NIGERIA e così via... cioè proprio di quei 91 paesi che includono l'omosessualità tra i reati penali! Proprio in buona compagnia...
Nei confronti degli omosessuali la difesa della vita di cui il Vaticano si erge a paladino non vale, perché tutto è consentito pur di evitare che le unioni omosessuali possano estendersi.
Con suprema incoerenza poi, si ribadisce nel seguito delle medesime dichiarazioni la difesa dell'embrione contro l'aborto.
La verità è che al Vaticano e alla chiesa cattolica la vita non interessa e non è mai interessata: la sua bimillenaria storia, fatta di intrighi, guerre di religione e territoriali, enormi bugie, persecuzioni, indice dei libri, roghi, processi per eresia e stregoneria, ghetti ed espulsioni, conversioni forzate, ci insegna la vera natura della Chiesa sempre avida di potere, soldi e privilegi. Più che della vita la chiesa è stata una delle più grandi e potenti agenzia di morte che la'umanità ricordi.
La Chiesa, che dovrebbe scusarsi con i milioni di omosessuali che ha contribuito a discriminare e umiliare e di tutti coloro che ha ucciso sui roghi, processato, indotto al suicidio o alla marginalità sociale, alla vergogna, che ha lasciato trascinare nei lager tedeschi senza un fiato e che oggi preferisce vedere nelle prigioni, torturati, uccisi in nome di non si sa quale cristiano principio e pretende, invece di ergersi ad autorità morale.
Sono soltanto un'associazione a delinquere promotrice di ODIO!
La Chiesa trova forza anche nei falsi numeri di tanti di noi che risultiamo Cattolici per il battesimo ricevuto quando non potevamo né intendere né volere.
Allora aderiamo con forza alla campagna di verità dell'UAAR per lo sbattezzo. Chiedendo di essere cancellati dagli elenchi dei battezzati contribuiamo a riportare verità nei numeri dei cattolici italiani e togliamo forza a questa setta che dietro falsi sillogismi propaga la pena di morte e la discriminazione.
A mio modo di vedere nessun vero cristiano si può sentire più parte di questa Chiesa dell'odio. Anche in Italia esistono comunità cristiane riformate che hanno fatto passi da gigante e che, ad esempio, riconoscono anche le unioni omosessuali, dimostrandosi capaci di guardare alla sostanza dei rapporti e all'amore che lega le persone più che al loro sesso. la Chiesa Valdese ad esempio o altre Chiese Evangeliche. I veri cristiani dovrebbero abbandonare il Vaticano e il loro potere temporale.
Un altra fonte con cui diamo forza a questa chiesa è l'8 per mille. Molti non sanno che lasciare in bianco quella casella significa, nei fatti, destinarlo in maggioranza alla Chiesa Cattolica. Quindi è importante destinare l'8 per mille a un'altra confessione religiosa che non propagandi odio verso gli omosessuali e verso le donne che intendono abortire. Per esempio la Chiesa Valdese stessa o qualsiasi altra. Solo così toglieremo soldi (e questo gli sta veramente a cuore) alla chiesa cattolica. Gli stessi soldi che vengono utilizzati per attaccarci e insultarci.